Lo Stato - anno II - n. 11 - 20 aprile 1961

L'assai to alla L'assalto alla scuola italiana, alle sue· istituzioni migliori, e a quel poco di buono che la nequizia dei tempi non era ancora riuscita a distruggere; è co– minciato da tempo; da quando cioé un irrefrenabile bisogno di :riforme ha con– quistato il cuore di pedagogisti e di legislatori, fusi in buona armonia nel segno di un avvenirismo piuttosto con– fuso, retto da uno spirito prammatista ed utilitarista le cui origini non risal– gono certo alla tradizione culturale del' nostro paese, né, per conseguenza, allo spirito del cattolicesimo. Purtroppo, il più delle volte tali iniziative risalgono proprio a cattolici. L'attacéo è massic– cio e si serve di alcuni tabù largamente sperimentali, i quali - come ad esem– pio l'antinozionismo indiscriminato - assicurano per l'avvenire la più comple– ta ignoranza e tolgono alla formazione dell'intelletto e della coscienzJa ogni concreto fondamento. Così siamo ar– rivati all'assurda discussione sul latino, che ha scomodati illustri docenti, ·stu– diosi, giornalisti e uomini politici. Si è parla-to di lingua morta e della sua inutilità nella vita pratica; si sono fatte larg):ie concessioni alle esigenze della cultura e all'aristocratico costume di vofer intendere la bellezza dei testi classici, ma tutto questo è servito a rafforzare la convinzione di quella inu 0 tilità ed a portare tutti - pedagogisti e legislatori - a sostenere la necessità di abolire la versione dall'italiano in latino (con grandi feste e danze di genitori ignari e di alunni ignoranti), con lo specioso argomento che le esercitazioni grammaticali sono inutili e fanno parte del deprecato nozionismo. Ma nessuno ha avuto il buon senso ed il coraggio di dire che proprio la grammatica è necessario studiare, perché è essa che d~, lo spirito e il senso della lingua e proprio in essa consiste il valore forma– tivo del latino, su cui si sono formate nei secoli infinite generazioni e per cui ancor oggi, malgrado tutto, si distingue subito un giovane che abbia frequenta– to il liceo classico. da uno che provenga dall'istituto tecnico: nel primo si riscon– tra subito una maggiore maturità, una più spiccata capacità di analisi e di°sin- Lo STATO bibliotecaginobianco In nome di un confuso avvenirismo e di un male inteso tecnicismo i re– sponsabili della scuola Italiana mirano a distrug– gere ciò che di buono in essa ancora resiste alla usura del tempo tesi, una quadratura mentale che. deriva solo in parte dalla completezza degli studi, ma per la maggior parte dalla consuetudine con il latino. In fondo, erano· proprio considerazioni simili a queste che siamo venuti facendo quelle che indussero il Gentile a generalizzare lo studio del latino (ed era un ideali– sta!): una riforma che può avere :rivela– to molti aspetti negativi, ma che non autorizza a pervenire alle conseguenze opposte, quelle cioè che tendono a di– struggere il latino. • • • Siamo ora all'abolizione dell'esame di Stato per l'ammissione alla scuola me– dia, ed il provvedimento è assai grave, tanto che il legislatore si è voluto cau– telare con la parola esperimento, quasi che sia facile tornare indietro quando si fanno di tali esperimenti. Ci si è af– fannati in questi giorni a rivelare che le famiglie sono state contente della nuova disposizione, dando prova di una inge– nuità disarmante. Le famiglie sono sem– pre contente quando gli studi diventano facili e più facilmente i ragazzi posso– no prendere il pezzo di carta: le fa. miglie hanno un sì alto co;cetto della scuola che ,pensano solo alle raccoman– dazioni, confondono un maestro con un docente u_niversitario, e non sanno quali tipi di scuola esistono in Italia. E d'altronde le famiglie non hanno il dovere di pensare alla efficienza della scuola: a queste cose deve pensare lo Stato, che avrebbe anche il dovere di formare la coscienza scolastica delle fa. miglie. Ma t'orniamo all'esame di am– missione alla media. scuola Si è detto che esso è ridotto ad una pura formalità, ma non è vero. Per ac– certarsene basta vedere le statistiche dei :respinti a ,tali esami: è, nei casi più favorevoli, almeno del venti per cento; e a questo bisogna aggiungere tutti quel– li che non si presentano per non af– frontare un esame al quale si sentono impreparati. L'effetto primo dell'aboli– zione dell'esame sarà quello di vedere una pletora di incapaci e di illusi fre– quentare una scuola che dovranno ab– bandonare dopo un anno, con grave pregiudizio psicologico e materiale, con l'immancabile conseguenza di abbas– sare ancora di più il livello della scuola media e degli studi in generale. E' stato detto che questa disposizione è una prova di fiducia nella capacità dei maestri; e così dicendo si è mostrato ancora una volta di non capire quali siano le esigenze della scuola. La capa– cità dei maestri sta nel dare la licenza elementare; ed in questo nessuno può e deve essere più adatto di loro. Ma l'esame di ammissione non consiste nel controllare l'opera del maestro, bensì nel considerare le attitudini e la prepa– razione dei ragazzi a frequentare un tipo di scuola FlUOVO rispetto alle ele– mentari, appunto la scuola media: e in questo è necessario il parere di un pro– fessore, che conosce la scuola media ed ha esperienza delle sue esigenze. Se mai, si dovrebbe fare in modo che l'esame fosse ancora più approfondito, e reso più efficiente. Ci si scorda troppo facilmente che la scuola media è il fondamento di tutti gli studi suc– cessivi, e che perciò essa deve essere al tempo stesso formativa ed informativa: invece se vuol fare una continuazione della scuola elementare, forse in consi– derazione del fatto che non si è riusciti finora a realizzare la post-elementare! Purtroppo il problema è molto più grave di quanto pedagogisti e legislatori non mostrino di considerare. Essi parla– no in nome della democrazia e non si accorgono di distruggere proprio i fon– damenti della società democratica, co– stringendola a livellarsi sempre più verso il basso, e falsando così la funzione stes- 11

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