Fine secolo - 28-29 settembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 28 / DOMENICA 29 SETTEMBRE 22 S ..... AN GENNARO E I SI M ROLi PERDUTI '---------------------- di Sergio LAMBIASE - Foto di Raffaele VENTURINt---------------------~ ·Cronacadell'ultima liquefazione,delle espressionidegli astanti, dei segniperduti e di, nuovoinvocati, di,una legittimità che vuole restaurarsi contro i n'!ovi fi.losofidella Napoli giacobina. E poi, c'è Santa Patrizia, trascurata COfatronadi,Napoli, il cu, sanquesi scioglie nella di,screz,one il martedì. Q uesta volta non c'è neanche bisogno delle litanie che spesso accompagna– no il rito di impetrazione fino a tarda notte. Con un leggero ribollimento la materia scura comincia a dare inquieti segni della sua presenza e le ampolline quasi fremono per l'a– gitazione della superficie. Quando la mano in– certa del cardinale gira la chiave per liberare la teca dalla morsa del reliquiario, i presenti han– no già capito che il miracolo si è ormai mate– rializzato: sono esattamente le 10 ed un minu– to di giovedi 19 settembre. Troppa grazia Dinanzi a un prodigio così perentorio, e inatte– so, il cardinale Ursi ha come un cenno col capo, tra il consentimento e la sorpresa. Il suo assistente, monsignor Muller, con quel suo viso aguzzo che ricorda un vecchio attore della scena partenopea (ricordate Franco Coop in S.Giovanni Decollato?), elargisce invece un -sorriso di moderata soddisfazione. Se la fulmi– neità dell'evento anticipa giorni fausti per il popolo napoletano, la solennità del rito, fon– data sulla· iterazione delle preghiere e delle in– vocazioni, tra esaltazioni e rigurgiti di delusio– ne, sembra andare tristemente in fumo! Le te– lecamere di una rete americana, che avevano goduto il privilegio di una postazione tutta per loro su di un lato dell'altare, rimettono i cap– pucci mentre le lampade si spengono. Gli invi– tati di lusso si alzano in piedi e cominciano a confabulare sotto il busto d'argento di San Gennaro come se fossero nella hall di un gran– de albergo. Il sindaco in tracolla guarda imba- razzato la corte degli assessori. E' ora di andar via o il rito continua? Quanto ai giornalisti sono quasi cacciati dalla tribunetta, incalzati da un diacono impermalito, perché occorre far posto ai fanciulli della schola cantorum per la messa di ringraziamento. E' tutto un trambu– sto, un sommovimento improvviso, come una sciroccata in un giardino ordinato, mentre il cardinale, dinanzi alla folla che ancora preme sulla balaustra dell'altare, un poco indugia fa– cendo oscillare la teca a far evidente il deflusso del sangue prodigioso. Non c'é niente da fare: il tempo diegetico del miracolo ha ignorato le pause e i rallentamenti, le regole dell'attesa protratta e sospesa. Forse il miracolo, voglio dire la sua suggestio– ne, é tutta compresa negli atti che precedono il rito dello scioglimento. I protocolli si sono af– finati con la tradizione, pesa nel cerimoniale l'antichità di un rito che si è cristallizzato al tempo della dinastia angioina. Il primo mira-. colo ufficialmente catalogato come tale, avve– nuto innanzi al popolo e sotto la giurisdizione dei funzionari regi, é infatti del 1389. Fino ad allora, e per circa mille anni (il martire Genna– ro fu decollato infatti nel 305, ai tempi delle persecuzioni diocleziane) vi erano state incerte ed occasiona.li epifanie, zampillamenti prodi– gi osi ma ahimè non sùfficientemente certifica– ti, come se gli usi religiosi, e sociali, del mira– colo non si fossero ancora solidificati. Sono i sovrani angioini che fanno costruire il reliquiario destinato a ospitare la teca con le ampolle. In stile gotico e natu~afmente ad ope– ra degli orafi francesi. In quegli anni tutto ciò che nasce a Napoli segue i canoni della moda francese e il culto di San Gennaro si riproduce sotto forma di cuspidi cesellate di eleganti ner– vature a sbalzo (quelle stesse che ancora vedia– mo, a parte qualche sovrabbondanza barocca). Tutto troppo prezioso e artefatto, forse, ma è per servire contemporaneamente agli interessi della monarchia e della chiesa. L'una e l'altra si legittimano attraverso lo scioglimento solle– cito del sangue, laddove un ritardo diventa preannuncio misterioso di disgrazie esterne, contro cui proprio i poteri a cui é affidata la tutela delle reliquie e che garantiscono la ripro– duzione del prodigio, possono fare argine. La plausibilità del miracolo si gioca sulla legitti– mazione e delegittimazione del potere, supper– giù fino ai nostri giorni ... Un fazzoletto Nelle ore che precedono la cerimonia di impe– trazione, il reliquiario angioino, che è custodi– tò in una nicchia della Cappella del Tesoro, viene esposto alla v.enerazione dei fedeli. La Cappella è un olimpo affollatissimo, pieno di conturbanti presenze (vi sono i cinquantuno busti d'argento dei compatroni di Napoli!), di diavolerie secentesche, a cui sovrintendono i dodici membri della Deputazione. Dal punto di vista della giurisdizione, la chiesa gode del privilegio della extra-territorialità. Il tesoro, come il reliquiario, dipendono infatti diretta– mente dalla Santa Sede, che nomina come suo delegato apostolico il vescovo di Napoli. I deputati della cappella, che escono in gran parte dalle file della nobiltà napoletana, sono nominati direttamente dal presidente della Re– pubblica. Compito che una volta spettava na– turalmente ai sovrani, a cominciare dai re an-

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