Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961

b L'offensiva anticomunista del prof. CARMELO OTTAVIANO direttore dell'Istituto Universitario di Magistero di Catania Nella prima parte dell'articolo, pubblicata sul n. 9 della Rivista, il Professore Ottaviano ha trattato di alcuni elementi che devono conside– rarsi essenziali al fi,ne di costituire una valida piattaforma di impegno anticomunista. Tali elementi Egli li ha identifi– cati nella necessità che si addivenga ad una revisione critica di alcun'. presupposti essenziali della ideologia liberale, che sino ad oggi sono stati considerati base intoccabile delle istituzioni che governano il « mondo La libertà del singolo poggia su una condizione ineliminabile: essa non può sussistere senza una base economica. Se infatti i mezzi di sussistenza del singolo, - che pur deve mangiare, ve– stirsi, abitare in una casa, provvedere alla propria cultura e all'estrinsecazione della sua personalità attraverso le sue convinzioni religiose, filosofiche e poli– tiche per mezzo della propaganda, del– la stampa, ecc., - fossero nelle mani di altri cittadini o dello Stato, fa sua li– bertà resterebbe un vano nome, anzi una beffa atroce. Perché egli sia li– bero, deve vivere; e come può vivere, se i mezzi della sua sussistenza sono in mano altrui? Di conseguenza è artifi– ciosa ogni separazione del problema eco– nomico dal problema politico: la poli– tica avulsa dall'economia si svuota di ogni contenuto concreto e si riduce a una vana spoglia. II A questo punto è facile vedere l'er– rore in cui reciprocamente incorrono il Liberalismo puro da una parte e il Socialcomunismo d:11l'altra. La concezione liberale, nata dall'indi. vidualisrno protestantico nel terreno più specificamente religioso, estasasi al cam– po culturale e sociale con l'Illuminismo -· sviluppo di motivi sorti nel Rina– scimento - e sopratutto con la Fisio– crazia, vittoriosa nel terreno concreto con la Rivoluzione Francese, venne sempre più determinandosi come trion– fo dell'individuo nella piena e libera esplicazione di tutte le sue attività so- Lo STATO ~vaginobianco libero », quale il valore che quella ideologia attribuisce al concetto di « maggioranza numerica » e le con– seguenze negative che l'applicazione di tale concetto esercitano nella sfe– ra dell'individuo, il cui principio de– ve considerarsi come il supremo dei valori, « al quale la maggioranza numerica non ha di conseguenza al– cun diritto legittimo di imporre la sua volontà, salvo ovviamente il ca– so in cui egli dia spontaneamente il suo consenso >. ciali, economiche, politiche. Nell'ambi– to politico essa trovò la sua realizzazio– ne nel regime elettoralistico-parlamen– tare, per opera del quale lo Stato assun– se sempre più l'aspetto e la funzione di un organismo burocratico, mero regi– stratore della volontà collettiva o gene– rale, ente pressocché del tutto agnostico sulle vicende concrete e sulle finalità ul– time del complesso sociale. Una siffatta carenza dello Stato lasciò in pratica l'individuo debole in balìa del più forte e astuto, mentre il criterio illimitato della supremazia della maggioranza rese privi di efficacia i valori qualitativi, sommergendo lo spirito sotto il peso massiccio della quantità numerica, cioè della materia. Il postulato equalitario soggiacente alla concezione liberale dava così i suoi funesti frutti, al tempo stesso che la figlia, la dottrina socialcomuni– stica, si rivoltava contro •la madre e la perseguitava come sua acerrima nemica. E nemica era per un certo aspetto, per la proclamazione del diritto dell'indivi– duo migliore (perché più abile) a domi– nare sugli altri economicamente in base ai diritti di un'individualità sfrenata e violenta, lanciata all'accaparramento delle ricchezze; ma madre, e madre re– sponsabile era anche, poiché alla vio– lenza dell'individuo era ovvio che si op– ponesse, in base allo stesso principio equalitario, la potenza della massa pog– giante su una forza immane, la forza del numero. Strana tragedia interiore del Liberalismo, per cui allo storico sagace e al teorico penetrante si impone l'obbligo di figgere a fondo l'occhio alla ricerca dell'errore annidato nel presupposto del sistema, e fonte dell'er– rore opposto. Né occorre una eccessiva fatica per individuarlo: poiché il Liberalismo, pro. clamando il diritto di ogni individuo ad un posto sociale proporzionato ai suoi meriti, coglieva nel segno, ma peccava gravemente contro la giustizia lasciando all'individuo ste5so una libertà illimi– tata nel far valere i suoi diritti, cioè in pratica nell'esagerare le sue pretese a dànno degli altri individui. Cioè, il Li– beralismo errava nel non tener conto del « diritto alla vita » che tutti gli in– dividui hanno, nel rendere impossibile ogni azione equilibratrice o mediatri– ce dello Stato, nel riprodurre in altri termini attraverso la libera concorrenza economica le stesse condizioni della vita selvaggia e primitiva dell'umanità. Partito da premesse ottimistiche, esso finiva così paradossalmente per colpa del suo astrattismo aprioristico nelle conse– guenze estreme del pessimismo puro (Hobbes): lo stesso errore che soggiace alla tesi sui diritti illimitati della mag– gioranza. Nella medesima violazione della giu– stizia, se pur per .il motivo opposto, in– corre la dottrina social-comunistica. Il livellamento assoluto degli individui implica una ferrea disciplina del lavoro, che divide la società comunistica in un immane organismo burocratico, costi– tuito da due grandi classi, i sorveglianti oppressori che non lavorano, e i sorve– glia.ti oppressi costretti al lavoro. Così attraverso una feroce dittatura della po– lizia, o della classe dei guerrieri, come osservava Aristotele contro Platone, ogni libertà naufraga, la personalità dei singoli scompare, e l'ingiustizia econo– mica lamentata contro il regime bor– ghese risorge in proporzioni infinita– mente maggiori. In altri termini, alla società capitali– stica si sostituisce un'altra società ca– pitalistica, con la sola differenza di un cambio delle persone fisiche che costi– tuirebbero i beati possidentes, masche– rati ora sotto le spoglie di capi dello 9

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