la Fiera Letteraria - XV - n. 46 - 13 novembre 1960

LAFIERA LETTERARI 'Anno XV • N. 46 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTJ E DELLE SCJ NZE Domenica 13 novembre 1960 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO NUMERO L. 100 DlREZiONE.. AMMlNlSTRAZlUNE: Roma • Via dJ Porta'Castello, 13. Telefoni: Reaa.z.iooe 6!>!>.487. Ammtmstraz.ione 6551&8 PUBBLI<.:l'l'A': Ammm1Straziooe: , LA FlEtt.A LE'l'Tl!:K.ARlA • . Vta dJ Porta c.;ast.ello. 18 Koma i'AKlr'l'A: L. 150 al mltllmetro • ARBONAMENTI: Annuo L 4.000. Semestre L. 2.150 Trimestre L 1.100. Estero· Annuo L 7000 Copia arretrata L 150 Spedlzton• ln eonto eorrent~ oosUllt (Gnippo [f) Cl"lnto oorrent@ OOnJI~ n 1 1 3142A Montale festeggiato NON NUOVI PROBLEMI MA UN REGISTA ORIGINALE NE "L'AVVENTURA,, A pag. 3 a Parigi PARIGI, 30 ottobre Ne ho visti parecchi ormai, da quando vivo a Parigi, ne ho visti parecchi dei nostri .scrittori seduti dietro un ta– volo posto su di una pedana, Nel rapporto traindividuo e paesaggio lanota poetica più originale diAntonioni Breve antolo– gia poetica di MIGUEL DEUNAMUNO Presentata e tra– dotta da Raffaele Spinelli * I a fianco di coloro che son designar, a ìllustrarne l'ope– ra e in faccia al pubblico e autoriu.alo • a interpellarli. Reagiscono in vario modo, clzi con imbarazzo, chi con disinvoltura. Ricordo la to· scana succosissima loquacità di Pratolini, la gentilezza sva– gata di Angiolelli, l'adorabì· le emozione di Gianna Man· zini, quel suo gesto dì co· prirsi le spalle che pareva rispondere ad un abituale moto dì difesa dal freddo e insieme ad un vago senso di allarme. Ora Jio saputo ché L'ultimo film di Miche– langelo Antoniani, L'av– ventura, ha suscitato una critica particolarmente at– tenta e interessata. Alcuni hanno veduto in quest'ope– ra la scoperta di un nuovo linguaggio inteso all'ana– lisi psicologica più che al racconto, un'inclinazione saggistica più che un ab– bandono narrativo. Altri invece hanno veduto un rifiuto delle forme tradi– zionali di racconto, archi– tettonicamente strutturate e concluse m un giro com– piuto di eventi, ed una apertura non premeditata verso la registrazione mi– nuta, fedele, frastagliata di GIOVANNI CAIJEifDOLI di un singolo che, pur guardando lucidamente dentro se stesso, non ha alcun vero problema. E quel pianto finale, che nel– la ragazza tradita è spie– gabile come la spontanea manifestazion·e di una de– lusione amorosa troppo co– cente, nell'uomo appare piuttosto sorprendente ed è infatti una conclusione troppo sbrigativa. troppo si'billina ed assoltttamente impreparata dal racconto. Il personaggio di Sandro non ha mai vaste riso– nanze morali, sia pure ne– gath•e: non esprime in nessun momento valori emblematici: è, per ricor- * ~~::!, ~~,ir~;;~di":1.a:s::erci insofferente di ogni pr1.b• blicità. Il volto cltiuso di Montale, i,1 .;ui appena un tic del lab– bro superiore ed un quasi (contln\llla pag. 2) Eugenio Montale di determinati aspetti del– la realtà. RISTAMPATA L'OPERA DI DINO CAMPANA CON ALCUNI INEDITI Cosi l'una come l'altra interpretazione trovano una giustificazione in al– cuni aspetti più caratteri– stici del film, il quale si inserisce indubbiamente in un movimento animato dal desiderio di rompere i moduli narrativi vigenti nel1a cinematografia at– tuale, sfruttando esperien– ze letterarie recenti e meno recenti. Monologo interiore, ricerca del "tem– po perduto~, introspezione dei gesti e delle parole quotidiani in una prospet– tiva psicoanalitica ed altri consimili motivi autentici o voluti sono sparsamente presenti ne L'avventura, come in A bout de souflle di Jean-Luc Godard e in qualche altro film delle ultime stagioni. Ma cre– diamo che non occorra esagerare nell'attribuire un valore programmatico a questi riecheggiamenti. Non nasce un nuovo corso nel linguaggio delle im– magini; né questo lin– guaggio si inizia a possi– bilità espre~ive inedite. Ma semplicemente alcuni artisti, che vivono in una comune atmosfera cultu– rale, affermano original– mente la propria persona– lità e raccontano con una propria maniera che pre– senta alcun.i tratti con:.i– mili. Michelangelo Anto– nioni è uno di questi ar– tisti e L'avventura è una opera particolarmente si– gnificativa in questo mo– mento del cinema. La quinta edizione_ dei ''fJanti Orfici,, Con la e leggenda,. di Dino Campana continuano le ristampe dei suoi Canti. Orfici che hanno raggiunto in questi giorni la quinta edizione. sempre a cura di Enrico Falqui (Canti. Orfi– ci e altri scritti, Vallec– chi). del quale "è imminen– t~ l'uscita. presso lo stesso editore, di quella e Nota al testo > che ha rappresen– tato dal 1941 in poi. e cioè dall'epoca della terza edi– zione, un punto di riferi– mento essenziale per un esame critico sull'opera di questo poeta che non e.es– sa di esercitare una sorta di fascinosa presenza e di sempre più confermantesi diritto di primogenitiira nella nostra poesia del No– vecento, soprattutto per le arditezze e le innovazioni e le spregiudicatezze at– traverso le quali il nostro Novecento si è venuto li– berando da ogni impaccio precedente, configurandosi ancor più in quella strut– tura di modernizzazione tematica che si sarebbe af– fermata nell'arco del pri– mo cinquantennio. L'intero apparato criti– co delle note al testo, per l'ampliarsi di notevoli con– tributi, verrà presto a lu– meggiare quanti vogliono studiare a fondo e dal vivo tutte Je questioni che si sono sollevate attorno alla biografia e all'opera di Campana. 1n attesa che Falqui ci presenti I'aggior• namento delle sue Note (un volume che s'intitole– rà Per una cronistoria dei. e Canti Orfici ~) e la pub– blicazione dell'inedito Tac– ctLinetto faentJ:no (curato assieme a Domenico De Robertis), una rilettura dei Canti Orfici ci darà modo non soltanto di ri– levare alcune giunte e va– rianti introdotte nella nuo– va edizione. frutto di scru– poloso esarr.e del mano– scritto da parte del cura– tore, che testimonia la ne• cessità di lavorare con me– todo filologico anche su un testo contemporaneo, ma ci consentirà di rinfrancar l'occhio su pagine che hanno la ventura di non invecchiare mai e di· non lasciar invecchiare chi ne sappiS trarre la giusta porzione di alimento. Campana è un contem– poraneo che può assumere la statura di un classico. specialmente se si consi– dera che certe apparenti innovazioni o sperimenta– lizzazioni odierne egli le aveva già in sé scoper• te. docllme·ntate e dram– maticamente pagate con resperienza dolorosa e il– luminante della propria vita Non si vuole sottoli– nea~e il cosidàetto suo e maledettismo ,.; ora dive– nuto di troppo facile imi– tazione da strapazzo e di nessuna rilevanza: sem– mai. è da cogliere nel suo esatto significato e nella sua chiara indicazione lut– to il peso di una pur rara lucidità e di una commos– ca purificazione che Cam– pana ha saputo mutare in * di ELIO F. ACCROCCA delirante e dolorante ma– gia lirica. Certi scorci di descrizione narrativa, e non soltanto i frammenti diaristici, fanno dimentica– re D'Annunzio (e Nessuno come lui sa invecchiare una donna o un paesag– gto >J e presagire Ptato- lini: non un parallelismo assolutamente impossibile; è invece soltanto una que– stione di presagio, di stato d'animo, o forse di pura su~gestione ambientale. E cosi alt:uni tagli di la– teralissime cousideraziuni sodblogtch-e, ricavabili dal- lln inedito diCampana Il dinrio della nuo1•a ltnlia f OGLIO di coltura europea destinato a tutti. rn· questo foglio che uscirebbe due vòlte al mese si dovrebbero raccogliere gli articoli pitl importanti già apparsi mettendoli in luce di at– tualità come avvenimenti della vita individ1Jalè e nazionale di oggi e di ieri. La realtà come dimostrazione dell'attuazio_ne dello spirito. Tutti i fatti importanti della nostra vita nazionale (per esempio la vita di Leopardi nel suo signi– ficato) sono stati trascurati o messi in rapporto di avvenimenti di allora, troppo piccoli. Il foglio avrebbe carattere di un quotidiano intellettuale, coll'articolo di fondo e i fatti diversi. Niente critica e niente arte. Dalla V edlrlone del e CanU Orfici • a cura dt Enrico Falqul (VaJlecchl ed.). le descrizioni di grandi • città o di cittadine di pro– vincia, da cui affiorano con le mura e le torri, con le pianure e le colline, con i ponti e i canneti, tutte le brucianti atmosfere di ambienti popolareschi (zin– gari, prostitute, albergato– ri, osti, rigc.ttieri, ecc.). Una tale ricerca non sa– rebbe da abbandonare, an– che per certi legami ad alcune prose di Cardarelli, a quelle de H sole a picco per intenderci. e de Il cielo sulle cittd. Faenza, Firenze, la Ver– na, Marradi, Bologna, Ge– nova, le Alpi, San Miniato, la dvlce Lom'bardia, è un susseguirsi di immagini, di paesaggi in continua ac– censione; e mai, in Cam– pana, il paesaggio resta muto e amorfo nella sua fissità coloristica. ma si scioglie, si divincola, si al– tera trascinando in sé la minuta umanità delle cose. Si notino la consistenza e la d,uttilità delle aggetti– vazioni relative ad una cit– tà. ad un monte, ad una piazza. ad un'isola: sono sempre attribuzioni saga– ci, pertinenti. intuitive. Faenza gli appare nel ri– cordo (procediamo con qualche esempio): e una vecchia cittd, rossa di mu- (contJn~ pag. 2) Intanto non è vero che ne L'avventura sia re– spinta la suggestione di una vicenda, di una trama. di un'architettura narrati– va che graviti su una se– rie di fatti logicamente concatenati. II film ha una sua storia molto precisa. Insieme con un gruppo di amici (appartenenti tut– ti tranne una ragazza alla aristocrazia o all'alta bor– ghesia), Sandro e Anna, figlia di un diplomatico, partono su un panfilo per una breve crociera nelle Isole Eolie. Amanti, fidan– zati e quasi promessi sposi, Sandro e Anna dopo un periodo di intima in– tesa adesso non vanno più d'accordo: li divide una indesiderata, anzi paventa– ta frattura sentimentale. Ed Anna. mentre la co– mitiva è ferma a Panarea, sparisce. oa NIJ:~ VOHli Logicamente i suoi com– pagni temono che le sia accaduta una disgrazia e che ablSia addirittura ten– tato un suicidio. Una sua amica. Claudia (che nella comitiva è appunto la sola di modesta estrazione) e Sandro, avendo però appreso vagamente che nello stesso giorno una ragazza si è allontanata dall'isola con una barca di contrabbandieri. perlu– strano le isole vicine e alcuni alberghi della co– sta siciliana nella speran– za di rintracciare la fug– giasca. E durante questo viaggio si innamorano e diventano a loro volta amanti. sicché. invece di ricercare l'amica, la tra– discono e cercano in real– tà se stessi. Ma durante una sosta in un albergo di Taormina, Claudia al ter– mine di una notte insonne Ormai. quando si parla dei e paperback.s ,. si parla anche, spesso e volenHeri, della rivoluzione che que– sti volumetti di formato tascabile, non. rilegati e di bassissimo prezzo (alcune centinaia 'di. lire, e di. so– li10 non più di un dollaro) hanno portato nell'edito.ria· americana da vent'anm a questa parte. Quando, una ventina d'anni fa. in con– comitanca. con le restrizio– ~i econo~i.c~e i~-J?OS~e dal– la guerra, si cominciarono a ristampare oper;e prece– dentemente pubblicate i.n veste più costç,sa, La sc~lt~ veniva esercitata sui. hbrt più., vistpsamente commer– 'ciali. e quasi soltanto nel settore della narrativa: nel 1940 furono stampat'i 6 mi– lioni di copie. nel 1956 pa– re che siano stati raggiiinti ì 400 milioni di copie, lo scorso anno furono 300 mi– lioni ossia circa la metà di tutte le vendi.te li.brarie dell'anno: nell'assieme i ti– toli pubblicati assommano a circa settemila,- e quelli del 1959 sono stati 1912. Delle 99 nuove librerie che si so1t-0 aperte io scor· w anno. quatt.ordiei sono dedicot.e esclusivamente ai volumetti daUe • vivaci co- pertine. In una industria edito– riale che, per una secota.-re * tascabili * di ALl•:X PENI\' tradizione, stampava e · metteva in vendita soltan– to volumi robustamente ri– legati. qualunque fosse il loro contenuto, non è sta– to facile abituarsi, - e per , il pu.bbllco. ad accetrare - a stampare dei volumetti senza alcuna apparènza di. soliditd,· su carta spesso mediocre, senza 'margini. Ma, aWinizio, fu. una, ne– cessitd imposta dalle re– stri.zioni del tempo d.i guerra e difatti i paper· backs si limitavano ad es– . sere delle ristampe di o- pere gid pubblicate in ve– ste più costosa. Poi. la rot– tura con la tradizione es– ~endosi. imposta con la for– za dell'evidenza, ci si rese conto che nel vastissimo mercato che s'apriva alla editoria potevano anche essere immesse opere di carattere .<:erio: e d'altro canto ci si rese conto che opere come i romanzi gial– li, d'avvent-ure, o di fanta– scienza, o comunque ap– partenenti alla narrativa e leggera >. essendo desti– nate a una breve vita, non riecessitnvano d'una veste tipografica e d'un forma– to concepiti per sfidare il rempo. Sicché oggi la situazione s'è quasi rovesciata: ~on solo s'è ad.ottato un crite– rio discriminativo che ol- tretutto è economicamente Più ragionevole, confezio– nando i.L libro secondo U valore che gli si attribui– sce e secondo il pubblico a cui. è destinato, ma. come profetizza un alto funzio– nario detL'Ufficio dell'I– struzione, Frank L. Schi.ck, net suo studi.o The Paper– bound Book in America, si. dovrebbe addirittura giungere a stampare i li– bri in brochure nella pri– ma edizione e p0i, a se– conda del successo ottenu- (contln~ pag. 2) L'Italiain America La Ca.sa Noondav Pre.s.s di New York h.a pubblicato quest'anno le poesie di Michelangelo nella traduzione di Joseph Tusiani (Tbe Complete Poems o! Michelangelo. transi. by J.T .. 1960, pp. 217). con introduzione dell'autore. c/w in.segna 1roliano a New York e si è gid di.sttnto per ta sua auivitd di studioso e pubblicista 11 presente volume, che ha risco.uo favorevoli recensioni in molta stampa ame– ricana, rappresenta la prima· edizione completa della lirica di Michelangelo in lingua inglese. L'organizzazione YMHA di New York ha in programma, nella sua serie annuale di conferenze e letture, una .serata sulla moderna poeS"ia italiana. Fra i conferenzieri della YMHA .s, annoverano i maS'simi poeti angloamericani. da Eliot o Fr 1~t. per non dire dei critici. La Literary Review, che si pubblica a cura della Fcir– leingh Dickinson Univer.sity nel New Jersey, dedicò un anno fa,, un numero speciale alla letteratura contemporanea ira– liana, con collaborazioni di alcuni fra i più noti• scrittori e critici nostri, e seguita a pubblicare poesie o racconti di· autori italiani. in omaggio ai S'uoi principi di internaziona'• lismo culturale. sorprende Sandro in inti– mità con una donna mer– cenaria. Il film si conclu– de dopo questo episodio su un pianto contenuto, ma disperato di Sandro e Claudia che si scoprono anch'essi divisi, nonostan– te il breve incontro felice, da un'intima frattura. Il racconto ha uno svi– luppo chiaramente deli– neato; ma ·vi aleggia in– torno un'aura di mistero suscitata non dall'esisten– za di autentici enigmi di– rettamente inerenti alla storia, ma semplicemente da alcune lacune. Perché e come Anna è scompar– sa? E quale contenuto ha il rapporto fra Anna e Claudia? E - interrogati– vo fondamentale - perché Sandro, dopo aver cosi rapidamente dimenticato Anna, • pur ricercandola. tradisce anche Claudia, finendo tra le braccia di una donna mercenaria? In un'intervista Miche– langelo Antoniani ha di– chiarato che con il suo film ha voluto illustrare la solitudine dell'uomo contemporaneo, l'instabili– tà dei suoi sentimenti, la sua incapacità di comuni– care con gli altri esseri. Ma tutto questo è rimasto nelle intenzioni e non è nei personaggi. E i perso– naggi appaiono chiusi e misl~riosi soltanto nella misura in cui sono lacu– nosi, soltanto nelle zone nelle quali non sono illu– minati. Anche il pianto finale dei due protagonisti vor– rebbe significare la smar– rita consapevolezza con la quale essi comprendono la costituzionale e irrimedia– bile incertezza della pro– pria passione troppo pre– sto esplosa. Ma Sandro passa da una donna all'al– tra meccanicamente, per successione materiale. La Agli amici di Malaparte La signora Edda Ronchi Suchert (Via San Leonar– do 69, Firenze) sta racco– gliendo le lettere che il fratello, CurzJo Malaparte, ha inviato agli amici. Tut– ti coloro che ne possiedono sono pregati di mettersi 1n contatto con l'interessata. instabilità è in lui non una condizione morale tragicamente sentita: ma soltanto una carenza di amore e, nella registrazio– ne che ne offre il regista, una carenza di vita po~– tica. A pag. 4 Aperta l'lnchle.,ta sulla Biennale di Venezia. Scrit– ti di: Vito Apltleo, G.C. Ar· gan, Corrado BaJest, Renzo Blaslon, Glsberto Cerac– chinl, Giorgio De Chirlco, Gian LuJgl Glovanola, Re– nato Cuttuso, Domenico Purlflcato, CL Ragghlanti, Emilio Sobr~ro, Nino Sprlngolo, Diego Valerl. M'a a tal proposito è ne• cessario fare un rilievo ancora più importante. L'avventura più che la sto– ria di un uomo rappresen– tativo della temperie sen– timentale della nostra epoca, più che la storia di un tipo esemplare. narra la vicenda di un individuo, (contlnu~ pag. 2) TACCUJlNO DELLO SVAGlJ.TO * Echi di Calabria * di GIORGIO OAPROJ\"I IJa Nila Devo alla squisita cortesia e all'impa– reggiabile ospitalità di alcuni funzionari dell' O.V.S. di Cosenza (il Presidente prof. Unico Caponi, l'ing. Fabrizio Ro– meo, l'avv. Italo D'Agostino) se ho po– tuto ammirare a mio agio, trattato come un pascià, uno dei più straordinari s_pet– tacoH offerti dalla natura allo sguardo dell'uomo: l'altipiano silano, che forse non trova tennini di confronto sulla terra per la sua severa grazia e la sua affabile maestà. pur ricordando di volta in volta On gamma delle sorprese è pres– soché infinita lassù, a oltre 1.400 metri d'altezza) ora la Scozia. ora la Svizzera, ora il Tirolo, ora addirittura le Montagne Rocciose. Che luogo ideale per riposare le mem– bra e lo spirito, quest'ultimo affascinato ma non sopraffatto dal verde cupo della foresta di pini e di larici, dal rosso vivo dei faggi autunnali. dall'azzurro inteso. dei grandi laghi artificiali dai melodiosi nomi (l'Arvo, l'Ampollino, il Mucone), dai verdolini e dagli ocra dei dolcissimi e modmati malghi, dove muggiscono se– rene all'alpeggio bellissime bestie di raz– za elvetica selezionata. mentre in alto roteano le pojane, e ancora dai colori vivaci e ridenti, e dalle eleganti archi– tetture tutte nuove, dei vari villaggi ivi sparsi. i quali, con le loro aggraziate palazzine. hanno più l'aria di colonie tu– ristiche per gente fina e munita d'ottimo portafoglio, che di raggruppamenti di case rurali. Passato il fosco valico di Montescuro, totalmente incappucciato di nebbia, que– sto paradiso nordico abbracciato e ba– ciato da due mari squisitamente meri– dionali (un paradiso da far gola alle più pallide e sognanti britanne o svedesi o danesi, avide di • poesia • ma anche d'altro: ad esempio d'esser rapite, qui, da purtroppo inesistenti brilanti capaci di inebriarle d'amore) si presenta troppo all'improvviso allo sguardo p,ercb~ anche il cuore più corazzato non trasecoli. Ma dopotutto: siamo o non siamo, quassù, nella meridionale e miserrima Calabria, anziché in una romantica, e addomesticatissima, estrema Thule? Altrove ho cercato di annotare tutte le confortanti constatazioni e conside– razioni ispiratemi dall'impareggiabile paesaggio, e soprattutto dalla gigantesca opera di riforma in esso ben visibile. dovuta all'Opera per la Valorizzazione della Sila, alla Cassa per il Mezzogiorno ecc., e qui lasciate che faccia il turista anch'io, e che mi limiti a restare a bocca aperta. Ma non posso esimermi (è più forte di me) dall'csprimefe la mia me– raviglia per il miracolo operato quassù in cosi breve volger d'anni, dove prima della guerra non c'erano che sentieri im– praticabili, e lupi o cinghiali, o i disgra– ziati> braccianti che nella selva scura s'avventuravano per tentare una dispe– rata agricoltura di rapina sui latifondo selvaggio, mentre oggi è tutta una fitta e geometrica rete di strade asfaltate, una ridente zona popolosa di gente al la– voro, un susseguirsi di ben pettinati po– deri dove, tra un bosco e l'altro, tra (contlnu~ paa. 2) Ll:C VITIJ: DEGLI UOMlNL ()1-<~LEBRl * Biografie utili, inutili o 'distensive •Meraviglia vedere che tutta l'America debba por– tare il nome di un ladro, Amerigo Vespucci...>: que· ste dure parole di Emerson rappresentano l' ingiusta opinione di una larga schie– ra dl storiografi, interpreti, esegeti del viaggio colom· biano, che hanno danneg– giato non soltanto Vespuc– ci ma Colombo medesimo. Infatti, nel tentativo di ri· durre l'impresa al ghirlbiz· zo di un audace improvvi– satore, I dHensoti di Co– lombo hanno tolto proprio a lui il merito delle profon– dissime motivazioni che lo spingevano sulla vie delle Indie. Di fatto, nessun documen• to dell'epoca contrappone la figura e il merito di Co• lombo a quello dei contem• poranei, alla maniera che PD! fti cara ai romantici, specialisti nella creazione di scandali storici; e se con– trasto cl tu, fu proprio di quelli che non· emergono subito, e che, per essere in– tesi, hanno bisogno di una decantazione secolare. ha dimostrazione è in questo A meri go Vespucci di Ger main Arciniegas (Rizzali, li· re 2.500), ambasciatore del· la Colombia in Ita1ia. al qµale dobbiamo una del– le più severe. generose e * di VLA DUIIRO CAJULI documentale rivendicazioni della gloria diversa ma ugualmente autentica. sia del fiorentino sia del geno– vese: questi. che non inten– deva sOOdisfare un capric· cio ma un imperativo dello spirito, quasi per una po– lemica interpretazione de– gli obblighi religiosi in· combenti ali' uomo di vera fede. quello mosso da esi– genze ormai umanistiche e rinascimentali. che attinge· vano a ben altra filosofia dell'uomo. l'idea della sua dignità. A noi pare accet· tabile l'interpretazione da– ta dall'Arciniegas alle di– verse spinte da cui turano mossi e guidati Colombo, rappresentante del Medio Evo. e Vespucci, incarna– zione del Rinascimento. Il Cinquecento riconobbe se stesso più nel fiorentino che nel genovese. donde an· che l'apparente ingiustizia finale. della denominazione che ha irritato tanti inutili difensori di Cristoforo. A parte l'ovvia considerazio– ne. che Colombo aveva soltanto scoperto. e Vespuc– ci capito. come dimostrano le celebri lettere. best-sel lers detrepoca loro. è facil, intendere perché una civil– tà si riconoscesse nell'uomo che la rappresentava. me,-. glio che nell'altro inveran– te. se mai, l'uomo fuori del tempo: più grande in asso– luto, ma anche meno com– prensibile e meno. non sem– bri un paradosso. corre– sponsabile. Lo Arcioiegas dimostra tutto cìò servendosi di do– cumenti. dai quali la sta– tura di Vespucci non risulta quella del nostromo di cui parla Emerson, e poiché tale statura è ben degna del Rinascimento italiano. professiamo allo storico la gratitudine che si deve a chi ci permette d'intender meglio l'effettiva gtandezza del navigatore fiorentino. Una biografia di Wagner ridotta come questa di Re· né Dumesnil (Wagner - Vi– ta e arte • Rizzali. L. 2000) alla perfetta coincidenza tra la mania erotica e la mu– sicalità di un genio. lascia insoddisfatti. come un'esal– taz.ione pagana della natu– ra. di cui nessuno discuta la forza. ma che non spie– ghi la pur implicita catarsi ;pirituale. Tuttavia. non sl può disconoscere la Jegitti– mità. più che storica. qua· si cronachistica. dei pas– c,aggi mediante i quali il biografo ci conduce dal– l'avventura terrena e mon· dana. alla musica che tutti conosciamo e che .il Du– mesnil. l'avessimo dimenti– cata, cita, riproduce grafi· camente e commenta pagi– na dopo pagina. compro– vando che ogni tema ha in sé tanto di erotico. da ser– vire da chiosa irretutabile alla tesi sopraddetta. Il di– fetto dell'assunto si denun· zia da sé, e consiste, cre– diamo. nell'impossibilità global2, di ridurre una enorme, complessa opera di creazione, al servizio cli pratiche terrene e private che, In fondo. non c'inte– ressano affatto: insomma, il solito equivoco roman– tico della biografia, che dovrebbe spiegare l'essen– za di una determinata poe– tica. Ma non :si vede quan– to di banale è nella vita intima di Wagner, identica a quella di tanti altri uo– mini? E se questa considera– zione non bastasse ad av– vertire che. l'arte comincia proprio là dove termina la esperienza di tutti, per di– ventare voce inconfondi– bile di un solo, ci sia lecito osservare che la citazione di un tema, in Wagner, conta assai poco. perché egli è appunto l'artista che rifiuta la melodia come messaggio fine a se stesso. Bisogna entrare (ci si scu– si il termine oggi troppo sportivo) nel suo tourbil– lon e lasciarsene travolge– re - il che avviene quasi

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