Lo Stato - anno II - n. 14 - 20 maggio 1961

"PETRARCA,, di Umberto Bosco IL DRAMMA ·DELL'UOMO Nuo·vo Umberto Bosco ha ristampato presso l'Editore Laterza il suo volume sul Petrarca che apparve per la prima volta nel 1946. Tranne qualche capitolo, co– me per esempio quello sul « Linguag– gi.o lirico del Petrarca tra Dante e il Bembo '>, completamente rifatto, nel suo complesso il volume non risulta molto mutato rispetto alla sua prima edizione; ed era cosa prevedibile, dato il carattere dd lavoro, che prescinde quasi del tutto -dai dati biografici e bibliografici, per puntare ad una interpretazione del Pe– trarca uomo e poeta vista per sintesi e per problemi critici: una interpre.tazio– :ne perciò che poteva mutare in qualche :particolare, non nella sostanza. Difatti .:l'autore ha posto in appendice tutti i da– :ti biografici, quelli bibliografici e le no– tizie riguardanti la bibliografia critica sul Petrarca, in modo da non appesan– tire con elc;:menti esterni . lo sviluppo della .dimostrazione, che tende alla « in– dividuazione .del .centro.· spiritual.e : del Petrarca, al.loscopo, primo e ultimo, di capirne quanto meglio possibile.la poe– sia >; tenendo presente che « noi-. non possiamo in alcun modo ravvisare una linea di sviluppo, uno svolgimento, non solo nel Canzoniere, ma in tutto il Pe– trarca. Egli è senza storia, se lo si con– sidera, come si deve, nel concreto di tut– ta l'opera sua.>; e che perciò, trattando– si del Petrarca, « l'unica storia che ra– gionevolmente si possa tentare di co– struire, è una storia della poesia; ma in– tesa come storia della cultura e del gusto poetico>. Diciamo subito che l'indagine del Bo– sco è stata condotta con molta dottrina e molta acutezza, e che le conclusioni cui egli è giunto riassumono in modo originale un lungo e felice periodo di studi petrarcheschi. L'immagine più co– mune di Francesco Petrarca, del suo mondo ideale e spirituale, della sua arte, è quella di un uomo che sta a cavallo fra due epoche, il Medioevo e il Rina– scimento, l'uno ormai al tramonto, l'al– tro che chiaramente •• annunc:ia. Il cl.is- 26 bibliotecaginobianco sidio fra questi due mondi, ambedue profondamente sentiti, e in fondo ama– ti, crea il lungo dramma spirituale del Petrarca, che i suoi trattati in latino esprimono sul piano logico, che le Rime e i Trionfi esprimono sul piano della poesia. Così, la conclusione del trattato De remediis utriusque fortunae (e cioè che gioia o dolore, speranza o timore a nulla servono perché é vana ogni cosa umana) si ritrova nella chiusa del sonetto preposto alle R_ime: ·Edel mio vaneggiar vergogna è 'l frutto, E 'l pentirsi, e 'l conoscer chiaramente Che quanto piace al mondo è _breve . . [sogno; ma di fronte a queste dolorose e stoiche conclusioni, di fronte alla negazione del– la vita•mondana e di quanto al mondo è bello e piace, G'è la-struggente ammi– razione · della bellezza ten:ena -che sòlo l'assoluta classicità del Petrarca libera da una caratterizzazione squisitamente -romantica. Così ancora una volta è dato trovarsi da un lato di fronte alla va– gheggiata bellezza· del corpo -di Laura, come nella canzone Chiare fresche e dolci acque; e dall'altro di fronte ad un pianto accorato qual'è quello della in– vocazione alla Vergine: Vergine, quante lagrime ò già sparte, Quante lusinghe e quanti preghi in- [darno. Pur per mia pena ·e pe,· mio grave [danno! Da poi ch'io nacqui in su la riva d'Arno, Cercando or questa ed or quell'altra [parte, Non è stata mia vita altro che affanno. Morta! bellezza, atti e parole m'anno Tutta ingombrata l'alma. Vergine sacra ed alma Non tardar, ch'io son forse all'ultim I dì miei, più correnti che saetta, Fra miserie e peccati [anno. Sonsen andati, e sol Morte m'aspetta. Come giustamente dice il Bosco, non c'è storia nel mondo del Petrarca. Que– sto suo dissidio, che è espressione del dissidio di due età opposte, è presente in ogni opera e in ogni momento della sua vita, trova sublimazione e libera zione da ogni torbidezza, nella crea– zione artistica, nella poesia che nasce dalla profonda e assoluta padronanza che egli ha della sua ragione e dei suoi mezzi espressivi. Dunque uomo del Medioevo, ma tutto proiettato verso la Rinascenza, che egli già possiede nel gusto della cultura, nel senso dell'arte, nella reverenza verso l'insegnamento de– gli antichi. Cultore del latino, lo ado– però come normale mezzo di espressio– ne e non scrisse mai lettera o trattato che non fosse in latino (fino al punto, osserva il Bosco, che anche una nota di giardinaggio, un appunto su una pianta di rosmarino lo prese in latino), e disprezzò dichiaratamente il volgare, giustificando il grande uso che ne fece in poesia col fatto di volerlo nobilitare. Tuttavia il vero mondo poetico del Petrarca lo si trova nelle Rime sparse e nei Trionfi: e in queste opere il Bosco cerca l'espressione più viva e più genui– na del mondo spirituale e poetico pe– trarchesco, anche se non manca mai •di fare i necessari riferimenti al Secretum, alle epistole e alle altre opere latine, nel– le quali si- trova tanta parte della con– fessione del Petrarca. Nelle Rime e nei Trionfi il poeta volle· portare il volgar.e alle sue più alte possibilità espressive, .e in queste opere espose il suo tormento attraverso" uria poesia che, pur espri– mendo uno stato di continuo dissidio e sofferenza, trova la sua espressione uni– versale in una musicalità sublime e co– me distaccata, in una classica capacità di sentire e di esprimersi. Tutto il Pe– trarca, dal primo sonetto all'ultima can– zone, al Trionfo dell'Eternità, che è degli ultimi mesi della sua vita, è in questo dissidio continuamente indagato e come vagheggiato: corpo ed anima, cielo e terra, uomo e Dio, avviano nel– lo spirito e nell'arte del poeta aretino quel loro conflitto che l'umanesimo pose in forma drammatica alla società uscita dal Medioevo, proponendo la necessità di una risoluzione capace di salvare ar– monicamente ambedue i termini del :ontrasto, che altrimenti avrebbe minac– ciato di distruggere l'uomo fin dal suo primo apparire nella storia moderna. Una necessità purtroppo non ascoltata ne realizzata, una carenza della quale scontiamo le colpe. Nulla di strano che

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