Lo Stato - anno II - n. 11 - 20 aprile 1961

E del resto stabili e consolidati sono·i legami delle sinistre con la corruzione italiana: il disprezzo del regime consente una riserva di cinismo e di spregiu– dicatezza machiavellica. La giusta autorità Non è dunque pensabile che un « ridimensiona– mento» della DC consenta un mutamento nel livello morale del paese. Il problema è che il democratismo, cioè l'esaltazione astratta ed unilaterale della volontà del popflo, e dei partiti come garanti di essa, prescin– dendo dagli elementi oggettivi del buon governo (la libertà dei cittadini, l'onestà della pubblica ammini– strazione, la difesa della dignità morale del cittadino in tutti i rapporti sociali, la realizzazione dell'effettiva eguaglianza sociale) è incapace di dare senso al fon– damento pratico di tutti i beni sociali, che è la giusta autorità. Confondere la legittimità e la giustizia dì uno Stato e dei suoi atti con la loro conformità alle deci– sioni dei partiti, è consentire quell'ipertrofia della politica che è causa del pratico annichilimento dello Stato e della decadenza del potere amministrativo. La « democràzia cifrata » è una conseguenza della partitocrazia. Il funzionario dello Stato non partecipa più a un mondo di valori, a un'ethos religioso, morale e civile che prende il nome di Patria ed ha nello Stato la sua espressione unitaria e formale. Se il potere non viene da Dio e non si immedesi– ma nella continuità delle generazioni e della storia, cui l'individuo è legato dai sentimenti più alti della fraternità, della riverenza e del rispetto: se colui .che lo esercita non sente sopra di se un dovere, ma solo un 1egolamento e peggio ancora solo la volontà di altri uomini, mossa da un edonismo individuale e di gruppo, un senso di realtà, una volontà antimistifica– toria lo porterà all'egoismo, al cinismo, alla ricerca dell'utile. Se si laicizza lo Stato togliendogli prima Dio e poi la Patria, si avrà uno strumento disintegrato, .un coacervo di interessi e di cricche individuali. La moral~ razional,e,la morale senza Dio e senza dovere, la morale della correttezza e della socialità, è una astrazione libresca che non vive fuori dei libri. Comprendiamo che tale morale possa avere un va– lore protestatario contro la rettorica bacchettona. e moralistica, di cui la cronaca italiana è piena: com– prendiamo benissimo la reazione di una coscienza laicista a dei cattolici transigenti con tutto e oolo astrattamente, quando non falsamente, moralisteg– gianti e religiosi di una religione separata dalla vita. La religione non piace se non è magnanima. Ma fuo– ri della religione e della tradizione, non si costruisce moralità civile. La Malfa non fa alcun cenno, nè di 2 bibliotecaginobianco religione né di morale, nemmeno a quella che è vi– vente in Mazzini. Egli accetta l'irrilevanza politica della relig,ione e dell'etica. Per questo il suo discorso rimane ad un tempo astratto e praticistico. Astratto, per rispetto al disgu– sto morale che giustamente, lo anima, e che non ric,eve le appropriate conclusioni: praticistico, perché è costretto a tutto giocare su gli on. Nenni, Moro e Fanfani, sulla DC e cioé sul PSI: ossia di due formazioni di cui contesta in un caso la moralità e nell'altro la democraticità.. Il « discorso di Stato » del leader r,epubblicano fi- . . msce qm. Lo abbiamo esaminato a lungo perché è stato l'unico discorso non di mero tatticismo politico di questi ultimi tempi. La cosa notevole è che il mora– lismo dell'on. La Malfa ha rischiato di mettere in crisi la convergenza: e le modeste e preoccupate risposte dd « Popolo » alla polemica intierminabile dellai « Voce » rivelavano la vivezza di questa preoccupa– zione. La convergenza è cosa tale che qualunque tenta– tivo di dire la verità, per quanto distorto, la pone in cns1... Il democratismo ed il laicismo sono dunque oggi del tutto ideologicamente impotenti à risolvere il pro– blema dello Stato così come essoeffettivamente è, per– ché essi non possono intendere la natura trascendente dell'autorità. Per essi autorità è fascismo o, alla me- / glio,.franchismo e clericalesimo. Ma esiste un contributo dei cattolici al riguardo? I titoli dei cattolici · I cattolici « politici » hanno oggi in Italia il peso che tutti sappiamo. Essi hanno, dalla dottrina catto- . lica, la capacità di intender,e ciò che significa auto– rità, quale ne sia la natura, quali i fini. Inoltre, ap– punto perché qualificati politicamentè come cattolici, e perché onorati di un largo suffragio popolare nel quadro della legittimità democratica, essi hanno tutti i titoli e per contrastare l'errore che riduce la politica a mera opzione individuale e collettiva, senza riferi– mento a una moralità e a un ordine trascendente dei fini e dei Valori. Quale disillusione· che i cattolici non abbiano saputo ispirare al paese un alto senso della dignità dello Stato e della convivenza civile ! Né deve esser per loro pretesto l'aver dinanzi cr[tici così estemporanei ed inabili come il direttore dello « Espresso», che accusa i democristiani di non saper assicurare il progresso del paese perché mancano del senso·della scienza (sic!). Il problema grave è che non è venuto alla nazione dall'inserimento dei cattolici nello Stato quel contri-

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