Lo Stato - anno II - n. 11 - 20 aprile 1961

dal Tidningen Eestlastele di Stoccolma dell'8 agosto 1952, le perdite delle po- Espulsione dei tedeschi e degli estoni svedesi . . . . Prima occupazione sovietica '40-41 ucci– sioni, deportazioni, costriz. . . . . . Occupazione tedesca '41-42: perdite di formazioni combattenti e deportazioni in' Germania . . . . . . . . . . . Deportazioni di elementi etnici polacchi– russi in Germania Ebrei annientati Profughi dai Paesi baltici· Seconda occupazione sovietica: massacri e deportazioni . . . . . Opzioni verso la Polonia '45-47 Totale Prima della seconda guerra mondiale su una popolazione complessiva di 1 milione 126 mila 413 gli estoni rap– presentavano 1'88% degli abitanti della loro terra, i lettoni con 1 milione 950 mila 502 erano il 76% mentre i lituani su 2 milioni 28 mila 971 abitanti (senza Memel ed il territorio di Vilna) erano !'83%. Le statistiche ufficiali sovietiche del 1956 riportavano le seguenti cifre di abitanti: Estonia, I milione 100 mi– la; Lettonia circa 2 milioni; Lituania (con Memel e Vilna) circa 2 milioni 700 mila. Ma sempre le stesse statisti– che rivelavano che la popolazione di lingua estone e lettone non rappresen– tava più dei loro paesi che rispettiva– mente il 62% e il 60%. · Se si tien conto poi che già al tempo dell'indipen– denza i popoli baltici avevano un bas– sissimo indice di natalità e si era già allora costretti a cercare forze lavora– tive straniere, si comprende come la fine di queste nazioni possa considerarsi or– mai come un dato acquisito. Un altro fenomeno caratteristico che conferma quanto affermato è dato dal fatto che oltre all'immigrazione mass1cc1a dei russi tutti i posti direttivi di qualche rilievo sono occupati da elementi rus– sificati con cognome baltico viventi in Russia da generazioni e parlanti il russo come madrelingua. In un opuscolo re– cente edito da un cotonificio di Riga, preso a caso fra i molti illustrativi delle zone di sviluppo industriale nei paesi baltici, si scriveva che in ordine nume– rico i lavoratori erano di origine russa, estone (cioè locali) rnteni bianchi, bes– sarabi, moldavi, tarG1ri e basciri. L'au- Lo STATO bibliotecaginobianco polazioni baltiche fra il '40 ed il '52 ammontarono a come segue: Estonia 26.500 60.000 10.000 4.000 63.000 75.000 238.500 Lettonia 60.000 34.000 25.000 12.000 90.000 115.000 136.000 472.000 Lituania 50.000 75.000 10.000 190.000 70.000 245.000 180.000 820.000 trice stessa dell'opuscolo era una comu– nista spagnola. In questa opera di denazionalizza- zione un capitolo a parte merita la per– secuzione religiosa che raggiunse punte al cui confronto le persecuzioni dei tur– chi osmalli possono ancora considerarsi edificanti esempi di tolleranza. Tra il 1939 ed il 1948 furono massacrati, im– prigionati o deportati per ignota desti– nazione in Lituania il 97% dei vescovi, il 76°/4 dei preti, il 100% degli appar– tenenti agli ordini religiosi. Furono trasformate in palestre, stalle, magaz– zini, alloggiamenti per la truppa oltre il 50% delle chiese, il 75% dei semi– nari e fu chiusa l'unica facoltà teologica esistente in Lituania. E' poi di queste ultime settimane l'arresto dell'unico ve– scovo lituano ancora in grado di eserci– tare il suo ufficio. Una sorte analoga fu riservata sia ai cattolici che ai luterani di Estonia e di Lettonia. Tutto questo oggi il nostro paese sembra dimenticarlo e, peggio, non vo– lerlo ricordare. Crisi nella base dc La periferia sembra rispondere sempre meno alle sollecitazioni degli organi centrali. Ciò in couseguenza delle carenze di dottrina, ideologiche e politiche che hanno sino ad oggi caratterizzato l'azione del partito In ottemperanza ad una esplicita nor– ma statutaria la D.C.; dovrebbe tenere entro l'anno in corso il congresso na– zionale per il rinnovo delle cariche. Stante le disposizioni emanate dalla direzione centrale, la data del 31 marzo doveva considerarsi il termine ultimo entro il quale le sezioni del partito po– tevano rilasciare, a coloro che ne aves– sero fatto richiesta, tessere computabili ai fini congressuali, e quella del 10 aprile come· termine ultimo entro il quale i comitati provinciali potevano trasmettere alla direzione centrale le tessere valide ai fini di cui sopra. Da notizie che circolano in ambienti solitamente ben informati delle cose in– terne del partito di maggioranza, sem– brerebbe che alla data del 31 marzo fos– sero state trasmesse alla direzione cen– trale poco più di centomila tessere del milione e cinquecentomila distribuite per il 1960. Una verifica circa l'attendibilità della notizia si potrà avere quando verrà reso noto ai comitati provinciali se la dire– zione centrale intende tenere ferme le date del 31 marzo e del 10 aprile come termini ultimi per le scadenze di cui sopra si è fatto cenno. Ma sin da ora noi riteniamo si possa affermare che ciò non avverrà, anche a prescindere dalla esattezza del numero <li tessere che secondo la notizia da noi sopra riportata sarebbero state r<istituite alla direzione centrale entro il 31 marzo. Da ciò si deve dedurre che un rile– vante numero di vecchi iscritti alla D.C. non intende rinnovare la iscrizione per il 1961, o quanto meno non mostra nessun entusiasmo per confermare con 9

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