Lo Stato - anno II - n. 11 - 20 aprile 1961

una immensa energia, dotata di tutte le qualità dell'uomo di Stato di natura superiore. A sua volta Federico ha di fronte l'eredità del genio di Innocenzo III, e si trova a lottare contro la titanica volontà di Gregorio IX e contro l'auda– cia di Innocenzo IV. F.' questo urto di gigantesche personalità a contribuire, in maniera forse determinante, a rendere incerta fa lotta e indecisa la conclusione. Ma questo non sarebbe stato sufficiente, se tutto il conflitto, non avesse avuto per base quella che è la vera contraddizio– ne di fondo del mednimo: una aspira– zione alla universalità, connessa con il più feroce particolarismo. Ogni uomo di questo tempo, ha lo spirito assorbito dalla partecipazione alla vita unitaria della civiltà dominata e riassunta dai due simboli universali, mentre la sua passionalità è presa e afferrata dalle lot– te cittadine, dalle battaglie all'interno dei comuni o fra l'uno e l'altro comune, dai contrasti fra i feudi, da tutti in– somma i frastagliatissimi aspetti di una società unita nell'idea e divisa nei fatti in minutissimi frammenti. Ne derivano i contrasti più singolari. I Papi che affer– mano il foro potere sul mondo, ed ai cui piedi i s.ovrani in realtà si inchinano, ac– cettandone il volere, non possono tal– volta mettere i piedi fuori dal Late.irano, per le strade di Roma nelle quali i ba– roni conbattono furiosamente. L'Impera– tore, al quale la cristianità intera rico– nosce la suprema potestà tern::na, men– tre si avvia col suo esercito verso Lione per conclude.irela sua contesa con Inno– cenzo IV, deve tornare indietro ad as– sediare Roma ribelle, perde sotto le sue mura l'esercito, e pochi mesi dopo vede suo figlio imprigionato alla Fos– salta. In questo mondo sueno nelle sue li– nee maestre, e convulso nella sua vita concreta, nel pieno vigore di una civil– tà che non lasciava pre~agia-eil suo cre– puscolo imminente. Federico condusse la sua vita, e realizzò la sua opera. Questa non è stata feconda di effetti per gli sviluppi della storia successiva: cercarne i germi e volerne individuare la proiezione in ciò che è avvenuto do– po di- lui, sarebbe opera vana. Le cose andarono direttamente contro la corren– te che egli aveva cercato di stabilire, ma anche contro quella sostenuta dai Papi che lo combatterono. Ai suoi"tempi ed alle sue battaglie, gli uomini di oggi, possono guardare solo per trovarvi i segni di ciò che ess-ihanno perduto, e che nulla potrà foro restituire. 26 bibliotecaginobianco Uno scrittore Elemire Zolla è uno scrittore « mo– ralista >. Così amano definirlo i cnt1c1 ufficiali, quelli che dettano legge e for– mano il gusto del grosso pubblico da.J.le pagine dei quotidiani. « Moralis_ta> è un aggetùvo che si usa molto oggi, un aggettivo alla moda t11egliambienti cul– turali. Basta che uno dimostri velleità di critico del costume; è sufficiente che un giornalista dedichi una notarella ad un certo fatto, ad_un particolare com– portamento per spingere i s-uoi amici a fare raffronti addirittura con Montaigne o con altri famosi ed .autentici scrittori « moralisù > francesi del sei e del set– tecento. Elemire Zolla è tra quelli che non si risentono per un simile, facilistico in– casellamento, ma anzi ne gioiscono e sono grati a chi parla di loro come della élite neoilluminista che nel nostro paese veglia contro ogni dogmatismo. Perché, infatti, il vocabolo « moralista > nella accezione dei suddetti critici sta per anti– dogmatico e, d'altra parte, il dogmatico è colui - non importa se cattolico, fa– scista o marxista - che riflerte nella azione l'adesione ad una precisa conce– zione della vita. Il moralista è un uomo di sinistra ed auspica una formazione politica a ca– rattere ed orientamento rigidamente lai– cista: tanto ampia da comprendere Amendola e Lombardi, Nenni e Ficcar. di, La Malfa e Donat-Cattin. Il morali– sta ha un-a intelligenza « raffinata > ed è per questo che egli è solito fare una distinzione tra ideologia marxista e ini– ziativa comunista. Non accetta, perciò, il marxismo, ma si entusiasma per Krusciov e si accompagna volentieri a Togliatti. -De-testa le masse, ma si è commosso in luglio alle gesta (delin– quenziali) delle « magliette a strisce>. Combatte contro la « massificazione > culturale, ma vota e invita a votare per il p,s.i. Abbiamo fatto il ritratto morale di Elemire Zolla, uno degli enf ants gatés della intellettualità aperta a sinistra. Zolla, appunto, si sente uno scrittore investito da una grave responsabilità: men-tre il collettivismo dilaga, egli si considera uno dei pochi ad avere il privilegio ed il compito di custodire il fuoco sacro della cultura e della sensi– bilità. Per questa convinzione, egli non perde occasione per tuonare contro le nefaste conseguenze della « rivoh.Jzione "moralista,, industriale>, per lanciare invettive con– tro i «persuasori occulti>, i padroni ddla industria editoriale, i cineasti ed i « cervelli infeudati > alla radio ed alla TV. Rivendica all'uomo il diritto di pen– sare « con la propria testa >, di agire se– condo i propri intendimenti, di respin– gere i suggerimenti dei nuovi tribuni e, cioè, dei capi dei partiti di massa, dei tecnici dei centri-studi e relazioni uma– ne delle grandi aziende, degli strateghi delle « campagne pubblicitarie > e di tutti gli altri che si adoperano a rendere l'umanità uniforme ed unipensante. In un suo volume dal tirtolo-denuncia « Eclissi dell'intellettuale » egli pronun– cia una lunga ed appassionata requisi– toria contro l'uomo-massa. In altri saggi e articoli apparsi su varie !riviste, continua ad incitare i suoi lettori a guardarsi dai tranelli -tesi da chi ha in odio ogni caratterizzazione e differenziaziorie individuale rispetto alla generale standardizzazione. Una battaglia ...:..... quella di Zolla - che si presenta nelle premesse indubbia– mente interessante e, sotto certi aspetti, positiva. Senonché, quando si giunge al– le proposte, si comprende subito che in Zolla 'non c'è alcun intendimento vera– mente ·costruttivo e che turtto_ - le sue critiche, le sue condanne, i suoi anate– mi -- si risolve nell'inquietudine, ,ne\ di– sagio tipico dell'erudito che si indigna di fronte alla banalità, alla rozzezza, aL la irriguardosi-là delle mass-e, ma che non sa come reagire e come salvaguar– dare la propria dignità. Con la conse– guenza che, dopo essersi spossato nella - lotta contro i mulini a vento, il nostro è costretto ad accettare soccorso ed ospi– talità proprio da coloro contro i quali egli voleva scendere in campo aperto. Questo è accaduto ad Elemire Zolla: poco tempo dopo aver pubblicato il suo volume-manifesto contro la massifica, zione, egli sottoscriveva un « invito de– gli intellettuali » rivolto agli elettori af– finché facessero confluire i propri voù sulle liste del partito socialista, di '.uno dei partiti, cioè, che ha come program– ma massimo ed ultimo la riduzione del– la società ad alveare; di uno dei partiti che 'divinizza il collettivo a suprema onta ed a tragico ed irrimediabile danno della persona.. In questa I contraddizione, in questo ripiegamento, in questa aiutoconfu1)ls

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