Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

Il Comunismo nell'Europa Occidentale Avvenimenti di carattere internazio– nale più che problemi sociali di caratte– re interno alle varie nazioni, hanno negli ultimi tempi causato mutamenti nella tattica e negli scopi dei partiti comunisti dell'Europa occidentale. Un discor o a sé meriterebbe il partito co– munista italiano, il quale come è ben noto, a differenza degli altri partiti co– munisti che in Europa hanno progres– sivamente perduto voti ed influenza ha non solo acquistato lentamente ma co– stantemente nuovi suffragi elettorali, ma sopratutto è riuscito ad egemonizzare la vita culturale. e la dialettica politica nel nostro Paese. Il tema riguarda pe– rò un problema più vasto la cui spiega– zione è uno degli scopi della rivista. Al di fuori dell'Italia però, il comu– nismo non ha trovato condizioni così favorevoli e pur non cessando di costi– tuire una pericolosa quinta colonna del– l'Unione Sovietica non è in grado di insidiare le strutture politiche degli sta– ti europei. Ma è importante rilevare che le cause che hanno impedito a questi partiti di affermarsi in Europa Occidentale esclusa l'Italia, non sono di ordine economico e sociale ma prin– cipalmente di ordine etico e civile. In Francia dove il comunismo rap– presentava il partito numericamente più torte non solo nel paese ma in Europ~, la crisi più profonda cominciò con il contrasto determinatosi fra gli stessi co– munisti su problemi di interesse nazio– nale fra coloro che non intendevano far dipendere la loro linea politica dagli esclusivi interessi di Mosca e quelli che iuvece non erano che supini esecutori degli ordini del Cremlino. Già nel '39- '4(1 si ebbero i primi profondi contrasti tra coloro che accettarono il patto Stalin– Hitler per la spartizione della Polonia e quelli che a tale trattato, palesemente diretto contro la Francia, non volevano sottostare. Durante la guerra l'accordo fu rista– bilito ed i comunisti sfruttando a fondo l'odio contro i tedeschi riuscirono a far presa anche su ampi strati della piccola 12 bibliotecaginobianco Nei paesi liberi del m Italia, la forza ideologici e politici nostro continente, come del resto comunista si fonda su motivi e non già su motivi protestatarii borghesia e fra gli intellettuali. Ma da allora, la politica comunista francese diretta dal più ossequiente esecutore degli ordini di Mosca, Thorez, venne sempre più a trovarsi in contrasto con gli interessi della Francia. Nel 1953 dopo la resa di ùien-Bien-Fhu, i co– munisti francesi, nell'intento di sfrut– tare lo scoraggiamento nazionale e il ptrm'anente stato di crisi della quarta repubblica lanciarono una poderosa of– fc:nsiva sul piano sindacale. La paralisi delle poste, delle ferrovie e di altri ser– vizi pubblici dimostrò il grave pericolo in cui si trovava la Francia e nonostan– t~ che proprio in quegli anni il Paese attraversasse uno dei periodi di mag– gior sviluppo economico molti comuni– sti ebbero la sensazione che gli eventi ormai maturavano in loro favore. Ma la reazione nazionale del Paese di fronte alla guerra d'Algeria e di fronte ai proditori e crudeli mezzi usati dal FLN, pose in crisi il moto espansivo del comunismo, Oggi, benché la Francia abbia rallentato il ritmo di espansione economica, benché molti im– piegati e salariati fissi continuano a vivere con lo stipendio di otto anni fa, benché la guerra inghiotta enormi ric– chezze, senza parlare dei gravi sacri– fici di vite umane, l'asse politico fran– cese si è spostato sempre più verso de– stra. Nel recente referendum sull'Al– geria gli stessi comunisti francesi hanno ammesso che almeno un milione di elettori un tempo fedeli del PCF gli hanno votato contro. Perché allora ci si potrebbe chiedere, la politica demo– cratica della sinistra francese dei Mol– let e dei Mendés France non riuscì in quello che finora forse è stato il mi– gliore successo di De Gaulle? La ragia- ne: è sem 1 1licissima: perché il generale ha fatto appello a sentimenti etici: al sentimento della civiltà occidentale, al– l'amor patrio ed al dovere civico dei francesi, e non agli stinti miti dell'uti•• litarismo materialista della sinistra eu– ropea. L'esempio della Francia a tutti ben noto del resto deve ritenersi partico– larmente importante poiché per la pri– ma volta una legittima autorità nel rispetto della libertà politica, è riuscita ad arginare e sconfiggere un poderoso partito comunista. Tuttavia non meno istruttivi da un punto di vista politico e sociale gli svi- • luppi del comunismo in alcuni paesi europei dove esso rappresenta una mi– noranza relativamente piccola. In questi paesi il comunismo non per ragioni storiche: o perché assorbito e trasformato già per tempo dal rifor– mismo utilitarista di tipo laburista (In– ghilterra e Paesi Scandinavi) o perché sopraffatto con la violenza da regimi si sviluppò in grande partito di massa dittatoriali (Germania, Austria, Spagna ecc.) senza poi potersi ricostituire du– rante la seconda guerra mondiale nei movimenti di resistenza, come invece accadde in Francia ed in Italia. Tralasciando l'Inghilterra e la Ger– mania Occidentale (qui proibito perché antidemocratico e perciò contrario alla costituzione), dove i gruppi comunisti assolvono principalmente funzioni di spionaggio a favore dell'Unione Sovie– tica, è estremamente interessante notare come e dove il comunismo faccia pre– sa in quei paesi europei economicamen– te molto progrediti. In Olanda ad esempio (come anche nel confinante Belgio) l'occasione mi-

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