Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

TEATRO miche ideologiche e quindi politiche, sono le prime vittime di un serrato sistema di pre·ssione imp-0ssibile da contrastare con qualohè vago risen– timento. Critica e maleducazione Se Visconti è «il primo regista ita– liano », come mai ha scelto un la– voro riconosciuto più che mediocre dallo stesso Ridenti? E' forse diven– tato ìmprovmsamente cretino? E' risultato assai evidente che i motiv1 erano ben altri, ma l'autorevole cri– tico se ne disinteressa. E così si ar– riva al fondo si'a dal punto di vista artistico, sia dt quello etico e della educazione civile. Un espertissimo uomo di teatro come Lucio Ridenti ha aperto per due volte consecutive la sua rivista con no_te ccmtrassegnate da una buona dose d'amarezza. Questo sen– timento è stato provocato in lui da attori, registi ed autori fra i più in– censati dalla ·critica, ma che con i loro atteggiamenti lo hanno deluso. Naturalmente si tratta di una de– lusione del tutto contingente, perché egli stesso si preoccupa nel mede– simo tempo di elogiare le persone prese di mira, attribuendo ad esse glorie e meriti senz'altro eccessivi. Questa ambiguità è praticamente al centro di un'antica questione, sem– pre esistita, ma che negli ultimi tem– pi si è fatta quantomai delicata, e che è•il momento di affrontare sen– za complessi: la res,ponsabilità della critica. Lucio Ridenti ,h;a avuto innanzi tutto parole di riprovazione per Vit– torio Gassman - definito comunque « uno dei mtgliari attori italiani della nuova generazione » - peirché dopo il clamoroso fiasco di « un mar– ziano a Roma » ha stupidamente denunciato oscure manovre fomen– tate dall'invidia per il suo « teatro popolare», alias l'enorme tendone da circo che per tanto. tempo ha deturpato uno dei più bei giardini di R-0ma e che adesso offende il senso estetico dei milanesi. Nell'ultimo numero di «Dramma», poi, Ridenti redarguisce con molta asprezza Visconti - gratificandolo comunque del titolo di << primo re– gista italiano » - per il gesto scur– rile rivolto a'gli s,pettatori che fi– schiarono la prima rappresentazio– ne dell'« Arialda », ed in una pic– cola nota a margine prende malizio– samente in giro Patroni Griffi per la sua abituale presunzione, quando invece la commedia « Anima nera », nonostante tutto il battag,e pubbli- 30 bibliotecaginobianco citario, è risultata in coda nella statistica degli incassi. Dopo aver scritto le sue eleganti e sempre autorevoli parole ·di disap– punto, assai probwbìlmente Lucio Ridenti ha creduto di poter dormire sonni tranquilli, con la buona co– scienza di aver spezzato un'ennesi– ma, proficua lancia della sua lunga carriera tutta spesa per il Teatro. Questa facile soddisfazoine critica, però, è forse più pericolosa e contro– producente di un aperto con-senso. Se oggi la scena italiana è tanto in basso - e Ridenti se ne duole _ la colpa non è soltanto degli amibientì appositamente organizzati per la propaganda di certe ideologie e di certi prodotti culturali, ma anohe dei critici « equilibrati » e « di bucm gusto » per definizione come Riden– ti, che, per rimanere superiori in nome dell'arte al mondo delle pole- CINEMA E' dunque necessario che alla cri– tica vengano imputate le sue gravi responsabilità, affinché chi può in– tendere si svegli e concepisca chia– ramente tutti i propri compiti, sen– za paure e senza compromessi. Al– trimenti i gesti da trivio tracèiati nell'aria da Visconti per dbfendere a·deguatamente le porcherie che rap,presenta, le rodomontate di Gassman per giustificare un'impre– sa degna di ridicolo e non di attri– buti popolar-culturali, diventeranno la squallida regola del teatro ita– liano. FAUSTO GIANFRANCEscm Michelangelo Antonioni e <~Lanotte» « La notte», l'ultimo film di Miche– langelo Antoniani, è la storia di due •solitudini, meglio, la «cronaca» di due solitudini. Giovanni Pontano, uno scrit– tore giovane, ai primi successi, e sua moglie Lidia: due persone che la vita di tutti i giorni distacca fatalmente, due isole in un mondo di isole segnate dalla noia. E' il succo di tutta la 'tema– tica del regista emiliano, partito come « neorealista borghese » accanto al « neo– realista popolare » Rossellini, e appro– dato, attraverso risultati quanto mai discontinui ma tutti contrassegnati dal– la patente dell'ambizione e della coe– renza, a un'opera per tanti versi si– gnificativa. Come per un vasto settore della let– teratura contemporanea, anche per An– tonioni la cronaca ha sostituito la sto– ria, la registrazione degli attimi insi– gnificanti ha preso il luogo della « can– zone di gesta », il diagramma delle percezioni il posto del carattere; ma nel suo ultimo film la vicenda esile, il continuo e inutile inseguirsi di due ·per-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=