La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 13 - 26 marzo 1961

LAFIERA LETTERAR Anno XVI . '· 13 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTI E DELLE SCIENZE Domenica 26 marzo 1961 SI PUBBLICA LA DO.MENlCA * Fondato da UMBEl{'l'O FHACCHJA * Diretto da DIEGO FABBl{l QUESTO 'UMEHO L. 100 DIREZIONE. A.\<IMlNISTRAZlONE: Roma - Via del Corso, 303 - Tel. 687645 - Amministrazione 'rei. 673015 - PUBBLICI¾A': Amministrazione e LA FIERA LETTERARIA» Via del Corso, 303 · Roma - TARIFFA I.. 150 al millimetro - ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 -. Semestre lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 - Estero: Annuo lire 7.000 - Copia arretrata lire 150 - Spedizione In ccqnto corrente postale (Gruppo Il) - Conto corrente postale numero l/3l4.26 UN JlN JB:JIJ)l['JC'O DA\ ·'JB l-\\ li~ A\ 00 * l Jl 5 O,, Betti, Gadda ed • 10 * di BOJ\i.4. VETl!TLIIU TEt;CIII E RAVAMO una sera. quando l'ir~vero.o e la fame non erano anco.a fini ti. Bett i. Gadda cd io. v icini a,J reticolato che àal blo.xo C guardnva ver.so l'infer– meria e il picco:o oìm itoro d el campo. Betti era diventato anche più snello e vibra:ite. \.'Ome una canna che. percossa dalla tempesta. si è fatta più scarna e duttile e pronta alla rcs.¼tenza. Gadda. alto e grande e pensieroso. covava !orse già àentro dì sé quel fondo d'amarezza. quell'estro di 1·ibe-Uione contro la vita. contro il de3tino di uno e di tutbi. cui soltanto molti anni dopo avrebbe da!o sfogo e che invece allora. 1n quei mesi di prigionia_ meno in qua!èhe momento di ma!umore. sapeva stranamente a ddolci'r e con un so:Tiso bonario d'attaccamento. à'affetto ver.so di. noi. suoi com– pagni di sacrific:o. . Eravamo noi tre: e nulla sapevamo dehl'avveni,rc. di quel che ci aspet ta\·a Ognuno di noi anche quel giorno a\•eva lavorato in segreto. allontanandoci l'uno dall'altro. quasi nas-:on– dendoci in bar~cche diver,;e e lontane. per dar mano alla penna .. NuUa sapevamo del nostro destino di soritt-0,ri. Ché anzi Betti ostentava gra'1 sicurezza nel par1'are di poli- tlca o di sport o di pan:Iette e giurava che avrebbe (auto soltanto l'avvoca:o o il giudice: e Gadda. il più ,.ilen· z.ioso. certo sarebbe stato ing~<fllere... Il terzo, colui che !-tay-a m mezzo a loro ed era il più giovane. si sentiva cosi piccolo e gi.'t allora cosi malato di sfldu~ia t!elle proprie forze che poco osava aggiungere: eppure era !or.5e quegli che. anche se in segreto. più ingenuamente punt&va sulla spera:nz::i. di 'liventar un giorno scrititorc. Passeg.g:iav3mo noi tre soli. verso sera. lungo i reti– colati; e si disc<r.reva. Sulla landa del LUneburg inco– minciava a cala-re la notte; nelle garitte delle sentinelle. intorno ai fili spinati. s'accendevano i primi lumi e anche nelle baracche dei coman:Ji iedezchi e nell'infer– meria. Nessuna l1..1c~.a-ncora. dai!lc baracche dei pri– gionieri. Parla·vamo d'arte. di Jetterat.ura. quas:i di ~ che non appartenessero a noi. che non ci sarebbero mai aippartenune: come per un'intesa. !Ot"se per_ un i::enso di pudore e di maggiore libertà. Ma dal modo come Gadda sillabava certi suoi pari?ri su questo o qut'll'autorc. an– Lìco o moderno: Pal modo come Betti. a,lle vo!1e delicato alle volte spre1.zante. ghldic ava questo o quel mocb di intendere l'airte e di prat.ka- rla. si sentiva una fermezza. una decisione di ved ute e. i n t.ullli e tre. un ardore cosi --------------------·, ~ncero. anche '-f' C'Ontenuto. che, in qua.lrunque direzione LlBER'l'A' DELLA CULTURA * Quasirnodo ePound Snl1Jatore Quasimodo ha pa, fnfo giorni fa al Circo. lo Uriiversit.ario milanese - 11n'istit11.done creala e diretta da un giovane poe– ta - su un tema di ine– stinguibile fascino ed at– tualità: Ezra Pound. L'avvenimento è di quel– li che 11011 possono essere semplicemente registrati e commenrnti in cliiave c.ul – turale. Particolarmente 111 questo nostro tempo di pericolose conju.sioni tra l'ordine lellerario e que/l.o patitict). al (lesta di Qua– simodo deve essere innan– zitutto riconosciuto il va– lore di 1m invito a sciride– re l'uno e l'alrro. in nome di una consapevole tolle– ranza. it1vito a cercare sempre. e a trovare. al di sopra delle fluttuanti e ambigue fazioni. politiche, il punto di comprensione tra tutti gli uomini di cul– tura in quanto tali. Ed es– so non potrà essere che u.n r,11.1110 siluaro , dentro> la poesia. Quarzdo 1w poeta e poe– ta. la sua vita di uomo non pu6 più essere da ncssu~ no invocata a testimonia– re, in bene o iit male, sul suo valore d'artista. Le di– spute avvengono , fuori>, soggette al rempo e alle sue imprevedibili mern– morfosi. Esse non riguar dono più la cultura. L'arte 11011 si. fa a sini,. stra pili che a destra, avendo alle spalle questo invece che queL passata; la uomo che sottosta all'(lrti– sta può avere errato ed errare .. la sua vita può es– sere '1,llel d1e vuole: ciò che confa è che si tratti d'arte. che si tratti di un poeta autentico. E questi va riconosciuto, lim.pida– me11:c. coraggiosame11te_. leslimoniando per una cul– tura davvero libera e vi– va. come ha fatto Quasimo– do. non certo sospettabile di essere ,m conserVatore o un qualunquista. quando ha distinto in Pound l'uo– mo e l'artista, per subito dimenticare quel.lo e tutto volgersi a quesro, da poe– ta a· poeta. I manicheismi faziosi, le confusioni di generi e di -valori., servono solo a dividere. Lti poesia unisce. D!Zlla sua s0Ht.1tdi11e di isolato Quasimodo ci ha dato un·a[tra serena lezio– ne di chiarezza e di co– raggio . . 'foi 11011 possiamo che esserne felici. poi et saremmo mossi. eravamo aJ.'.lora come t:·e puledri. impazieriti di stare entro un ·reticolato ... A.desso. se io penso a quellle ore. a que-i diBCOrsi e a quei silenzi. ho due sen3azioni diverse. anzi 0ppcsie. Una è di soddisfazione. l'altra di malinconia. La soddi· sfazione è di constata.-e che ai due miei amici. e un poco anche a me. fu conc~so dal destino quella che. secondo un grande poeta e pensatore. è la fort.una e la gioia maggiore: di aver potuto sviluppare con succcs,;o la propria per:so:ialità nella direzione pre.ferit'a. L'altra. di malinconia. è il pen,siero a lutti I compagni che quella fortuna non hanno avuto. come del resto è de– stino di s empre. ).fa la malincor.ia !-'accrelce se la n,"?ente ced~ a un altro pm· aione. a u n'idea che. nel primo momento. può sembro!"e strema e ine;;atta e ,mche scfis1.r.cata. ma che pure ha la sua parte di verltà. Il paragone è. quei::ta volta. con ! e guerre e le prigionie che vennN·o poi; con le gue.nre di slerm.info . senza più differenza fra popola– zione civile e combatt enti. con i campi di prigionieri che conobbero le camere a gas. Quasi che- quel cono.itt.-:1 che ci po.i·tò in un campo di prfgionia. nono.stante i suoi E1J·rorie il g.ron num~·o di mort-i e la ripugnanza in me per ogni violenza. fOS:ìe l'ul'tìma guer-ra in cui una cerita ind.ividual;tà di valore .pcrsonaole e di sofforenza, direi f'Prfino nelln lnortc. fosse in qualche modo rimasta: mentre nelle guerre successive e in quelle. dannata ipotesi. fl.lllure lo ste:· minio in massa. la morte che sarebbe ugual~ e anonim,1 e universa. prive:-a la creatura. fatta di intelligenza e di volontà morale che si chi.ama uomo. di ogni residua tndh~idualìtà. !)C:·fi~o nel dolore e nella morte... Spa– \·entosa yisione. Se ora clriudo gli occhi e per trc,vzire un punto di arrivo. una luce. cerco di ricruL1-:.1ire nella memoria il ritmo dei giorni e delle or:? di queUe stagioni. se cerco di e rivedere> ron la mente quell'aria. quella landa. quelle ba-racche. certo peiuo alle ore più disperate della fame quando non eravamo quasi più uomini e sol tant:o macchine di carne. anzi di 033a; ~ivedo 1·ora del pome– iri-ggio di sole in cui fu uxiso .-\icardi e nel cam-po si sparse H terro:-e; certo ripenso arla vita Lrita e minuta. lunga e noiosa, rl.i tutti. an::,he cli quel·U a cui i .sogm. pur di solito così generosi e !acili a illude-re quando si ha vent'anni. non diis3Cro poi più nulla. i\'la i compagni di p:"igìonia non !-e l'abbiano a male se dico che. in mezzo alle file grige delle baraoche. specie come apparivano in certe oi:e della sera. quando l'ondata deLla ma•l:nconia ci arrivava daUe lontananze della landa. vedo anche. e più distiinwmente delle altl!'e. la mia baracca. la baraoca 15 del blocco C: quella che - ment.r·e la nootra \'il.a va declinando verso la fine che è di tutti. mentre le impre~sioni e i ricordi minacciano di sbiadire e. con l'avvicimir&i de1!a \lec– chiezi.a. perfino di perde:-.:ei - ru toccata segretamente datl'ala della poesia ... Che è la passione di durare. Itinerario poetico di Renzo Biasion RENZO BIASION: e Cillà • - LA PAG. 6 E' INTERAM:Ellrr.'TEDEDICATA Al DISEGNI E ALLE LITOGRAFIE DEL PITTORE TREVISANO È JFJlNJTA lL'ERA D'EILll~E * ORCi-E N\.1USll.CALl.? Dal bticcano al sile,i=io, da.lla all'1iotno • • SCl.tntnta E' finita Pèra del disco. II disco sta per sparire. Tra pochi mesi. se ne parùerà come di un incubo arcaico. Così m:i dicono cerli amici che sono sempre bene in– formati. E non si iiiferisco– no ai dischi val.enti. Queili anzi. come le rondirui. apri· mavera torneranno. Non tornero.nno invece i dischi g:-ammofonicit le ..anzonet– te e H jazz: non cosi tilt.i e aggreSSivj. innumerevoli e p!"epotenti. Le not.izic sem– tx-ano degne di !ede; siamo in pieno boom al la rove– scia. Improvvisamente, ino– pinatamente la vendita dei dischi si è fermata. Ferma– ta. dico, rispetto alla fu– ria. alla fame della stagione p:"ocedente. Sarà, non sa– rà; ·e poi. s-i tratta di ca– talessi o di morte? Purtrop– po, non pubblicherò stati– stiche né_il risulU1to di una inchiesta condotita presso le di * \TLilDHIIRO t;AJOLI la sua gio:-nata. Sotto - braccio a\ e\·a una cartella di libri. e sopra ù labb:-o niente. Allora. c:ammmava danzando. Elastico. ritmico. incon..c;:apevo!rnènte cr.onza– va Oggi. procede come un t:attoce agricolo. cingolato. Gua.-da dove mette i piedi. La sua andatura non ha più nulla di musicale né di so– ~•m~e. ln gue5'ti cmque o sei ;mnl. s'è !allo uomo. E..-a lui. certamente lui. Iui non diversamente dru t.:'enta o cmquanta come lui che . case dt.9(:0girafiche e i ne· gozi specializzati. per due buone r~ioni: la prima è. che le mchieste bi-sogna sa– perle fare. e io non so; la ·seconda. che nessu no dei princi;pa,1i interessa.ti di'reb– be la verità, perché essa è di quel tipo controprodu– cente. che l'editore non vuol far conoscere. C'è rnfatt.i gente che si comporta co– me gli altri: se gli altri com– prano. compra: se no. no. ).fa qualche segno abbastan- za citiaro e precL'"O sarà stato colto da tul1.i. come da me. che me ne sono aé– cor1:,0sol tan lo dopo giorni e ,giorni che lo percep»vo qua– si inconsciamente. non sa– pendo se godessi o soffris– si del mutamento avvera· tosi. La stirada dove abito. il largo su cui si aHaoc.iano Je mie fine.stire. lo studio in cui ¾avoro, Par.ia che respi– ro. da un po' di tempo mi parevano cambiati. Non sa· peyo dire come né perché. Avverhi-vo un malessere, un tW'bamento, un disordi– ne spirltua!le e un·inespli· cabile difficoltà nelll'a,ppli– car-mi. al lavoro. appunto come se ave..<:::Si cambiato :strada. casa. stiudio. aria e a-bitudinl. Avrete già capi– to: ora sono itnmeroo nel si– lenzio o. almeno, in una pace ra,gionevole. di cui avevo perduto Pabitudine. e che mi disturba, oggi. né più né meno del fras\.uo· no. quand'era cominciato; che poi, da quel giorno. Jni s'era imposto come una regola dl vita. alla quale. pur jmpreca.ndo. avevo do· vuto abituanmi. E fabitu· -dine. si sa. dh·errt.i vfaio. quasi necessità org3.nica. si trattav« soltanto 1 dl di– schi e g:radischi. C'era un juke-box e non so quanti apparecchi radiolonicl e te– !cvisivi. che agivano in an– te le ore del giorno. Sui prJmi tempi. qu:mdo alln proiezione del monos.:opio era congiunta la trasmis– ~ione di musiche. gli appa– recchi televisivi fun2iona– vano anche al mattino: da impaz.zPre. Ripeto. nessuna ·difesa. I tappi di gomma neUe orecchie. non a·gh-ano meglio dei Lappi di sughero con cui ·volesslmo chi'1Jdere un r1acone di es.seni.a bul– ga-ra di rose: troveremmo la stanza satura di profu– mo., com'io mi trova,vo i precordi a!fugati nella· mu– sica e nel canto. D'improv\•jso, i; silenzio. anno !a :::vTebbero potuto farlo a brani. La vittoria di Tajoli pot.rebbe signifi· care che stiamo tornando all'epoca in cui: le canzo– ni non erano tutta. proprio tutta la vita. ma ~olt:mto un'esigenza passeggera del· le viscere. bfsogno.,,e di :i– l-asciarsi e cedere a1 disten· sivi sentimentali. E la de– classazioue di San Remo avvenuta alla televisione. può aver contribuito a pro– \·ocare la 0056a marea del d~. i\fa non vogL-o il– luderm; u-oppo. Convinto che Wl chiodo possa essere schiacciato soltanto da un altro chiodo. mi metto ad osse,vare. da che parte ven· ga e quale f:ia il nuovo martello che ci massacre– rà: e mi accontento di dare a! !atto nuovo. quell'unica spiegazione che mi viene sugger ita. in que st'attimo, da un 'ossen:az.ione casuale. Dall 'use.io di fronte. che l)OS50 veder bene stando al mio tavo!o di lavoro. esce un giovinotto. Ha sotto il bi:-accio una borsa di pelle. e sulle labbra un'ombra di baffi. Poo, tempo !a. mi capitò d1 notarlo alla me– desima ora. nel medesimo. btante in cui cominciava • e$COn0 da queste porte e :-ient:ano in queste ca...~ ercno loro i medfato:i del !rastuooo. E' lecito pensare che l'orgia non ricomince– rà. perché la gene.'"'aZione scimmiesca ha raggiwr.o. oo:, l'età. la condizione umana? Fc-:-se. ma. non pos– ~o :-aHegrarmene inte:-a.– mente. 1\11 sentirei meschi– no. fnvido. egoista. Ralle– grarmi perché i ncini già maturano in sé il morto. come me. larva di pensa· tore che non so bene se godere o dolermi che le scimmie .. .accia.no . per aver salito d'un girarli.no la sca– la dell 'e 1,uiuzione? D'al– t.ronde. un p.--ove.-bio dice: il peggio non ba fine. Che ~u~~%~J ::l ~uJ~!~ rimp1an.g~emo _ C011 1 SI l>EllAZI0/1 1 I SlJ/., /JIAll/0 * IJI /<'llA1l·K Perciò m: accade di sen– ht'llt.i a disagio in una con– dizione umana. dopo che il mio essere fisio-psichico era' ormai regredito alla scimmia. Avete mai sentito. pe-r esempio in lM1 film. le si.rida, il f.rast.uono. la co– lonna sonora di un bosco abitato da quadrumani? Ta– le era i1 luogo dove ,.,.ivo, e non diveI"Si i rumori ohe penetravano nelle mie stan– ze. a.perle o chiuse che fos– sero le finestre. come se la voce degli urlatori o dei melodici. idenUche in que– sta prerogativa. non obbe– dissero a.ile normali leggi della fisica. Penetzrare tutti gli sb3Jll"amenti usuali e straordinari. le finest,re. le commettiture e le fessure stoppate.· e non con mate· riali pe11meabtli al suono. ma con la gomma e il ma– stl?Ce. Niente: checché fa– cessi. ero s mpre in• piena forest a. e le scimmie abita· va.no i miei padiglioni aw-i– colari . Non saprei dire se da un giorno all'altro. ma il si– lenzio io cu,sa mia ò oggi vasto. reale. to-ngibile qua– si tutto d'un pezzo, appena incrinato dal rombo d1 una motocicletta su cui il bel– limbusto vuol es..c:erenotato òaUa bottegaia di fronte. Quisquilie. Avessi sotto di me il LraUico del Tritone. mi senti!"ei in un deserto. ri~etlo all'officina di ru– mori che mi circondava· fi– no a poco tempo !a. Quan– to? Una o dieci settimane? Ripeto, non lo so. Soltan– to ieri. avvertito del fatto p:rincipale. mi son detto: ora capisco. Lavoro peg– gio. perché mi erano stati nece3~a:ri cinque o sei anni. per abituarmi al frastuo– no. Ora. H silenzio agisce su di me come una malat· tia: sono un povero Beetho– ven colpilo da sordità im– provvisa. e senza musica dentro. L ETTJB;RJB; * Jl~GLESJ[ Gli • • 00111101 non SOIIO buoni Io non so se cono– scete il Diario di Anna Frank. ,an libro che ha turbato e commosso chiun– que l'abbia letto. e da cui sono stati tratti un lavoro teatrale ed un film che hanno tenuto a lunJ?,o car– tellone nel mondo intero. Anna Frrmk apparteneva ad una famiglia di rifu– j?iati ebrei. ,,enuti dalla Germania in O I a n d a. Quando questo paese fu occupato dai nazisti. i Frank si nasMsero in un solaio. sopra un magaz~~– no, e non ne uscirono p1u. fin Quando non furono scoperti dalla Ghestapo: cli 1111'/JIIÉ ,11.4.IJIUJ/.'j Anna aveva tredici an111 quando entrò nel S?laio. quindici 1 quando mori nel campo di concentramen.to. Lasciava soltanto un d ia– rio che venne salvato. Nell'ultima frase della riduzione teatrale. Anna dice: « Io so che è terribil– mente diftìcile conservare una fede quando la J:!,ent~ soffre in una maniera cosi spaventosa... ).la sapete che cosa penso. qualc~e volta'? Io penso che 11 mondo atl ra\·crsa una cri– si che passerà. Ci vorran– no forse centinaia di anni, ma un j?:iorno... lo conti– nuO' a credere a dispetto di tutto che. in fondo al loro •cuore. g:li nomini sono realmente buoni> Questa fede e merad– ~~a. Si ocoiw,Ji.he çb~ la. piccola Anna Frank aves· se ra~ione e che J?li uo– mini fossero, in fondo. realmente buoni. Io credo però che la verita sia più complessa. Non si tratta soltanto di una crisi. In tutte le epoche ci furono aguzzini e carnefici. I Gre– ci che sacrificavano Efige– nia. i Romani che tortura· vano i Cristiani, gli Inqui– sitori. il Tribunale Ri\·olu– zionario di Fouquier-Tin– \'ille hanno tutti aj?ito con u n a terribile crudeltii.. Tutt'al più si può dire che. verso la fine del xrx secolo. l'umanità par– ve un po· meno feroce che. al contrario. dui-ante la Seconda Guerra i\Iondiale e poi durante le campaj!ne di terrorismo che l'hanno .·se,nlita e che ancora du– rano. alcuni uomini sono ricaduti a un livello di crudeltà al quale non si era· più arrivati da molto tempo. Il fenomeno notevole. e sul quale bisogna medi· tare. è che la crudeltà. presso certe persone. e na– turale: non sono che be– stie selva,e:ge. La sofferen· za degli altri non solo non li commuove. ma procura - loro delle voluttà sadiche. .A!t:-i :nveC'e. come diC'c la piccola .-\nna i'~nrnk , in fondo al loro cuore sono .re_altn.ente buoni>. Nella vita quotidiana amano .i bambini e rispettano le donne. Nei teatri tedeschi vCil.,l!ono OJ?J?i a vedere questo lavoro e l'ascoltano in silenzio. costernati. op– pressi dal ricordo di orrori che essi stessi hanno. un tempo. tollerato. E questo non è vero soltanto per la Germania: in tutti i paesi. da venti anni. uo– mini hanno commesso atti che o,e:,l:!i.· ritornati alla ,salute> morale, essi ste_s– si riprovano. C h I? cosa è dunque successo? Spinoza diceva: e Gli uomini sono. per la maggior parte. cattivi e infclìci. E sono cattivi perchC mettono la loro fe– licità nel possesso di o_g– J?etti. di cose. che non possono essere nello stesso tempo di più persone. co– me eli onori. il danaro: per questo la felj_cità al– trui li rende in..(elici ed essi non possono in com– penso essere felici che se i loro simili soffrono. Da li nascono rinvidia. l'odio. il disprezzo: da li nascono le ingiurie. le ·calunnie. Ié violenze, e ' J_e guerre •. Diagnosi ,e:iusta. ma in– completa. •L'amore del de· naro e quello de,e:li onori spie,1?ano alcuni odi. <Guer– re per il' uosSç~so·•di mate~ 'rie prime 1 p'ro1ìc':ue.1?,uerre di vanità dicltiarate da dittatori). l'Ifa non e 11 il pericolo ma_gj?'iore per la umanitù. , Gli interessi arrivano sempre a una transazione. le passioni mai>. No il male ha ben altre cause. più gravi. La prima è il rancore. L'uomo C un animale fiero. Non può sopportare d'essere offeso ed umilia· to. Talvolta. durante anni. secoli. vi si rasse~na. per– ché non ha la forza di rivoltarsi. Fate che e:li si presenti il caso. che la vi,1(1:lanza del padrone si affievolisca o che una di– sgrazia imprevista indebo· lisca i Superbi. allora lo schiavo salta loro alla gola. tanto più implaca– bile. quanto più a lungo ha covato la sua vendetta. Tutte le piccole offese che il padrone ave\·a di– menticato e che· d'altra parte furono ai suoi occhi senza importanza. si sono accumulate. Un ~iorno la pressione e così f o r t, e che un'esplosione sconvol– ge tutto e tutti. Non biso– gna mai pensare che una razza. un popolo o un gruppo accetti l'umiliazio- fac:su1: o~~~iiJc:01~ :i;~:~~~ è di prevenire e di ristabi– lire la dir,nìtà umana fin che ~i C' anC'0r:i a temuo La seco'nda grande causa di violenze, e la peggiore, è la paura. L'uomo spa– ventato. terrorizzato. non valuta più l'avversario per Quello che realmente è; non vede più di fronte a sé un uomo impastato, come lui. di buoni e cat· tivi sentimenti. Terroriz– zato. proietta la sua pau– ra sue:li esseri e sulle cose. Quesie presenze che egli imma_gina. non sono che echi o riflessi delle sue oaure. l\fa, capita pure - mi si dirà - che sia cattivo per natura o per fanatismo. La tij?re ed il coccodrillo non sono pericolosi perché l'uomo li crede pericolosi. ma perché sono tigri c coccodrilli. Senza dubbio. ma per– sino presso gli stessi ani– mali. si nota uno strano rispetto per coloro che non li temono. 11 cava– liere che ha paura. sara disarcionato. Il cavallo re· stio è spesso un cavallo che ha paura. Questo vale an~e per i popoli. Alain raccontava questo breve apolo,go: < Due cocardi si incontrarono sotto un pon– te molto stretto: ci fu del sane:ue >. Dal che io ricavo due re~ole: non. avere paura e non umiliare. Gli uomini in fondo al loro cuore non sono , realmente buoni>, ma se si sopprimono o si attenua)to le cause della cattiveria. saranno· ce'rtO migliori. Debbo preciS3're .·che non Che cosa è av\·emìto? Il proprietario del caffè si è hberato del juke-bo.,:: non rendcrn più. Tacciono le radio. tacciono i grammofo– ni e. anche la sera, gH ap· parecchi te1e\·ish•i spesso !:,Qn0spenti o. almeno. l'au– dio in essl è rcgO;ato se· condo civiltà e buon M'-tu· me. Che cosa sta acca· dendo? Siamo fo~e in un'C"poca di trapassc. Il segno è ve– nuto, da San Remo. q.ove un melodico ha 'sgominato le urla t.rici che soltanto un So[fici: Natura morta « Il Sci:no • - Roma} George Orwell * di Gl.4CO.JIO A.1 1 T0Utl'I Ora che coUa ristampa di A Clergyman's Daughter (Secker and Warburg edi– tore London) da moltissi– mi anni esaurito ed intro– vabile, le opere di George Onvell si trovano riunite ed accessibili a tutti men– tre qua·nti lo hanno cono• sciuto da vicino e quan– ti si s ono interessati ai suoi scrit.ti danno alle stampe volum i di ricordi ed lm· pressioni personali o sag– gi critici, sembra giunto il momento per cercare di In– dividuare la personalità ài uno scrittore per alcuni aspetti rappresentativi per l'InghHterra del perlodo fra le due guerre. In con– trasto con quanto si può dire di altri coetanei suoi in definitiva come scritto– ri maggiori di lui. quello che conta ed interessa nei suoi libri è il riflesso di una inquieta. oltremodo sincera, e volte irritante personalità. I suoi roman– zi non sono autobiografici pure è proprio lui che magari travestito sempre si ritrova. George Orwell, che In realtà si chiamava Eric Blair ed era nato in India nel Bengatr figlio di un funzionario subaltemo del– l'amministrazione br!tanni– c~, si sentL assai ~resto a disagio nella vita sia per• che le circostanze lo mi– sero a più riprese 'in con– dizioni assai difficili so– c!almente od economica– mente od anche moralmen– te, sia perchè per tempe– ramento era un bastian contrario. Il bisogno ài dissociarsi da quanti per una ragione o per l'altra si trovavano essere i suoi compagni nella vita fu in lui continuo avendo a mo– menti conseguenze disa– strose e quasi tragiche per lui. Non meno costante era in lui il desiderio irrefre• nabile di andare contro corrente. Questo tanto nel– resistenza quotidiana nei rapporti diretti coi suoi si– mili cui era legato da senti– menti d'amicizia o da un comune ideale politico quanto negli scritti. Nato inglese ed essen– zialmente britannico d'in– dole, irrimediabilmente pu• rltano non come fede od anche come morale ma co– me mentalità ereditata da• gli antenati si pronunziò salvo negli ultimi anni quando aveva miracolosa– mente raggiunto una certa serenità sempre contro la Inghilterr a e tutto ciò che poteva considerar.si speci– ticamente inglese. N on si pensa soltanto al famoso

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