Lo Stato - anno II - n. 5 - 20 febbraio 1961

Burocrazia • lll Il processo di sclerosi nella burocrazia italiana è tanto avanzato che solo pronti e radicali provvedimenti po– tranno impedire la inorte di un organismo essenziale al funzionamento delle istituzioni Le recenti agitazioni degli statali han– no riproposto all'attenzione dell'opinio– ne pubblica i termini di un problema che sembra voler diventare cronico e che influisce negativamente e con peso deter– minante, su tutto l'ingranaggio econo– mico e sociale del Paese. A periodi più o meno· ricorrenti, le categorie dei di– pendenti pubblici, singolarmente o uni– tamente, danno luogo a manifestazioni sindacali che spesso si risolvono in scio– peri di notevole serietà e che, il più ddle volte, si rivelano controproducen– ti ai fini di una valorizzazione e di una esatta interpretazione di quelle che sono rivendicazioni più che giustificate. Ed ogni qualvolta queste categorie • si pongono in agitazione, si rinnova la polemica sulla questione del diritto di sciopero per .gli statali, stornando su diverso obbiettivo la reale sostanza di una situazione che non trova ancora, dopo anni di tentativi, di studi e sopra– tutto di promesse, una soluzione logica e soddisfacente. Il problema del diritto di sciopero è troppo serio e delicato per parlarne con la estrema, anche se voluta, superficia– lità dei gazzettieri delle sinistre, o per sottacerlo come attualmente fanno gli « esperti » confederali. Ma è il caso di rilevare che se i sindacati' hanno un tor– to, è quello di scambiare troppo spesso e troppo volentieri lo Stato per un co– mune datore di lavoro sul quale eser– citare pressioni più o meno consentite, per ottenere il massimo possibile. Lo Stato non è un'azienda e come tale non può agire e comportarsi. Non può ad esempio avvalersi. delle armi concesse alle organizzazioni sindacali. Se una azienda ritiene . ingiustificato uno sciopero, può ricorrere alle armi sindacali, non diciamo alla serrata - ché ancor oggi si discute se essa può ritenersi umanamente, giuridicamente e socialmente valida come contrapposto Lo STATO bibliotecaginobianco allo sciopero - ma può rivolgersi agli UPL, allo stesso Ministero del Lavoro, può tentare il ricorso ad un collegio arbitrale e via dicendo. Mentre lo Stato non può che tentare la via della persua– sione con i risultati che ben conosciamo. Ma lo Stato non è una azienda anche e sopratutto perché la sua gestione amministrativa non vive alla giornata e non può procedere a qualsiasi tipo di investimento di denaro, anche se desti– nato a miglioramenti salariali, a secon– da del caso contingente. Il suo bilancio è preventivato ed egli non può agire se non entro i limiti concessigli, di an– no in anno, dal Parlamento senza pos– sibilità di deroghe a meno di non ri– correre alle leggi speciali. Le quali leg– gi, tra l'altro, devono indicare la co– pertura, che, quasi sempre si traduce in nuove imposte: l'equazione entrate straordinarie, imposte straordinarie è troppo ricorrente, almeno in talune for– mule governative •troppo sensibili alle suggestioni demagogiche, per doverla illustrare. Lo Stato quindi ha una ben delimita– ta possibilità economica entro la quale é compresa la spesa occorrente per il suo personale. Lottare preché gli sti– pendi ed i salari vengano migliorati, può essere giustificato qualora si tenda a far sì che in sede preventiva si pro– ceda ad una organica sistemazione; di– venta invece inammissibile, se non ille– gale, in ogni altro caso, poiché diviene un'azione di forza contro lo Stato stes– se. Ma lo Stato a volte è stato debole. Preso alla gola per la convergenza di tutti i sindacati, o sollecitato da qual– cuno di essi ad apparire permeato di malintesa « socialità »; ha ceduto. Con l'edificante risultato di aver liceizzata una prassi a detrimento di altri settori se non di tutta la collettività. Torneremo pm analiticamente su questo problema che, comunque, non sfacelo muta la sostanza delle cose, anzi ne è in diretta dipendenza; poiché è ovvio che una soddisfacente sistemazione di tutto il personale statale, e dal punto di vista economico e dal punto di vista normativo, eviterebbe pressoché total– mente il ricorso ad un rapporto di forza. E la sostanza è di una gravità ecce– zionale, di fronte la quale la politica <lello struzzo che sembra voler informa– re l'azione del Governo in questo deli– cat1ss1mo settore, si dimostra quanto mai pericolosa e suscettibile di impre– vedibili sviluppi. Tutto l'ingranaggio della burocrazia statale è colpito da un cancro che si ·di– rama come le tallofite in tutti i settori di attività pubblica, senza che questa possa dall'esterno attingere nuova linfa , itale. Quando oltre duecentomila di– pendenti pubblici hanno uno stipendio al disotto delle 50 mila lire mensili, quando .oltre il 50% di impiegati e fun– zionari dello Stato non raggiunge le 6f1 mila, ed il restante varia in misura tale che soltanto gli altissimi gradn, raggiunti a prezzo di sacrifici più che rilevanti, possono ambire a superare la retribuzione di un tornitore specializza– to, allora quals.iasi discussione sulla li– ceità o meno di una azione sindacale o sulla problematica di bilancio, divie– ne puro bizantinismo ed aggrava la sof– focante pesantezza della situazione sen- •za offrire possibili vie d'uscita. Il problema dei minimi retributivi è senza dubbio un ·problema base, sopra– tutto dal punto di vista umano e socia– le, ma, nei confronti di quello che po– trebbe definirsi il prestigio di uno Sta– to moderno e democratico, non è il so– lo ed è concatenato ad altri di pari, se non più rilevante entità. In questi ul– timi anni ad esempio si stanno verifi– cando dei fenomeni che, invece di es– sere ~diati ed esaminati con la cura e l'attenzione che meritano, vengono tra– scurati se non addirittura negati. Pri– mo tra tutti la defezione a taluni tipi di concorso per carriere statali. Che vi siano oggi ruoli della carriera statale vacanti per un notevole numero di posti potrebbe sembrare paradossale, in un'epoca in cui la caccia all'impiego stabile ed allo stipendio fisso è divenu- 21

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