Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

! ~ ! ~ ~ ~ ~ ~ ~ ! l ~ ~ l ! Una "Discussione,, che non è tale «La Discu.ssione», organo ufficiale della DC, parla di' noi come persona «che qualcuno suole con– siderare stimabile per doti morali, intellettuali e culturali». Ringraziamo tanto questo qualcuno, che poi l'articolista cerca di dissuadere a perseverare in tale errore. « Prestigiatore, goffo, puerile, isolato, squallido, fantasioso » sono invece i predicati che. secondo « La Dis-cussione », si convengono al nostro soggetto. Lasciamo gli aspetti volgari della cosa! Noi affermiamo che la dottrina poutica della partitocrazia è la sovranità popolare, nel senso che tale regime pone a fondamento necessario e suffi– ciente della legittimità d'i una legge e di un governo il fatto che legge e governo siano espressione della volontà popolare, di cui il partito è l'espressione istituzionale. Il partito, in quanto espressione della volontà popoiare, può tutto e nessun dJiritto ha nei suoi confronti la coscienza del cittadino, elettore od detto. • «Esprimere il proprio parere sui doveri e sui sa– crifici che gli vengo,no imposti: non essere costretto ad obbedire senza essere stato ascoltato: ecco due diritti ,del cittadino, che trovano nella democrazia, come indica il suo nome stesso, la loro espressione·». Questa è la sostanza della democrazia, quale la de– finisce Pio XII nel radiomessaggio del 1944. E' ben chiaro che nulla esi'ste qui di quella mitica ridu– zione dello Stato . al corpo elettorale e del corpo elettorale ai partiti che è la nostra attuale cosli'– tuzione politica. Pe; il Papa, il diritto democratico del popolo non consiste nel fatto che la sua volontà sia il prin– cipio dJi legittimità ed il partito il depositario di essa. Tutt'altro: ,democrazia consiste nell'elezione da parte del popolo di legislatori atti a legiferare. << Qualsiasi corpo legislativo deve ra,ccogliere nel suo seno una eletta di uomini:, s'f)'tritualmente eminenti e di fermo carattere, che si considerino come i rap– pr-esentanti dell'intero popolo e non già come i man– datari di una folla, ai cui particolari interessi spesso sono purtroppo sacrificati i veri bisogni e le vere esigenze del bene comune». Ecco il dilemma: la vera o la falsa democrazia: quella fondata sul diritto dert cittadini a partecipare alla gestione del potere in ragione dell'eguaglianza e della libertà degli uomini: o quella fondata sul mito della volontà popolare quale fondamento della legittimità del potere. E' chiara che la falsa democrazia è contraria ai postulati di libertà e di eguaglianza della vera. In quel caso, gli onesti disertano la politica ed « altri vengono ad occupare il loro po,sto per far dell'atti– vità politica l'arena della loro ambizione, una corsa ai guadagni per se stessi, per la loro casta o la loro classe, mentre la caccia agli interessi particoTari fa perdere di vista e mette in pericolo il vero bene comune». «Una sana democrazia sarà risolutamente con– traria a quella corruzione che attribuisce alla legi– slazione dello Stato un potere senza freni né limiti e che fa anohe del regime democratico, nonostante le contrarie, ma vane apparenze, un puro e sem– plice sistema di assolutismo ». I 00 Queste parole di Pio XII sono di diciiassette ami/i fa: eppure sembrano descrivere la realtà di oggi. L'organo della DC ha rifiutato il terreno delia di– scussione (nonostante il suo nome) ed ha prl!-ferito semplice,mente l'offesa. E' una strada vecchia e semplice: ma è in ultima analisi la via della rinuncia e della confusione. Moro e la Base Sull'ultimo numero· di <<Politica», Galloni sostiene che. solo la Base può dare a Moro un decisivo « contributo critico ». Indubbiamente qualcosa si muove nel mondo delle correnti democratiche di centro-sinistra. Potremmo dire quale ci sembra il senso gene– rale di questo movimento: esso tende ad avvicinare la « Base » all'on. Moro, nel senso che l'o-ri. Moro si avvicina sempre di più alle posizioni: ideologiche della «Base» (l'unica corrente DC ad avere una ideologia politica e non soltanto dei mementi dot– trinali o delle esperienze tattiche) e la << Base » ac– cetta gradualmente la leadership-politica dell'ono– revole Moro, collocandolo al posto sinora provviso– riamente occupato ( ed in evidente posizione di in– feriorità) dall'on. Sullo. L'on. Fanfani si ridurrebbe sempre più a funzioni « decorative » di copertura, al riparo della « convergenza » o di qualche altro am– menicolo del genere. I «dorotei», come le stelle di Cronin, starebbero a guardare: in cambio verrebbero accontentati con le disp-on'ibilità delle posizioni di ministro, sotto la guardia vigile dell'on. Fanfani, riducendosi così gradualmente al rango di notabili (chi la fa l'aspetti). L'on. Andreotti ha invece nel gioco carte migliori, perché può sostenere un certo dibattito ideologico con la sinistra, senza mai rompere i termini effet– tivi del patto politico d.c. L'on. La Pira darebbe alla nuova politica quel tanto di calore bianco pseudo– carismatico che occorre per avere un gioco· 'interno alla coscienza dei cattolici. In sostanza, i termini della evoluzione politica della DC possono essere espressi a nostro avviso così: a) decadenza del governo, ridotto a «luogo di potere» ed a stanza di compensazione per il tacito avvallo doroteo nel partito; b) preminenza del partito di tutte le posizioni aventi ·un significato ideologico (la «Base» e Moro in primo luogo) sulle mere posizioni di potere; e) eliminazione aperta di tutte le posizioni in– compatibili con l'ideologia politica dominante. Non è detto che a questa politica interna così ardita corrisponda un'altrettanta ardita politica esterna. Oseremmo anzi dire che i rapporti tra la segreteria DC e l'on. Nenni diventeranno meno fa– cili quanto più Moro e <<laBase» controlleranno la DC. Oggi la questione del PSI è ancora oggetto di dibattito interno ed è per le correnU DC di sinistra uno strumento politico: ma domani, raggiunta la egemonia, esse vorranno riconoscere ad una nuova ed epurata DC le funzioni che essi oggi ricono– scono al PSI. Fantasie queste nostre? No: semplici rilevazioni di un movimento in corso che, come ogni movi– mento, tende verso un fine e modifica nel suo farsi se stesso e 'la situazione che lo circonda. l ---------------------------.-..---------------·-·-·---·-·-·-·---------------···---·-·-·-------·---·-·--- 16 bibl1.otecaginobianco

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