la Fiera Letteraria - XV - n. 40 - 2 ottobre 1960

LAFIERA - LETTERARI 'Anno XV - . 40 SETTJMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCJENZE Domenica 2 ottolire 1960 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUFSTO NUMERO L. 100 DLRI-.:ZlUNE., AMMINlSTRP.ZlONE: Roma • Via dJ Porta (;asteUo. 13. 'lelefoni: k.edaz1ooe 65~.481 . Amm•nLStrauooe 65!>1Mf . PUHBUCl'l'A': Ammlrustraz.Jooe: e LA FlEAA L.E'l'TERAK.lA • . Via d.t Porta Cast.elle. 13 • tù>ma lAKU,.~A: L. 150 al millimetro . ARBONAMF.NTl· Annuo L. 4000 Sem~t:-e L. 2.150. 1nmestre L 1.100. Estero· Annuo L. 7000. Copia arretrata L. 150 . Spedlz:!0011> lD conto corrente portaJe (Gruppo ll) • Conto oorrente ~tale o 113l42fl TURISMO SPIRlTUALE: MONTE OLIVETO :MAGGIORE * Mal d'occhi, mal d'amore * La rin.un.eia al nwrulo di Giovanni To– lomei, attribuita al male degli occhi, fu invece un impegno assunto nel medesi– mo spirito con cui la generazione di Dante si batteva per un mondo migliore * di TLADIJJIBO CA.JOLI Discendo da Siena lungo la Cassia, e devio a Buon– convento suila sinistra. La Abbazia di ~fonte Oliveto ~taggiore è a nove chilo– metri: nove e nove diciot– to. non mi perdonerei di aver sacrificato alla pi– grizia il Chiostro Grande e tre dozzine di affreschi del Signorelli e del Sodo– ma. ).la se la spinta è sta– ta di natura artistica deb– bo dire che l'arte in me può meno della storia: pri– ma e dopo la visita, il So– doma e i1 Signorelli si so– no fatti da parte. con mo– destia incredibile date le proporzioni della fatica loro. ed anzi mi hanno aiutato a riflettere, senz.a prepotenze- estetiche, stù– Jo spirito del luogo. fine un"altra vita: quella mondana di Giovanni To– lomei, senese. fondatore dell'Ordine o Congrega-,jo– ne della Maria Vergine del Monte Oliveto, ritira– tosi nel Deserto di Accona, \·edi caso. proprio nel 1313. I libriccini che posso con– sultare dicono che il To– lomei. malato agli occhi. fece voto di rinunciare al mondo, se fosse guarito. Dunque, guarì e manten– :Je la proll1essa. Il dato è incontestabile, certamente un punto d'arrivo: ma uno spirito moderno, intinto di psicologia, vorrà cercare le cause anteriori della ri· nuncia. Pare oggi che una decisione cosl grave non (Contlnuaa paa. l) GE!'llNARO PICINNI: « Case e barche"· A pag. 6 una rassegna di disegni del pittore pugliese, a cura di GIUSEPPE SCIORTINO IL LIBRO D ][ CUI * l]o\'3.lle Passato particolare, cultura originale, presente quasi paradossale: ectol'Italia dell'Asia * Introduzione all'India Per itentlle concessione dell'autore e dell'editore pubbllchJamo parte del prùno e ll secondo capitolo d1 LO SPIRITO DELL'INDI A, d.l imminente ap– parlrlone, un grosso saeglo e.be d propone dJ spianare la via ad una pi ù amp ia e proro~la compren.slone de: Il ferwmeno India Sono passati ormai quasi duecento anni da quando l'Occidente ha scoperto che l'India non è solo la terra delle favolose ricchezze agognate da tutti i conquista– tori della storia, ma anche il paese che pmerò il pensiero dei Veda e delle Upanishad; tuttavia la situazione ..per ciò che riguarda la sua vera conoscenza è oggi pres– soché la stessa. Diciotto anni prima della Rivoluzione Francese. nel 1771 cioè, A.nquetil Duperron pubblicava lo « Zend-Avesta • tradotto dal persiano in latino; e nel 1801 usciva il suo e Oupnek'bat • - le prime Upanishad in Europa - edizione che Schopenhauer e Hegel conob– bero e interpretarono in senso diverso. Intanto, oel 1783, il Willdns rivelava al mondo occidentale la « Bhaga– vad-Gtta • e William Jones traduceva dal sanscritto la • Sakuntala ». La portata dell'avvenimento viene consi– derata in tal modo da Raymond Scbwab nel suo bellis– simo libro La Renai.uance Orientale. « Solo dopo il 1771 la terra diventa veramente ro– tonda; la metà della carta geografica dei cervelli non resta più in bianco. Per dir meglio. non e U secondo Rinascimento, è il primo che tardivamente si completa nella sua fine logica. L'umanesimo di Marsilio Ficlno restava monco fintanto che non era completato da quel– lo di Anquetil Duperroo..... •· Cosi nasceva quella nuova scienza. l'orientalistica. che si credeva avesse sul piano culturale la 6tessa importanza della Rivoluzione Francese! Cosi sJ accesero gli entusiasmi in tutta l'Europa colta di allora. da Her– der a Sch.Jegel. da Goethe e Schiller a Novalis. da Flchte e Schleiermacher a Tieck. da Bugo a Michelet e giù giù fino a Lamartine. Quinet e Vlgny. Cosi una catena di scoperte meravigliose nel campo della scienza del linguaggio si sussegui, con le opere di Bopp. Max Mfrl– ler. Bournouf - vari giganti della linguistica compa– rata - travolgendo una moltitudine di certezze che PARLA\. * di AXGELO .UORBl<:TTA. l'occidentale aveva su se stesso. trasformando radic_a!– mente i suoi c:onc:etti di storia e civiltà. « Con la _edi!i– cazfone degli orientalism1. la parola uomo comlnCJa ad avere tutt'altro signiticato •· • Tutt'a un trat1:t' l'uma– nesimo parziale dei classici diventa l'umaneslDlO inte– grale che a noi sembra ora una cosa molto naturale. Secolarmente mechterraneo. esso comincia ad esse~ planetario il giorno in cui una lettura scientifica de! testi persiani e sansc:riU fa scaturire la cono.sce~za ~ innumerevoli scritture insospettate; nel laboratono de.i linguisti è nata, per l'Europa. insieme ad altre idee fe– conde o micidiali, l'idea che sia esistita un'intelligenza e un animo fuori cti essa•· Questo « Rinascimento Orien– tale • (titolo di un capitolo del libro Génie dea ReligictU di Edgar Quinet. apparso nel 1841. che lo Schwab feli– ce.mente prende -in prestito). porterà a un • immenso spostamento mentale •· Fino al diciottesimo secolo. l'eu– ropeo pensa il mondo nel te.nnini e nei limiti della cul– tura classica « La Storia Universale di Bossuet non supera i limiti della Città di Dio definita da Sant'Agositno •· (Sy1vain Lévi). Invece « la capacità di decl!rare gli aUabetl sco– nosciuti (Champollion. ecc.). ottenuta dagli europei do-– po il 1750. ebbe una Incalcolabile conseguenza: la sco– perta c:be potrebbero esistere altre Europe. L'Occideote si rese conto._ dJ non essere l'unico possessore di un mirabile passato intellettuale•· Anzi: c'è il pe ricolo di diventare provinciali p,?r questa scoperta di alt.re ci– viltà non meno complete della nostra! Una volta s fon– date le muraglie ctnesi che dividevano Oriente e Occi– dente nel campo intellettuale. « l'Asia è entrata nel pensiero dell'Europa come un interlocutore invisibile» permanente. Non -posso attribuirmi una particolare sensibilità, per aver pensato ad Arri– go VII~ mentre attraversa– vo Buonconvento. Sanno tutti che l"imperatore. ul– tima speranza di Dante, morì in questo paese. o di majaria, come dicono 1 moderni, o di veleno. co– me affermarono i contem– poranei: ipotesi che val più del vero, a spiegarci lo stato d'animo di chi ci credette. A r r i go stava marciando contro Roberto di Napoli per farla finita con il guelfismo. voleva pacificare finalmente l'Ita– lia, restituire una patria ad uomini come Dante, e uomini come Dante a una patria che non abbondava di geni morali, i soli su cui possa fondarsi l'autorità di un governo. Questa era la versione degli esulJ par· tigiani suoi. che restò se– polta con Arrigo a Buon– convento. il 21 agosto 1313. Ricordate? ai tempi nostri si diceva: qui finisce il ).!edio E,·o. L' A.rea di Gianna Manzini Ma qual è «il più orientale li paese d'Oriente? Cer– tamente l'India. perché essa nella sua totalità pone, sempre secondo lo Schwab. « la grande questione del Differente•· In che cosa consiste questo strano • pro– blema del Differente •? E' che il mondo indlano si pre– senta più di tutti gli altri d·onente come un blocco di m.a.uima. eatraneità dinanzi al nostro mondo di tradi– zione greco-romana Ma nel medesimo tempo neppure può essere considerato come roba da museo. per lo stu– dio etnologico del mondo dei primitivi E' invece un mondo vivo, paradossalmente vivo, benché antic:htssimo. E' • un antico di oggi. Di oggi e di sempre•· E'. questa India. un tutto compatto • a cui nient'altro è da para– gonarsi. né per la coesione. né per il grado geoerale di maturità, né per l'eternità della zua atlualitd, né per la sua facoltà di coprire simult aneam ente molteplici età dell'umanità e di 1mpegnare ta.r.ti interessi nel mede– simo tempo. dalla metafisJca al la grande poesia. dalla teologia alla liguist.ica •· di FERDINANDO J'IRDIA A due passi, i nove chi– lometri detti sopra. ebbe Come tutti gli scrittori autentici. Gianna Manzini non ha mai concesso nulla a se stessa e nulla al mon– do, nel senso che ha que– sta parola per gli appar– tenenti a ordini monasti– ci: tutto, invece, alla sua vocazione. P o c h i come questa donna dotata di un'estrema possibilità di immedesimare le sue crea– ture con se stessa, hanno saputo accettare una di– sciplina c06l perentoria e sarei -per Wre feroce., se poi non si convertisse in un'arte così raggentilita. cosl umana e fraterna an– che nella sua estrem.a. ra- AngeloNarducci * frammento per una Apocalisse con figure Al libro che si apre Nel nome del Signore Cbe un giorno chiuderemo Nel nome del Signore Il suo fiat il mio amen Nel nome del Signore Le cose hanno origine e fine Al suo fiat risponde il mio amen Per ogni gesto o parola Per la mia vita di uomo Per ogni flusso e riflusso Per i monti che cadono Per il mare che s'apre Per l'ardente roveto I] suo fiat il mio amen ascere unirsi morire Non tutto si serra Nella breve vicenda In cui mi consumo Il mio amen e il suo fiat Nascere unirsi morire Non tutto fa chiaro Il mio amen il suo fìat Qualcosa divora consuma Il suo amen il mio fiat Per il libro che si apre :-<el nome del Signore Che un g,orno chiuderemo Nel nome del Signore Il libro che si apre Il libro che si chiude re.fazione, così pronta ad assumersi la estrema re– sponsabilità delle case im– maginate o avvenute nella fantasia o risalite dalla esperienza, che non è sol– tanto una disciplina dello stile, ma il sentimento stesso che la parola è qual– cosa di estremamente ve– ro e tangibile, qualcosa che ci chiama dal di den– tro e nella quale si assom– ma tutto di noi. o che, per riprendere \.Ul'immagi– ne di Alvaro. scava come l'acqua la pietra. Si leg– ga una prosa antica. nel tempo. della Manz.ini, o una più recente, e si tro– verà sempre non soltan– to q u est a rispondenza, questa responsabilità. ma anche lo stesso modo di metterla in atto. che è anche un modo di imme– desimarsi nella realtà, di entrare in essa senza re– sidui. L'occasione, oggi. ce la offre il suo nuovo libro Arca di Noè che assume. giustamente. il numero uno nella serie delle e ope– re> che nella collezione e . Tarratori Italiani> di– retta da Niccolò Gallo l'editore Mondadori asse– gDa alla nostra scrittrice. Giustamente. dice,;·0y in quanto, proprio questo li– bro di prose non esplici– tamente narrath•e di una narratrice che ormai rag– giunge come tale una sua straordinaria efficacia, ma piuttosto di confessione, di abt,andono, di ricordi, sa– lendo in primo piano alla attenzione del lettore !"acu– tissimo scavo che vi com– pie un uso della parola pervenuto al suo più alto e sottile magistero, può in certo senso offrire un"im– magine pressoché prope– deutica della sua arte let– teraria, ma non soltanto tale nel senso ristretto di questa parola, bensi pro– prio in un senso post-cro– ciano di letteratura, sarei per dire in un senso quasi spitzeriano, cioè di un su– peramento (mi si perdoni questa ormai rozza e con– sunta espressione) del dia– framma tra tecnica e poe– sia. Direi che proprio in questo libro do\·e la scrit– trice consegna una sua an– tica dolorante e vibrante passione, quella per gli animali, dove ella affida alla parola alcuni nodi profondi della sua coscien– za. il lettore avvertito tro– verii. la traccia di una fi– lologia manziniana di gran– de interesse per l'esatta comprensione della pers<r nalit.à della scrittrice e so– prattutto della sua poetica più vitale e complessa. Nel e cap!tolo ,. che apre il libro e che appunto ne reca il titolo, dove la scrit– trice, quasi a mOOo di pre– fazione, denuncia la lun– ga storia di questa sua air p,assionata fedeltà, i 6UOi rapporti di esE.ere umano e di sc:rittrloe con gH eni– mali passano da un eguardare sorridendo> («e nel piacere di quel sot!riso palpitava quasi tm.a lar– \·a di complicità,), al tur- tro pronto a crollare a causa di un respiro, che é anche il dato profondo del– la sensitività femminile di cui è tutta tessuta la sua prosa. Dato profondo dal quale non va mai disgiunto quel– lo di una consapevolezza quasi \>irile (almeno nel senso, magari convenzi~ nale, che si dà a questo aggettivo, quello di un co– raggio a tutta prova di affrontare un rischio, di porsi a repentaglio) di una tale sensitività sempre al- Gianna Manzint bamento, alla comrtiozione per un mistero dell'inno– cenza che è in loro, e in– fine a qualcosa di assai più • manziniano ,. : e ... n so– spetto c:he quasi sull'orlo delJa parola, essi si sot– traggono alla nostra confi• denza, dopo avercela accor– data battimi di sbalorditi– vo abbandono>. Estrema– mente manzmiano, e l'orlo della parola> è proprio uno dei dati della sua poe– t:ca: quell'a..,.·vertire sem– pre dfetro la parola, oltre la parola, un precipizio, un'intermittPnCe du coeur, una sorta -i.i muro di ve- lo sbaraglio, sempre te– nuta sul filo, appunto per– ché non si tratta soltanto di una sensitività lettera– ria. ma la testimonianza, poeticamente tradotta., di un rapporto della scrittri– ce con la vita, di un UD– pegno verso la vita. Anco– ra potremmo cercare una traccia della poetica più interna della scrittrice quando ella ci avverte nel– lo stesso capitolo: e Avvie– ne d,j poter sillabare con una parola il significato di uno sguardo, d'un movi– mento, avendo la certezza di non sbagliare; ma qual- siasi giro di sillabe, per ---------– C'è di più: questo mondo indiano. con il suo pensiero. con le sue espressioni artistiche e forme di civiltà. ci costringe a modificare anche i modi di considerare le cose intorno a noi. oltre che i valori culturali. Incitava entusiasticamente Anquetil Duperron nel secondo volu– me delle SUe Recherchea sur l'Inde: « Studiamo gl'ln– dianJ come già i Greci e f Latini! li. Come farlo. però, quando non basta un semplice studio. ma cl si richiede un radicale cambiamento di tutti I tenn.ini della cono-– sceD2.a. a cui siamo avvezzi da duemila anni a questa parte? e n secondo Rinascimento - conclude a ragione Schwab - ha meno lusingato la mentalità europea· esso l"ba piuttosto spaventato. appunto nella misura ~ cui l'ha disturbato•· quanto vittorioso, e quasi strappato al mistero possa essere, non raggiunge la grave espressiva purezza del loro silenzio >. Come dicevo, si tratta di capitoli scritti in ep()Che diverse, anche se si av– verte in ciascuno di essi il circolare di un uni– co umore e quasi un flusso sotterraneo, che è il segno di un'ispirazione ininterrotta, sempre risor– gente, tra altri interessi e sollecitazioni, quasi il ri– torno a tema unico, quello, estrema.mente compromet– tente di una pietà e di una innocenza, quasi di un pa– radiso perduto. Ciascuno di questi animali (non si deve dime:Dticare che la Manzini è anzitutto narra– trice) si fa naturalmente personaggio, un personag– gio forse in gran parte immaginato in una zona straordinariamente vi va (Continua3 pag. 4) Bartolini protesta Caro correttore di bozze, Se fo3se la prima oolta che un correttore di bozze macella i miei oersi, non avrei da. dire nulla; ma sembra una fatalitd quel– la di più di un correttore ch_e _ aQgiun.ge dei . no a~ miei si: come se 1 oe-rst fossero ermetici fradici (di quelli che certamente è bene non leggere ed an– zi è miglior cosa non cor– reggere in bozze). L(l,Sci, dunque, que-Ui di X e di y COi loro ermetici errori ed anzi ne aggiun– ga degli altri, giacché trattandosi di patacche poetiche più ce ne &ono e più ne risultano versi atti a vincere premi. (Continua-; paa:. 2) E con questo. eccoci ritornati alla constatazione ini– ziale. con difficoltà ancora più ardue da superare. Originalità del fenomerw II D problema deJ e difterente » implica prima di tutto una originalità che va fino al paradosso. L'India esiste intatti come- un vero e proprio paradosso tra le nazioni e i popoli df questa terra. sia dell'Oriente sia dell'Oc– cidente. Anche a chi sposti oggi f termlnJ della cono– scenza dell'India e non la consideri più né come tavolO!ta., né come paese dei più strani miracoli, l'India. come presenza storica e culturale. si presenta con caratteri talmente unici e nel medesimo tempo contraddittori che (Continua 7 pag. 2) LE CIFRE DE 'CIANO LE COLPE DEGLI Il\"TELLETTUALI * Crisi del o • • crisi di una teatro cultura? Durante i! XXI Congres– so della Confederazione in– ternazionale delle Società degli Auorl. che si è recen– temente svolto a Biirgen– stock in Svizzera, sono stati pubblicati i dati raccolti in ventisette Paes-J dell'Euro– pa e dell'America Latina (con esclusione degli Stati Uniti e della Russia) attra– verso la cos.idetta « opera– zione teatro». cioè attraver– so un'indagine statistica sul– la situazione teatrale negli ultimi ventidue anni Le cifre più curiose soao state commentate dalla stampa quotidiana. ma qua– si per giuoco. ripetendo il solito ritornello della • cri– si li e mettendo in contrasto i dati più dissonanti e più speciosi. Che il teatro sia « in cri– si• non è una novità. Ma in questo particolare caso crisi signtilca semplicemen– te declino di una detenni– cata forma di organizzazi~ oe anche sociale dello spet– tacolo. Se coloro i quali oggi discutono della « crisi del teatro• fossero vi ssuti al tramonto dell'età cla.ss! ca. * di GIOVA 11/\'I CALE1\'DOLI avrebbero egualmente par– lato di • crisi del teatro• ed in realt à avrebbero do– vuto di.re, per esprimersi più esattamente. « cr..st del teatro all"aperto •· perché decadeva appunto la con– suetudine dJ rappresentare i drammi all'aperto e fati– cosamente andava nascendo un nuovo tipo di edificio teatrale ed un nuovo tipo di organi:zzazioce dello spetta– colo. Nel nostro tempo si verifica in maniera almeno in parte imprevedibile un fenomeno dello stesso gene– re, complicato dalla gran– diosità delle scopene sclen– ti!iche e tecniche. Ma il tea– tro non morrà mal. cOSl co– me non morrà la poesia. Tuttavia nell'• operazione teatro> due dati. tra 1 molii raccolti, meritano una speciale considerazione; uno riguarda l'Italia e l'altro lo intero gruppo delle Nazioni occidentali Dal 1938 ad oggi 11prezzo medio di un posto teatrale è aumentato in tutto il mon– do; ma in Italia tale aumen- to supera eccessivamente quello paraJJelo del costo della vita. n prezzo medio di un posto teatrale è au– mentato di 108 volte, men– tre l'indice dell'aumento del costo della vita e di 64.36. E nello stesso periodo U nu– mero degli spettatori è stra– ordinariamente diminuito. Il senso di questi rapporti e paradossale: mentre gli Ita– liani si allontanavano sem– pre più dallo spettacolo. co– loro, i qual i provve,. devano ad offrirglielo ne accrescevano il costo pro– gressivamente, cioè io ren– devano di acquisto sempre più difficile. (Il teatro ba preso a calci in faccia i suol sostenitori). Qualcuno potrebbe osser– vare che il costo aumentato corrisponde ad una qualità migliorata. Ed è un'obiezit>– ne superficialmente co::ivin– cente. perché sopratutto ne– gli ultimi due decenni lo spettacolo italiano ha eUet– tivamente conquistato di– mensioni che gli erano pri– ma sconosciute. Ma. a ri- flettere bene. queste dimen– sioni sono sopratutto mate– riali: perfezione Je.ilJ alle– stime.c ti scenici. impiego di mas.se numerose. rlcchez:za d ei costumi. imponenza deJ– l'organizzazione. Ma oon può in sostanza illerma.rsi che la qualità sia veram!!!:n– te migliorata. se per Qualità si intende una realtà f'Ssen– ziale e non un comples;o di elementi esterni o mar– ginali In ultima analisi. dunQae. è aumentato semphcemente il costo dello ~:-taco!o mentre gli spettatori si di– radavano. Lo ~qaco!o ha cioè segui o una linea di po– litica economica assoluta– mente contrarla al suo au– tentico interesse e continua ancora oggi a seguirla ln– fattJ da molti st continua a ripetere che s:>l•.mto lo spettacolo gr~de e dispen– dioso ha '"ori'u"la e può dé:.r– si che. con1:dPr.;,to neila sua singolarità. abbia sul serio fortuna; ma certamente si risolve i n un lr ave e .inno per la situflz.in~ e teatrale generale. tX !rché lo spert:1:– colo grande e diSi)Cndioso

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