Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

ove alta solo / Cresce l'infamia e l'abo– minazione! / ... Tessiam, vecchia Ger– mania, il lenzuol funebre / tuo, che di tre makdiz.ion s'ordì. /- Tessiam tes– siam, tessiamo ». Questi versi, estratti dal « Lied » di Heine, che appaiono qui nella traduzione italiana di Giosuè Carducci) sono più che sufficienti a dare ai nostri lettori un'idea ben chiara di cosa significasse essere amici di Heine. Ma su Heine, lo stesso Engels - il « cervello di ricambio» di Karl Marx - scriveva esplicitamente nel 1844: « ... Heinrich Heine, il maggiore dei poeti tedeschi viventi, si è unito alle nostre file ... ». Così, come nei migliori romanzi gial– li, il cerchio si chiude: Rothschild, Heine, Marx. Sono gli uomini che stan– no dietro le quinte della rivoluzione quarantottesca, che ad essa hanno for– nito i testi e la borsa. Forse così il quarantotto appar.e un po' meno roman– tico, meno eroico. Ma, purtroppo, questa è la realtà storica. Diciamo « purtrop– po », perché il fenomeno quarantotte– sco riveste una importanza fondamen– tale nella storia dell'unità d'Italia. Nel quarantotto - più che nelle fasi rivo– luzionarie precedenti, egualmente pro– vocate da ambienti analoghi, agenti dietro le quinte - l'Italia compiva il primo serio tentativo di trovare la sua unità; ciò che riuscirà compiutamente dodici anni dopo. Ma proprio questa coincidenza di periodi e di avvenimenti confondeva fra loro i motivi unitari e i motivi giacobini,. e l'unità stessa ve– niva compiuta in guisa tale che i se– condi finivano per prevalere sui primi. In questo modo, la legittima aspira– zione alla unificazione della penisola di– ventava soltanto un giuoco nelle mani di ambienti che agivano secondo di– segni e interessi più vasti. Ma forse, la colpa maggiore era proprio di quegli italiani in buona fede che credevano di giovare egualmente alla loro causa en– trando nella scia di avvenimenti oscuri, che tormentavano il mondo fino dal secolo precedente. Era la pericolosa il– lusione di chi pensava di fare l'Italia con le idee e con il denaro di ambienti stranieri e cosmopoliti. Purtroppo, le conseguenze .di questo errore di valuta– zione hanno pesato molte volte, in for– ma massiccia, sulla storia degli ultimi decenni, sulla storia di questo primo centenario dell'Italia unita che proprio oggi si va celebrando. Bibliografia: H. COSTON, « Les /inanciers qui mènent le mond,e », Ed. La Li-brai.rie Française, .Paris - « Lectures françaises » - Rev,ue men– suel, Paris - M. E. RAVAGE, « Grandeur et Décadence de la Maison Rothschild », Ed. Albin Miche], Paris - iK. MARX, F. iEN– GELS,« Sull'arte e la letteratura», Ed. Uni– versale economica, Milano ·_ I. BALLA, « I Rothschild », Ed. Treves, Milano. UN'INCHIESTA SULLE BIBLIOTECHE ITALIANE Gli analfabeti si istruiscono con i libri comunisti Una parte considerevole di colpa se in Italia esiste il terribile problema del semianalfabetismo oltre quello de!l'anal– fabetismo, va senza dubbio alla cattiva organizzazione delle biblioteche italia– ne, che dal punto di vista dell'utilità pubblica sono tra le peggiori del mondo. Dietro questo duro ed amaro com– mento si può snodare tutto un lungo discorso, che affonda le sue radici ai primi anni del Risorgimento. Al tempo della legge Casati per la scuola era pre– visto anche un riordinamento delle bi– blioteche di Stato, con contributi a quel– le private. Con la morte di Casati, l'av– vento della sinistra al potere, queste disposizioni rimasero lettera morta. La riforma Gentile e prima ancora le iniziative di Croce, ripresero in consi- 30 bibliotecaginobianco derazione questo grave problema, che in molti casi venne avviato a risoluzione. Ma nel dopoguerra, quando anche la cultura italiana cominciò a diventare un fatto di massa, ci si accorse sempre più che le biblioteche non erano suffi– cienti, sopratutto quelle in seno alle va– rie facoltà universitarie. Gli studenti troppo spesso dispongono di un .<alo vo– lume, da ripartire fra diverse centinaia. Questo solo volume quasi sempre è in prestito presso uno studen'te che, in vir– tù della possibilità di rinnovo ogni quindici giorni lo può tenere per tutta la durata del corso. Anche la più piccola università ame– ricana o tedesca, oppure francese ed inglese, possiede fortissimi cataloghi, di facile consultazione, accessibili svelta- mente. Invece da noi l'altro grave pro– blema delle biblioteche pubbliche oppure di facoltà, è quello della distribuzione. Per avere un libro in prestito bisogna fare trafile lunghissime che qualche volta si prolungano anche per dei giorni. Spesso per avere un'opera è necessaria la firma di un certo docente. Se questo docente è in viaggio i problemi da su– perare sono incredibili. Inutile dire che questa burocrazia arreca gravi danni agli studenti. • Ma prima di parlare più diffusamente dello stato in cui · si trovano le biblio– teche maggiori italiane, di come ammi– nistrano tutto un patrimonio vastissimo e rarissimo, di libri antichi, di codici miniati e di edizioni originali bellissi– me, vorremmo far presente altri fatti a livello inferiore e non per questo meno importanti. Lo stato di semianalfabetismo nel quale versano interi paesi, specialmente del sud, è frutto appunto di una man– cata istituzione di biblioteche. Quando invece le biblioteche esistono, spesso per il sacrificio disinteressato di cittadini privati, manca la buona volontà di fare amare i libri da parte degli organi della Pubblica istruzione. C'è il totale disin– 'teresse a far apprezzare buone opere a gente che in fondo non chiederebbe di meglio. In certi paesi dell'Ovest della Fran– cia, sottosviluppati e poco popolati, con percentuali altissime di alcolizzati, sono stati istituiti anni fa dei centri librari a spese del Governo. Del libro si è fatta reclame, come si potrebbe fare per un buon film. L'esperimento è riu– scito in pieno, sotto tutti i punti di vista, ed ha risolto oltre al problema di offrire una informazione culturale a gente che dall'età di dieci anni non aveva più avvicinato un libro, altri pro– blemi di ordine squisitamente sociolo– gico e di sanità pubblica. In Italia no.n si è sentita questa ne– cessità. Quando un paese possiede una piccola biblioteca comunale è già una grande fortuna; ma queste piccole bi– blioteche comunali generalmente metto– no a disposizione libri scadenti, molti per ragazzi e romanzetti rosa. L'importanza di portare la cultura nei piccoli centri la hanno capita bene i comunisti, che hanno istituito bibliote– che anche in molti piccoli paesi. Attrae verso queste biblioteche riescono ad av– vicinare persone che altrimenti rimar– rebbero lontane dalla sfera della loro in– fiuenza. Una indagine seria sulla capil– lare organizzazione libraria comunista non è stata mai fatta. Ma si calcola dhe

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