Lo Stato - anno II - n. 13 - 10 maggio 1961

Demagogia sindacale Alcuni tra i più recenti episodi ve– rificatisi in occasione delle elezioni per il rinnovo delle Commissioni In– terne in alcuni grandi stabilimenti industriali, hanno riportato alla ri– balta un problema le cui caratteri– stiche, seppure edulcorate dalle po– lemiche e dalle svisature operate in questi ultimi anni, hanno mantenu– ta la loro drammaticità nei confron– ti del problema più vasto che va sot– to il nome di politica sindacale cri– stiana. Né a toglier loro questa carica di eccezionale pericolosità per l'avveni– re democratico del mondo del lavo– ro, sono servite le, 'in verità non troppo spesso brillanti, esercitazioni dei funzionari di Via Po, i quali, se– guendo opportune direttive in pro– posito, non tanto chiare quanto dra– stfohe, impartite dal Segretario Con– federale, si sono di buon grado sot– toposti a rovinose conferenze, riu– nioni, convegni e via dicendo, nel tentativo di convincere gli attivisti su di una pretesa sterilità di un isti– tuto da considerarsi se non dannoso quanto meno inefficace e superato. Ma l'istituto delle Commissioni In– terne, checché si dica, non è affatto superato, né sterile, come, al di là delle elucubrazioni interessate degli esponenti della CISL, è dimostrato lampantemente se no.n altro da due considerazioni fondamentali: da un lato l'opposizione costante dei datori di lavoro, dall'altro la stessa cura con la quale le organizzazioni sinda– cali ne preparano le elezioni e ne sbandierano i risultati quando essi siano favorevoli. Vi sarebbe poi tutta un'altra serie di considerazioni, che vanno dalla necessità di una « cittadinanza » dei lavoratori nell'azienda, a quella di una concreta applicazione dei con– tratti, agli accordi integrativi, ai rapporti sociali, alla collaborazione aziendale e via dicendo, delle quali comunque ci occuperemo a suo tem– po, premendoci per adesso di porre in luce un aspetto quanto mai si– gnificativo. Le elezioni per le Commissioni In– terne, malgrado i già accennati ten– tativi di voler annettervi solo una limitata importanza, costituiscono ancora per molti grandi complessi, un vero e proprio banco di prova per le contrapposte forze sindacali, tan– to che non ci si perita di ricorrere a tutte le astuzie ed a tutte ie ma– novre più o meno lecite, per rag- bibliotecaginobianco La collusione sempre più marcata tra la CISL e le sinistre di tutte le tinte è un tradimento che viene consumato alle spalle dei lavoratori cristiani giungere i migliori risultati numerici e percentuali. In queste lotta senza esclusione di colpi, ove il datore di lavoro sta tranquillamente, e spesso con soddisfazione alla finestra, quan– do non tenta anche lui di porre in atto qualche coperta ed interessata manovra, è evidente che vince quel– lo che possiede, come si dice comu– nemente, maggior « mordente » sin– dacale. Ciò che è avvenuto ad esempio al– la FIAT, dà motivo a riflettere se– riamente. La CISL aveva scatenato, alla vigilia elettorale, una violenta lotta contro, si badi bene, non i sin– dacati marxisti, ma contro il sinda– cato di netta ispirazione cristiana che si presentava, come per gli anni passati, con concrete rivendicazioni ed originali impostazioni di indirizzo, tendenti a dare una impronta vera– mente sociale e cristiana, alla poli– tica sindacale negli stabilimenti. Conseguenza logica, ed in un certo senso scontata, di questa pervicace lotta ad oltranza, è stato ovviamente un arresto nel rafforzamento del SIDA-LLD, il sindacato cioè che, aderendo alla FISMIC, è affiliato alla Internazionale Sindacale Cri– sUana. Ma questo arresto a benefi– cio di chi è andato? Le cifre e le percentuali sono or– mai note, ed a nessuno sarà sfuggito il progresso non soltanto dei sinda– cati estremisti, ma quello, ben più significativo, della UIL. Di quella or– ganizzazione "Cioè alla quale la CISL da qualche tempo si sente partico– làrmente affezionata e con la quale sta tentando di tradurre in termini sindacali, una convergenza che, al– l'atto pratico, è già in atto attraver– so la Internazionale Sindacale So– cialista, cui 'ambedue le confedera– zioni aderiscono. Il discorso sulla assurdità, per usa– re un eufemismo, d'i una fratellan- za tra organizzazioni sindacali che dovrebbero trovarsi ben lontane e differenziate sul piano ideologico - perché è bene non dimenticare che oltre il novanta per cento delle forze aderenti alla CISL sono di chia– ra formazione cristiana - ci porte– rebbe troppo lontani e non potrebbe essere circoscritto in brevi ,tratti. Ma quando udiamo l'on. Storti auspicare che questa fratellanza proceda su una via di sempre maggiore comu– nione, ci vien ,fatto di chiedergli per– ché persegua una politica che ha strane ma palesi caratteristiche suicide. Poiché è -evidente, e non è la pri– ma volta che ci accade di dirlo e di constatarlo, che quando ci si pone sul piano di una pura e semplice concorrenza o, peggio ancora, su quello di un parallelismo di concet– ti e di verbo, il lavorntore non può non essere attratto che da colui che di questa ooncezione e di questo ver - bo è il depositario originale, e non il «parvenu» dell'ultima ora. Il caso FIAT è certo il più signi– ficativo, ma non è stato il primo né sarà l'ultimo. Il sindacalismo italia– no è ormai giunto ad una svolta de– cisiva; si tratta ormai di scegliere la giusta via, e non ci sembra sincera– mente che quella imboccata dalla CISL sia quella buona, soprattutto perché il d'iscorso sul metodo si è da tempo spostato sul piano ideologico e di indirizzo. E se da una parte la CGIL può mantenere intatta la sua prerogativa di posizione d'urto inte– sa .ad una sostituzione di potere nel– le aziende, per giungere poi alla so– stituzione nello Stato, chiunque operi per un mondo veramente democra– tico e cristiano non può non schie– rarsi dalla parte di coloro che ve– dono nella collaborazione sincera delle classi, nel contratto di società, nella democrazia aziendaZ.e, che è in ultima analist presupposto fonda– mentale di una democrazia politica, l'unica efficace, originale arma di difesa e di offesa. Tutti gli altri acrobatismi paroZ.ai, le fmtelZanze più o meno sentite, le cervellotiche prospettive convergenti o divergenti a seconda dei casi, non sono che dannose azioni ritardatrici di questo necessario processo. Servo– no soltanto a seminare discordia, a dividere, e compromettere un suc– cesso altrimenti sicuro; e dimostra– no la povertà ideologioa e l'infinito 13

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