Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

Si osservino attentamente i risultati dei primi anni di gestione del settore « invalidità e vecchiaia » dei coltivatori diretti e degli artigiani: siamo di fron– te ad un pauroso deficit provocato non da cattiva amministrazione ma da er– ronea impostazione tecnica del servizio sul quale grava, decisamente dimostra– ta l'accusa di demagogia politica. Non si vuole evidentemente prote– stare in questo modo per l'estensione della pensione di invalidità e vecchiaia a queste categorie così importanti e co– si numerose di lavoratori autonomi e di piccoli operatori economici, che co– stituiscono uno dei caposaldi della stes– sa economia del paese, solo si vuole osservare che allo stesso risultato si poteva arrivare in modo sano da un punto di vista economico chiamando in maniera più adeguata la responsabili– tà delle categorie interessate. Così come deve essere fatto e con ur– genza per livellare le prestazioni per le categorie classiche del nostro sistema previdenziale per le quali finalmente occorre svolgere una seria politica ca– ratterizzata da una più precisa giusti– zia distributiva. A conferma di quanto andavamo di– cendo nell'ultimo articolo, appare chia– ro anche da queste conclusioni, che il problema da risolvere per equilibrare il nostro sistema previdenziale non è quello etico. Si tratta invece di un problema di struttura del nostro stato democratico : l'equilibrio tra diritti e doveri di tutti i cittadini deve essere raggiunto anche riguardo alla previdenza sociale. Attraverso di essa infatti si può co11 tribuire a costruire una chiara coscien– za democratica come a dar vita ad una società di cannibali. Si tratta evidentemente di scegliere avendo chiaramente presente che il ri– sultato ultimo è quello di sopravvive– re in una più ordinata società interna– zionale o di essere travolti da colorn che hanno dato vita a strutture civili. FINE (I primi tre articoli sul tema sono sta– ti pubblicati nei numeri 2 del 31-12-60 e 3-6-1961). Qualificazione professionale Le recenti statistiche emanate dagli organi responsabili sull'andamento del– la disoccupazione in Italia, hanno su– scitato una miriade di polemiche per la discordanza delle cifre e delle per– centuali, anche in rapporto alle varie situazioni regionali. Un dato di fatto comunque è certo ed è stato ulterior– mente ribadito, all'infuori della minore o maggiore capacità di assorbimento che l'attuale contingenza economica e produttiva avrebbe rivelato: vale a di– re che la grande massa delle forze di lavoro tuttora disoccupate è costituita da elementi non qualificati. E' eviden– te quindi che il cosiddetto « obbligo sociale » di una vasta e capillare azio– ne di addestramento e di preparazione professionale, non è stato ancora ot– temperato e che siamo purtroppo lon– tani dalla sua definizione. Di recente il Ministero del Lavoro, preoccupato di una situazione che si trascina da anni e che ha oltretutto causato uno sperpero notevole di de– naro pubblico in iniziative non coordi– nate, più a carattere assistenziale che di effettiva ed organica bonifica (vedi cantieri di lavoro, corsi per disoccupa– ti e via dicendo), ha incaricato una Commissione, composta di esperti deìl;: .22 bibliotecaginobianco materia e di rappresentanti delle cate– gorie interessate, di approfondire tutti i lati del problema per una razionale soluzione. La Commissione, a quanto ci risulta, è ormai prossima alle con– clusioni e sarebbe questo il primo caso in Italia che una istituzione del genere abbia raggiunto in breve tempo i suoi obbiettivi non preoccupandosi sover– chiamente delle... perdite di gettoni! Ciò devesi forse al fatto che a presie– derla è stato chiamato l'on. Rapelli che ha impresso ai lavori una notevole di– namicità, servendosi anche della sua lunga esperienza nel settore dell'adde– stramento professionale, la quale tra l'altro oflre anche la garanzia di un sereno ed obbiettivo giudizio. Possiamo anticipare ai nostri lettori quelle che saranno le linee generali che la Commissione Consultiva per il riordinamento legislativo ed ammini– strativo delle attività addestrative sug– gerirà al Ministero del Lavoro, nella speranza che finalmente si ponga ma– no in maniera concreta e risolutiva a questo canceroso aspetto della vita na– zionale. L'urgenza di un immediato riordi– n::imento della mater-ia è stata ampia– mente sottoline:ita dalla Commissione la quale è stata del parere che occ@rre esaminare soprattutto, nel quadro delle– lcggi, dei mezzi e delle strutture esi– stenti, come convenga e sia possibile operare, sia sul piano amministrativo e finanziario, sia sul piano organizzati– vo, per corrispondere nel migliore dei modi alle esigenze della formazione professionale, non soltanto attuali ma anche dell'immediato futuro. A tal fine– è stato parere unanime che una effica– ce programmazione potrà svolgersi da un minimo di tre ad un massimo di cinque anni anche se, in conseguenza alle disponibilità del Fondo per l' Ad– destramento Professionale, la program– mazione pluriennale dovrà articolarsi ed attuarsi in specifiche progr:immazio– ni annue. Ma una programmazione del genere– dev'essere tutt'altro che utopica e per· tanto occorrerà studiare e preventivare: nella maniera più esatta possibile quali e quanti lavoratori dei vari mestieri e– professioni potranno essere assorbiti nelle singole branche di attività econo– miche; occorre cioè individuare tutti gli elementi che possano rendere il giu– dizi0 i,l più realistico possibile. Tra questi la Commissione avrebbe scelt le rilev.azioni statistiche che il Ministe-

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