Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961

I comunisti, il decadentismo e la rivoluzione La questione dei rapporti tra comu– nismo e decandetismo è una questione molto interessante: perché l'unica poe– sia espressa dal mondo marxista è una poesia decadente? Perché l'alternativa alla poesia decadente è soltanto la reto– rica e la propaganda? Perché i poeti comunisti di taglia da Esenin a Majakowsky, sono figure ed esprimono atteggiamenti poetici così di– versi dall'immagine del militante di partito? Perché nonstante che il co– munismo non manchi di avventura, di eroismo, di ;otta collettiva, non ha mai raggiunto l'epica e non ha mai tra– sceso, nelle sue manifestazioni poetiche, il punto terminale della crisi della poe– tica occidentale? Noi crediamo che la ragione ultima di questo sia nel fatto che marxismo e decadentismo sono fenomeni di una me. desima realtà e <!ioé del momento in cui la coscienza europea raggiunge la negazione totale della sua storia e di ciò che la trascende. Il marxismo è in sostanza la metafisica del nichilismo: dal niente il tutto: dal male il bene: dalla negazione l'affermazione. Solo di– struggendo si costruisce: solo negando si afferma: solo annientando si crea. Da un tale titanismo che altro può nascere se non la « conscience ma– lhoreuse »? Il comunismo non potrà mai esprime– re eroi positivi nell'arte, anche se ne ha espresso nella vita. Si vive e si muore per motivi che non si possono ricon– durre ad una filosofia: ma quando si deve fare poesia, allora il mondo delle idee, dell'acquisto razionale che si ma– nifesta negli atteggiamenti conoscitivi, in breve appunto il segno sotto cui l'uomo si appresta a conoscere, questo rivela tutto il suo peso. Certo, un marxista non accetterà mai questa interpretazione dd marxismo. In 26 bibliotecaginobianco Italia poi è di moda l'interpretazione del marxismo come razionalismo: cioé è di moda affermare ia continuità, per usare termini loro, tra la cultura bor– ghese e quella comunista. Ciò a nostro avviso significa non solo non intendere ma persino diminuire il marxismo. Il razionalismo borghese fi– nisce nell'empirismo e nella riduzione della verità a verità banale. Che cosa di pii\ razionalista e borghe– se che l'empirismo di John Stuart Mill, di Dewey e di Lord Russe!? La filosofia tedesca sia nel filone Hegel-Marx che m quello Kierke– gaard-Heidegger che in Nietzsche ha espresso problemi molto più alti e forti. Il marxismo è anche come filosofia una rottura totale con il razionalismo anglo-francese. Una posizione dialettica non è una posizione razionalista per– ché include in se la negazione del prin– cipio di contraddizione e quindi la not– te della ragione. Non a caso Hegel in– tendeva in realtà interpretare e sosti– tuire a un tempo la ragione e la fede, il razionalismo ed il Cristianesimo. A chi parte dalla identificazione tra razionalismo e marxismo e vede nel marxismo la forma più completa di razionalismo, il rapporto tra comuni– smo e decadentismo appare non spie– gabile se non in termini di aberrazione (è consueto alle posizioni razionaliste spiegare i fatti con il ricorso all'irrazio– nale.....). Così, nel singolare dibattito aperto da l'« Unità » sui cattolici e -la censura e che si è risolto poi in un dibattito di estetica e di politica marxista, (a cui l'«Unità» ha continuato a porre pa– teticamente il vecchio titolo) è pro– prio chi ha chiaramente affermato la natura razionalista del marxismo, Alberto Asor Rosa, a scandalizzarsi maggiormente del rapporto tra marxi– smo e decadentismo. D'altro lato sono i suoi obiettori, cioè i difensori del decadentismo quale espressione di arte rivoluzionaria che sono pci indotti a mettere massimamen. te in luce il momento negativo del marxismo. « Sesso, noia, amarezza, denuncia ecc. appaiono come una delle spie attraverso cui possiamo guardare più a fondo nella realtà italiana di oggi: per trasformar– la, certo, per modificarne le strutture e il costume». (Bruno Sacchetti, «Unità» del 7 marzo). II rapporto tra rivoluzione e deca– dentismo non poteva essere più chiara– mente espresso. Ora in realtà la posizione del Sac– chetti non ha in se alcun motivo di in– teresse: essa non pone alcun problema nuovo. In essa non si ha quel livello critico, quella dialettica tra opinione e realtà che è la matrice della conoscenza della verità; che invece si può riscon– trare nella posizione dell'Asor Rosa. Per– chè I' Asor Rosa è dinanzi alla contrad– dizione tra ciò che il marxismo pretende di essere e ciò che veramente è: e niente e più rivelatore di questa contraddizione interna al marxismo che il suo insepa– rabile rapporto con il decadentismo. Se il marxismo è una filosofia positiva, per– ché non genera un'arte positiva? Nel corso del dibattito Elio Festa ha citato un testo di Gramsci: « Si deve parlare di lotta per una nuova cultura, che non può non essere intimamente le– gata ad una nuova intuizione della vi– ta, fino a che essa diventi un nuovo mo– do di sentire e di vedere la realtà quindi un mondo intimamente connaturato con gli artisti possibili » e con le « ope:re J'arte possibile». Esiste dunque un rapporto tra filosofia

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