Lo Stato - anno I - n. 2 - 31 dicembre 1960

LOSTATO 25 ARTE L' UPlM DI PICASSO E -LA·CENA DI DE CHIRICO I due vecchi maestri tentano · disper_atamente, di sfugg.ire alla realtà d'oggi • con angoscia, Alcuni grossi regali di Natale que– st'anno sono costituiti da « un [)e Chi– rico » o da « un Picasso». Due mostre di questi pittori - De Chirico a,l Cir– colo della Stampa e Picasso alla Gal– leria « Il Segno » -· stanno facendo, c:ome si dice nel gergo della borsa-qua– dri, un « buon mercato». Chi vt1ol re– ga.lare un milione ·o cinque milioni di 1. mili 1 f 1 ' f 1 1-ree non \ uo a,ro o non puo ar o, per certe convell!ienze, in danaro ·Jii– quido, può << investire la somma in uno di questi autori valutati su scala mon– diale, e regalare il quadro come fosse un « titolo» al portatore. Nella nostra società la funzione della pittura come ideale merce di scambio per disobbligarsi di un favore ricevuto o da ricevere sta diventando comune a tutti gli strati sociali e c'è l'autore che va bene per il medico valutato in « cen– tomila lire», c'è l'autore di cinquanta– mila lire che va bene per il professore del figlio di -fami,glia e c'è infine il di– segno da diecimila lire da portare al dcevimento degli amici verso cui non si hanno obblighi sostanziosi, in roto– lino annodato. L'arte come regalo non è un fatto d'oggi, solo che adesso, per l'espandersi del fenomeno (una specie di « artizzazione » come la « motoriz– zazione »), quella carica di omaggio al gusto della persona a cui si offriva la opera d'arte ~ diventata una carica uti– litaria, ed è sovente udi,re nelle_ galle– rie-mercato di Piazza di Spagna o Via riel Babuino una frase come q uesra in bocca all'acquirente che vuol fa.re il dono: « Vorrei un quadro smerciabile bib110 ecag n d CO m quattro e quattr'otto! Non posso re– gala-re i soldi, e allora ...». Ed il quadro smerciabile risponde ai nomi più richie– '-tÌ nel mercato: Bartolini o Omiccioli, Fantuzzi o Failla, Pirandello o Tam– buri e così di seguito. Ogni nome ha una oscillazione di prezzo, determinata spesso da .fatti as– sai estranei al gusto ed a.I valore effet– tivo del quadro. Intervengono elementi imprevedibili a far alzare una quota– zione finanziaria. Per esempio, in que- . - ste feste di f.ine d'anno c'è il caso di chi vuol offri.re un quadro di Mario .Mafoi. Questo pittore, la cui grandezza sem– brava ancorata nell'immobilismo della sua pittura romantica, ha scelto d'un tratto l'astrattismo, quasi· come una via di liberazione dall'impotenza a creare altre immagini sullo stesso motivo della sua « pittura romana». Un buon qua- ' dro de.I vecchio Mafai tocca in questi g1or.m ·il milione di lire; uno nuovo è solo tema di curiosità, di discussioni, di rimpianto per << l'altro pittoire » che non è più e che è il più ricercato, il vero, unico Mafai. E' stato, comunque, proprio il drammatico colpo di testa del pittore (perché un artista che cambia radicalmente « maniera » è un uomo che subisce un trauma, quando non è un giocoliere) a far triplicare il prezzo dei quadri del Mafai « prima maniera». Torniamo alle due mostre che hanno messo. spalla a spalla nella stessa città il maggiore pittore spagnolo ed il mag– giore pittore italiano viventi. Quel << maggiore » può irritare qualcuno che non crede nella grandezza di questi due artisti 1 quali hanno, ad ogni mo– do, una loro leggenda nel nostro se– colo, nel nostro gusto e che, volendo o non volendo, ci hanno imposto un c~rto modo di vedere il mondo. Le due mostre si sono aperte Io stes– se: pomeriggio. La sera a Palazzo Ma– rignoH gli amici di De Chirico, pre– sente il maestro, si sono riuniti in una cena di festeggiamento .. Nella Galleria di Via Capo Le Case l'organizzatore della mostra picassiana, assente il mae– stro, ha .riunito gli ammiratori per un aperitivo alla cena. Chi è andato da De Chirico, poiché l'ora era quasi la stes– sa, non è potuto andare nella Galleria dove Picasso c'era solo in spi.rito, e vi-. ceversa. La Roma artistica, quella sera, s'è così divisa in due partiti, il dechiri– chiano e il picassiano. De Chi,rico a cena è stato nella sua mi,gliore forma; fingeva di non ricono– scere le persone invitate;· era evidente quel suo modo di specchiarsi nel vuoto di fa-onte al pubblico come per dire che « il più bello» rimane lui (ed è que-– sta, a volte simpatica ed a volte anti– patica,_ una ·nota infantile nel pitt~re pur così scaltro); non volle rispondere agh auguri d'occasione generosa.mente e sentita:rriente presentati da Valerio Ma– riani. Fu il De Chirico ormai immu– tabile, capace persino di rodare un brut– tissimo quadro di un pittore ignoto. Di Picasso, quella sera, nessuno fiatò. Eppure sono due grandezze diverse ma con una radice di sentimento e di · istinto dal fittone comune. Per strade quasi opposte e. con temperamenti fi-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=