Lo Stato - anno I - n. 1 - 20 dicembre 1960

26 Lo Stato LETTERATURA JOYCE:UN FALSODEMIURGO La letteratura moderna ha la sua mi– tologia, complicata e taJvolta illogica come quella dell'antichità. Ha le sue di– vinità, numerose tanto da poter ripo– polare l'Olimpo. Sono dei impostisi al- 1' adorazione dei seguaci nell'atmosfera infuocata ed irruenta dell'Ottocento, nel clima d'impeto e assalto contro i vec– chi schemi ideali, contro le vecchie strut– ture poetiche; sono dei che indicano ai cultori della Musa altre vie da pe,rcor– rere, altre mete da raggiungere: vie e mete ritenute più rispondenti alle nuo– ve esigenze dell' ani•mo. EJ accanto agli dei, vi sono gli eroi. Anche nella definizione dell'eroe si sen– te l'inflrusso degli antichi canoni mito– logici. Chi sono gli eroi? Sono creature che si muovono nella sfera de11' eccezio– nale, che pensano e vivono secondo prin– cìpi che non possono informar-e l'esi• stenza della maggioranza degli uomini. Gli eroi della letteratura moderna sono coloro che, portando avanti ed, anzi, estremizzando la protesta ed il processo iniziatisi con i'l ripudio di ogni visione· trascendente della vita e dell'impegno re– ligioso del poeta-e del!' artista, sono giun– ti a negare la necessità del vincolo mo– rale e delle regole stilistiche. Queste costitu~scono l'esempio per quei pochi che sapranno rifiutarsi ad ogni autorità per seguiire i suggerimenti del pro– prio Io. I due più grandi er-oi della letteratu– ra moderna - veri e propri semidei - sono Marce! Proust e J ames Joyce. Con Marce! Proust è lo stesso con– cetto di realtà a subire un drastico ridi– mensionamento: l'umanità viene ridotta a mondanità, la parola si svilisce nel chiacchierio e nel pettegolezzo. La co– lossale opera proustiana, 1a sua « Recher– che du temps perdu », è soltanto l'ada– giarsi in una situazione di comodo; la ta,nto decanta,ta introspezione psicologi– ca è la registrazione di quei <lifetti e di quei vizi che sono presentati come i di– fetti ed i vizi dell'uomo, di tutti i tem– pi e di tutti i paesi, e non soltanto degli e~ponenti della nobiltà, dell'alta bOTghe– sia e della cultura che formavano il « raf– finato » mondo di Marcel Proust. Joyce, dal canto suo, fa appello a tut- bibliotecaginobianco te le tecniche e a tutti gli stili per com– porre un quadro grigio ed ossessivo del– l'animo umano. Nel,l' « U.lysses» Joyce raggiunge il suo scopo che, per dirla con il Praz, è quello di instaurare « l'epi– ca di ciò che è quotidiano», di presenta– re il contingente come l'unica cosa de– gna di essere presa in considerazione dallo scrittore. Il romanziere irlandese vuole dimo– strare di aver compreso la lezione del naturalismo e di aver scoperto ogni se– greto di questa scuola letteraria di fine ottocento. Ma nel procedere, egli rimane preso nell'ing,ranaggio e cade in un far– neticamento della concretezza che è il preludio di un caos interiore. E' il contrario di quanto avviene nei simbolisti che, per non rimanere ingan– nati ed abbagliati dall'apparenza delle cose, cercano nel sogno l'aspetto sublime <lella realtà. I1 sonno di Joyce, i sogni torbidi delle sue creature ,hanno nulla in comune co nil Sogno del poeta sim– bolista. Il Sogno per i simbolisti è il modo di accedere a inesplorate e pure .regioni dell'animo umano, è Jo stru– mento di liberazione dai legami della materia bruta, è il veicolo al sopranna– turale. Il Sogno per i simbolisti è l'ini– ziazione alfa vera, perfetta conoscenza. In Joyce, invece, il sonno è l'annulla– mento, mentre i sogni sono riflessi, il riconoscimento, la confessione di questo annuUaimento. Per Joyce si è parlato di cinismo. Si deve al cinismo joyciano - è stato spie– gato - se i personaggi vengono così ben delineati, se la fotografia deJ'anima dei personaggi ci appare così nitida, così espressiva e degna di profonda os– servazione. E' stato il cinismo - si so– stiene - a permettere all'autore di « Ulysses » di andare avanti senza ti– tubainze, senza scrupoli, nella presen– tazione di un panorama di squallo:re e di miseria morale. .Ma si tratta di cinismo o di dispera– z:one? di ~ini~mo o di qudla dispera– z10ne che e ev1<denteanche nella dispa– rata composizione di stili, nell'uso nihi– lista della parola che mai, come in Joy– ce, appare frantumata e consunta. Gli atti gratuiti, i pensieri e i discors,i osce- ni, le pose e le azioni dettate da bassa lussuria, i compiacimenti blasfemi, lo stesso delirio anticattolico, sono tutte prove indiscutibili di una intima disso– c1az10ne. Abbiamo parlato di delirio anticatto– lico, del suo pazzesco, assurdo, misere– vole tentativo di voler sporcare, infan– gare, lordare le verità di quella fede che era stata la sua Fede e che, poi, per es– sere stata irrazional•mente ripudiata co– stituisce un tormentoso, perenne senti– mento di colpa. Soltanto un superficiale può lasciarsi ingannare dalla maschera di c.inismo che ostenta quando, abban– donandosi ad un triste e squallido gio– co al quale, per primo, egli non orede, da vita a miscugli in cui teologia catto– lica, miti pagani, filosoifiia aristotelica, relatività einsteiniana ed erotismo, con– fluiscono indiscriminatamente. Masche– ra di cinismo che gli serve come scu– sante quando da via libera alle sue stra– ne elucubrazioni, alle sue irriveronti co– struzioni celebrali. Maschera di cinismo dietro la quale sempre si cela una sec– ca, buia disperazione . La traduzione italiana ddl' « Ulysses» ha visto la luce dopo molti ann idalla puibb'licazione dell'originale e delle tra– duzioni in varie lingue. Il merito del– l'iniziatirva spetta all'editore Mondadori che l'ha coraggiosamente patrocinata e ad Elio Vittorini che, come direttore della collana Nuova Medusa, ha riunito un agguerrito gruppo di studiosi e di esperti per procedere ad un lavoro di traduzione tanto delicato ed impegnati– vo. Merav,iglia, indubbiamente, che sia– no stati aspettati così lunghi anni per presentare ai .lettori italiani un'opera non poco significativa. Joyce ha eserci– tato un forte fascino - un tantino per– verso, per la ver,ità - tra i letterati ita– liani di diversa formazione e sensibilità Scrittori << raiffinati » come Cado Linati si sono cimentat,i nella traduzione del romanziere irlandese che, del resto, rie– sce a muovere la ouriosità ed a suscitare spirito di ricerca nei critici e sag,gisti delle nuove e nuovissime leve.

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