Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

Stato e Previdenza Quello della assistenza e previdenza è un problema di struttura, che tocca direttamente la sfera delicata dell'equili– brio tra diritti e doveri di tutti i cittadini IV I precedenti articoli c1 sono serviti per esaminare, uno per uno, i proble– mi più importanti che devono essere affrontati e risolti se si vuole giungere con una certa sollecitudine ad elimina– re, od almeno a ridurre e controllare, i grandi mali che affliggono il sistema previdenziale del nostro paese. A conclusione, devono essere delinea- - - t~ in questo ultimo articolo alcune pro– spettive concrete che sin da ora è pos– sibile individuare e valutarle alla luce di quanto sino ad ora siamo andati esponendo. La pesantezza del regime finanziario della previdenza sociale è certo che andrà via via aumentando: l'ingresso di sempre nuove categorie di cittadini nel sistema ed il moltiplicarsi delle ri– chieste di prestazione complicheranno in misura notevole i problemi di na– tura economica. Ad essi si cercherà di porre riparo presentando in parlamento il disegno di legge per l'unificazione dell'esazio– ne dei contributi previdenziali. C'è da augurarsi che questo disegno di legge venga approvato sollecitamente .dalla Camera e dal Senato e che presto pos– sa entrare in vigore. Non tanto perché esso sia risolutivo dei mali economico– finanziari della Previdenza Sociale, quanto perché le disposizioni in esso contenute costituiranno uno strumento utilhsimo per porre ordine e per rea– lizzare, di conseguenza, utili economie di gestione delle quali, anche gli os– servatori più superficiali, potranno con– statare la concreta importanza. E' evidente però che non è questo il mezzo per equilibrare i costi di ge– stione dell'intero sistema e per predi– sporre un avvenire più tranquillo sia dal punto di vista interno che da quel– lo dei rapporti tra Previdenza e siste– ma economico generale del paese. Lo STATO bio110 ecaginobianco Il problema si sposta a questo punto Previdenza, in quale misura e attra– verso quale strumento deve essere af– frontato sollecitamente per eliminare la attuale confusione ed evitare che un mezzo di giustizia sociale e di redi– stribuzione della ricchezza, quale è la previdenza sociale, si trasformi in un pericolo gravissimo non solo per l'at– tuazione dei fini istituzionali ma addi– rittura per l'equilibrio economico del paese. Maggiore importanza acquista que– sta osservazione se si riflette un mo– mento al fatto che questo equilibrio economico generale è condizionato dai grossi problemi conseguenti allo svi– lupparsi dei diversi organismi sovrana– zionali ed alla concorrenza internazio– nale che alcuni di questi organismi (MEC - EFT A) sollecitano in misura esaltata. La previdenza ed il costo dei suoi servizi sono l'elemento di grande im– portanza al fine della conquista di po– sizioni economiche di preminenza sul piano internazionale, solo che il suo peso non sostituisca un ostacolo insupe– rabile per intraprendere la concorrenza di cui si è parlato. Il problema si sposta a questo punto dal piano strettamente economico a quello che ha i suoi presupposti nella essenza stessa della previdenza sociale. E' evidente infatti, che l'equilibrio dei costi è in stretta dipendenza coll'equi– librio dei servizi. Un dimensionamento di problemi e– conomici della previdenza sociale può infatti maggiorarsi solo attraverso un chiarimento dei fini ultimi che questo servizio deve soddisfare. La « libertà del bisogno » reclamata dalla Carta di San Francisco va concretamente inter– pretata e dimensionata in modo da sta– bilire quali sono i bisogni che devono sociale essere soddisfatti e da chi deve prov– vedersi alla loro soddisfazione. E' certo infatti che i bisogni soM complementari all'uomo e che si esten– dono in maniera direttamente propor– zionale all'estendersi delle sue conqui– ste sul piano del progresso umano e sociale. Si tratta quindi, non suoni irs– nia l'affermazione, di compilare una lista dei bisogni e di discriminare in essa quanto debba essere soddisfatto <daipubblici poteri attraverso l'impegno unitario della comunità e quanto inve– ce debba essere lasciato al senso di re– sponsabilità individuale ed al potere di iniziativa di ogni singolo cittadino. E' attraverso questa discriminazione che possono individuarsi i bisogni che hanno un preminente carattere sociale e collaborativo che pertanto chiamano lo Stato a soddisfarli attraverso l'orga– nizzazione di servizi strettamente fi– nalizzati. I problemi dei costi sono evidente– mente conseguenti, cosi come lo sono ulteriormente i problemi della riparti– zione degli oneri. Non si vuole introdurre in questo modo nella previdenza sociale un gret– to calcolo economicistico, nè trasmet– terle in una tavola logaritmica : nessuno disconosce i fini umani che essa è in via primaria chiamata a raggiungere. Ma uno Stato non può camminare a « ruota libera » ed ha il dovere di es– sere preciso, nei confronti dei suoi am– ministrati, riguardo ai sacrifici che de– vono essere sopportati e, soprattutto, riguardo l'equilibrio che deve essere raggiunto tra oneri e benefici lucrati. I problemi di carattere organizzativo acquistano a questo punto, impostato in questa maniera il discorso di fondo, una grande importanza solo ed in quanto legati al fine principale della ricerca dell'equilibrio generale dell'in– tero sistema. In questa sede però non è possibile esimerci dal sottolineare il grave peri– colo al quale giorno per giorno si va incontro per avere adottato il criterio, che non ha ancora fondamenti tecnici, di consentire l'ingresso di nuove cate– gorie non come conseguenza di un pia– no preordinato ma a soddisfacimento delle pressioni esercitate in via politica ed in base ad un calcolo politico mera– mente utilitaristico. 21

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