Lo Stato - anno II - n. 4 - 10 febbraio 1961

Tra questi ha avuto certamente parte rilevante l'on. Togliatti, cioè la persona che oggi, in ragion stessa della· sua carica, sembra più direttamente toc– cato dalla politica nenniana. Il processo ideologico inizia, come è noto, con il tentativo comunista di utilizzare gli istituti demo– cratici a fini rivoluzionari, tentativo teorizzato dal VII Congresso del Comintern con la tesi sulla << democrazia progressiva». A.nche allora l'on. To– gliatti fu il migliore espositore della nuova acqui– sizione ideologica. Il secondo momento di tale sviluppo ideologico è dato dall'esperienza jugoslava. Tale esperienza avrebbe dovuto offrire a prima vista più di un mo– mento interessante al massimalismo italiano: essa inseriva nel monolitismo dell'internazionalismo co– munista il principio nazionale in modo del tutto eretico e difforme per rispetto alla sintesi staliniana. Inoltre, esso introduceva nella tematica comu– nista il mptivo originariamente socialista della cooperativa, del socialismo dei produttori, dell'auto– governo aziendale. Tuttavia tale motivo suscitò degli echi prima nel mondo comunista (prima Cucchi e Magnani, poi Antonio Giolitti) molto più che nel mondo socialista. Il PSI fu molto restio ad accettarli, tanto esso aveva ormai acquisito come parte integrante dell'ideologia leninista, il principio della nazione guida. Esso poté includere nella sua ideologia l'esperimento jugoslavo soltanto quando fu la stessa Unione Sovietica ad af– ferma re i due nuovi principi della diversità delle vie nazionali e della via parlamentare al socialismo. Ambedue i due principi furono teorizzati dal– l'on. Togliatti, che giunge persino ad un grosso ten– tativo di mediazione tra l'eresia titoista e l'ortodossia sovietica, mediante la teoria del policentrismo. La teoria di più centri del movimento comunista inter– nazionale offriva una giustificazione all'emergenza ideologica e politica del comunismo cinese: tuttavia essa aveva conseguenze drammatiche che culmina– rono nell'ottobre polacco e nel novembre ungher·ese. Il policentrismo significava, per certi paesi, la fine del socialismo. La reazione sovietica è nota e condusse alla lotta contro il revisionismo, alla negazione di tutte le cons-eguenze politiche che si erano volute trarre dalle due formule, alla sconfessione degli svi– luppi ideologici compiuti sulla base di esse (primo di tutti il << polic,entrismo >> di Togliatti) ma non all'abbandono delle formule stesse. E' di qui che muove l'autonomismo dell'on. Nenni. L'autdnomismo parte dunque da ciò che il comu– nismo sovietico formalmente concede: cioè l'esisten– za di più vie nazionali al socialismo e la possibilità di una via «parlamentare» al socialismo. Tuttavia a questo punto ,esso compie un muta- 2 bibiotecaginobianco mento di prospettiva singolare ed attribuisce al par– tito socialista quelle posizioni che nell'ideologia leni– nista non possono non spettare al partito comunista. T,entiamo perciò questa definizione dell'autono– mismo: l'autonomismo è quella posizione politica che, accettando le posizioni ideologiche del partito com-unista dell'URSS come espresse dal XX e dal XXI congresso, ritiene che le prospettive della via parlamentare al socialismo e del riconoscimento delle peculiarità nazionali comportino la possibilità che, in un singolo paese, l'egemonia del processo rivolu– zionario, S'Ìa assunta non dal partito comunista ma da un'altra forza politica, nonostante la presenza di un partito comunista pur definendo come socialista il processo rivoluzionario in corso. La definizione che abbiamo data mostra com,e non siano assimilabili le posizioni .del PSI con quel– le della socialdemocrazia: mentre la socialdemocra– zia è definita essenzialmente, dopo il 17, dal rigetto ,del leninismo, il massimalismo parte dall' accettazio– ne del leninismo e dal tentativo di motivarsi com-e partito proprio in funzione dell'ideologia leninista. Sono i congressi del P.CUS a fornirgli i supporti ideologici fondamentali. E la polemica contro la scissione comunista di Livorno, è animata dalla tesi ardita che non il PCI, ma il PSI avrebbe dovuto essere il partito leninista italiano. E' qui la v,era natura d.el diverbio tra socialismo e comunismo italiano, un diverbio interno all'ideo– logia leninista ·ed al mondo comunista. Nenni ritiene che il PSI possa sostituire il PCI nella funzione guida nella via nazionale e parlamen– tare al socialismo: egli sostiene che le nuove teorie sulle vie nazionali e sulla via parlamentare, hanno dato retrospettivam-ente ragione ai massimalisti del '21 contro i comunisti, serrati contro Bordiga e Gram– sci: ,e che in realtà il più sicuro partito leninista, a cui i nuovi sviluppi teorici possono consentire tale riconoscimento, è il PSI e non il PCI. I comunisti, attraverso la sinistra del PSI, sono pronti ad obiettare all'on ..N•enni, che la sua politica corrisponde necessariam-ente ad un cedimento verso la social,democrazia. Qui l' on. Nenni ha buon gioco: perché egli può rispondere che i nuovi sviluppi teorici consentono una nuova valutazione della socialdemocrazia e che il BCUS ne ha dato l'esempio con l'appello del '56 alle socialdemocrazie. Egli può persino obiettare or– mai che le più dure lotte, semirivoluzionarie, con– dotte in paesi capitalistici -come il Giappone ed il Belgio, sono state guidate da partiti socialdemocratici. Il leninismo può e deve oggi egemonizzare la so– cialdemocrazia: e la politica dell' on. Nenni rappre– senta oggi un concreto Jentativo in tale s-enso. La cosa è tanto esa·ttache in realtà la politica del

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