Lo Stato - anno II - n. 12 - 30 aprile 1961

10) Con un traffico doppio di quello del 1939, vi sono oggi in circolazione sulle ferrovie italiane circa un migliaio di veicoli in meno. Si potrebbe ancora parlare delle di– sfunzioni negli impianti di controllo (passaggi a livello, posti di blocco, scambi), delle medie dei convogli spesso inferiori, anche nelle grandi linee di traffico, a quelle del 1939, delle assurde interferenze di ministri, sottosegretari e parlamentari nella definizione dei pro• grammi tecnici dell'amministrazione per motivi elettoralistici e di campanile; del problema delle linee ormai inutili, che vengono tenute in vita per motivi di prestigio e di tante altre cose. Ma rite– niamo che i punti citati siano sufficienti per dare la esatta anche se sintetica di– mensione della crisi che attraversano le ferrovie italiane. Le cause di tale stato di cose sono molte, ma a nostro giudizio due sono determinanti. La prima deve farsi risalire alla in– stabilità, alle incertezze ed alle con– traddizioni che hanno caratterizzato la politica del ministero dei trasporti, in conseguenza del rapido avvicendarsi a quel dicastero, come a tutti gli altri, di uomini scelti sulla base di considera– zioni quasi esclusivamente politiche se non addirittura di corrente. E non vi è chi non veda che tale fatto è una con– seguenza diretta di quella forma di partitismo e di parlamentarismo che oggi dominano in Italia, e che impedi– scono il formarsi di assemblee legisla– tive in grado di seguire e di intervenire con prontezza e decizione sui problemi di fondo del paese; e di un esecutivo in grado di programmare e realizzare piani di lavoro a lunga scadenza nel quadro di una visione organica che pre– scinda dalle considerazioni contingen– ti e dalle pressioni che su di esso eser– citano le forze estranee o contrarie alle esigenze di equilibrio e di autorità del– lo Stato. La seconda, la più grave, deriva dal– l'indirizzo di politica generale seguito dai governi che si sono succeduti in Italia dal 194S ad oggi. Tali governi, infatti, espressione di un partito che ha mostrato nel corso del tempo di non avere una propria ideologia politica tale da comprendere in una visione unitaria i problemi essenziali del paese, hanno finito, nel falso convincimento di po– ter solo così opporsi all'assalto dei so– cial-comunisti, per accettare di fatto la impostazione politica di questi; in no– me di una generica « socialità ~ che si Lo STATO bibliotecaginobianco fondava, invece, e si fonda su una vi– sione settoriale e classista della realtà politica, economica e sociale del paese. Non è, infatti un caso, per restare al tema del nostro scritto, che gli stanzia– nH.:ntiper le ferrovie - che giustamente i governi succedutisi dal 1947 al 1950 avevano tenuto ad alti livelli in consi– derazione proprio del valore essenziale del servizio f en-oviario per la vita di tutta la comunità nazionale - sono stati ridotti a limiti intollerabili proprio in concomitanza con l'avvio da parte della DC di quella politica motivata da esigenze « sociali », ma in verità de– terminata dalla preoccupazione di fare fronte alla concorrenza delle sinistre portandosi sul te,-reno di lotta da loro scelto, che si è concretata e con le leggi « per la Calabria » e con la « legge stralcio per la riforma agraria ». Leggi che hanno finito per divorare inutil– mente migliaia di miliardi, e che politi– camente hanno determinato, come era logico, una potente spinta a vantaggio dei socialcomunisti, come documentano i dati elettorali dal 1953 al 1960. Oggi si parla di correre ai ripari ed ovviare alla crisi delle ferrovie. E poi– ché la linea di politica generale del go verno è sempre quella di seguire le si– nistre sul terreno del loro impegno clas– sista, e per tale motivo i bilanci dello Stato sono impegnati nella realizzazio– ne di innumeri « piani » settoriali che, nella più parte dei casi non tengono conto degli interessi generali del paese, si pensa di ricorrere al vecchio ed abu– sato sistema di fare pagare la stolta po– litica della nostra classe dirigente al contribuente anonimo, al cittadino me– no abbiente, non in grado di fare pe– sare la sua protesta. Verranno, pertanto, aumentate le ta– riffe di viaggio per passeggeri e merci in misura che si annuncia piuttosto ri– levante. E le conseguenze di tale fatto, an– co,-a una volta, si ripercuoteranno su tutte ltt attività essenziali della vita na– zionale. sui commerci sui traffici, sui costi di produzione e sui costi di con– sttmo delle merci. Ed a coronamento di tutto ciò, do– vremo anche sopportare la beffa delle dichiarazioni ufficiali che parleranno di provvedimenti benefici, concessi al pae– s~ dalla sensibilità e dalla solerzia di coloro che amministrano la cosa pubblica. La DC dopo fatti di luglio: « stati di necessità » -- - - - ---- 21

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