Lo Stato - anno II - n. 14 - 20 maggio 1961

POLITICA ECONOMICA "S • I· ' oc1a 1ta,, • e cattiva • • • amm1n1straz1one Non v'è comune italiano, grande o piccolo che sia, ove negli ultimt dieci anni non siano sorti i «cantieri– scuola » o meglio i « cantieri dt la– voro :1>. Lo stato italiano ha speso per essi, dalla loro istituzione avve– nuta nell'aprile del 1949, ben 243 miliardi 892 milioni di lire e conti– nua a stanziare altri miliardi per il loro svilwppo. Data l'entità della cifra impegna– ta et sembra pienamente gius:.ifica– ta la domanda che il contribuente italiano potrebbe porsi; e cioé, quali siano i risultati conseguiti da dieci anni di attività dei « cantieri-scuo– la » e se sia saggto continuare a fi– nanziarli. Quando, nei primi mesi del 1949, il gòverno all-0ra presieduto da De Gasperi elaborò un piano per com– battere la disoccupazione, varò a ta– le scopo una legge, la n. 264, la quale, tra l'altro, così disponeva: « il mini– stro per il lavoro e la previdenza so– ciale ... promuove direttamente ed au– torizza, in zoné ove l,a diSoccupazio– ne sia particolarmente accentuata, l'apertura di cantieri-scuola per di– soccupati, per l'attivi!à forestale e vivaistica, di rimboschimento di si– stemazione montana e di costruzio– ne di opere di pubblica utilità ». Innanzitutto, è da rilevare che la legge proponevasi di aiutare i di– socoupati ma anche e soprattutto di dare loro modo di imparare un mestiere. A nostro avviso, tali scopi non so– no stati raggiunti. Per prima cosa, i criteri con cui 8 bibliotecaginobianco vengono stanziate le somme desti– nate ai cantieri-scuola _ ribattez– za i poi dallo stesso ministero del lavoro « cantieri di lavoro » perché, non avendo dato alcun risultato sul piano della « riqualifica,zione pro– f essionate », non avevano più alcuna ragione per giustificare la denomina– zione di « scuola » - sono del tutto « politici » e non hanno nulla a che fare con il razionale prrogramma di lotta alla disoccupazkme, basato su criteri economico-sociali, program– ma che la legge 264 del '49 si propo– neva di attuare. Infatti, dando uno sguardo agli stanziamenti disposti dai vari governi, dalla istituzione dei « cantieri » fino ad oggi si nota che se nel 1952 essi furono di 22 miliardi di lire circa, saltrono a 38 miliardi nel '53, anno in cui vi furono le ele– zioni politiche; ridiscesero a 17 mt– liardt nel '54, ma risalirono a 24 mi– liardi nel '55, durante le elez:ioni am– ministrative; quindi scesero di nuo– vo a 18 miliardi nel '56 e a 17 mi– liardi nel· ·'·51,anni « normali », per risalire ve:rtiginosamente a 34 mi– liardi nel '58 quando gli italiani si recarono nuovamente alle urne per le elezioni politiche; infine sono ridi– scesi alle quote degli anni « norma– li », cioé sui 17 tniliarai nel '59, i 16 miliardi del '60 e i 12 del '61. Il criterio dunque seguito nello stanziare i fondi per l'allestimento dei cantieri di lavoro esulano del tutto da quelle che sono le esigenze reali delle « zone ove la disoccupa– zione sia particoiarmente accentua– ta », ma si ispirano a parttcolaristtc.i El> e::!.> interessi politici, eletto-rali, pe,rso- nali. • Dal punto di vista, poi, della « for– mazione professionale » il « cantiere di lavoro » può essere definito senza altro « diseducativo ». Infatti, venuto meno l'indirizzo di « qualificazione professionale » che , era nello spirito e nel testo della leg– ge, i cantieri di lavoro si sono tra– sformati in un istituto assistenziale che chiede ai lavorratori prestazioni ridotte, a salario irrisorio, per opere, in moltt casi, improduttive. In un istituto nel quale i respon– sabili, i capi-cantiere, spesso ele– menti forniti di titolo di studio, nel– l'avvilimento che gli deriva dalla convinzione di ricevere una eZemo– sina, sono i primi a dare l'esempio di scarso attaccamento al lavoro, sono i primi a mettere in atto, e a tollerare, i sotterfugi c-he permetto– no di «equiparare» l'atività can la retribuzione. Le cifre interessanti i « cantieri di lavoro » non sono nell'ordine di quel– le impiegate dallo Stato in altri set– tori di attività, pur essendo, come si è visto rispettabili. Tuttavia, ab– biamo voluto sottolineare i criteri e gli effetti di tale :spesa, al fi,ne di chiarire il modo con cui procede nel nostro paese, anche nelle cose non grandi, l'amministrazione del pub– blico denaro. Siamo dell'avviso che l'istituto dei « cantiert dt "lavoro > deve co,nside– rarsi o.rmai superato. In altra nota abbiwmo sottolineato l'urgenza che lo Stato intervenga con decisione, larghezza d.i mezzi e modernità di v~dute, nel campo della istruzione e qualiff;ca;done prof ~io– nale. Riteniamo che una prima base per tale intervento possa essere data dal reimpiego d•ei fondi che •sino ad oggi sono stati destinati at « cantieri di lavoro ». Perché è contro ogni logica che mentre si spendono denari per attività improduttive e diseducanti, Istitu'i professionali, stata-li e pri– vati, di solida tradizione e beneme– riti nel campo del lavoro, siano co– stretti a dibattersi in dtf ficoltà che spesso rendono vani - ai fini della op.era di istruzione e quali>ficazione ctegli allievi - gli sforzi genero~ dei direttori e degli insegrnanti.

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