Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

b tellettuali che simpatizzano tutti per i partiti di sinistra, come Cassola, Calvi– no, Bassani, Mila, Bobbio, Muscetta, Pan~eri, Antonicelli, Venturi ... A questo punto il lettore che ci ha seguiti si domanderà se la conclusione a cui siamo pervenuti è quella di soste– nere che tutto ciò che esprime l'attuale vita culturale torinese sia da rifiutare. Non saremo certamente noi a sostene– re una simile tesi settaria e faziosa. Ad altri questo compito. Quello che ci preme rilevare, invece, è che questo è un panorama grigio, u– niforme, che non tollera contrasti e di– scussioni, che non sopporta critiche. E poiché la mancanza di dialogo e l'incomprensione sono i veri nemici della cultura intesa come vivezza ed ansia creativa, il rimprovero che muo– viamo a questo ambiente ufficiale è quello di essersi posto su di un piede– stallo d'immunità e pretendere di pon– tificare su qualsiasi argomento, pensan- do aprioristicamente di avere sempre ragione. Cosi che questi intellettuali, che ~1 n– chiamano di continuo all'intelligenza di un però il vero significato banno da tempo dimenticato, con il loro atteg– giamento moralistico e antistorico non servono certamente la causa della cul– tura ma soltanto di quella fazione che s'identifica con il partito comunista. GIAMPAOLO MARTELLI '' Diario romano~~ Crediamo che la caratteristica dell'in– tellettuale « radicale», l'elemento di– stintivo dell'uomo di cultura della « si– nistra democratica », sia la cattiveria. Una cattiveria che nasce dalla consa– pevolezza della propria impotenza, del– la propria incapacità a persuadere, a condurre la polemica, la battaglia con gli avversari sul piano delle idee. A ben vedere il radicale, infatti, nono– stante i suoi atteggiamenti da cattedra– tico, da studioso, da ricercatore ed a– mante del dialogo, del civico dibattito tra assertori di principi diversi, è un profondo dispregiatore delle idee, è un fautore dei metodi di violenza, di ag– gressione morale verso tutti coloro che rifiutano i dogmi del democratismo laicista. La società sognata da questo tipo di intellettuale è un organismo o– ligarchico in cui gli anticonformisti, gli insofferenti delle paratie stagne, im– poste per soffocare l'intelligenza, siano rinchiusi in un immenso lazzaretto, sia– no divisi dagli uomini « per bene >> da un cordone sanitario che eviti ogni « contagio » spirituale ed assicuri il più integrale quietismo, il più assoluto im– mobilismo. Si sfoglino i giornali radicali e si constaterà che è impossibile trovare an– che un solo articolo in cui prendono in considerazione le idee degli avver– sari senza ricorrere agli insulti ed alle calunnie. La carica di livore, di odio mostrata verso la Chiesa, verso i cat– •olici coraggiosi e coerenti stupisce ed addolora ed è la prova del male, del disorientamento che possono provocare le parole di chi, non avendo argomenti più pacati e penetranti, non avendo te– ~i più convenienti, usa le offese e le. insinuazioni come normali armi di lot– ta politica. Sono anni che assistiamo Lo STATO inobianco ad una campagna di odio scatenata dall'intellettuale « libero pensatore » contro i cattolici, contro il clero, con– tro i settori della cultura che si dimo– strano impermeabili ad ogni invito al capovolgimento, ad ogni velleità sov– vertitrice. Il ragionamento sembra es– sersi definitivamente ritirato per lascia– re il campo all'intimidazione e si ba l'impressione che non si sappia più va– lutare e distinguere il lecito da quello che non lo è, l'autentica espressione di cultura da ciò che è solo segno di cat– tivo gusto. E questa spietata forma di tirannia viene esercitata avvalendosi dei formidabili veicoli di persuasione, dei colossali strumenti di egemonia offerti' dalle trasmissioni radiofoniche e televi– sive, dai grandi organi di stampa, dal– le più importanti e potenti case editrici. Cosi, in Italia, sono i radicali a fare ed a disfare le mode intellettuali; sono i radicali a produrre il buono ed il cattivo tempo nella letteratura, ad im– porre i miti, a rendere facile il succes– so o a provocare l'insuccesso. I radica– li sono « i padroni del vapore » della cultura italiana. I radicali, che si at– teggiar.o a tutori del costume nazio– nale, '1.ànno dato vita al più ignobile dei rnonopoli : quello che vuole eser– citare YJolenza sulle coscienze. In questo stato di cose, con una oli– garchia che si è impadronita di tutte le centrali di informazione e di orga– nizzazione culturale, che esercita la sua quotidiana pressione sull'intelligenza, che ·opprime sotto la congiura del si– lenzio tutti gli scrittori non allineati, la libertà ha perduto ogni sostegno spi– rituale e si è invilita al punto di dive– nire mero argomento di tribuni. Non ci si deve meravigliare, perciò, quando si assiste alle grandi man·ovre miranti alla rivalutazione di uomini che per le loro non eccelse doti erano stati tra– scurati o del tutto dimenticati. E' il caso dell'autore dell'ormai sta– gionato « Beli'Antonio ))' Vitaliano Brancati, che Sandro De Feo con il compiacente e determinante ausilio del– l'editore Bompiani, ha tirato fuori dal dimenticatoio. Ma la mobilitazione dei grossi critici e scrittori amici non sem– bra sia riuscita a muover 0'.1,olto le ac– que anche perché queste note branca– tiane, raccolte sotto il titolo di « Diario romano))' non offrono alcunché di nuo– vo, ma sono anzi la conferma di quel che dicevamo all'inizio a proposito del– le « predisposizioni )) spirituali dell'in– tellettuale radicale o liberale-progressi– sta, come si preferisce chiamarlo. Vitaliano Brancati : un cuore inaridi– to, un animo in preda al rancore. E' tremendamente triste scrivere questo di un uorno scomparso. Avremmo preferi– to non parlare più di questo scrittore. Ma c'è stato qualcuno che ha ritenuto opportuno riproporlo come «moralista)), invitare gli anziani a leggerlo di nuo– vo e additarlo ai giovani come un e– sempio da seguire. Già, dopo la morte, si era voluto da– re alle stampe un romanzo che fu pre– sentato quasi come il testamento spiri– tuale di Brancati: « Paolo il caldo>>. L'opera fu, però, accolta male dalla critica che rilevò, oltre all'incompiutez– za della forma, la monotona insistenza sui temi della sessualità deviata. Ed oggi ecco questo « Diario romano >> : pagine tenute insieme da un pesante cinismo e dalla frenetica voglia di irri– clere e di colpire la verità nei suoi a– spetti più nobili e raccolti. Brancati fu un individualista ad ol– tranza ed invano cercò anche in questo,. 27'

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=