Lo Stato - anno II - n. 4 - 10 febbraio 1961

LA SETTIMANA 01 tre le Giunte A1.entre scriviamo, i responsabil( DC hanno concluso anche pet· Genova il pateracchio con il PSI; a Firenze sono sul punto di concluderlo e muovono i fili dei «fedelissimi» di Palermo, Agri– gento e Trapani per forzare « a sini– stra » le decisioni che il Comitato Re– gionale DC della Sicilia dovrà prendere circa i futuri orientamenti politici del governo dell'isola. Ai casi sopra citati di collusione fra DC e PSI si devono aggiungere quelli che si sono verificàti in altre decine di comuni, niente affatto ,irrilevanti; in provincie controllate da dirigenti stret– tamente legati a Piazza del Ges'ù o al– leati della direzione. Nel numero 3 della rivista - avevamo sottolineato la sostanziale inconsistenza della autodifesa, a sfondo amministra– tivo, tentata dall'on. Moro per masche-. 1 are il reale significato della scelta po– litica da lui operata dopo il 6 di No– vembre. La strategia e la tattica seguite dallo on. lvforo nell'attuare i suoi piani, con– I ermano in pieno i nostri giudizi, oltre a verificare la validità di quanto da noi scritto più di un anno fa su altra pub– blicazione. S'era .detto allora, fine del 1959 ed inizi del 1960, che l'on. Moro, resosi conto della difficoltà di superare fron– talmente le opposizioni che in seno alla DC e al mondo cattolico contrasta- ' vano l' « apertura a sinistra » da attuarsi direttamente sul piano politico, s'era deciso ad aggirare gli ostacoli attraverso una manovra « amministrativa ». Tale manovra doveva realizzare, nei piani dell'on. Moro, due obbiettivi di fondo: il primo, quello di attenuare, mi– nimizzando il significato politico di collusioni locali fra DC e PSI, la fortis– sima opposizione pregiudi.ziale a tali atti che da tempre s'era manifestata in amplissimi settori DC e del mondo cat– tolico, per motivi dottrinali prima anco– ra che poiitici. Il secondo di porre le premei7e psico– logiche e pratiche per una estensione graduale della collab01·azione DC-PSI Lo STATO bibliotecaginobianco dal terreno locale ed amministrativo al terreno politico. Sul piano tattico, la manovra doveva fare perno sull'impegno delle segreterie provinciali e regionali legate alla mag– gioranza che controlla la direzione, op– pure politicamente in accordo con essa; sfruttando la larga autonomia che lo statuto DC lascia agli organi provinciali in materia di politica amministrativa. Far muovere gli organi periferici per concretare la sua linea politica offriva all'on. Moro tre vantaggi: 1) poter dimostrare al partito e al mondo cattolico che la politica filo-so– cialista è il portato di una « spinta di base»; 2) coprire la manovra dt fondo del– la direzione dietro il paravento delle competenze statutarie degli organi pro– vinciali, una volta che la direzione avrebbe figurato prevalentemente come organo di registrazione della volontà di base, rispetto alle iniziative «autonome» di quelli; 3) fare scattare il meccanismo del ricatto elettorale nei confronti dei par– lamentari dei collegi compresi nelle zo– ne di competenza politica dei comitati provinciali « aperti a sinistra »; nel caso che gli stessi, in sede di gruppo, fossero stati tentati di opporsi alla collusione DC-PSI. Sino a questo momento i fatti hanno dato· ragione alla linea scelta dal!'ono– rsvole Moro. Secondo il suo disegno tattico, infat– ti, i comitati provinciali si sono mossi con l'intento di determinare, ovunque la cosa fosse possibile, la collusione tra DC e PSI. Così è stato per quelli di Mi– lano, Firenze, Avellino, Palèrmo, Calta nissetta, Lucca, L' Aquìia, Riéti, Sal.:rnrJ ed altri per le giunte comunali e pro– vinciali; rnentre, come detto all'inizio, i Comitati Provinciali Siciliani « di stretta osservanza » direzionale manovra– no per favorire l'apertura a sinistra in Sicilia. La direzione centrale ha « registrato.» tali fatti e se ne è servita pet· sottoli– neare la necusità, è stato detto, di te– nere conto di una realtà che sembra muovere da esigenze intrinseche alla si– tuazione politica generale del paese. Molti parlamentari, anche fra i « no– tabili», hanno attenuato la loro vecchia intransigenza anti-marxista, di fronte agli atteggiamenti assunti da quelli or– gani peri/ erici di partito che fra due anni potrebbero manovrare il meccani– smo delle candidature, oltre che un certo numero di voti preferenziali. Quanto poi al disegno strategico, t risultati sono stati per l' on. Moro an– cora più confortanti. E' facile ormai sentire dire in am– bienti di partito e non - che sino a ieri si erano distinti per La « grinta » con . La quale respingevano ogni più lontana ipotesi di collusione dei cattolici con i marxisti - che in fondo niente è com– promesso sino a quando la collabora– zione DC-PSI si limita ad alcune giunte comunali, anche se, diciamo noi, inte– ressa Centri come Milano, Firenze e Genova o entità politico-amministrative come la Regione Siciliana. Che una esperienza del genere è forse ben~ tentarla, soprattutto, si dice, quando in mano ai cattolici restano as– sessorati chiave quali quelli del!'assi– stenza della urbanistica ecc. Tutto questo era ciò che voleva_l'ono– revole Moro. Tale forma di << cedimento psico/ogico » spiana la strada al suo di– segno politico di fondo: giungere ad una collusione aperta fra DC e PSI a livello politico globale. Non t1i è dubbio, infatti, che gli- espe– rimenti «amministrativi» in atto o in potenza, non saranno turbati da nessun « eccesso >> per due ragioni: La prima, in quanto il PSI secondando in pieno i· disegni dell'on. Moro, niente farà per creare contrasti di rilievo con la DC, puntando ad eliminare ogni dubbio o resistenza che possa precludergli pregiu– dizialmente l'ingresso nel circuito di potere politico. Ed a questo proposito è sintomatico, ad esempio, che a Milano, in ordine al problema dell'amministra– zione provinciale, il PSI si sia mostrato più « malleabile » dei socia!democratici e dei repubblicani. La secònda, in quanto i responsabili 5

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