La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 24 - 11 giugno 1961

ORARIO DELLA Rl!DAZIU'II! 11-ll dai mercoledl al sabato Le richieste di giudizio che giornalmente ci pervengono trO\eranno risposta nelle apposite rubriche • Verba Vo– lant », • Scripta manent • e • La Fiera nsponde • secondo l'ordine di arrivo. Si prega pertanto di astenersi dai solleciti I.AFIERA LETTERARIA I Manoscritti, foto e disegni non richiesti non si restituiscono LJB::'T'JL"' Jli:J~A\ T EA\'Jr J(:i'.A\ J[~JB::D ~ l li?' A\.Jl:iJr G l[ * Dall'opera di Berlino allo sconosciuto Satie PARIGI, Giugno Il Teatro delle Na1ioni è una delle più interessanti iniziati\'e nate dopo la guerra in seguito allo S\ i\uppo del sentimen10 interna1ìonale, do– ,uto ai contalli di tn.nti ;,o– polì differenti. Da otto anni a questa parte, ogni prima– ,·era, compagnie s1ranicre di teatro ,dan1.a e mm,ica , en– gono a Parigi, prC!ientando per Qualche serata le loro originali realizzazioni. Quaranta Paesi hanno co~ì inviato i loro migliori artisti, e questi confronti hanno no– te-\'olmente arricchito il giu– dizio sia dei realiuatori che dei:zli -.pellatori. Poiché ogni Nal.Ìone :.i c~i– biscc nl"lla sua lingua, ali amatori del melodramma hanno il vantaggio di potl.!r tutto comprendere, essendo l'arte prcferila il solo lin– guaggio finora univcr~ale Prima ospile di questa ma– nifc-.1azione 1961, J'Opt:ra di Berlino ha da poco presen– tato in Francia • Mosl! e Aaron •, l'opera-oratorio di Schoenberg che ha '-!là fallo scorrere tanto inchiostro. Ricordiamo che questo la– voro può c<;<;crccom,iderato come ver11cc e 1csta111cnto del padre della musica dode· c;ifonka; spirito iuqm<'to e .scrupoloso, Schoenberg fu durante tutta In sua ,•ita at• tirato dai più alti problemi rC"ligiosi * di 11·1~1~.llll!,'TII 11.1{-~~lill. \'ino contro la map:ia, In pu– rezza contro il neccato Soggetto pieno di grnnde,:– za, la cui impo:-tazione dram– matica ci mostra al primo atto Mosé che ascolta l'ap– JlCllo di Dio e Anron che ~i schiera al suo lianco, com•ln– ccndo, grazie ar suoi miracoli, il popolo eletto a sc5?uirlo ,·crso la Terra Promessa. ì\fa al secondo atto, mentre Mosé riceve la Legge sulla Mon1a– gna, Israele Si impazicnri~ce e adora il Vitello d'Oro: Aaron lascia fare. L'ultimo atto ,·cde il giudizio clcl– l'cretico. Il cont ....S(O Ira I prOl;'ti;u– nisti è musicalmente rinfor– zato dal ruolo interamente declama1orio di Mosè, mcPll-c Aaron si esprime attrn,•cr-.o un duttile reci1ath·o, che si applica assai bene nl tcs10. I cori sono in parte cantati direttamente, in parte p1c– rcszistrati su banda sonora. il che crea un fondo mmuca– le differente. La rcalizn1ionc scenica ha saputo ot tenr-re la difficile fusione del mo– dernismo della partitura con la grandezza biblica del <;O&· getto. dcnunzi ando c:on com inzionc la noia i.en, a limiti che \'ope– ra ha loro i:.pirato e pren• dcndo in giro il dodecatoni– ~mo, termine • alla mod:1•· Parliamo evidentemente del g11\nde pubblico, in genere 11_101 formato in fano di mu– ~1ca. Si noti che le opinioni dii• ferh ano sensibilmente a se– conda della eia dello spella• tare. i più gio,·ani ritenen– dosi obbfig:1ti di applaudire al capola\'oro, i meno gio,·ani confessando la loro incom– prensione, Un simpatico nn- 1:inno signore, gran collc1io– nis1a di partiture mu'iicali. presenziò a tre serate di ~e– guito, per potere, com'cgli disse, giudicare in piena co– noscenz.t ,di causa. Il caso è probabilmente unico. * buss,· in questo • Sacrale• mai rappresentato. Un semplice recitativo nar– ra la fine del filosofo, come la dcsc.-i\'e Platone nelle ul– time pagine del • Fcdone •· L'emozione nasce dalla sem– plicità lineare del canto, com– pletamente assoggettato al le– sto; 1'.lccompagnamcn10 or– chestrale, .inch'e-.:-o affatto elementare, è trallato ulla maniera d'un baS:!>O continuo. Per una delicata attenzione, il comp.Jesso tedesco ha can– tato in francc~e, ciò che è sembrato ìndbpensabilc alla compreosionc, data la prcmi– nen7.a del testo sulla parti– turn. Due cantami si dividono il dialogo dai due lati della sce– na, mentre dii:tro di es:.e si S\'Olge l'a1ionc da esse nar– rata. Gli allori, in maglia nde– rentc grigia (decisamente predilclla dall'Opera di Ber– lino), il viso nascosto sot10 una masche11\ :1ntica, mima– no con minuzia. Tu11i i gesti sono scnipolosamenlc esegui– ti. e questo modo di conce– pire la mimica, senza alcun :::otlintcso. è assai distante dall'arte latina; questa tra– duce l'idea, quella la lettera. Qucst:t osservazione si ap• plica del resto a tutte 1 le mas– se in scena di cui si è parla• 10, e proprio per questo ta– le genere di confronti a~su· mc tutto il suo interesse. RE:\•10 WOLF: '"'Nel 1>orlo - Al rnHé • (Xllogrnfìa, IV Blcn rmle dell'lnclslonc - Venezia) Avendo egli stesso conce– pito verso il 1930 il libretto del suo • Mosé •· ne scrisse a quell'epoca il testo e h1 musica. l'ur continuando a pcn,«[– vi. non lo riprese che nel 1950; la mane non gli per– mise di terminare che il li– brcllo del teno atto. E' sta- 10 Hermann Schoerchc'n a ri~oh•ere il problema di que– st'opera incompiuta, pre.,;:en– tandone In tine come un dramma lcatrale, su uno sfondo musicale che sfrntla i temi del primo atto, ottt:– nendo un potente effello drammatico e col vantagaio di rispettare lo spidto del– l'Autore. Il giovane rrancese Michel Raffaelli, responsabile della coreografica e dei costumi, ha utilizzato tut1e le tinte. pa– stello, dall'arancio al grigio• azzurro, al verde scuro, per i costumi, le acconciature cd il 1rucco del coristi. in ar– monia alle ,,ocj cd ai perso– naggi rappresentati. Le tuni– che sono ornate di bande, sicché i mo, 1 imenti della mes– sa in scena compongono e ricompongono quadri colora– ti. Le luci sono un po' sem– pliciste e ricordano la tra• A~-.ieme all'Opera di Ber– lino, e venula la Filod11\mma- 1ica di questa città. Quc~to organismo, creato nel 1954 per formare giovani artisti. ~i è presto specializzato nella crca:,ionc di la, ori in un atto che hanno richiesto una au• dacc messa in scena. Si trat• ta dunque d'un complesso di a\·:mgu:1nlin, che presenta la– ,-ori ultramoderni prc:.entati alla maniera futurista: una delle quattro composizioni • da camera • da esso pro– poste porta il nome e\oca10- rc di • Opera astratta N. I •· Esporne il soggetto è im– prcsu difficile. Il programma annunzia che • i sentimenti primordiali dell'uomo d sono rappre,;:cntati in astratto• e che i personaggi che , cdiamo agitarsi in maglia aderente grigia, in uno scenario di ,;:cmplici impalcature, si chia– mnno Angoscia. Panico, Dolo– re. La loro mimica è fatta di gesti disperati, che sarebbe– ro sembrdli esagerati perfino ai tempi del cinema muto, e le parole, su gra7.iosi moti– \etti che dobbiamo :1 Bori<; Blachcr, sono • u-a, u-a, u-baL'l-bala, a-dada, cmii• curù •• cd altre sillabe piene di profondo signilìcato che i bambini <;i compiacciono di ripetere. Le Mostre d'arte romane La trama del libretto segue fedelmente il Secondo Libro di Mosé, ma Schoenberg ha voluto dnre un prolungamen– to filosofico ai falli semplici esposti dalla Bibbia. Il con· flillo tra Mosé e Aaron non è solo quello fra un Capo Spi• rituale scello da Dio e suo fratello che lascia adorare l'Idolo antico. il Vitello d'Oro: è l'idealismo. Mosé, contro il materiaJi,;:mo, Aaron, il dog– ma contro la sua ma1rriali1.– zazione feticista ,il verbo di• pa~~i~Z ~r~nge~ear~~f6,~e ~g~ cominciò a far parlar di se qualche anno prima della guerra del '14, alla generazio– ne che ha dato ciò che di più valido si tro\'a nella let– teratura francese del primo novecento, alla generazione che vide sorgere l'astro di Cl3udel, di Francis Jammcs, di Maurras (1868), di Gidc (1869), di Proust e di Valérv (1871). di Péguy (1873), di Copeau (1878). Nato il 15 man.o 1878 a Bray•sur-Seine in Seine-et– Marne, esordì in letteratura, col nome d'Henry Ghéon, nel J896, collaborando all'Ermi– tagc e al Mcrc11re de Prcmce. Tra il 1897cd il 1898 pubbli– cò le due prime raccolte di poesia, Chanson de. l'aube e Soliwdc dc l'ité, stringendo amicizia col 11io\ 1 ane André Gide, che presto diverrà fa– moso. Qualche tempo dopo, ,ci– tata la pagina del simboli– srho e del naturalismo, scris– se due romanzi e due tralj!e– die: U Consolateur ( 1899), La Viei/le Dame des Rues (1900), le Pai11 (1699), trage– dia popolare e lirica. L'Eau de vie (1900), tragedie rusti– ca e lirica. che saranno però rappresentati soltanto nel 1911, rispettivamente al Thé.itre des Arts sotto la direzione di Jacqucs Rouché e al Vieux-Colombier sotto la direzione di François Copeau. Nell'inten 1 al\o aveva appre– so da Gidc che l'intelligenza critica deve cont'rollarc lo istinto creatore. ~la, im· provvisamente, • tormentato, com'ha scrillo François Co– peau, dal bisogno di vi\·cre, di sentire, di creare. d'usare il proprio essere fino all'esa– sperazione .., dimenticando con quale audacia e con qua– le vocmenza s'era buttato nella vita letteraria, ,into da· gli scrupoli e dt.1:bitan~o di ciò che aveva scntto. nnun– cia al romanzo ed al teatro ed intraprende la ricerca di un nuovo mezzo espressivo. Ispirandosi a Francis Viélé· Griffin, inventa il • \"ers libre integrai•, di cui i fragili poc- ~n1/'f1~) (~~~n~odiqt~: che idea, seoza 1u1Laviacon– vincerci della superiorità di questo nuovo mer~o d'espres– sione sulla prosodia regolare. alla quale, del resto, ritornerà presto. Nel 1909 collabora alla Nouvelle Revue Prançai.se, di ~~ig;1~·o~~i:i~e~~:~11~ad,t)~~ è già celebre; ma è piuttosto lenta nel suo svolgimento, poco convincente e per giun– ta esageratamente impudica. La scena del ghetto al primo ntto ci sembra per contro assai ben riuscita. Con la sua nobiltà, gran– dcz1.a, con la sua stessa \en– lcna. '"'Mosé e Aaron • non è, in effetti. un'opera ri\'oluzio– naria. Si può al contrario parlare di legillima di,;:cen– denza dall'opera wagneriana, malgrado il singolare proccs– -.o di scrittura musicale, C"he del resto si fa poco notare. Come hanno reagito i pa– rigini alla presentazione di Questa quintcssen1a di ger– manesimo? Bssi :.i sono di– mostrati bene all'allcz1a del• la loro fri\'ola reputa1ione, * La • Morte di Socrate• del compositore francese Erik atic è stata una livclazione per la maggior parte degli spettatod. Satie è ingiustamente sco– nosciuto: accanto .t la,·ori umoristici simili a farse da collcginli, egli uguaglia Dc- * L'umile grande H nry Gheon cui è fonda1orc con Ru,•tcrs. Drouin, Schlumberger, · Co· peau e Gide. Vien poi la grande guerra. Ghéon a i icuport incontra il sottotenente Pierre-Domi– nique Dupouey, com 1 ertito al cattolicesimo e amico di Gi– de. Che cosa a,•venne tra Ghéon e Dupouey? Un eroe (il sabato santo del 3 aprile 1915 Dupouey cadde alla te– sta dei suoi marinai) cd un .!.anta avevano attr;l\'ersato la sua strada; la grazia fece il resto. In L'Homme ué dc la guerre (Témoignage. d'un converti) (l919J, H e n r y Ghéon descri\e il suo cam– mino di Dnmasco. Ghéon aveva ritrovato la fonte della sua ispirazione: nuo,·i orizzonti, immensi e sconfinati, s'aprono ai suoi occhi, nuovi personaggi ,·en– gono a popolare la sua fan· tasia, nuove esigenze s'im– pongono alla sua arte. Ecco il bilancio dell'abbon• danza ritrovata: un grandis– simo numero di lavori drammatici, oltre il ceminaio, tre nuovi romanzi, tre nuove raccolte di liriche, lre volumi di saggi teorici e critici, pa– recchie preziose prefazioni, i celebri Re11co11tres pubblica– ti in Latinitas e numerose collaborazioni a giornali e ri– viste. Ma quello che qui biso– gna sottolineare è il miracolo del suo teatro, umile e gran– de, in cui abborda tutti i ge• neri: il dramma: Le Pauvre sous l'escalier, LI:. Comcdie11 et la Grticc, Lcs trois sagcsscs d11 Vie11:c\Vang; la tragedia: J,~~gh : 1 j!'ri~~g~1~!g:i1e~f!; Justine et Cyprie,r; il melo• dramma: La complai,11e de Pram..ini; il miracolo: LA mort à clzeval; il mistero: Le mystère de l'lm 1 c11tio11 de la Croix: la celebrazione: LA vie profonde de Saint Fran– çois d'Assise; la pastorale sacra: La bergèrc a11 pays des loups: la parabola: les rravaux et les jeux dans la maison du roi; il racconto drammatico: La rei ne cn– dormie; la coreografia: IA iaelit!ac~fe r:t~re~!~t';ri~~ ~ Noil sur la piace; la com– media: Le songe d'un nuit d'éte en Vil'aruis; la farsa: La parade du p ont a u bia· blc, Le crime de frè.re Geniè– l're, etc. Incontestabilmente, Ghéon. aveva ritrovata la sua stra– da. Ave\'a ritrovato le sor– genti del 1eatro integrale. Sua preoccupazione princi– pale fu quella di stabilire un accordo costante tra autore e pubblico, • l'art dra111ati– q11e 11e pe11t 11ivrc dans ~a 1mrcté et sa plénitudc que par 1111 accord prévu et vou– lu e.111rc l'a111e11ret le p11- blic • (L'art d11 Thé6.tre, p, 185). Nei suoi riguardi. però, la pratica a, 1 e\"a preceduto la tcolia. La Sainte Cécilc, a rigore, poteva non tener con– to d'interpreti e di pubblico. Nessuna considerazione di pubblico, scello o popolare, aveva del resto diretto l'au– tore nella composizione del Pauvre sous l'cscalier. La Farce du 11e11d11 dépe11du, è vero, a\'C\'a a, uto un insuc· cesso notorio. Ma, la stessa opera, dpresa dinanzi ad un pubblico qualificato, venne applaudita e parecchie ,•olle richiesta: passò la frontiera belga in cui il Volkstooneel, diretto da de Guyter, aveva dato più di cinquanta rap– presentazioni nell'eccellente tradu7.ionc fiamminga del poeta Wics Moens, popola– riz7.ando, con la ~ua bella troupe, il nome di Ghéon nella Fiandra. • In qualche parie. almeno nei riguardi di un autore ca1101ico, esisteva dunque, ancora, la comunio– ne espressamente richiesta tra la sala e la scena •· Uno dei meriti più grandi d'Henry Ghéon è stato in– dubbiamente questa risco– perta della comunione pro– fonda tra pubblico e scena, già latente presso i greci, nel medioevo cd anche del resto nelle sale del boulevord, o,·c si esprimeva in frivolezze e dissolutCZ7.C. Bisognava però ridare al teatro la purezza perduta: senza di ciò, ogni tentativo di ricostruzione sarebbe s1a- 10 ,•;mo. Anche Copcau era convinto di questa verità im• pellente. Nel '2l infatti scri– veva: • Non ci sarà teatro nuovo che il giorno in cui l'uomo della sala pol..Tàmor– morare contemporaneamen– te e con la stessa convinzio· ne, cmo7.ione ed intensità le parole dell'uomo della sce– na• ( Eloge d11Thétitrc Cl1ri- 1ie11, p, 76. ;\J.C., 15 agosto 1921. I" serie, n. 8). Copeau 1uttavia non sarebbe sfug– ~ito a questo dilemma: o ri– nunciare al teatro o rifare l'unanimità del pubblico, re– staurando l'accordo sull'cs– :.enziale: il bene e il male, la verità e l'errore. Sccglicn· do la prima soluzione, Co· pcau diede un esempio eroi– to che nessuno comprese. Tu11avia, il suo ritiro del 1924, quando in piena gloria chiuse il 1eatro del Vicux– Colombicr ritirandosi nella sua Bourgognc, rimase una grande lezione. Ma non c'era proprio nulla da fare in una ~ocie1à ufficialmente scristia· nizzata? Gbéon. sebbene fos– se altre11anto categorico sul· le condizioni d'una valida rigenerazione teatrale. non mostrò tuuavia la stessa intransigenza di Copcau. Con una Compagnia d'ama– tori. riuni1i da lui. i famosi Compag11011s dc Notre-Dame, il cui motto era: '"'Po11r la Foi, f}ar l'Art Dramatique. Po11r l'Art Dramatique, en esprit de Foi •, s'installò nel 1923, il 17 febbraio, sulla sce– na dcserla del Vieux-Colom– bier, affermando simbolica– mente l'identità delle due do11rinc, I Compaguos divcn· nero rapidamente una trou– pe tipo, sul modello della quale sciamarono, in Fran– cia ed all'Estero, numerose altre compagnie, Poesia di Teatro (cfr. L'Art du Tlzédtre, p. 119). teatro impegnato nella fede catto– lica, teatro popolare, • fJOllr le pcuple /idèle •, queste idee molto insolite ncgJi anni che seguirono la prima guerra mondiale, oggi, grazie ad Henrv Ghéon. son divenute, nella· vi1a drammatica e so– ciale della Francia, popolari e comuni. Se, infoui, il teatro d'ama1ori oggi ha un _posto molto elevato il mento è d'Henry Ghéon (Cfr. Jeu:c, Trite11ax et Personnage..ç, nu– mero 104, lu~lio 1945. p. 15). Ghéon tuttavia, da vivo, sebbene a Lourdes, a Reims.,. LA JV BIEi'i:.\ALE VEJ\"EZ[Ai\A * La xilo~'rafia in ltalia * di GlA~FJLIPPO CARCA:'\0 PUBBLICHIAMO E LAN– CIAMO opere d'oanl tcn· denza e genere a condizio– ni \'l'lntagglose. lntcrpella– tccl. Scrh•cre: APPRODO, Lungolcatronuovo, 29, Na– poli.

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