Lo Stato - anno II - n. 12 - 30 aprile 1961

deve essere assolutamente arginata e superata; in manca<nza di che, è inuti– le discutere di problemi di sviluppo; Il tasso di interesse agisce in uno stesso momento in modo diverso nei vari settori produttivi: ed oggi, in agri. coltura, non è sufficiente neanche un tasso sottocosto, come è quello del 5%, Secondo· Dell'Amore, pertanto, si deve arrivate a dare il denaro anche « sen– za interesse )) ed effettuare prestici con franchigia di alcuni anni per il :rim– borso del capitale; naturalmente, con i necessari controlli e le opportune di– scriminazioni. Di fronte alla gravità della situazione agricola nazionale, la unica via di uscita è impostare provve– dimenti radicali, sia pure di cacattere temporaneo, in attesa che vengano com– piuti quegli investimenti massicci, ne– cessari per capovolgere soprattutto lo stato ps'Ìcologico delle masse rurali. Carico tributario Altra importante questione è quella do! carico tributario. A questo propo sito, nel sup intervento al convegno, l'avv. Enric1 Marchesano ha illustrato la situazione fiscale in agricoltura con una espressione pittoresca: « Quando un asino è ammalato - ha de.tto - ~ giusto curarlo, ma prima di pensace alla cura bisogna liberarlo dalla soma che ha sulla schiena. ·così, prima di pensare a provvedimonti cura·tivi ,per l'agricoltura, è giusto liberacla dagli eccessivi gravami che la opprimono)), Solo a questa condizione si potrà par– lare di finanziamenti creditizi e di as– sistenza tecnica. Ma pare che il Governo non sia mol– te propenso a condividere l'idea della «soma» da togliere all'asino in parola. Infatti, il ministro per le finanze, sen. Trabucchi, - esponendo al Parlamen– to le « linee di politica e tecnica finan– ziaria per l'anno 1960-61 - ha dichia– rato che « l'onere .tributario gravante sull'agricoltura è senza dubbio meno che proporzionato rispetto a quello che insiste sul complesso deL!e altre at– tività )), E ha aggiunto: « Trascurando le imposte indirette, distribuite in ma– niera del tutto indipendente da criteri soggettivi,, non si può non rilevare che le imposte dirette prelevate dal settore agricolo ammontano a ci.rea 110 miliar- Lo STATO bibliotecaginobianco di lire: imposte crariali sui terroni, circa 10 miliardi; sovrimposte comunali e provinciali, circa 75 miliardi; a loro volta, le imposte sui redditi agra:r·i, la imposta sul bestiame, ecc., non superano, in complesso, i 25 mili-ardi. Per contro, il prodotto netto ddl'agrkoltura nel 1959 è stato calcolato in 2.672 miliardi; nello stesso anno, il prodotto netto in– terno è stato calcolato in 15.253 miliar– di, ma il complesso delle imposte di-rette a carico di tutti i cittadini considerati in blocco ha superato i 1.000 miliardi. Facendo le proporzioni, appare dunque chiaro che in senso oggettivo iii peso fiscale sull'agricoltura è inferiore a quello medio generale». Il Minist:ro, tuttavia, ha ammesso che «l'arretratezza degli accertamenti a base catastale im– plica, una disuguaglianza di tassazione tra cittadino e cittadino in tema di tri– buti agricoli ». Se a ciò si aggiunge che il settore ha bisogno di provvedimenti eccezionali per superare la crisi di transizione da,lla sua attuale arretrata struttura ad una organizzazione mo- •derm1, adatta a operare nel mercaJto internazionale, ci sembra che la soma dell'asino acqui5ti dimensioni sconcer– tanti. Tanto più che, sia pure « distri– buite in maniera del tuttto indipendente da criteri soggettivi)), l'agricoltura pa– ga anche le sue imposte indirette. Ricomposizione fondiaria Rimane, comunque da considerare -. e qui -riprendiamo il discorso fatto al– l'inizio - che il credito e le agevola– zioni fiscali non potranno che ritardare il faJlimento di molte aziende, se non si avrà il coraggio di provocare una economica ricomposizione fondiaria e di smantellare i protezionismi, che fal– sano la redditività di molte produzioni, solo apparentemente vitali. Dove il coo– perativismo ha raggiunto uno sviluppo sufficiente - osserva -Pierre Moussa nel suo ·libro « ,I Paesi arretrati » - è so– pra-ttu,to alle cooperative che gli orga– nismi specializzati no! credito agrario, creati dallo Stato, concedono prestiti a un modesto tasso di interesse, fasciando loro la cura cli far credito ai propri membri. « Oosì - precisa - avviene in molti paesi asiatici, particolarmente in India, in Cambogia, nelle Filippine, come in Egitto, in Spagna e persino in e:=? --✓ certi paesi del!'America Latina, a,d esempio in Cile. Quando, invece, il coo– perativismo è poco• esteso, questi orga– nismi son portati a far prestiti diretta– mente ai contadini. E' ciò che si osser– va nell'America Latina e in gran parte dell'Africa Nera. L'esperienza, ·però, di– mostra che il sistema di prestiti diretti ai coltivatori è molto meno agevole dell'altro. L'organismo creditizio, infat. ti, ha molto meno probabilità di sfug– gire al dilemma: imprudenza o steri– lità». Niente illusioni Concludendo, insistere sulla piccola azienda, per quanto possa apparire « so– ciale ", significa pensare all'agricoltura con il metro dell'artigianato, non con quello dell'industria. Nei grandi mer– cati, quali sono quelli verso i- quali ci avviamo, ha possibilità competitive solo l'azienda di dimensioni economiche, or– ganizzata su basi industriali per ope– rare su vasta sc,a,la,: in una parola, l'impresa. Ma il processo di industria– lizzazione del settore primario, in Ita– lia, è essenzialmente sociologico: per vincere, quindi, la scarsa proponsione al cooperativismo del nostro agricoltore, bi– sogna. modifioare la tradizione, agendo parallelamente sul piano psicologico e su quello economico, concedendo le maggiori agevolazioni possibili alle coo– perative e a tutti gli organismi associa– tivi che diano sufficienti garanzie di economicità. Puntando, i,n un secondo tempo, verso la società per azioni agra– ria: quando, cioé, lo sviluppo verticale del settore avrà rimosso la sfidu– cia nei confronti dell'agricoltura e il risparmio sarà attirato verso tale atti– vità produttiva da una equa. remune– razione. E' perfettamente assurdo, per timore delle critiche interessate dell'estrema si– nistra, buttar via il denaro dei contri– buenti per finanziare gli errori. Del resto, se i comunisti fossero al potere, non avrebbero di cer·to falsi scrupoli nel ridimensionare Je aziende agrarie. Basterebbe loro guardare verso Oriente: nell'Unione Sovietica, le superfici dell(! aziende agricole statali (sovkoz) e di quelle di tipo cooperativo (kolkoz) non pongono evidentemente il problema del– la polverizzazione fondiaria. 19

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=