la Fiera Letteraria - XV - n. 46 - 13 novembre 1960

Le nchleste di giudiz.lo che g1ornalmente d pcTYengooo, troveranno risposta oelle apposite rubriche • Verba Vo– lant •, • Scripta manent • e • La Fiera risponde• secondo l'ordine di arrivo. Si prega pertanto cH asteoen:t daJ &01ledd I tA FIERA LETTERARIA ORARIO DELLA REDAZIONE 11-1 dal mercoledl al sabato Manoscrlttt, foto e disegni non r1ch!~ll non si re,;tltulscono UN GIOVANE ROMANZIERE STUDIA I PROBLE!tfl DELLA SUA ARTE * MOSTRE D'ARTE A ROMA * Lavicenda del romanzo Spazio e percezione Se 1a filosofia si interessa dell'Uomo con la lettera ma– iuscola, e la PoeSia dell'om– tra che p~ietta l'uomo sul– la terra (I atteggiamento li– rico verso il mistero della vit:t.) la narrativa trova il suo interesse negli uomini al plurale (la ricerca di una universalità attraverso le sin– gole esperienze degli uomini, in cui le singole esperienze non sono altro che le • vicen– de• umane). Ora, è chiaro, scrivere in versi o in prosa non ha iran che importanm per defimrc i PoCti e i narratori. Si pos– sono comporre sonetti e par– lare da romanzieri; ci si può esprimere nella forma este– riore del romanzo e aver ani– ma da poeti, come, parados- * di GENNARO IIANNA salmente, si può comporre musica ed essere narratori. come si può benissimo scri– vere in endecasillabi una vera e propria comJ)Osizione musi– ca.le con echi palesi di orche– stre e di violini. Quel che coma dunque non è la • for• ma d'espressione• per clas– sificare:' l'ordine degli artisti. Sono più affini Dante e Bee– lhowen, mettiamo, che lo sicsso Dante e il Gozzano, per dirne una. La nomencla– tura non deve trarci in in- 51'.llnno e crearci concetti rigi– di, come se tutti coloro che in, campi diversi, esprimono il loro atteggiamento poetico sulla condizione umana fos– sero degli operai specializza– ti. impegnati. separatamente, a costruire un affresco di cui ciascuno non conosce altro che il proprio colore. Posto su questo piano, l'impegno artistico diventerebbe infatti una forma di industrializza– zione che a lungo andare condurrebbe all'invenzione di linguaggi settoriali e di ci· frati intraducibili. E' inevitabile che il narra– tore partecipi del mistero religioso che, al limite della ~t:n~ delc~ds;e~~~~ che anima la poesia. Tale partecipazione è insopprinù– bile: non si possono com– prendere gli uomini e descri– verli se non esiste la voca– zione fondamentale a e con– templare• l'Uomo. A tale proJ)Osito mi pare opportuno citare un episodio molto significativo (citiamo a memoria e possiamo com– mettere qualche inesattezza). Al T~heoief si rivolse un giorno uno studente per es– sere aiutato nello svolgimen– to di un tema. In esso gli veniva richiesto di esporre la filosofia dell'autore delle ..Memorie di un cacciatore•· Lo scrittore russo cadde dal– le nuvole e rispose che lui non aveva mai creduto di possedere una filosofia, che tutt'al più questa, se c'era, si esauriva nell'interesse che egli rivolgeva a un naso ros– so e adunco o a un paio di baffi. segni esterni da cui il narratore prende lo spunto per arrivare al cuore degli uomini. Dunque, volente o nolente, un narratore finisce con l'esprimere una filosofia * •li l,OilEl\ZA Till'CCHI Michel Tapié. secondo il ca– talogo, ba curato la nuova esposizione deUa Rome-New York Art Foundation all'Isol3 Tiberina. Si tratta. anche QUP– sta volta. di una mostra a te– ma; ma. sia detto .subito, tra !. soggetti via via scelti da Frances Mc Cann. preS!dente della Fondazione. questo è senza dubbio il più proble– matico ed 11 più passibile di equivoci. metiehe e. alla fine. sofistica– te, che finiranno con l'aver significato solo per pochi adepti che potnbbero far proprio il verso di MaUarmé: .-Oui, c·est pour moi. pour mo1, que ;e /leurn, désene! •. Sorprendente risultato tanto più che la Mc Cann è persona di alte qualità umane e di spirito attivamente sociale, quanto questo suo program– matismo pittorico decade. in– vece, In uno sterile spiritua– lismo ormai a due passi dal– l'e90terismo di moda trent'an– ni fa, anche se oggi gli ame– ricani ne hanno rialzati gli sbiaditi stendardi e puntel– lato i cadenti padiglioni. tam.ente ·· con le spalle al muro··. nella più sconvolgen– te e pericolosa deile pO!Siblli vert1"1ni, che una mostra co– me questa ha il compito di cercare di puntualizzare, ren– dendo esplicite nozioni autres ed altri rillessi percettivi per infine affrontare le feste tra– scendenti di domani. una pas– sione meno angosciata ma con tutta la profondità risul– tante dall'integrazione. nella misura richiesta dalle nuove esigenze. sia della conoscenza che dell'amore ... ------------------------------- della vita, se ~ ,·ero che il .. Dallo spazio alla perce– ziorw> ... : !"argomento, di am– plissima portata e di non fa– cile svolgimento, è enunciato dal Tapié in una paginet– ta di i!itroduzlone brillante quanto ovvia. Inoltre tutto questo vasto tema, al quale potrebbero concorrere metà d{'gll artisti contemporanei. poggia su soli quattro nomi e neppure di primo piano. E' ormai chiaro che per Frances Mc Cann la pittura deve essere sopratutto stru– mento di rivelazione e deve avere sempre contenuti o. al– meno. aspirazioni sublimi e trascendentali. tuttavia per– seguendo in siffatto program– ma di indole spìritualistica e metafisica. la presidente della Rome-N'ew York Art Foun– dat!on rischia di aUestire del– le rassegne sempre più er- Cosl mentre si parla ormai In più sensi. di recupero del– l'immagine. Frances Mc Cann sembra non vo!er prestare orecchio alla realtà e seguita a propinarci divagazioni ec– cezionali. traslate o extra– vaganti. Inoltre. questa volta. la Mc Cann è mal coadiuvata da un Tapié (un tempo cosl determinante per lo svolii– mento della pittura con– temporanea) Inconsuetamente svogliato. tanto da fare qua– si il verso a se stesso nella conclusione della sua intro– duzione: ..Mal il cultore d';i;r– te s·era trovato cosi compie- Di vert1ginl comunque. la mostra ce ne dà ben poche malgrado le opere affascinan– ti di Claire Falkenstein e le liriche pitture di Mo r r i s Louis. Nel!a Falkenstein im– magine e segno si identifica– no. Questi grovigli. queSte matasse duttili e mobili che s1 moltiplicano ed esplodono nello spazio. hanno un·origine composit3. che \'3 dagli .svo– lani arabi alle decorazioni li– berty. e pi.ù di una remini– scenza naturalistica: il richia– mo alla fiamma. all'albero so– no evidenti e messe In luce da.Ila patina dei metallo che spesso assume U color verde– rosso delle tenere e:cmme. de– gU ubertosi viticci. La Lerici Editori, dopo A. Jòzsef. P. Salinas. A Machado, A. Blok presenterà entro il mese di novembre nella collana Poeti Europei le OPERE COMPLETE di Saint-John Perse PREMIO NOBEL 1960 per la letteratura nella traduzione di R. LUCCHESE LERICI MILANO VIA SANTA TECLA 5 LISI: Il santo d'oro (continua da pag. 5) bero appa;=;;- quali alle– gorici pesci vaganti nel mare della luna; al brigan– te che gli spettacoli della natura, sempre, avevano lasciato indifferente: ne dedusse, soltanto, che il tempo accennava a man– tenersi buono. Si mosse, allora. per andare a letto. Lasciò la porta aperta, co– me faceva sempre da quan– do era fuggiasco. Non riusciva a prender sonno. Gli accadeva, per quanto facesse, di soggia– cere a quello che, per lui, era l'incubo del santo: sia che lo guardasse stando disteso o girato su di un fianco; sia che si volgesse dalla parte oppasta, verso il muro. ln questo caso era :forse peggio; perché osses– sionato da un comando in– terno di voltarsi. Scese dalla branda; pre– se H santo e lo depose fuo– ri; sull'erba del campo– santino. Ed ecco, ributtatosi sul giaciglio, ancora una pre– occupazione a tenerlo sve– glio: quella, stanco come era di restare addormen– tat~. sino a tardi. In tal caso teneva per certo che qualche eremita si accor– gesse del santo fra le cro– ci. Scandalizzato - ne de– duceva - sarebbe corso a chiamare i confratelli; i quali, era da prevedere. l'avrebbero svegliato per scacciarlo, immediatamen– te dall'eremo. Dormi sol– t~to quaJche ora. Ridisce– se dalla branda. ln cielo le nuvole si er:a– no fermate lasciando po– sto alla luna di comunica– re di se stessa alla terre– stre essenza delle cose. U brigante guardava~ in alto soltanto per distrarsi, si imponeva di avvicinarsi al santo con il fare di per– sona indi!ferente, Si fermò che ne sarà stato due passi distante. Sull'aureola restrinse l'am– piezza dello sguardo. Da~ prima per tardare ancora un poco a rivederlo bene in viso; ma poi perché i raggi combinati fra la lu– na ed il cerchietto gli da– vano il senso di una nuova calma. Volontariamente. a un certo punto si sedette in terra per essergli di faccia. Nella sua espressione trovava ora qualcosa di di:, verso. Sentiva che avrebbe accettato persino di essere rubato. a condizione CQe gli volesse bene. Una con– tentezza improvvisa per poco non lo accese di en– tusiasmo. Gli parve che in un riflusso di lucentezza, e forse pure di tocco lu– nare, il santo sorridesse. Mettendosi, per sua co– modità in ginocchio, lo strinse fra le braccia. A malapena, risoluto di non riabbandonarlo, si partava in piedi. Si mosse allo sco– po di portare il santo, per rultima volta, a riveder l'eremo. Era giunto alla metà del vialetto, quando gli venne in mente che, in quel suo andare con il santo, era abbastanza simile a coloro che vanno per le campa– gne ad una certa epoca dell'anno: anch'essi, pro– mettendo cambiar vita, non rinunziano al guada– gno; chiedono, insistente– mente di essere preservati dalla siccità e dalle srego– late piogge, al fine di otte– nere un bt?l raccolto. Gli si prese, dunque, una gran voglia di imitare, in tutto ciò che ricordava, quelli. appunto. delle Rogazioni. che, anche se stanchi. non ristanno dal cantare. Però egli delle invocazioni nul– la, ormai, si ricordava. - - Giunto presso il cancel– lo madido di sudore, nel momento in cui si voltava per tornare indietro, su dai confusi ricordi dell'in– fanzia, gliene venne in mente una. La cantò a se stesso e poi con voce ab– bastanza liberata. Sancte Barnaba, oro pro nobi.8. Alzando tono, nella so– ste, al ritorno io lieve sa– lita, ripeteva la stessa im– plorazione; fino a che, a un tratto, fra le celle. ebbe per fede la consapevolez– za che Barnaba era il no-. me del santo ahe si strin– geva al petto, anche se non si identificava con quello, proprio. delle li– tanie. Il belresercizio del bri– gante. fu interrotto dal suonar delle campane: in– vito agli eremiti di recarsi nuovamente a coro per il mattutino. E' probabile che essi già si tenessero pronti per uscire : comparvero nel vialetto da tutte le parti: ognuno con una candelina accesa in mano, perché la luce incipiente della lo– resta, tuttora, faceva da ermetico sipario. li brigante, giratosi su se stesso, e perciò verso la chiesa, riprese con il can– to della invocazione. Cam– minava con faticata len– tezza, senza vo'Itarsi maL Però si tacque quando, po– co dopo, i monaci, al co– mando, sommesso, del– l'Abate, lo seguirono su due file proseguendo, dalla invocazione a Barnaba, le litanie de' santi. Erano ad e Ab omni pec– cato, libera nos Domine > che il brigante taceva il suo maggiore sforzo per superare lo scalino. alto, di chiesa. Le luci di dentro e dì fuori combinavano intor– no aJ santo e al penitent-e una festosa ruota di splen– dore. NJCOIA LISI lettore gliela legge tra le ri– ghe, messe ll a tradurre in termini poetici, nell'inten- zione dell'autore, soltanto il ritmo di una vicenda. Una filosofia che il Jettare libera dal testo e riconsegna al ro– manziere nell'attimo stesso in cui questi sembra propor– re soltanto la lettura di un documento poetico a base di fatti, e non di idee. Ma ~ in questo momento stesso che il narratore si di– versifica dal poeta e dal filosofo, proprio per il geloso ripiegamento che egli compie sul e naso rosso • e sui 11 baffi•. giace.bé sente che se una filosofia ~ stata rinvenu– ta nella sua opera, essa non può essere intesa se non attraverso il visibile gioco della vicenda, - intessuta su Fu~~ 3 ~v~t~h~cll~;~~i~ venzione poetica. Vicenda, Elvia Mcndolcsl: • La vite • lli\Q SPETTACfJl,Q DI lJGO TOGt~AZZI Al, TEATR<I Qllllll.lQ * FraGog e Magog l'ombra diPirandello dunque, che non ~ un espe- I moti,..; di invenzione to di rappresentarla. Egli mai veri. non aderiscono Gli attori che sono in- diente, come molti vorreb- pirandelliana non finisco- ha effettivamente le qua- intimamente ai personag- tomo a go Tognazzi da ~roch:1fa 1 ~ 1 •getit• J~!~ no mai di essere sfrutta- JunitàGn 1 _ 111 ecess 1 _an 0 an 0 ·e•v",edrde 1 _ snsuero-e 5 gi 0 · 1 :,anm~- v 3 i menettràan, ,o 1 _mdaennetnr~Antonella Sten! a Gien- sia tale. Cioé. non esiste pri- ti: evidentemente la loro "" na Giachetti sono di estra- ma il narratore e poi le vi- suggestione è ancora viva vo tipa. Non è schiavo del- do per un'altra parte fuo- zione troppo diversa per cende che egli inventa. Il ed i problemi che essi le ,presunzioni psicologiche ri da essi ed in diretto arrivare ad una fusione giorno in cui egli sente l'im- pongono sono aperti. degli attori che proven- contatto con lo spettato- unitaria. Lo spettacolo Di scarso interesse le scul– ture di Envin Rehmann ed abbastanza .semplicistica la trovata spaziale di Rice Pe– reira che collocando delle jn– telaiature neoplastiche su fon– di a flottage dt gusto surrea– le. intenderebbe fondere H principio mondrlanesco della immagine in superficie con il principio classico della imma– gine in profondità Una men– zione particolare meritano. !nftne, i due d!pinti di Mor-– ris Louis che costituh;eono l'unica vera no\·ità della mo– stra. La spazialità evanescen– te ed Intensamente spirituale ò: Queste tele è ottenuta con accorti!I.Sime macchie-imma– gini armonizzate In sequenze cinematiche e delineate da u.o segno sensibile e dinamico. portanm e il fascino di una Gog e Magog, la comme- gono ddlla scena di pro- re al quale ammiccano con- scatta ed in maniera note-- determinata vicenda, e la ri- dia di Roger l\Iac DougaJJ sa e che vogliono appro- tinuamente divertendolo. vole soltanto quando Ugo Jean Cocteau avalla eon ~~"c,e~e~le ueo~~~re:tep~:ri~ e Ted AJlan, che nella ri- fondire, scavare tutto se- .Quando Ugo Tognazzi Tognazz.i entra senza reti- una cordiale pagina introdut- allora che si realizza come duzione di Gabriel Arout condo i metodi tradiziona- rimane fedele alle sue ori- cenze nel suo giuoco. E' ~~aalil'~r~/~;~~:lac;;; narratore. In altri termini. è stata interpretata da li, quindi retoricamente. gini e recita Ja parte di una formula che merite- prima personale romana a!.ia nel romanzo, la vicenda non Ugo Tognazzi nel Teatro anche ciò che non può es- Giuliano e di David sen- rebbe di essere sfruttata ..Pa.sse~giata di Ripetta ... rappresenta una trovata di Quirino di Roma. è un'en- sere approfondito perché za credervi troppo; ma e che potrebbe dare sor- Una pittura di un dl"-=ora- comodo, una scelta strumj- nesima e non originale va- non possiede una profon- credendo piuttosto nel suo prendenti risultati. ma a tivismo un po· letterario. do- ::fo~ ;g~~:~maÌ •su~hem: riazione sul fondamentale dguit 5 à 1 • 05 U 3 ,go 11 _nTeoagnre ••zzip 0 h 1 eaml 1 _~ meccanismo è veramente prezzo di coerenza. Bìso- ve la documentazione reali- &tierc per il semplice astuto tema pirandelliano dello pieno d1 brio. Quando gnerebbe avere il corag- stlca si accoppia ad una estro- ~~7°l~ ~sa~t1a~ 0 ~:~~j ::1;ritamento della perso- ~irisu~r~~~!~at,à nde1gl~u!t vuol essere attore di pro- gio di applicarla integral- !alà~~~~~~ !~~ sira?~~\·a i~~ romanzo, la sua giustifica- Giuliano, il protagonista la convenzione è portata sa nel senso classico e ten- mente, senza paura. Con rodia del mondo popolare e zione estetica. della commedia, ba vissu- allo schematismo ed aper- ta di fare la calligrafia del- Gog e Magog siamo an- ~~1;;t~~:!~ina~~- 1 ~t U: 1 fc!: Posto poi il personaìtio, to un'esistenza grigia, mi- temente dichìareta. G!I la comicità, è invece piat- cora alla vi~ di mezzo. maya. A!!6al curata la tecnl- - e qui di nuovo bisogna nata da un'interiore capa- attori di rivista non-sono to ed insopportabi1e. G. CAL ca materica. !i°~:1fe~i:uo~o c:i=~2~~ cità di affermazione: non :----------------------------------------– una figura che si dispiega io- ha saputo imporre la sua tera solo perché scelta a po- volontà né agli editori mu– polare un episodio di fan- sicaH che avrebbero do...-u– tasia e solo queUo: è quindi to pubblicare le sue can– connaturato alla serie di fat- zonette, né alla moglie e ti e di commozioni che per alla suocera che sono or– lui ba inventato l'autore - mai leggermente stufi del- ~~6. ~riert°~~fl~Ìnadi~ la sua insipienza. Ma Giu- rapporto tra personaggio e liano riesce ad essere di– vicenda, cosa che abbiamo verso da se stesso, soltan– già sommariamente delinea- lo abbandonando il pro– to. Non si possono avere due prio passato. la propria ordini di inv~nzioni .~abbia- personalità, ricostruendo– mo pe!Ò agg1un~ere: ti per- si interamente fino ad as– ~is~:gioune !ap~~nfa~ ni~ sumere_ il nome e il carat– • dopo• a questo riguardo, I tere dt un ~uo presunto una successione di fatiche gemello, Dav1d, ed allora diverse: nel mome,:ito nel domina age~o~e_nte la v!· 9uale il narratore nC?nOsC;C ta, le occas1001, 1 suoi si– il suo momento. ~uco m mili, esercita un potere di F:C::~ h~h:1~•~m~;:~ simpatia che altrimenti gli no: non ci interessa Renzo è est_raneo. . . . . come uomo di un • tempo. Nei dramnu di Lu1-g1 Pi– reale, ma Renzo come uomo randello lo sdoppiamento di un • tempo• poetico, quel- della personalità è un mo– lo del M.anzo~i: se da Renzo tivo tragico che conduce ~d~!id~ ~e1f·~~o ~: ~~~a S::n°~,rlua~~~ ~~~~~ ~~I ~u! 1 =~~m; 0 f°~~f Lo scrittore _sicili~no. ~- remmo soltanto la nuda ero- che quando I suoi motivi naca dei fatti che interessa di partenza sono comici o gli storici. e non la carica - meglio - grotteschi, poetica. del .M~nzoni che dal- tende sempre dispernta- 1~ stona distilla ~na e pas- mente a sorprendere quel ~fndj fu~nJ • d~'!3te:1:: palpito segreto e profon– reale. do, quella radicale con– Tutto ciò ci spiega la pro– fonda comunanza e comunio– ne che c'è tra personaggio e vicenda, ma c1 riconferma che, parlando del romanzo, non si può fare a meno di pensare alla tra.ma e al per– sonaggio che, come si è cercato di dimostrare, non sono elementi facoltativi di una composizione che può vivere anche d'altro. La tra– ma e il personaggio • sono • il romanzo. Eliminando 1a trama e il personaggio, si può produrre qualcosa che risulterà anche più perfetto e sostanziosq del romanzo, ma si tratte~. com'è ovvio, di un altro genere letterario, di altra forma d'espressione artistica. Questo non signifi– ca porsi contro il movimen– to di superamento del ro– manzo tradizionale, significa soltanto che, se la narrativa ha una sua natura, non si può abolirla col pretesto di perfezionarla: sarebbe come imporre il passaggio biologi– co da una specie all'altra: nel contempo una nCKazione e una nuova affermazione. A questo punto resta da vedere se è proprio vero che il romanzo abbia esaurito il suo destino, ma questo è al– tro discorso che richiede un esame di problemi più com– plessi e cioè lo studio della struttura sentimentale e in– tellettuale della società con- temporanea. traddizione attraverso la quale l'uomo diviene se stesso con dolore. Gli epi– goni di Pirandello si ar– restano alla superficie del problema e se ne servo– no come di un pretesto che è in ogni caso ferti– le di sviluppi scenici. Roger Mac Dougall, Ted Allan e Gabriel Arout na– turalmente non si distin– guono dai molti loro pre– decessori che hanno già at– tinto alla generosa minie– ra pirandelliana. l1 caso di Giuliano e di David ri– schia continuamente di spingersi fino al limite del– la farsa e può rivestire 'una certa eleganz.a, pur nel suo evidente carattere di risaputa ripetizione, soltanto se un'adeguata interpretazione gli confe– risce la levità e l'arbitrio di un giuoco intellettuale. Come tutte le variazioni su un tema ben noto, an– che questa commedia, può assumere un senso soltan– to se un'esecuzione impec– cabile la riscatta nel sen– so di uno stile formale, facendone un vero e pro– prio divertimento netta– mente cadenzato. Si comprende benissi– mo perché Ugo Tognazzi si sia e incapricciato > del– la commedia fino al pun- I INTERVISTE IMMAGINARIE I Jlisita a Organon A quell'epoca di vivacissi– me polemiche sulle arti figu– rative, accedere all'uscio di Organon poteva essere con– siderato o un gesto folle o un evento astrologico. Il maestro era sottoposto a scrupolosa vigilanm diurna e notturna, sia dall'esterno che dall'interno. Era nientemeno che sotto pressione. collocato nella camera ad aria rare– fatta, dove le sue idee dove– \lano conservarsi fresche e scattanti come se uscissero da un frigorifero. Nel .suo ultimo articolo pubblicato nell'allora mensile • L'into– naco • Organon aveva preci– sato ,in modo inequivocabile il problema dell'arte contem– poranea. Ricordo presso a poco questo concettone: e E' ormai O\lvio afferma– re, senza cautela di sorta, che tutte le arti plastiche, ~i~iI'-~:J:rfa\o ~r~~vhan~ no detto tutto e non hanno lasciato dir nulla ai critici. Le arti plastiche di oggi in– vece non dicono nulla per-– ché devono lasciar dire tutto ai critici•· Questa idea madre mi da– va uno strano prurito alle meningi. E per tale ragione ragionante io mi dic.evo: • 1n fondo, Org:anon ha ragione. Bisogna incominciare da capo. Gli artisti, che oggi pullulano come insetti, han– no bisogno di un nuo,·o lin– guaggio per esprimersi •· Fu cos\ che mi decisi ad avvi– cinare lo scopritore della estetica a bruciapelo, il teo– rico della pittura fondata sulla manipolazione sconfina– ta. Qualcuno penserà che per avvicinare Organon io mi sia fatto raccomandare da uno di quegli illustri e ormai sfamati pittori che si ono– rano di lasciarsi ispirare dal– le idee-virus del nostro; nes– sun pittore di quella scuola osò violare la consegna del ci:~t:1/ ~f:~:r:vdiCS:~; voler concedere alcuna inter– vista privata, dato che sta– va facendo gli ultimi ritocchi ~lla teoria generale dell'arte, mtesa come • Speleologia dei quartieri popolari e sub-uma– ni dell'inconscio pri\lato e pubblico•· Fu per un caso fortunato che un simpatico rigattiere <ti Via dei Corona– ri mi presentò ad Org:anonco– me il più attrezzato collezio– nista di macchie. In quel– l'epoca indossavo appunto una vecchia giacca, tutta co- stellata di macchie e mac– chioline di vario tipo. Calzavo inoltre un paio di scarpe costellate, qua e là, da aloni di muffa e avevo un impermeabile col mu– schio sul bavero e macchiet– te sparse dappertutto. Appe– na gli fui presentato Orga– non fissò il mio vestiario e, con accento esotico, comin– ciò a dire precipitosamente: • Vedo che lei è un emble– matico collezionista di mac– chie e di vaporose muffe ~et~~ t~:~rch~ 1 T~ chiamo angoscia dilatante de!Je cose vecchie o eccessi– vamente usate e palpate dal– l'uomo immerso nell'iper– tempo. Ebbene caro signore le spiego subito come stanno le mie idee sull'arte. Pren– diamo per esempio concreto le sue scarpe: nulla di più commovente di quella muffa che va degradandosi dal tac– co alla suola centrale. E' muff-a di camminatore. Non ha mai pensato che anche le cose hanno una loro segreta anima? La muffa è una emersione esistenziale di una materia che portiamo con noi e che possiamo anche non portare con noi. Le scarpe deve sapere affonda– no quotidianamente nello spazio abulico del nostro tempo. Anch'esse finiscono coll'assorbire parte dell'an– goscia generale che può na– scere dalla svalutazione mo– netaria, dal caro vita, dalla confusione sempre meravi– gliosa delle idee o anche da quel senso di schifo che i piedi sentono per il resto del corpo umano, tante volle occupato a subire le fitte della volontà. di potenza delle stringhe o dei calli. Diamo un'occhiata alla sua giacca, continuò il prof. Or– ganon mettendomi le dita addosso: la prima emozione che provo è quella che mi fa scoprire sul tessuto già lo– goro, e quindi più affeziona– to alla sua unica persona, dei veri e propri continenti. E non le dice nulla? Lei por-– ta con sé meravigliose terre inesplorate: tutta una flora e una fauna che non vedrà mai ma che potrà immaginare a sua immagine e somiglianza. Non desidera che quelle macchie siano continenti di geografia terrestre? Ebbene può considerare liberament~ la sua giacca come un cielo vecchiotto pieno di nuvole. In quelle nuvole. lei può im- maginare una bufera in ag– gu&:o. Quindi lei porta a spasso senza saperlo un temporale che, naturalmen– te ,non entrerà mai in azio– ne. Ecco, \'ede questo schiz– zetto di sugo? Ebbene esso !oJ~à~te;~.~•;::aJln~~i~ ne. Che dire poi del muschio che affiora sul collo del suo impermeabile? Qui siamo al– J·inizio del cosmo! Può esse– re lichene o l'ombra di un aiuola; una foresta allo stato aurorale può essere? E non le sembra un abisso questa macchia di catrame che fa compagnia alla manica de– stra? Lei porta con sé l'uni– verso e non lo sa. Non sa nemmeno d'essere un ogget– to di contemplazione per quelle macchie e per quelle placche di muffe. Ora, mi segua - continuò precipito– samente - siccome la muffa è tempo ,la muffa wnsa e s?IDa. Quando sogna, 'l'uomo st spa,·enta e sente un pro– fondo ribrezzo. Se invece l\1omo se ne. accorge imme– diatamente dl\'enta un arti– sta moderno, originale. E' cosl che egli cercherà un nuovo linguaggio. 1n che modo? Semplicis– simo. Prende la cosa ammuf– fita: una scarpa, una tela di sacco, uno straccio di cu– cina. una vecchia mutanda e la fissa nello spazio che ap– partiene agli uomini. Fatta q~esta .s<:mPlice operazione d1 fissaggio o di incornicia– mento, il pittol'!!•demiurgo scompare e mterviene la cri– tica, cioè intervengo io. A questo punto dovrei spiegar– le come sia riuscito a fissa- ~~;~t111id~n~~\:!ÌJ~~o M~ sarò bre\-;ssimo e le citerò l'esempio paradigmatico del– l'età anale dell'uomo. A una certa età. il bambino crea le fa~;tJ~~~ ife:an~~~~n~~ sabbia e, qualche volta, con escremento personale o di estranei. Se lei ha avuto la fortlll!a. di vedere Piès, Triè o. Um, il nostro grande Urri, st sarà accorto che essi ma– nipolano qu_elle materie.· rer qu~ti tre pittori il mio pensiero si sta letteral– mente dilaniando. Quando contemplo le opere di questi sommi, le idee vengono a valanghe e in ordine spa.rso. Che cosa vedo in Piès? Quel– le sue bolle di catrame sono le boUe nere della nostra angoscia temporale e spazi3- le. Il nero del catrame co– stellato da vesciche mi fa pensare all'età favolosa della prima e ultima notte del mondo. Una notte sognai di abitare in una di quelle ,•e– sciche. Mi svegliai urlando. Era dall 'infunzia che non mi era accaduto di urlare nel sogno. Tri~. im·cce, mi fa ~~1:an~o ~:i°:/ p~~i~~ ni da offrire agli angeli. Ma T~ è andato oltre questa manipolazione gastronomica. Anche lui sente l'angoscia del minuto primo e manipo– la una sostanza gastrico– emotiva. Triè è talmente grande che rende pitagorico qualsiasi schizzo. 11 nostro Urri rappresenta invece la piaga. Con tela di sacco e ceralacca ci r:appre– senta l'emorragia cosmica nei cicli distruttivi. Dopo Urri non ci saranno più guerre, poiché è stato pro– prio lui che ha crocifisso sulla tela di sacco il dolore del mondo. Avrebbe mai ~~tS:t~cl~ ~te 1 ae e~.:~~: avesse tanto potere demiur– gico? Ma la vera rivo1U2ione in pittura la avremo a breve scadenza con le opere ban– donicbe e lastroniche del– l'Ottan. E' un giovanissimo arrivato da Campobasso alla manipolazione piombica, cioè alla pittura come arma con– l~ndente o come mezzo bel– hco da usarsi in tempo di pace contro i detrattori del nostro. vangelo estetico. lm– n:1agm1 che nelle assemblee s_1potrà urlare agli awersa– n: • ~ non la smettete di far chiasso saremo costretti a fare uso delle opere di Ot– t~n. ~no certo che potrà nstab1l1rsj immediatamente quel silenzio culturale tan– to nec~ario alle nostre idee angosciate •. Quando mi congedai da Ory.mon .mi sentii un altro Atlante forse. Scesi delica-' t~ente le scale per tema di d1s_turbare tutte quelle mac– chie ch7 portavo addosso. ma ~he .m realtà, secondo la t~na dt Organon erano t'an– tl Continenti Addormentati. IPPOGRIFO Ult:.l.U t-AJHSKl Dir-e-fin~ respnnnhttr ~tab. 1 li>OgraJtCO U.t:.:>.1~.A. Roma • Via lV Novembre 149

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