Lo Stato - anno II - n. 15 - 30 maggio 1961

(seguito di pag. 15) sinistra sulla questione?), il sot– tosegretario alle F,inanze ha tra l'altro ricordato (meno ma– le!) il meccanismo del metodo analitico per l'accertamento del reddito: assoggettabile all'impo– sta complementare, e quindi ha aiccennato alla facoltà che - in sede di controHo della veri– dicità delle demm~ie e per i con– seguenti accertamenti d'ufficio - è prevista dalla legge per la amministrazione finanziaria di • ricorrere al metodo -sintetico e di acc,ertare il reddito ·complessivo netto del ,contribuente, anche con r:iferimento al suo tenore di vita o ad altri elementi e circo– stanze di fatto, ahlorehé questi ·facciano presumere un reddito· superiore alle risultanze ana-· • ·litiche. Il rappresentante del Governo ha anche dichiarato che per la Amministrazione non è stata ne– cessaria la «prima » della Scala per giungere ad un tipo di accer– ta,mento quale quello .indicato: in realtà lo sappiamo bene, tanto bene da compriendere per– ché - ,grazie ad una mentalità antiquata e .ad una mancanza di servizi adeguati - la riforma fiscale, ideata d:atlcompianto mi– nistro Vanoni, sia rimasta in no– tevole parte incompiuta. E' vero che il sottosegretario ha cercato di « ridtmensionare » (per dirla con le parole della re– plica comunista) la circolare del suo ministro, sottolineando che le circostanze e gli elementi di fatto raccolti dag,li uffici non possono essere considerati in modo automatico o come a sé stanti, tali c-ioè da costituire senz'altro un'evidente e sicura manifestamoné di agiatezza,ma. debbono essere attentamente e prudentemente apprezzati ,in rapporto ad ogni altra contin– genza, specialmente alle condi– zioni personali e familiari del • contribuente: ma tutto ciò è un insieme di belle parole, che può forse tr-anquillizzare gli onorevoli pa11lamentaridi altri settori ma non coloro che conoscono ormai bibliotecaginobianco qu:ale è il criterio di accertamen– to seguito dagli uffici finanziari. D'altronde, vorremmo in me- • rito fare una domanda sia al Governo, sia alla maggioranza parlamenta~e e sia ,in partico– lare ai socialcomunisti che nu– trono tante preoccupazioni per l'attuazione della « giustizia fi– scal'e » : perché non si comin– cia ad approvare quella propo– sta che dorme tranquillamente alla Camera da più legislature - compresa l'attuale - .e che tende a togliere per le indenni– tà parlamentar-i l'esonero dal pagamento delle relative impo– sizioni? Non sarebbe questo, ol- . treché ,un passo nel quadro della ,giustizia fiscale, un esem– pio necessario che i rappresen– tanti del popolo dowebbero da– re alla pubblica opinione. E', questa, una di quelle as– surdità del tempo fascista che i nostri «resistenziali>> nori ban– no sentito il dovere di .togliere, così come non hanno soppresso tante altre norme del passato regime tuttora vigenti perché tuttora a :loro utilissime. S'i tratta di una di quelle as– surdità .per cui - come sembra aver scoperto ora ·l'on. Fanfani -. •« lo Stato non funziona » : proprio ·in questi giorni egli lo ha detto che « dobbiamo con– statarie che la macchina del– lo Stato no,n f,unziona »·ed ha soggiunto: « Resteremo al Go-• verno fino :a che -ci sarà consen– tito dalla fiducia del Parlamen– to, con il precipuo scopo di pre– stare la nostra opera ;intesa a rinnovare lo Stato e :le sue am– ministrazioni, per correg;gere ciò che non funziona » : se poi ta~e opera va indirizzata a so– stituire uomini più cari per la attuatle maggioranza «conver– gente » negli enti pubblici od a togliere esperti - lìberi da ,ob– blighi di conformismo, perché estranei alle Am·minisrtrazioni, e quindi più idonea a dare .sugge– rim•enti od a svolgere attività di studio - dagli Enti medesimi, questo è un altro di·scorso. Come è noto, dalla relazione sul lbil:ancio del Tesoro, risul– ta che i tributi nel 1960 han– no dato un gettito di 5.786 mi– liardi di lire; rispetto ai 17.132 miliardi di reddito •nazionale ' l'incidenza è stata del 33 8% ' ' s e n z a con tare na tura!lmente tutti gli oneri previdenziali e più ·genericamente ,sociali che pesano sul reddito medesimo. E' forse interessan·te ricorda– re c11e nel 1938 l'incidenza -tri– butar-ia sul reddito era del 24%.. Ora, il forte incremento dell'an- • teguerra ad oggi viene vantato come efficace redistr1buzio:ne del reddito e forse è così: ma è an– che vero che, se l'andamento se– guita:sse con il precedente rit– mo, la iprossima .generazione, come è stato giustamente nota– to, finivebbe per lavorarie 1 soltan– to per fil fisco. Il problema è stato sollevato anche recentemente al Senato ' riohiamandosi tra l'altro all'esi- genza di rispettare il principio dell'aTt. 81, facendo corrispon– dere la spesa alle en trate effet– tive ed invitando di indebifa.re ' indiscriminatamente, 'i pro~i eserc-izi.finanziari; così come è stata richiamata l'attenzione del Governo su!lla opportunità di ,rispettare le necessità della iniziativa privata, evitando elle lo Stato 'Vada al di là dei suoi compiti e dei suoi fini. Ma quando pensiamo che, sempre al Senato, il ministro delle Finanze ci ha detto che non è esatto -che la pressione fi– scale sia intollerabile, perché lo è soltanto « se si parte dagli schemi di giudizio tradizio– nali », e che anzi la pressione stessa «dovrà avere ulteriori sviluppi se vorremo veramen– te provvedere a una più equa redistribuzione del reddito e a uria saggia politica d:i investi– menti». Evidentemente l'attuale Go- verno «.conver:gente» vuole rag- . giungere la jmpopolarità a tutti i costi: ma, a pensarci bene, se rei riesce in modo perfetto non è poi il peggiore dei ,mali! • GIORGIO SACERDOT1E

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