Lo Stato - anno II - n. 4 - 10 febbraio 1961

Questa la premessa teorica della « di– stensione». Krusciov, d'un lampo, · in– tuì, con bertoldesca saggezza, i vantag– gi per l'Unione Sovietica di una poli– tica ,condotta in parallelo con la Gran Bretagna. J\/ on altrettanto fulminea– men te la capirono gli Scepilov e gli Zu– kov e il resto del gruppo anti-partito. Ma appena, Krusciov ebbe le mani libe– re (e Dio sa, quanto fu aiutato a libe– rarsene dalla II Internazionale Sociali– sta i cui legami con il Kremlino sono molto più stretti di quanto non finga di smentire Saragat, nonostante certi suoi viaggi in Russia), la «distensione» e.<plose, la « coesistenza pacifica» vi terme dietro ed, oggi, ne vediamo le conseguenze: da Cuba al Congo, dalle insidie al Mercato Comune alla sztua– zzone di Berlino ovest. In pochi anni, il Comunismo inter– nazionale ha progredito tanto quanto neanche Stalin poté mai sogfl:are nel delirio ideologico più parossistico. Ora, l'Occidente è alle . corde, ma per som– ma ventura se n'è accorto e, soprattutto, per merito di un giovane della nostra generazione, l'ha gridato alto con quel tanto di virile timore che sublima il ~oraggzo. « Noi - ha detto Kennedy - nel nostro emblema, abbiamo un'aquila che stringe un fascio di saette e un ra– moscello d'ulivo. Contiamo di adope– rare entrambi ». Le vestali paciose del nostro centro-sinistra si sono subito get– tate a mettere l'accento sul ramoscello d'ulivo, cioé nel « non colpo ferire ». Noi, chiaramente, mettiamo l'accento sul fascio di saette. Non crediamo che vi possa essere trattativa con il Comuni– smo internazionale. Per sua natura, esso è · basato sul!'esclusivismo di potere (la . dittatura di classe), sulla contaminazio– ne politica per svuotare dal di dentro ogni intesa, anche la più settoriale quan– do fosse divergente dai suoi obiettivi; e, soprattutto, sulla sopraffazione dia– lettica, ch'è il dogma cardinale di tutta la sua concezione ontologica. Si può dire, come, infatti, si dice, che tutto il filoso/ are marxista non può non cedere ài fronte alla necessità di non morire per sterminio atomico. Esatto, è l'uni– ca circostanza che li trattenga ancora. E si vuole, dunque, eliminarla con il disarmo universale e integrale? Quan– do fossimo ridotti a dover adoperare soltanto i pugni ( mezzo bellico natura– le, come le corna, le zanne, il fetore e il morso), dovremmo ricordarci quello che ha scritto Lenin sulla bellezza ago– nistica della complessione fisica del pro– letariato, nerboruto per diuturna fatica, lunga consuetudine con i disagi e spar– umità di costumi; contro la mollezza cerebraloide del borghese, la flaccidità dell'aristocratico e, perché no?, la pavi– dità del socialdemocratico prossimo al « redde rationem » ideologico ai « com– pagni» di un tempo. Che cosa ci ha salvato, finora, dalla guerra? Gli arsenali: sono così colmi e così micidiali da aver scoraggiato chiun– que dal tentare di usarne il contenuto. Ct·rto è una spesa che potrebbe altri– menti essere destinata. Sciocchezze. Il prezzo di una pace simile non è mai troppo alto. Noi affermiamo, senza compiacenti ipocrisie pacifistiche, che se la spesa bellica dovesse raggiungere il 90 per cento del reddito nazionale, se essa preserva · dalla . guerra atomica, va sopportata con giuliva serenità. Quando si dice che l'allargamento del « club atomico » porterebbe ad aumen– tare i pericoli di guerra si dice un'altra sciocche.zza. I « grandi blocchi» si sono costituiti soprattutto perché le spese di guerra, da cinquant'anni a questa par– te, sono diventate insopportabili per le singole nazioni. Ebbene, l'atomica mis– silizzata, arma alla portata persino del– !' Albania o della Danimarca, ha un po– tere disruttivo a dissuadere chiunque, pe1 forte che fosse, dal molestare chi la possiede. L'effetto che ne discende è u,; ritorno ad individualità nazionali tanto più pacifiche e autonome quanto più protette. Bisogna, dunque, allarga– re il numero di coloro che possono di– sporre di armamenti atomici. Più i pos– sibili conflitti sono distruttivi e totali– tariamente deflagrabili, tanto maggiore sarà la paura dei popoli e dei loro reg– gitori. E' la psicosi del diluvio universale che dobbiamo diffondere: unico, im– menso, ineluttabile. Solo allora vedremo gli Uomini co– minciare a costruirsi le navicelle della pace. E, forse, quel giorno, nella paurù rc-ciproca e nella livellata sfiducia, ri– scopriremo l'Amore. Ma prima dobbiamo giungere a far– à, l'un l'altro, un'immensa Pietà. Fisco e socialità Non sono stati molti i commenti su– gli inasprimenti fiscali decisi di recente dal Governo, anche se il malumore da essi suscitato è stato notevole ed ha in– vestito larghi str_ati del!'opinione pub– blica. E' difficile, infatti, trattare questa materia in un Paese come il nostro, nel quale, per Le larghissime funizioni che lo Stato si è assunte, la pubblica ammi– nistrazione ha bisogno di reperire mez– zi finanziari in crescente misura, in cui la sperequazione fiscale è tuttora un fenomeno di notevolissima rilevanza, in cui, ad onor del vero, è sempre più ne- Lo STATO bibliotecaginobianco cessario ridurre privilegi ingiustificati ed attuare una miglior giustizia sociale. Imperniandosi, generalmente, ogni di– scussione in materia di tributi attorno a criteri di giustizia distributiva degli oneri, il discorso non è mai molto age– vole. Quali sono te categorie. più fortu– nate e quali meno, quali sono le spese eccessive e superflue e quali non lo so– no, quali sono i consumi più popolari e quali, anche se larghi, non debbono es– sere ritenuti tali, quale è il sistema del– l'accertamento, quale è il •sistema del– /' esa:àone: tutti quesiti ai quali si va ri- petendo ormai da troppi anni che si vorrebbe trovare una risposta e che sembrano destinati a rimanerne senza ancora per .un pezzo. Così, non ci pare di doverci metter a disputare sul!'opportunità o meno di rincarare le tasse ai cacciatori, o agli amatori della musica in dischi o su nastri magnetici, o ai frequentatori degli esercizi pubblici di maggior richiamo, anche perché sarebbe facile obiettare che, dopo tutto, conviene il sacrificio di costo– ro per risparmiarne uno maggiore, ad esempio, alle mamme che debbono com- 7

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