Fine secolo - 2-3 novembre 1985

uno e mezzo per cento in più o in meno: bastava ·quello a fare di una sconfitta clamorosa una quasi affermazione, con le conseguenze che ne potevano derivare per il refe– rendum. Dopo di che, oggi i Verdi esistono, e magari i più antiradicali diventano pentapartito. Ce ne fossero... <- Ma non così.·Ecco com1,mque: ùn altro caso in cui abbia– mo coinvolto tutti. E se fossimo davvero in democrazia, se io e Camiti avessimo potuto esprimerci al TG I, sareb– be passata l'astensione a furor di popolo. E guarda che cosa succede con la democrazia lottizzata che ha sostituito la monarchia alla Rai: che prima, se riu"– scivi ad arrivare a Bemabei, al sovrano, 20 milioni di ascoltatori li trovavi; oggi, anche quando riesci a costrin– gere i tenutari del bordello a· darti la tua fiche, sono poi gli impiegati e gli uscieri a bloccarti. Noi non ·intendiamo vivere di rimproveri e risentimenti contro la fisiologia partitocratica. Alla_Camera, per un anno abbiamo indicato la luna; e guardavano il dito: «eh, voi non votate». Ora non più. Potremmo al limite andare al governo e continuare a non vòtare. Da questa ·espe– rienza, oltre che da quella storia_ antica, può venire la quadratura del cèrchio fra Aventino e subalte_mità. Non è-per amore degli slogan che diciamo che è possibile l'im– possibile, non il possibile. Per la fame, sapevamo bene che saremmo dovuti passare anche attraverso il rischio dello sperpero per arrivare alla spesa ragionevole. Il pun– to è di legittimare il valore pratico della vita, di fa_memo– neta corrente, contro la valorizzaziòne della morte, l'idea della ·morte giusta, che può servire. La legge sulla fame, ora c'è, •e c'è Forte, e noi no~ l'abbiamo votata. Nelle elezioni, è stata grave la sconfitta, non importante la vittoria. A quel punto hai Craxi che accetta Cossiga. Cossiga è uomo al quale non si può voler male. Ma il modo, quell'elezione consociativa, è una pessima ipoteca sul settennato. Bisognava rischiare il meglio, per la presi– denza, Craxi non se l'è sentita. Camiti poi, sulla presi– denza della repubblica, ha dimostrato definitivamente la Da sùmtra a destra GicmumiNegri;Marco Panne°'a nel vuoto di . UD digiuno (foto Tano D'Amico); LeonardoSciascia (foto B. Carotenuto);e Pamella con l'ex radicale Eugenio Scalfari(foto Team EditorialService). propria incapacità; perchè ha sbagliato di due mesi· la data di nascita, e io sono sicuro che ce l'avremmo fatta a eleggerlo. E' un uomo laico, non è ricco, è arso di cristia– nesimo... Gente come De Benedet_ti r.J Scalfari pensa da anni al commissionamento della repubblica, e sono perciò èiesta- · bilizzatori: appena uno va bene gli danno addosso. Chia– mano alla coscienza del nero a causa del nero della loro coscienza. Noi dobbiamo dimostrare che la democrazia può fare non sanguinosamente quellò che si propone di fare il çommissionamento. Io sono dal '64 uninominali– sta, maggioritario a_ssoluto,antiproporzionalista, e oggi sempre più. Langer l'ha scritto sul Manifesto, in un arti– colo affettuoso, questo ci prepara una legge maggiorita– ria. In un certo senso è vero. Il problema è il diritto. Tutti sanno che i risultati eletto– rali dipendono dall'informazione. C'è una commissione di vigilanza i cui interventi sono costantemente violàti. Si dice che la legge non prevede sanzioni. Ma c'è una legge comune, e c'è in It_alia l'obbligo dell'azione penale di fronte a un fatto criminoso notorio, basta intendere che la violazione della legge è un fatto sovversivo.-Se io turbo la lioertà elettorale assaltando un seggio o distribuend.o alcoolici, sono .colpevole di sovversione esattamente come quando diffondo informazione falsa, che è il fine comune delle dittature e dei colpi di stato. A questa ma– gistratura per cui ogni reato è associativo, noi forniamo le prove,_in senso proprio, e non si vorrà negare che ci si siàno messi almeno in cinque a violare il diritto di cono– scere per deliberare. Si troverà prima o poi un pretore che li arresti - e magari sia spazzato via dopo. · , Il PR muore, viva il PR ... ·. Guarda, il Partito Radicale.sta morendo; e forse è il suo trionfo. Pasolini aveva messo in guardia dal giorno in cui gli inteÌlettuali .si sarebbero buttati sui diritti civili, e li avrebbero trasformati in dirittìcontro le minòranze, i di-. FINE SECOLO* SABATO 2/ DOMENICA 3 NOVEMBRE versi, che poi insieme sono in realtà la grande maggioran– za della società. Baget uria volta ha detto di noi che sia– mo una minoranza che rappresenta le grandi maggioran- . ze sociali. A questo·punto, è innaturale il proseguimento della vita del Partito, e non della sembianza, di una mar~· ie non dichiarata e senza neanche gli onori. Io so eh~ cosa devo fare da grande, e forsl! non lo farò mai, e forse rinuncerò a diventare grande. (Ti voglio dire dell'u_nica vo_ltache ho visto Andreotti smarrito, è stato alla fine del giorno in cui gli mandammo tutto all'aria, e all'uscita gli dissi «non c'è malanimo da parte nostra, solo rammarico che lei continui a non chiedersi che cosa fare da grande», per un attimo l'ho visto turbato). Non è vero che gli uo– mini muoiono e le idee. vivono. Quando morì Che Gue– vara, all'Università di Roma io citai Garcia Lorca, «tu sei morto })t:f sempre ed è perciò che siamo qui». E l'ave– vamo detto per Grimau _garrotato, quando si tenevanq dappertutto grandi manifestazioni ufficiali, e noi andam– mo a -parlare a Centocelle, con un camioncino, insieme al vecchio Armando Borghi, il grand~ anarchico. Per qué– sto gli anarchici erano temuti, per il libero amore e i canti della vita, contro la linea-della sinistra, nera, dei funerali. L'importanza che noi possiamo avere, che abbiamo, è un piccolo miracolo laico, ai limiti dell'ingiusto. Se io ti pos– so raccontarè cose così, e ignorare pudori sbagliati, perchè possono finire col togliere qualcosa agli altri, dav– vero chiunque, concretamente, può. Giovanni Negri, quando voglio insultarlo gli dico che è più vecchiodi me: quest'anno che il mestiere politico ce l'hanno riconosciu– to tutti, spero che abbia imparato anche che col mestiere non costruisci niente, se non hai un concetto della profes– sionalità - una volta si dicevlJ-serietà - come valore auto: nomo. ·Qui finiamo, e andiamo a pranzo, Ma;co, Giovanni e io. Nomi di evangelisti, tranne il mia. A pranzo non si prendo– no appunti,· e si parlerà dei prossimi referendum, e di chi diventerà segretario al congresso: cose·che leggerete sugli altri giornali. - e

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