la Fiera Letteraria - XV - n. 40 - 2 ottobre 1960

Pag. 2 t~ FIERA LETTERARIA Domenica 2 ottobre 196(, restringe se.rr.pre più n :m– mero degli 'Spettatori ad un'area economica :.,,el\a– mente circoscritta. E' l'area d~i facoltosi. che nella mah'" 110r parte dei casi sono anch<.- oppressi dai vari •.snob • della ricchez.z.a e li impongono cinicamente. E chi Potrebbe negare che nelle sue manifestazioni più a.ppariscenu lo spettacolo italiano è ormai uno spet– tacolo destinato ad un pub– blko di • snob»? Una po.litica del teatro ed una legge del teatro do– vrebbero partire da una esatta lettura di questi dati statistic:i. prima ancora che dalla considerazione dei cosidetti interessi delle va– rie categorie. Le categorie - e le categorie teatrali italiane lo hanno abbon– dantemente dimostrato - non ,·edono mai oltre la punta del loro naso e bat– tagliano esclusivamente per la difesa di meschini inte– ressi contingenti con il solo risultato di gettarsi nella tossa tombale prima del tempo. Un'altra serie di dati. che può riassumersi in una sola indicazione complessi– va. merita inolt~ un'atten– ta riflessione: me ntre il te a– tro è in costante regres.so in tutte le Nazioni occidentali è in costante progresso in Polonia. io Cecoslovacchia e In. Jugoslavia. E' un indice di estrema gravità. sul quale bisogna meditare. senza evadere dal suo vero significato. I Paesi retti da un regime socialista sono riusciti ed attuare un"opera di diUusio– ne della cultura che le Na– z.ionJ occidentali hanno evi– dentemente trascurata da tempo. Gli spettatori. che in Francia o in Italia dal 1938 ad oggi hanno diserta– to il teatro. molto probabil· mente impiegano adesso quel tempo che era desti– nato ieri allo spettacolo in svaghi meno elevati. In al– tri termini il }i, .. e110 spiri– tuale della massa si è ab· bassato, mentre con eguale probabilità si è elevato ne paesi do\·e si è viceversa accr ~ciuto Il numero deg1i ,pe:. tat.on. Se questo sintomo scon– fortante può essere assunto 'lon come un indrce di set– <ore. ma come un ind!ce iene:rale (e noi lo pensia– .no). esso denuncia una ~:~~d:isog~;11~~Q~!~ mente opporre un rimedio. Non è in ctisi ooltanto il teatro; ma specialmente la condizione spirituale delle ~a:t.ioni occidenta.:i. Il tea– tro sostituisce con fo.nne nuo\·e ?e tonne di organiz– zazione che gJ erano con– rue.:.e in pa~to. Abbando– na gli edi!ici teatrali e si trasferisce dietro scllermi te?e\isivi, ad esempio. E quindi uno spostamento de– g!i spettato:-i in sen:so asso– luto può persino giustificar– si. ).fa i valori relativi. di.e scaturiscono dal confronto fra la situazione de!.le Na– zioni occidentali e quella dt!!i Paesi socialisti. offcono un'indicazione di genere diverso e segnalano da \ma pacte un 'in'\"Oluz:one e dal– l'altra un·evo:uziooe. Ecco un angolo visuale dal quale- bisognerebbe pur decidersi ad ossel"\·are la !-ituazione teéltrale. tenen– do presente che il teatro, poiché è sempre l'occasione di un rapporto dlt'eao tra la scena e la p1atea. att.rae gli individui \"lV~ e d attivi di una società. Nel no.sz.ro mondo diminuiacono. dun – Que. oli uomini vivi ed at– tivi? E' diffici!e trarre imme– diate oonclusloni cono.~:e da spal\5e conS:de..-azioni. Con esse si è voluto dimo-– s:::-ate che i Msu1tati del– l'c operazione teatro• non riguardano soltanto il tea– tro. ).fuo\---endo da quei dati. purtroppo, si potreb– be arrivare lontano. Si po– trebbe arrivare anche ad affenna.:-e che la cultura delle Nazioni occlden·ali ha Stpal'T'ito il senso del!a re– sponsab:Utà. nel teatro e non so;t.anto nel teat:-o. Ebbe.ne deve rit?"O\·ar?o. perché la cultura è la p:i– ma difesa di una civilti. E il teatro. di questa difesa. è sempre un balua.-,:::lo avanzato. GIOVANNI CALENDO .LI (Conllnua da pai. 1) possa ridul'Sial do ut des della creatura che si con· sacra alla salute dello spi· rito. per aver ricuperato quella del corpo; non al– meno in uomini di alto intelletto. Giovanni Tolomei era un giurista HJustre e. co· me tale, certamente pen· soso dei problemi politici. esaltato o depresso dalle alterne fortune dei suoi ideali. Quale sia stato il suo colore, quale la sua parte, non occorre indag-a· re. Bianco o nero. a code· sto punto deUa storia egli. anche meglio di Dante, fe– ce parte per se stesso, fon· dando e osservando una regola che potesse pren– dere le parti di tutti. Dan· te era guelfo. ma tanto bianco che lo riguardarono come ghibellino. Cino da Pistoia. nero. non sperò meno di Dante dalla \·e· nuta di Arrigo: Cino. si noti. ~forh:ta anch'esso (e poeta misticheggiante); e l'Alighieri. come il Tolo· mei, un fedelissimo di ).fa ria Il Tolomei, I.asciato il proprio nome mondano. assume quello di Bernar– do. ""in omaggio al Santo di Chiara\•alle: un arbitro di vertenze papali e impe· riali, consigliere di ponte· fici, predicatore di una crociata che par concepita per imporre concordia alla dinamica dei cristiani. im· piegandola contro gfinie– deli. La nuova congrega– zione e dal Tolomei posta sotto la regola di San Be· nedetto. e Benedetto è ap· punto il Santo che ebbe molto da fare per imporre regola ai monaci e regola ai potenti, come attesta il suo incontro con Totila. Questo, e non per caso. era lo spirito benedettino a cui si richiamava il nuo– \"O Ordine. consape\·olmen– te enche un secolo e meno dopo la morte del fonda· tore. quando l'Abate Do– menico Airoldi \"Olle che il Signorelli (1495) e il Sodoma (1505) narrassero. nei trentasei affreschi del Chiostro Grande. la vita e i miracoli di Benedetto. Nello stemma dell"Ordine, la croce rossa evocante q sangue di cui grondava la cristianità. i tre monticel– li b:anchi che fanno pen– sare alrele\·azione e alla purezza tanto agognate quanto smentite dai fatti storici. i due rami d'olivo che insieme alludono alla ubertà del luogo e alla pa· ce, ubertà \·era del mon– do: son tutti simboli cosi Lronaca dell'eclissi * I giovani leoni Tre raoaz=i su.i vent'anni era.no al ba.n.eo. con. le t4Z"" zine alle labbra. e Un oaffe è proprio Quel.lo che. ci vuole • diue quello più gro~so. , Dopo rutto quello che abbiamo bevuto• Q.WiuNe ridendo quello con g,li occhiati. e E comunque ci son rima.stl giu.sro i .soldi J)eT un caffi • fini il rer.:o, quello col ue1tito o. rig,hìne. e Tutte le volte che a.ndiamo o. ballare con. quelle ra.oo.zze reatiom.o a secco • ouervò il p rimo. e B e. è regolare. Poi tanto è qua.ri mena.notte. po..r– s-io.mo pure andare a letto • rf.spose il secondo. •M acché letto. Ce n'hai benzina nella macchina?• intervenne il terzo. Errata• corril:'e con risposta pa;:ata • Poca,; che vuoi fare? • e Uffa. niente si puO fare. Senti un po', a propo.sito - conrinuò rivolto a Quello grosso - non m'hai racoon– tato iu del vecchio benzinaro che gira sempre con u.n mucchio di bigliettoni in ta.sca? • Xon so quale perfido spiritello ha mutato, in te· sta al mio ultimo taccui– no, il titolo della bella e seria antologia di G. P. Bona, Elogio olimpico, in Elogietto olimpico. La spi· ritosaggine. volontaria o no. e di pessimo gusto. e mi meraviglia in quanto la prima \·oha. in tanti an– ni, che )a Fiera altera qual• cosa delle mie chiacchiera· te. lJ senso intero dell"ar– ticolo viene alterato da quello sgambetto iniziale. e per questo son costret– to alla presente precisa– zione. Giorgio Caproni. * E da parte del su detto G. P. Bona. e del Qui non nominato editore dell'anto· l.ogia, Scheiwiller, 1ono giunte in. redazione lette– re dì protesta sullo stesso argomento: il titolo Elogio olimpico, vandalicamente mutaro e da perfidi spiri· tem > in Elogietto olimpi• co. Fatto gravinimo, da dichiarazione di guerra (almeno stando alle lette– re di G. P. Bona). A.1 lettore intetligente del Giornale, nonché agli intervenuti nella polemica, va detto che i.I titolo del pezzo di Caproni (Fiera. tL 38) fu mutato in tipo– grafia: l) perché corto ri– spetto alle quauro eolon– ne che doveva occupare; 2) perché, tenuta presente la ragione suddetta, par· ve che il e nuovo • titolo leggermente più lungo e meglio impapinato segui– tasse a corrispondere al senso dell'articolo, alla. sua aria sin dal titolo e sva· gota >. Il e nuovo• titolo doveva e ooleva essere QU4$i e Elogi.etto di un elo– gio olimpico>, s,: cos-ì puol dirsi. senza nuovamente offendere. La s-intes-i ne– cessitava; resto EJogietto olimpico. titolo giomalis-t.i– co, abbcutan.za orazioso, per nu lla maligno né spi– rito.so almeno nelle in· ten.zioni del titolista. Al quale va addebitata solo o ~~=~t~~a::a~ne t:i4?:a d~ che fare: letterati, poeti, editori della nostra gran.de provincia.. spesso pignoli, spesso malati del mal-e dell'am.biente: l'incapacità a credere nella buon.a. fede. Ad ogni modo: tl tftoli1ta. pu0 avere forse tbaoHato un titolo. Gli intervenuti nella polemica hanno cer– to 1bagliato nel Qiudicare il titoli&ta. Cos'è più grave? E con questo, caro Ca- proni, .spero chiuso l'ind· dente, secondo le regole della cavalleria antica e moderna. Se c'è qualcosa che ancora non va, fammi una telefonata in Redazio· ne: ci metteremo del tutto d'accordo, magari in trat· toria. Il tuo Pi~tro Cimatti Bartolini protesta (Continua da pag. 1) Io, caro roTrettore di bozze, non so fare a meno di scrivere cOn una certa. chiarezza; e in conclusione giacche lei non soltanto ha aggiunto dei no dove non c'en~rano, ma ha aggiunto persino la pal".ola ~ spiri~ to> rendendo il verso oscu– ro _come ·a me non piace, c0st, caro correttore, ecco che il buon Cimatti, d"ac– cordo cOn me, la condanna a pubblicare la Poesia e a COTTeg gere gli errori della volta passat.cz. ~\fe ne dispiace per i le ttori che diranno e una volta si: ma. due no: anche i versi di Bartolini possono stan– care>. La saluto cordialmente. LUIGI BARTOLINI o e Si. perché?•· e Li pTendiamo o. lui i aoldi •· e Ma .sei matto?•· e E che ci vuole: Quello è me~ rimbam– bito •· , Gira nmpre fino a tardi no? •· e Gli diamo un.a. borro in tuta. e via •· e Chi se ne accorge? •. e E chi t,-uoi che sospetti di noi•· e A tutti penseranno fu.c,rché a noi •· e E se ei vede Qualcuno? •· e A Que..tt'ora non c'è nessuno in giro •. e Dammi rerta è un colpo .neuro que,ro •· e E se non lo trooiamo? >. e Bé, allol"'a ce ne andiamo a dormire>. SaJtarono nell'amo e fecero un giro, ma il vecchio non c'era. Chiesero ai bar li intorno ma neJSUno l'aveva. visto. Poi lo videro andare a eompraTe il latte. torna.re verso casa. entrare in una macchina e aTaiarri a d ormire. • Quello sta lì ruut.1 la notte •· e Io sono stufo è più. d'un'ora che l'aspettiamo•· e Andiamocene a letto. ormcti non c'è più niente da fare •· e Sta ziuo, ptuillanime, adeuo uce • · e Bé, ch e ti .tbrighi sennò me ne vado >. e Un po' di. pa.nen.zo. ancora. e speriamo che abbia i ioidi •. e I s o ldi ce l i ha. gli piace trqppo mostrarli a tutti •. e Fa il grandioso, il vecchietto •· e Se non si muove entro un QUo.rtod'ora la pianrfamo e buona. notte •. 11 vecchio scese dall'auto e s'avviò v-er.$0 il J)()Ttone. Uno dei rre ragaz:i rimo,e al volante. gli altri due ime– gufrono iilen.?iosam.ente la vittima.. H più grouo con il crik srrerro in mono. Nell'androne ali furono addosso. Un. colpo deciso sulla testo e il vecchio cadde con un arni.ito. Lo frugarono :niente. Convubc'zmente "lt vuotarono le ra– ache. esaminarono la fodera dello giacca: in tuuo. due– cento liTe. Quello che era rimasto in macchina aecoue - ~ E' morto?• e No. no, non senti che ai lamenta?•· , Mio Dio. ,ca~ pia mo via•· e Non abbiamo trovcto un toldo >. e Nienre. a,a.soluuimente niente•. e Avete guardato bene •. e Certo. il portafogli non <!è•. • Duecento lire in tutto, ecco cosa abbiamo trot--ato •· e Qu.e1to .n lamenta•. e Scappiamo via; ,e amva Qualcuno•. e E se muore?•· e Allo ra ch e dobbiam-0 tare. che facciamo?•. e Portiamolo in ca.sa• · e Sei impazzito'.'•· e A caw sua; diciamo che l'a b biamo :-r<>vato Qui•· , Si. ai, ceno. diciamo che l'abbiamo rac– colto•· e Allora avanti. fc,cc.iamo presto•. Qualche ora più tordi la polizia aT Testaua i tre raoa--=zi sorto l'accw:a di tentato omicidio e di tenta.la rapina ag– gravato... I tre aono srudenti, di ottima famiglia. Il vecchio benzinaro, ricovernto in ospedale con la frattura del cranio, spirava due giorni do po, M. V. BIBLIOTECA Luigi Bartolini Arma.nd Godoy: ..De Vépre6 a ltannes ... Berna~ Grasset. Parigi 1959. Fr.!. 480. Armand Godoy ci ha già dato malti libri sempre di isp1ra– z1one Tellgiosa. Colori Il verde è sempre ,;c:ino. in primo piano, o quui; indica prati e boschi. grani nucenti (uncini nani) e foglie Ot"a)i di acacie (fra il canto degli usignoli). Il celeste è. inYece. lontano: mai è in primo piano; è il colore degli ultimi monti e dei marini tramonti: è il colore del manto degli angeli: né lo si può mescolare con i fatti degli umani. Amoro!O. colore giovane.. 1quilla di rosso, scuote il ungue; bisogna uperlo adJ}Jerare: ama la linea di terra ra guerra agli altri colori e solo il nero gli tien testa {se gli .si allea, triste chi resta). Da Poe.1ie 1960 Questo ,mo \·olume ..De \' é– pres à Matine.s.. è del 194-1. Que.s1a è la ~conda edizione. Qualche. giorno prima di mo• rire J'S giugno 1959. lo scritto– rre. Jean de la Va.rende sul quotidllDO .. La Libèrte .. cosl scriveva all'autore in occasio– ne di questa seconda ed1z1one del Hbro: --sJamo di front<' ad una e.spresslone nuo\·a di poe– sia. molto audace, alla quale i commentatori dovranno accor– dare un dominio nuovo e più grande. .. Resto abbagliato dal– .le ricchezze, dal tesoro delta forma c]as.sica. Non e6iste nien• te altro che possa dare le stes• se possibilità. Il veno libero ... ma non è poema; sta a cento luoghi della complessa e.mana– Zione dell"inAnito riflesso_ Non pos,so 6Crivere nic,nte su que– sta raccolta di poesia perché ci metterei troppa compia«nza o abitudine, ma db a te una idea della mia attenzione, del– ta mia fremente inquietudm<". ll migliore d,! .m! ... Giuseppe Raimondi: Lo .scrittoio - Sa@ • Il Sai• giatore . Milano - paag . .312- L. 1.600. Enrico Emanuelli: Uni7. let· tera dal dt.5uto • Racconto · li Sqgiatore - Milano pa· iÙ)C 64 • L. 500. pregnanti di significati. che non ci permettono di im– maginare Gio\•anni - Ber-– nardo come l'uomo che ria– pre gli occhi guariti dalla malattia. soltato per rifiu· tarsi di guardare alle cose terrene, rifugiandosi nel– la contemplazione. Dicono. :nvece. come in ogni ere· dità di Benedetto. che la azione e la preghiera \·an– no di pari passo. e che si danno reciprocamente sen· so regola e ritmo. Di fatto, uomini come il Tolomei e Ordini come il suo sono profondamente impegnati nella polemica con "il mon· do, ove l'az.ione non abbia più radici nello spirito. ma nell'ist.into e nelle bra– mosie quotidiane, perciò priva. di affetti e di do· mani, di fronte al certis· simo insorgere di altre voglie e delle relative pre· potenze. )ta che quella del Tolomei sia una polemica per amore e non per di– sprezzo del mondo. si ha la prova nel 1348. quando Bernardo e ottanta com· pagni suoi tornano a Siena ad assistere gli ammalati di peste; e di peste. muoio· no tutti. Era quella moria medesima. che a un cam· pione d e 11 a generazione successiva avrebbe ispirato il Decam.eron. La f!;enera– zione di Bernardo. di Cino, di Dante. anche se non giunse tutta a quella pro· va, ave\·a già mostrato di presentire che i posteri, al· levati neH'angoscia, nella discordia. nel terrore' po– litico, nella smania del di– sfare. come la chiamava il Villani. avrebbero ten– tato di uscire dalla crisi soltanto rivendicando la più pagana. e non del tut– to illegittima bramosia di dvere. Che cosa opporre ad essa, se non l'insegna– mento critico o mistico ri· guardante la vera \lita! ciascuno a suo modo, o con fa Commedia, o con lo Stil Nuovo, o con l'imita· zione dei Santi. Bisognava arroccarsi in una cittadella incontaminata, a studiare i mezzi della sah-ezza, I luoghi. se 1i osservate. in questo spirito. vi dicono le medesime cose. Il Deserto di Accona. proprietà del Tolomei. sta· \O g i à ad ammonire. quanto paco distino tra di loro i paesaggi dell'infer– no e dell'Eden. Siamo al limite fra l'idillico e 1·or– rido, fra sterilità e flori– dezza. come dinanzi ad una scelta proposta in rela· VERBA Abb. 1437-A- Encomiabile. il suo sforzo di tenersi ag– giornato nelle. cose ltll'trarit. Lt riviste che leege t delle quali mi ha fatto il nome Le saranno indubbiamutJe utili, Pe.r quanto ri2u.arda i v ersi, posso dirle che le mit l?re.fe.· renz.e.,•anno a quelli intaolari Rimpianto: Al pallido sole d'auluru:'lo U."1 \C:DlO HJ?r0 di ln.mGnt.a:1.1 rJi'-1:nd:ia u!~~n!oil1c e In turbini ,~lod k accanoccia 1pudcndolt nel• (l'ana. Come le fostlc, I miei pe1nlcrl \-Ortica.no lmpctUOil, ~f'!~;mtcdi':;;ì''d.,:/ria consu.:nata ira altcsc. e nnu:i~. La prossima estate fol"$C, pìi:l nor:i 1-&f'b puntuale, come le (foillc:, a ,~,i~ i miei so..,! di speranze e chlmc~ .•• n tempo. tiranno ddl'unh-crso, u"Tà spinto la mia c.Jislcnu. ndlc spi~ dcll'i.1<0now.bilc. Enzo Gaud. Napoli - Lu. Gr. Ca. Caaliari - / loro versi non hanno nulla di ri· levante. Sono impersonali. Non dico che a motivarli siano ui2en:e poco avvertitt, ma i che qut.5te uigenz.e non appaiono approfondile rul· mente. Siamo ai va2hi colori e profumi dell'aria, al carto– Ul1e.sco transitare di staiioni, La sincerità esiste in loro. Ma non basta. Occorre ren– dere. que.sta since.ntà più scottante e sopratutto ren• derla in forma autonoma, personale e non imparta se couando contro le reiole. zione ad altre scelte. a cui l'uomo non badasse più ne punto né poco. Alle spalle dell'Abbazia, le ere· te senesi. aride paurose abissali. sembrano I" epi· dermide graffiata. il cuoio di un pO\·ero mondo stra· ziato dagli artigli di Sa· tana. invece, davanti al· l'Abbazia, il più àolce pae· saggio che i senesi aQbiano mai posto nella loro pittu· VOLANT che ci ,•enaono imposte dalle lttture. Bisogna le.2gere mol• to, leggere tulio, e poi fare in Pflat1ieradi\tersa, sen:a rÌ· calcare i passi altrui. Benin· teso, accumulando in noi la carica di e.mozioni le quali debbono spingerci a capire. di più e meglio tutto quanto si agita in not. Tutt'altro che facile, ma la poesia vera im– pone degli obblihi dai quali non possiamo ni dobbiamo esimerci. Chi resiste, avrà qualcosa di autentico da dire, e lo dirà a1tcht a di.spetto di HOFntA.'\N LA FIERA! RISPO 1 D_~ Mar"h. Mor. • Via Mo.q– Qio 49. Firenze - Invii le S"Ue liriche per giudizio ad Hotfman, come di reg,ola nella e Fino•· Mar. Ghir ar. - Via Gari· baldi 15, .\ filo.no - L'indi– rizzo del nostro collabora– tore Pietro Cirruuti è: Via. !ppoliio Pindemonte, 22 • Roma.. Gioe. Mars. - Via Mur– carolo 5-7. Genova - Nervi - Ho ricevuto le Sue e pa– rolette• che 10no auai gra· rio,e. Purtroppo non c'è posto per loro ,ul 0iOTnale. Provi un altro più. , "iOTna– listieo •· ra. e,'OCa l'idea di una se· ren,tà malinconica. ottenu.· ta a pochi passi dal dram· ma. mediante le cure e la pazienza. La humu.1, _qui suscettibile di colth-az1one. face\·a certamente pensa• re all'umano, non meno bisognoso di semente. A )fonte Olh·eto )Iagg1ore. il motto benedettino, ora et labora. era già illustralo dalla natura. Poi, ci si mise l"arte. Le mura, quasi tutte po– steriori a quelle pan·iui– mae che ospitarono Ber· nardo, i legni intagliati e intarsiati, la biblioteca il– lustre, le sculture e .e:li af– freschi parlano ormai un linguaggio tranquillo. de· dicato alrclogio del Fon· datore. )la. solo che il d· sitatore pensi alla storicità perenne del dramma ds· suto da Bernardo, mille fantasmi trasudano dalle pareti o fumano 5:u da! padmenti sc0nne~1: e 1 personaggi del Signor<"lii e del ~od.orna. nel grande film a colori o, se pre· ferite. nel meradglio~ fu· metto del Chiostro Gran· :e!a~-~i~~s~a;~r:1~\~e~~: dican tutti una medesima cosa: lavora. non a disfare. ma a far per il meglio del· l'uomo. e preea che la tua scelta sia iziusta. Ecco per– ché mj piace pen~are che Bernardo. fra tanta incer– tezza delle ooooste ra2icmi storiche poliEche e u~a– ne. per non sbagliarsi o;ù. per non eS5er più deluso e per non deludere. abbia scelto quelr unica parte che le abbracciava tutte. come seppe poi dimostrare nel mezzo della peste'. un sacrificio abbastanza fre– quente e comune. nel mo· mento umile ed eroico del· la pro\·a; ma pro\·ate a tra· sferirne il senso e il gusto, fuori della morte. nella vi· ta: provale ad abbracciare tutti ~li uominì per tutta un· esistenza. e allora \·i sarà chiaro il merito di quei pochi che abbiano a\-uto si Eran bracci:t VLADL\LIRO CAJOLI Introduzione all'India (Contlnll.!,...!_a pag. t) possiamo quasi diventare indulgenti con la non meno stori_ca incomprensione per e~sa. Prima di tutto. come constatano gli storici. l'India • si è chiusa • sin dai tempi più remoti tra i .suoi contini, creando una cultura tutta particolare. che secondo l'iro– nico Oldenberg costituirebbe la stessa sua tragedia (.. il cattivo genio del popolo indù•· Buddha). mentre per noi costituisce invece la sua massima originalità. Su una seconda constataz.ione poco hanno insistito gli Slorici. almeno nel ~enso in cui lo faremo ora: sul fatto che, immersa com'è nel continente asiatico. l'India non solo non è un paese asiatico. ma è invece popolata di ariani. fratelli o cugini òiretti degli occideotati! Fra tante e tante razze sino-mon.,-oloidi e austro-dravidiche. la razza degli antichi autori dei Veda e delle Upanishad si trova ancor oggi come un'isola distinta fisicamente e. moralmente, come un mondo che ha mantenuto e man– tiene i suoi tratti partlcolar1. con tradi.tloni. stili. modi dJ pensare e poetare qualche volta del tutto opposti a quelli circostanti. L'India non è solo l'Asia. benché finora sia apparsa il più asiatico di tutti l paesi asiatici. Sarà uno scandalo, ma nul ora passiamo affermare che proprio a causa dell'India la distanza tra Oriente e Oc– cidente comincia a diventare un pregiudizio. Su questa doppia qualità asiatica e ariana dell'lnct,a non cl 5l è soUermati abbastanza. Eppure. appunto questa doppia qualità spinse i tedeschi èel secolo scorso a considerarla un po' come. la matrice della loro originalità ne.I cuore dltll'Europa cartesiana. Questi Ariani. nostri fratelli o cugini. che si sono sprofondati nel subcontinente austro– dravidico quattro o cinque mila anni fa Invece di diri· gers.t insieme. coi nostri antenati verso l'Occidente, sono &l e no e asiat!cl •: nell'immenso crogiuolo dell'Asia, essi hanno creato una sintesi speciale. un modo di pen· sare «all'indù• (« lo spirito concepito all'indiana» dice P. l\fasson-Oursel ne L'Inde antiQue et la c:ivili1atìon indienne). una cultura e una scienz.a dello spirito si e no lontana dal nostro modo di concepire la realtà. Scrive U Glasenapp nella sua Die PhiJ010?hie der Ind.er che tale !ilosofia. contro Oi'D.i apparenza « ha un car~ttere scié.ntitico: come la iilosofia europea, essa ha cercato. attraverso una moltitudine di sistemi. di dare una spie~ gazione metodica del mondo, fondata sulla teoria della cono,cenza e della loa:ica >. E' questa un'originalità che. accettata o respinta. amata o sprei]ata. non pub però mal essere negata. Quest'originalità fu di tale potenza che non solo resi– stette ai millenari miscugli di razze, popoli e lingue dlvene, e persino alle fortissime invasioni Islamiche. che a loro volta crearono nuove sintesi e lingue e. men· talità intermedie; ma anche. vinse la barbarie dei fra• te.lli ariani che dopo Colombo tornarono a sottomettere i m~si::onosCJuti parenti di raua e di cultura. Invece noi oggi torniamo. e quasi controvoglia e contro tutU I testardi pregiudizi storici e culturali. a riscoprire sotto l'aspetto dell'India moderna, l'antica terra deJ Bhàrata. come una presenza ,torica imponente: l'unica in tondo che l'occidentale ammiri e accetti. Fu lo stesso Keyser– Jing a dire prima del 1914 che nel mondo occidentale erano ormai i Russi il popolo più originale. quali crea– tori di storia. In cib ba presentito bene. da occidentale: nella linea abituale cioè dei fenomeni storici che sottin· tendono ri\loluzionl e violenza. sconvolgimenti e massa· cri. tutti elementi normali con cui I popoli si sono jmposti all'attenz.ione della storia da quando mondo è mondo. Non ha indovina!o però quella strana novità che nndia ba apportato nel mondo moderno anche nella politi_ca. con Gandhi! Quel curioso movimento di llbe– raziobe fondato sulla non meno curiosa nonviolenza che. per l"Europeo scettico e piuttosto machiavellico. suona come un·ingenua sfrontatezza. per non dire con– traddizione in termini. Eppure. s'industrializzino O no. gll indiani rimarranno per sempre clb ch e la toro tra– dizJonale originalità ha stabilito sin dall' iniz.io. E ciò a disdoro di tutti quel più o meno superfiC:alt giornalisti, che dieci anni dopo la morte di Gandhi vanno ancora in giro per l'India fingendosi preoccupati di veder sparita l'eredità di quel grand'uomo dabbene di cui ancora non si capisce debitamente il messaggio. Noi possiamo in– vece affermare ormai che.. in funzione della sua stessa struttura. l'India detiene tra i popoli del mondo la posiz.iooe più originale. e ciò non da un punto di vista comune. ma In senso diverso. più s tile. in certo qual modo superando il iatio storico e politico di tipo clas• slco. sconfinando nel mondo dei valori meta-storie.i. come dice il ToynbN!. Ma per poter mea:Uo comprendere tutte queste cose. dobbiamo innanzi tu to stabilire un tatto che neppu~ gH storici indiani hanno ancora ben sottolineato: n !atto cioè che tutte le nostre conoscenze ru1l'India soffrono di una grande carenza. L'India • orioginale • non è que11a di cui parla il :\lacaulay; né gli indiani sono quelli che incontravamo in tutti i libri di viaggi esotici pi eni di maharagià generosi. cacce alla tigre. racconti alla K.ip· lini di ispirazione colonialistica. Poco si tiene conto. oei nostri pudizi sul carattere deili Indiani, della terribile decadenza dei papoli della grande Penisola. dal me– dioevo a questa parte. ci0e dall"inizio delle im•asioni islamiche fino alle in\lasioni portoghesi. inglesi. fran– cesi. L'India del gran passato. della Mahabharata e del Ramauana. degli imperi Kanlshka. Maurya. Gupta. e degli Harsha. era ormai ridotta a staterelli sotto rajah molli e despotJ.ci che, con rare eccezioni, dell'antica vir.us indù poco serbavano. Noi occidentali conosciamo più o meno QUesto tipo àl indiani; cosi si è formata la troppo tacile immagine dell'indiano contemplativo e sue· cube di qualsiasi violenza perchè teso troppo \"erso i \lalori dcll"al di i:à. Diciamo ciò non per riesaltare chissà che concetto eroico della vita, che difetterebbe agli in– diani attuali; mii perché, come osserva\·amo. nella si• tuazione odierna dell'Ind!a questi luoghi comuni de– vono. se non sparire del tutto, almeno adeguarsi al me– tro più ampio del \lalori umanistici di domani. Come gli Italiani sotto i vari barbari. e poi sotto spagnoli. francesi. austriaci, gl'indlani subirono lungo i secoli il peso dei vari dispotisrru che affinano i carati.trl. spin· gendo a un lntendìmento delle cose di questo mondo da un·attra prospetti\la. Molti altri paragoni si possono fare tra ,H ltaltanl e gli ir:diant di ieri e di oggi. come dice anche Nehru nella sua Autobloorafia. Grandi civiltà antiche dissolte daUe mt.tee della storia. ma con radici morali e clvllJ risbocciantl in germogli moderni: cosi l'India. questa penisola as..iatica, rosi 1'1talia. questa pe- ?!;~n~~r~~-ra~~~3~a i~ 1 ~:ttt t~t~~i d~~;~~~~ 1 ! ~ue~ pensiero asiatico, come l'impronta della cultura latina. crist:ana e rinascimentale si trova in tutto l'Occidente. I paragoni \--algono, s'intende. r:no a un certo punto ... In quanto alla mitezza degli indiani. non dobbiamo di– menticare il carattere speciale della penetrazione del· l'Islam. una delle più crudeli invasioni storiche non solo in Oriente. Osservava a ragione lo Schopenhauer a questo proposito: « La decadenza attuale degli Indiani che ebbero un tempo una cosl alta cultura. è un effetto dell'orribile oppressione a cui li hanno asiOgJ,;ettati per sette secoli I Maomettani che volevano convertirli \·iolentemente allo Islam. Ora solo un ottavo della popolazione indiana è mus· sulm.ana • (Parerg,a und Paralipomena: .. Note sulla lette– ratura»). Non vorremmo con questo dar adito a qualche. malinteso; ormai la creazione degli stati del Pakistan e dell'India indipendente. benchè non abbia risolto il pro– blema in sé - quello dello scontro delle due civiltà tanto fortemente tradiz.ionali, Islamismo e Induismo - lo spo– sta per ora su un piano più largo di discussione. intorno a quello che dovrebbe costituire la civiltà mondiale dJ do– manL Ma nella nostra caratterologia dello spirito Indiano. dobbiamo sempre ricordare questi latti. i quali dovrebbero diventare finalmente un più valido luogo comune. Se la grande clviltà Indiana si è potuta ricostruire quasi entro i confini della grandezza antica, ciò si de\•e senza alcun dubbio alla orig:nlità a cui accenna\·amo; alla sua struttura definitasi sin dal tempi antichi. una \·olla per semp~. tale e non altra. così come ora cl st.a dinanzi. n papolo indiano. nella sua ~ultL-niUenaria vitalità e saggezza. ba saputo non solo resistere nei secoli. ma rinascere. svegliandosi alla voce del suol riformatori da due secoli a questa parte. Ll. nel grande popolo indiano, Jn mezzo ai milioni e milioni di umili contadini che morivano di lame o per persecuzioni degli Invasori. nel seno della realtà misteriosa di quella gente d1 stirpe ariana che quattro o cinque millenni addie· tro scese sulle valli dell'Indo e del Gange· Il si è serbata la grande legge intatta. il Dharma indiano.' quasi vincendo ì destini terrestri. per risorgere _ad un destino eoniinentale e moderno. in quest"epoca di formidabili responsabilità. E quel ?<>poloha risposto straordinariamente vi\lO, dopo tantJ secoh di e umiltà metaf:sica • e di e inettitudine storica• creando addirittura un nuovo modo di essere nella stori~ coi:t_emporanea. un nuovo modo di liberazione non solo sp1ntuale. ma anche politico. Che per ora non è inteso come m~rita: ma C-1?,e ~ertamente si tarà sempre più evi– dente. L India non e più soltanto un ricchissimo campo di stu~I. etn~loglcl: è Invece un grande stato accanto agli Stati Uruh. all URSS. ecc .. con un suo posto originale nell"O~"l.J: un vero miracolo storico. Uno stato la cui troppo recente storia non può ancora essere valutata debitamente nella prospettiva del futuro. ma che c-erto si è liberato con me• todl d-.?ltutto originali. cosl come originale fu tutto Il suo p;,.ssato; cosi come tutti I suol più alti precetti ftlosoftcl e morali appaiono ancora strani alla mente dell"occidente Pnsato particolare. cultura orl(ina!e, presente quasi pa- radOMale: ecco l'India. del Linguacciut I • I di FRA1YCOfOCHl Riprendi.amo. dopo il npo- 60 esu,·o. 11 nostro •-iaggio.– tn auto. Ditemi .!\e non sono ambigui le autonparazioni, l'auto:mmtrstone. l"au.trucat– to. l'autopempa e 1'autoradu• no. Ma che amb-i1J.ll Si di– ce 00!.i per comodità. cioè astraendo dal concetto dt «duale• contenuto nel ter- =~~~;~~!il~t l~~ m:L& a due !().le idee Dob– b,amo m!att.l cons.:.derare che. nel suo s,gnlt\cato aatratto 11 pre.ti.sso:de auto va dall'idea riflessiva \'era e propria alla idea d1 un·u.0ne. libera.. spontanea. s~m1Je a quella contenuta nel pronome lati– no 1pst ... Il difetto sta nel m1L1:co. oss,a oell'origme òona del medesimo p:etb,– so~de. costretto a tra.stenre. con tutto lo ~forzo che ben si può 1mmag1nare. nell"1ta– Uano U doppio signJfteato dells doppia matnc:e greca: hautòn <lat. « .se •l e. autòn llat. e ipse »l. Al lettore ll trarre le cop~enz.e D prefisso dt. sebbene di stampo le tUlO. nel?'ab.iso che se ne fa ~la "'rn n r ·• !!;:dera . assai. p;.ù un rega!o del france se. cn e. come .e altre prtr:. clpa.lf lingue euro– p ee. ha .s empr e !atto m.ighor \' I.so dell'ltaJiano alle forme doue . Se nai. infatti, sempre a proposlto d! pret\:,.:, . cr,-.s1- dertamo I f:--ances! re (-ipe,– t11io,a.. rerirer, risultata ecc ) ed ez rezemple. ezcuseT. ezcommunto2t1on. eccl .. tro- ~~o lt~f:1 1 ~~ nC:=: n,;ertre. rlnltato: e non re– .sulato, con buona pa~ dei bar~rl!) od u o 1 (esem– pio. scusare. scomunrca). Co6i anche per Il de (fran– cese) l'Italiano genulno ha lo stesso prefisso popolare 1 (dt– bander. sbandare: defavora– b'e. sfayo~vole; dé. 1 aci. 5lae– clato) oppure di fdéclare.r, dichJa.ra~: délar-meme.rit, di– sarmo; dégrou1,, digrossa.~) o tutt'al più du. che e. dotto. ma anche molto !amtallare all'Uso nostrano (dé9cnté. dLSgWtato; dkreditn iuont. discredito>. Più apes.so non ha nessun pret\sso: dtf tanc:er. :~%~!;nJo~a c1f::1~~ l~~ sciare un agretto addenta.-. to; debOurder. togltere. il fango; eù!bouquer, ent.rare io mare aperto: cUraté, pa.zz.e– reJk>; 1e décari>ner-, rloomin- ~~~m!n~~~a~~~r!!!'i Ma !•Italiano d'Oggi. cosi dq,ruao. fU/onnau,. depau– perato e dt'z:ltalwato. ha po.. c:o decoroMmeote depennato, se non addirittura dt/ene- ~~~~ll. k~ f~v:ta~~=l la Lingua del deodoranti. ddl~ calze 1nde171aghab1h. aelle maghe oide/onnabùi.. delle st rade non m ai abba– stanza dec:on9e.st1 onau. della merce deprtiza ta. delle car– rozze dttlauate e col !reni a d~prusione. dtl caffè decat1euu.uato. . mentre un emulo, che crede d1 mo6trar– s! più ligio al buon ltallP"ll'J. s1 P%'9Cl&ma dtca6e1naro. Ma U buon italiano è. ahimè. troi:,po lontano da qu«to di otrg1. cosi penosamente de– /ferato! tn \·mo del Purgatorio di Dante - e mort rugaendo e di.s/forando t1 giglio• - sem– bra auggertrc1 un termine tanto p1U bello e tan::O meno crudo. ,la nella !orm• sJ.a nei suono. e capace di ateo~ dere. se .sostituito al fratel– lastro cominciante con de un v~lo di gentile dise.ruionf! su un'idea non troppo gen– UJe. Anche solo all'orecch!o. 11 prefisso de ha per noi un che d'indigesto e d'tncomodo: un che d'anuneuc:o. E i.nlatli. nella legione di parole a cui esso ha dato vita in quesu ulUnu tempi. rt<:a sempre un ~1gn:ftcato di sottraz!one Canzt. scusate. dt detra– Z10nt). Slfcaa~~~e:i:triJfc~lr:_:ue~it ,•erbt r..spett.ablli.SS1ml ),{a accanto a loro si co n&idenno queste espTe.Hioni: intensi.tt– care a:11sforzi. per e aumen– tarli•. «raddoppiarli»; chta– nftcare una questione. per e ch..;anrla •; .schtlelnjf.car-e un corpo. per e .schtletrir– lo •: rett1/f.ccre un'opinione. per e c:orre&&erJa »; m001/fea– re un contegno (o unh scrit– to.) pe,: • C&Jlltll&rlo • noti• /fcare 11n on:L11e. per e an– nunciarlo•- E si domandi. a G~I ha canceplh, la sottile dlst nzio– ne fra ,:euole .l)ll_regg,iocee ~~~m~~~~la iiiui ~ : :~"~~.::. d~:i:ai~i~ tra! Ma II fatto sta che Il gusto del pre.ftMI e del &llffis.. ~ P= ~\~.anche al sen- UI tl.U t'"UbKI 0irt"ll 0 n!' rl!•r•,,.ncAhllt- EDITRJCE bom• •Urttuita, trtn• lainalc upcrtem-,.,, U&min.a ma– DOKl'tltl, poesie, ftO'l'dlc, roman– d, AU1 """• pubbUcando ~ lanciando le opere mcrite\'011. a condhJollj di pt,Mlcolart fa,W't. SC'ril'crc: L'APPRODO DEL SUD, Lun.-o Teatro Suo,-o, z,, l\.apolt. <iu,(,,.;.,u,tuA,,.;u

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