Lo Stato - anno II - n. 14 - 20 maggio 1961

DI QUASI CITTADINI UN MILIONE ALLE URNE CLCZIONI RCGIONALI IN Il 18 giugno gli elettori sardi andran– no alle urne per il rinnovo del Consiglio regionale. I casi sicilani e la travagliata vita della maggioranza « convergente » di governo hanno, sino ad oggi, portato gli osservatori politici a dedicare poco spa– zio alle elezioni sarde. In verità, tale atteggiamento deve es– sere attribuito anche alla « staticità » del panorama politico isolano, che esclude, almeno per l'immediato futuro, colpi di scena che valgono ad introdurre nello stesso elementi di incertezza sul tipo di qutlli che contraddistinguono, ad es., la lotta politica in Sicilia. E, tuttavia, noi riteniamo che que– sta carattensuca del panorama po– litico sardo - proprio perché non tur– bato da elementi di instabilità che in al– tre parti d'Italia offrono alla DC alibi formali per giustificare certe scelte e cer– ti orientamenti - offre interessanti e ob– biettivi elementi di valutazione, che con– fermano quanto da mesi andiamo soste– nendo dalle colonne di questa rivista nei confronti del partito DC. La nostra tesi è che la DC, per ca– renze di principi e di ideologia, è ormai incapace di esprimere una linea politica originale ed autonoma; e che tali fatti la spingono sempre di più ad accettare una linea politica e delle formule im– poste dalle contingenze, anche nelle cir– costanze ad essa più favorevoli, che pre– scindono da . ogni valutazione generale dei problemi politici. In Sardegna, la riprova di tale tesi è data dal comportamento della DC nei confronti del PS d'Azione. Il PS d'Az. nacque come espressione di protesta politica di taluni ceti bor– ghesi dell'Isola, che ispiravano la loro azione alle tesi storiche e culturali dei Solvemini e dei D'Orso, e la concreta– vano sulla base dei voti degli armentori e degli agrari, legati alle tradizioni del- Lo STATO bibliotecaginobianco SARDEGNA b loro terra ed uniti da vincoli cliente– lari con i professionisti che costituiva– no la << mente » del partito. Alfiere della autonomia regionale, fu nel primo dopoguerra una rilevante forza d'opposizione, sia del giolittismo che del fascismo. Dopo il 25 luglio il peso che alcuni suoi capi avevano acqui– stato in seno al P. d'Az. portò il P. S. d'Az. nel circuito politico nazionale: pochi ricorderanno che il sen. Mastino, uno dei capi sardisti, fu sottosegretario al tesoro in uno dei primi gabinetti del dopoguerra. T aie fatto portò ad un violento con– trasto tra il PS d'Az. e la DC, sia per la generica opposizione del primo a tutto quanto sapeva di « Romano », sia per l'ispirazione nettamente anti-cle– ricale dei suoi capi se non della sua base. Non pochi fra i DC sardi ricordano che negli anni dal 1945 al 1948 il vero avversario della DC nell'Isola era con– siderato il PS d'Az., sopratutto nelle provincie di Nuoro e di Cagliari. Le elezioni del 1948 e le regionali del 1949 « dimensionarono » il fenomeno Sardista che mantenne rilevanza nella sola provincia di Nuoro; laddove i le– gami « clientelari » e sentimentali erano più forti tra la base ed i capi del partito. Il «dimensionamento» del PS d'Az. si giustificava da un lato, con il venire meno della spinta autonomis~, una vol– ta che l'Isola nel 1949 aveva ottenuto lo statuto speciale; dall'altro con l'esplode– re in seno al PS d'Az. di contrasti d'or– dine politico, che portavano la base « po– pulista» della Trexenta, della Marmilla e dei campidani di Cagliari a seguire l' on. Lussu emigrato nel PSI. Quello che restava del PS d'Az., sotto l'in– fluenza dei legami che alcuni suoi capi, l'on. G. B. Melis, avevano stretto con il PRI, finì per « apparentarsi » con il « centro » democratico, nelle elezioni del 1953. Tale operazione non portò fortuna ai « sardisti » che da quelle ele– zioni uscirono come suol dirsi, con le ossa rotte. Né migliore esito ebbe nel 1958 il tentativo di legare il partito al « cartel– lo olivettiano ». Tali insuccessi, uniti al fatto che la DC governava nell'isoli! con l'ap– poggio stabile delle destre, avevano ri– dotto il partito S. d'Az. al lumicino, tanto che nel giugno 1958 i suoi diri– genti erano in procinto di ordinare il « sciogliete le file ». Fu a questo punto che il gioco delle « formule » prese la mano alla DC sarda. La formazione del governo Fanfani a Roma « aperto a si– nistra » diede il « la » in Sardegna ad una operazione che mirava ad « armo– nizzare » la politica regionale a quella nazionale. Per ispirazione dell'on. Se– gni, e tramite l'impegno della DC di Sassari, venne portato un pesante attac– co al governo regionale presieduto dal– l'on. Brotzu, che da anni reggeva con oculatezza l'amministrazione regionale. Si pregò ufficialmente il PS d'Az. di soprassedere al suo scioglimento, con l'impegno di reinserirlo nel circuito di potere. La cosa più strana in tale ope– razione fu che il PS. d'Az. veniva pre– sentato all'opinione pubblica nazionale come forza di « centro sinistra l>. Una forza di centro-sinistra, si badi bene, che poggia su una base elettorale, espressione dei ceti, chiamiamoli così, più conservatori e tradizionalisti, pres– soché estranei ad ogni valutazione po– litica dei fatti. Una base elettorale permeata dal clientelismo più spinto, portata a giudi– care tutto sul metro della acquisione, la più larga possibile, di fette di potere a livello comunale. 9

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