la Fiera Letteraria - XV - n. 29 - 17 luglio 1960

Le richieste dt giudizio che giornalmente et pervengono, troveranno risposta celle apposite rubrtcbc • Vcrba Vo– Jant •• • Scripta manenl • e • La Fiera risponde• secondo l'ordine di arrivo. SI prega pertanto di astenent dal solleciti 1;A FIERA LETTERARIA J ORARIO OELLA REOAZIONE Il-13 dal mercolcdl al sabato ManoscrtttL foto e disegni non rlchlcsll non si f'Cltltullcono 1' èl.OST.RE Il"A.R'll'E A .RO~A * Fine di stagione * di LOIIE.l'Z1l TIIUCCIII Roberto Rossellini e Anto– nello Trombadori sono i pa– drini del pittore indiano Muq– bool Husain che ha allestito la sua prima personale ita– liona alla 'uo,·a Pesa: Ros– sellini rienx:a con molta fe– licità di accenti, in una bre,·c pagina, il suo incontro con questo pittore silcnz.ir> so cd umile, dandocene un a ccaui– ,·antc ritratto umano; Trom– badori ne definisce critica– mente la pittura. E' un ,·ero peccato che questa mostra, a mio parere assai importante. si sia aperta nel clima stanco e distratto di • fine staaionc •· Muqbool Husain è un auten– tico pittore e non capisco organismi umani e biologici ira una reali~ interiore e se– greta ed una rcalt:ì esteriore · c. pubblica. li simbolismo ro– mantico dei contenuti di quc– s1e sculture è continuamente dimensionato e controllato dalla solidità plastica dello -,tile, della perizia artigiana, da quel non perdere mai il con– tatto logico con la realt:ì con– creta, malgrado un partico– lare gusto per l'introspezione. Tra le cose miglfori segnalia– mo: Primavera 1959, Onfa– lo IV, Orie,rtale e taluni pic– coli bronzetti. LORENZA TRUCCHI Luigi Bartollnl: c Amici nella pineta di Crottarossa • ~~~ei~~~cn~n 1 ~~~:1o~ Del resto in Husain il dato dccorati\'O - ma la parola è imi>ropria - espresso da ta– lune iterazioni delle immagini e nella continua ricerca di un ritmo composith·o, rappresen– ta il persistere della tradizio– ne indiana, un elemento non decorath·o, quindi, ma sacro, • maestri •· Ma la luce ne– gromantica, lo spirito canni– balesco, la macabra ironia po– lemica del primo, impiCIOSO realismo di Duburfct. mal si confondono con il ..grido,. uichilis1ico di Wols e con le sataniche e celesti alchimie materiche di Fautricr. cosic– cbè tutti quesli diversi ordi– gni esplosivi, anche nelle ma– ni sapienti di Schumachcr. non si amalgamano e le sue ntro\'e opere danno l'impres– sione di intarsi di linguaggi contrastanti. Insomma questa recente piltura di Schuma– cher (do, 1 e non mancano al– cuni piccoli c lamierini pres– sati• alla maniera. per inten– derc;i. delle recenti, meno fe– lici, sculture di César Baidac– cini) è come un piatto tutto fatto di droghe e di sapori forti senza un cibo base su UN SAGGIO Dl PEROCCO SUL GRANDE VENEZIANO * ~~ l~~t~~ro~,ri~~re~~I~~ rico, intensamente poetico. ~t~s~~a/;,te~~ ~~~ ~it~ capace di intendere e di assi– milare la lezione di un Picas– so e di un Braque. a confe– rire alle sue opere quel dop– pio stimolante sapore di an– tico e di nuovo. di tradizio– nale e di rivoluzionario. L'arte di Husain è, dunque, un po' come la faccia di questa India d'oggi, ad un tempo lanto re– mota e tanto auuale. Singolari le affinit:ì di talu– ne immagini con il primo Chapll e con il nostro Sironi degh « uomini murati•• affi– nit:ì ele1ti\'e di forti nature di artisti legali a mondi con– tadini, ad una concezione fa– talistica di una umanità fisi– camente unita ad una terra– madre. Non era facile fare partecipare il pubblico occi– dentale ad un ambiente così lontano, farlo sentire frater– namente vicino a questi in– diani fieri e dolenti, sacri e vulnerabili, eroici e fragiJi. ma Husain ha saputo aV\·ici– narci all'India nelle sue vaste composizioni pittoriche e t~a– trali nello stesso tempo, nelle i'cu~~~ sd~i1f~>nimt1c• ~~~odicÌ villaggi indiani. Di una clc-;; ganza raffinata, ma istintiva, le sedici guaches per le Scene :i !~~ti;,,tti~afe~t1°~g! tradizione la Festa Maharam dove i sedimenti dell'antka cultura sono assai vivi. I.a Medusa ospita un folto gruppo di opere recen!i ~ Emi! Schumacber. li pJttore tedesco sembra oggi do:licar– si. con scoperta francb_czza, ad un'abile riassunto dt al– cune esperienze determinanti della pittura moderna. Ecco• lo cosl. di volta in \'Olta, a,v– ,·icinarsi a Wols, a Dubullet. a Fautrier o cercare addirit– tura di fondere, io una for– mula che resta però troppo superficiale cd epidermica, le contrastanti lezioni dei tre :~'}~~ti!~~~~ a~i::;i 1:~: to che, alla fine, ogni droga annulla l'altra e la pietanza composta di sole spezie e di nessun alimento non ha sa– pore. Segnaliamo il quadro ~~~te ~i 7o5;3o ~~~~~! sala: il pili personale, do\'c un segno di ferite incide l'im– magine di d;tc,..f1.gurc. Antonio Scordia torna alla. galleria Il Segno, dove espose nell'aprile del '58, con 25 tem– pere recenti. Dire che Scordia dia spesso il meglio di sé nei brevi e intensi componimcnli delle sue tempere, cosl com– piute e così immediate, non \'UOI dire diminuirne o con– dizionarne il ,·alore pittorico, ma, piuttosto. sottolineare ancora le note,·oli qualit!l di– scgnath·e dell'artista. Oggi, infatti. Scordia disegna con il colore: e proprio la mate– ria duttile e ubbidiente della tempera gli permette di man– tenere integra l'incisivilà del suo segTlo c!Tusi, 1 0, di non snaturare nella elaborazione il suo sicuro e libero S\'Olgi– mento di un tema. Colori ora chiari ora violenti - assai felici i neri. i grigi e i rosa, ispirati ad un ideale paesag– gio londinese - contrappo– sti con giusta tensione o ar– monizzati con guslo, una • fu– ria • sana. senza drammi, un \'h-o contatto con la realtà, sia pure decantato e non più J.rontale, caratttrizz.nno questa ultima produzione di Scordia. Dim~tri Hadzi si ripresenta alla Galleria Schncider d::i,·e due anni fa ha allcstilo con successo la sua prima perso– nale, con un folto gruppo di m.1ovc sculture. Le forme aperte dei suoi •cavalieri• banno ora cedu10 il posto a forme più composte do,·e se– zioni chiuse e aperte in con– trasto, si alternano in un gio– co di luce e ombra che assu– me spesso una funzione pre– ponderante. Alcuni. cl~n::ien!i simbolici e surrcah s, ms1- nuanp qua e là nelle imma– gini fantastiche ma non astratte di Hadzi. Talune sculture dalle forme concave e com·esse. sembrano vole~ esplorare il rapporto dcgh Denuncia senza retorica (continua da pag. 3) dosi in un ~io di 'bene e di male, di ,·eechio e di 1;;:~~°c;. ~,ig~l~~a c~deeltàmi~~: riosamente si trasfonna m dolore sca\'antc e in soffe– renza tristissima. Ed è pro– prio qui - proprio _qui - ~ic~ue:tain"~~: ~frehe~ dolore per la stessa pole– mica che si è costretti a fa– re, ìl punlo centraJe .deJl_a polemica antiretorica dt. ~1- giaretti. Perché per Bigia– retti non è possibile fare re– torica quando si ha la mor– te nel cuore, non si p4_ò prendere gusto della rcton– ca quando d~ntro si .soffye per ogni sentimento di odio, per ogni atto di incompren– sione, per ogni mom~to che non risponde armomcamente all'amore. I personaggi di Bigiarctti sono costretti ad essere po– lemici contro l'assurdità di ,_ un certo amore (• Un discor– so d'amore•); di un certo u~ di educazione C• Ca,:lo– ,r.e•); di una cerya_ soc1et~ (• Il Villino•• c Uccidi e ,nuo– n·. c La scuola dei ladri•>; ~:,:u°:ascif~a etra:~~~ 1 1:1~~ generazioni (c /figli»); e po– lemizzano, torturandosi. Es: si in dcfinith 1 a, sono dei b~oni costretti ad essere cat– tivi dei semplici costretti ad ess~rc complicati e si sal– vano dalla retorica proprio perché originariamcn_t<:; 01:10- ni. proprio perché ongmana– mente semplici. Qualcuno ha parlato di li– miti per Bigiareui. Forse sa– rebbe più opportuno parlare di una violenza che, limi– tandosi nell'umilU e nella meditata rassegnazione, com– pie il miracolo ~i darci u!lo scrittore appassionato e ir– requieto, polemico . e 3:n~i– retérico come pochi oggi 10 Italia. F. G. Corrado Zanzo tto: • Nudo • La pittura di Carpaccio Alla Fondazione Cini di Venezia avri! luogo questo settembre un corso interna– :ionale di le-;;.ioni sull'umane– simo veneziano e su quello europeo. Di umanesimo ve– neziano bisogneri1. parlare in senso più lato di qualllo 11011 si sia fatto fino ad ora, spe– cie dopo gli studi che si sono compiuti anclze di re• cente su quello tosca,10, per un più ampio riconoscimento dei rapporti Ira cultura ed arte. Un bel libro di Guido Pe– rocco viene ora pubblicato nella Collana d'arte Rizzoli, con mia chiara impostazione di alcuni elementi essem;Jali del problema nell'inquadrare storicamente la personalità di Vittore Carpaccio. (c Tutta la pittura di Corpaccio•, Bi– blioteca d'arte Rizzali, a cura di Guido Perocco, Milano, /960). c Carpaccio, dice ap– pu11to Perocco, con un co– s1111need una fantasia tutta veneta, appartiene a quella schiera di artisti come l'Al- :e~t,~,to::~1[gd~elt:Sf~;,c~h: * di LUIGI GILJDERTO sono esponenti dell'ordine speculativo su cui si fonda il Rinascimento. La forza in– tima che regola ogni misura e rapporto ha origine dalla struttura fonnale e da una prospet til'a che è sempre esatta; es.sa misura uno spa– :.io da quadrare e sentire ar– chitettonicamente, per cui la figura, per quanto piccola, costilllisce una forma nello spa:;.io, w1 punto di questa prospettiva, che serve di raccordo ad un mondo pen– sato e ,·oluto in un'architet– tura che è del Rinascimento. Le figure però sono immerse in una grande favola che si esprime in modo corale con la leti-;;.iadiffusa del colore e con la grazia della l'ene:.ia del tempo•· Da questo nucleo tematico la figura del Carpaccio ci appare, oltre che nella sua mtitd stilistica e formale, quale espressione viva non solo del pensiero che l'al– tornia, ma anche della cittc'i di Venezia al colmo del suo splendore. tra la fitie del Qua1troce11to e i primi del Ciriquecento. nei cieli, nei pala:.:.i, sr,i co– stumi di inimitabile eleganza, con un gusto, un taglio, una vivace ed una "verve" asso– lutamente ve11ezia11i •· studiate S1ll posto, ne Ila ri– fatto le singole piante, 11ari– proposto la visione delle ope– re nel loro ambiente. • Il po– littico a forido oro fino alla metà del Quatlrocento, dice apprmto, è ispirato alla as– solutezz.a astratta del mosai– co, mentre la pittura della ~~::~~e ";~11 :1i:ef nsc:;1~~/ tf'1{~ co e visivo al pensiero rina– scimentale elle l'attonzia, e quella del Carpaccio porta il segno, come nessun'altro, del– l'aristocrazia e della affabili– tà dell'umanesimo \'e11eto •· Basti pensare a Sm1r'Orsola. L'autore paragona il ciclo di Sant'Orsola del Car,:,accio con quello del Memlmg a Bm~es e del c Maestro delle storie di Sa11t'Orsola • di Co– lonia degli stessi anni: si ha cosl una individuazione esat– ta di fronte allo stesso sog– getto, del fare largo e rina– scimentale di Corpaccio ri– :.petto alla interpretazione fiamminga. in cuna luce d'ac– quario•, di Memling e della atmosfera di « dolce. Stil No- 1'0 •• ancor eotico internazio– nale, del Maestro di Colonia. ----------, L'analisi si fa più sottile Il metodo delle edi:ioni d'arte Riz-::.oli,wrate da Gia11 Alberto Dell'Acqua e Paolo Ucaldano. non soltanto di1. spa-;;.ioal profilo estetico del– l'artista, ma pretende anche una serrata discussione su .- tutte• le S1teopere. Su que– sto •tutte» sta l'impegno maggiore ed ancl1e rm po' ambizioso della colla,ia, Al capitolo sulla vita e sull'arte del Carpaccio, seguono il pro– ssntto cronologico dell'artista e il commento a tutte le ope– re ritenute 011tografe, a quelle attrib1Ule e a quelle perdute. Clii lza pratica del mestiere sa quale responsabilitd pre– tenda un lavoro del genere, specie nei riguardi del Cor– paccio, elle è 11110 degli arti– sti piil di.scu.s.sidel Rinasci– mento. « Fu il Capraccio in Oriente al seguito di Gentile Bellini o in epoca posteriore? Ebbe contatti, come pare, col Mantegna e gli altri artisti All'opera dl Carpaccio si imponeva una revisione, ba– sata S1tlle fonti, così nilìdCf e serrata, senza preconcetti, come questa clte ci ha dato Perocco, quasi alla ricerca di ,ma c innocenza» clze spesso la sofistica:.ione critìca riesce ad oswrare: l'autore dimo– stra di essersi impadronito a fondo dell'argomento giun– gendo a sottigliez-::.e filologi– che tali da pretendere un so– lido mestiere, senza però ,·e– nime schiacciato; cercando anzi di essere il più possibile aperto a cogliere l' incaiito poetico del mondo carpac– ce.sco e l'incontro che l'arti– sta ebbe con gli uomini del suo tempo. SCRIPTA MANENT Vl GI, Tolmezzo - Fra,1- came:nte il ricordo che lw di uua precedeme lettura di cose sue è trOpPo ,,ago per– ché possa fondanni su esso. Comunque:, lei potri1. fare da sé il coufro,110. Del suo roc· couto intitolato • La. morte dell'amico» mi piace un cer– to tono elegiaco, sbadato, al– lusivo; mi dispiacciano certi lirismi fuori moda, come al– l'ini-;;.ioe qua e Ii1., ed un urto suo modo di prender– sela con la vita, e/te non J1a nemmeno il pregio della vio– lenza. Benclzé il primo ab– bia qualcosa in sé, qualcosa di non formato e sviluppato che pure s'intuisce, il secon– do racconto è più armonico, è pieno d'umorismo, d'ironia: insomma, sarebbe da lodare sen:;a riserve, se ,1on fosse per il finale, che guasta tut– to: per la sua brevità e poi propno perché immiserisce e rende banale tutta la parte precedente. Il racconto è im– postato sul contrasto fra una persona di buorie disposizio- 11i e di buon umore e la realti1. d'una staz.ione ferro– viaria clze simboleggia la. ~~~/izi:,!f s~tti~t~~' ;!:!~i~~ menti con cui mal si com– bina la rapiditd della sor– presa finale. lo lo manterreì tal quale, ma anzitutto svi– lupperei un po' la parte de– dicata all'incontro co11 le finte sorelle, clze è quella centrale del racconto, e poi darei maggior re.spiro e di– verso tono alla scoperta del– la truffa. Quanto alle sue lncerceu.e fra racconto e romanzo, sap– p:a che l'ampie:.z.a della vi– cenda ~ qualcosa che lei de• 1,•e senrtre per(eltamente dentro di sé. Quanto al sen– tirsi più vicino ai poeti, non mi pare, anz.i identifico le parti c p<>etiche » de: suot racconfl con quelle più de~ boli. Ui deve compiere den– tro d1 sé 1m'indagme, per determinare quale sia la strada più opportuna da se– g111re con la minor fatica e il maggior rendimento. Non stia a farsi troppe domande, a proposito del romanzo, sul– la « zavorra • e sul lavoro a freddo. Se lei possiede la su11 storia, e la sente, nulla sari1.a freddo: con u11a per– sona di cui è innamorato, pensa di poter 1rascorrere un'intera giornata, o più an– cora, parlando sempre di ar– gomenti amorosi, oppure guardandosi con costei negli occhi? I momenti in cui par– lereste di altro, in cui pas– seggereste, mangereste, sa– rebbero l'inutile zavorra con cui tessereste insieme i pun– ti focali del vostro amore: secondo me, tutt'altro che zavorra, tutt'altro elle inutile. MINOSSE quando l'autore mette a fuo– co il rapporto tra il • pen– siero•• quale attivitd uma– nistica e filosofica del tempo. e i suoi riflessi nella pittura l'ene-;;.iana;e puntuali;:.::.a poi come le conquiste di questo pensiero si concretino c nelle opere grafic1te della stampa e della xilografia che costi– tuiscono w, sottofondo ne– cessario a molti falli della pittura». Va quindi temao conto, dice Perocco di tutte le com– ponenti clze illuminano la figura di Carpaccio e quella clte apvare immedialamente dopo, di Giorgione. Essi na– scono da un c clima • che oggi la nostrn cultura sa co– gliere con più rigore, quan– do riesca a superare (non se11::.a il l'alido insegnamento dell'arte contemporanea) lo eccessivo timore per il con– tenuto, che ha origine dalla rigida impostazione dell'este– tica crociana, e la costriziorie strettamente formale clie ri– sente dell'estetica tedesca. C'era il pericolo di steriliz.– -::.are troppo la tonna e quin– di renderla inerte e avulsa da quegli umori che le dan– no vita e la me.scolano nel gioco umano della realti1.. /..a critica più avvMuta d'oggi, come ci accorgiamo in questo studio di Perocco, non ha complessi conteni,– tistici e formalistici: il progressivo approfondimento comparato degli studi per– mette una maggiore liberti1., riporta l'esercizio critico ad wz esame sempre più largo, basato sulle fonti, per adde!1- sare nell'artista, nella sua umaniti1., un'analisi piii. i,1tot– sa ed acuta. L'autore, prima di ini1.ìare il discorso sulle opere più unportanti del Carpaccio, non esita, nelle nitide pagine di introduzione, ad esaminare le ,,arie componenti della per– sonaliti1. dell'artista. Quella letteraria, ad esempio: • da quanto possiamo intuire nella pittura, Carpaccio è il più letterato ed wnanista dei pit– tori veneti che precedono Giorgione »; e a conforto del– la tesi porta una seri·e di nuol'e documentazjom inte– ressantissime. Poi si giunge ad w1 giudi– zio più specifico per il pit– tore: la sintesi prospettico– spaziale, elle prende le mosse da Piero della Francesca e si trasfigura in • favola bella• nelle storie di Sant'Orsola. L'autore aflronta quindi il problema <i mentale • della prospettiva, considerata una • secretissima scientia •• ricca di intuiJjoni metafisiche; una prospettiva effusa in « una lu• ce che accentua il senso spa– ziale mediante un colore cal– do e di vibrante intensiti1.; che si esalta e s'ammorbidisce. sullo specchio della lQi4WUl.o d~~~j~f?a? 0 &:,;:,~e ~ fin~,~~!: l'ambiente ferrarese? Ciascu– na di queste indicazioni, dice l'autore, risponde ad una scelta di opere e ad una po– sizione critica •· Particolarmente curata, ci sembra la revisione che il Perocco fa dei dipiuti appar– tene11ti alle quattro •Scuole» in cui Carpaccio ha lavora– to: quelle di Sant'Orsola, di S. Giorgio, degli Albanesi e di S. Stefano. Ci si accorge elle l'autore, instancabile di– rellore della Galleria d'arte moderna di Vene-;;.ia, le lln LUIGI GILIBERTO Oiivetti Lettera 22 MUSICA PER PAROLE un disco microsolco 33 giri ad a.lta fedeltà,. offre da oggi parole e ritmi di un nuovo e originale cor-14 di dattilografia. IN POCO TEMPO E A TEMPO DI MUSICA chiunque potrà Imparare a scrher• phl rapido e phl esatto sulla portatile OLIVETTI LETTERA 22 Il disco. è0t' u suo 11tburn– cuslodla che è Meha uneom– olelo manu11led111t!lograllco. è dlsponlblla ovunque sia in vendr1ala Ollvetll Lettera 22 LE ~.lOSTRE JD'.él.liTE Ii"< .lTflLla * Tre generazioni a Pescara * di GllJSEPPE SCJORTl.i"O In un com-eano di comuni abruzzesi, se non erriamo. fu chiesto al sindaco di Pe– scara quali fossero le auh;tà cultura.Ji della luminosa cit– tadina adriatica. Risposta. c Nessuna. Su queMo al"iO– mcnto è meglio sonolarc: ,i parlerò piuttosto delle atu– vit:ì sporth-e e dei piani per lo sviluppo industriale•· Co– sl poco edificante precedente a\fr:ì forse ricordato il sinda– co nello inaugurare la Prima Mostra. Nazionale di Pittura che ha in questi giorni luo– go, sotto gli auspici del– l'UCA 1. nei saloni dell'Azien– da Soggiorno. Mostra. che è s1ata anche onorata dell'alt.a presenza del Vescovo, il qua– le l'ha attentamente dsitat.a, soffermandosi a commentare quasi opera per opera. Pero i professionisti, gl'inlellettua– li. gli artisti (o sediccnli tali) sono stati comple1amcnte as– senti; lo stuolo di signore. che sogliono ovunque presen– ziare a manifestazioni del ge– nere, inesistente (e non t \'Cro che Pescara manchi di belle e intelligenti signore). Un solo anziano pittore loca– le per sua comtinzione di fa– ma internazionale, e che noi avevamo il torto di non co– noscere nemmeno per senti– to dire - si è presentato la sera dell'inaugurazione per protestare che s'era fatta la mostra senza il suo con– senso e senza la sua c pre– ziosa collaborazione•· Il gior– no dopo un altro anziano pit– tore ha fatto un rapido gi– ro dei saloni per concludere ad alta ,·oce che un quadro di Bartolini (vi assicuro. un quadretto delicato. trasfigu. razione esemplarmente cro– matica d'una realtà di\'enuta pretesto) era degno di figu– rare fra i quadri commer– ciali che si ,·cadono sulle piazze la domenica. Si trat– ta,·a comunque di due attem– pati facitori di quadretti di di genere che la tarda età ha fatto di\'entare astrattisti (il– lustre prof. Venturi, se ,-uo– lc a\'crc un 'idea del guaio che ha combinato, si rechi a Pescara, a Rocca di Mezzo, a Ca.rarnanico, a Penne, a Torre dei Passeri: \'cdrà quanti geni dell'informale in– contrerà). Ad ogni modo, via ,·ia la mostra ha cominciato a es– sere visitata, se non da lla co– sidctta stampa loca.le, alme– no da quegli inte nditori e collezionbti che \'i,·ono an– che in Abruzzo e che non hanno tardato a riconoscere che alla mostra partecipano quasi tutti i più significati– vi maestri contemporanei, al– cuni fra i più validi rappre– sentanti della generazione di mezzo e un gruppo scelto di giovani. Tale mostra, che si ri,·olie tanto al pubblico pe– scarese quanto a quello sta– gionale residente nella città o distribuito lungo le belle spiagge \'icinc, ba senza dub– bio un valore turistico, ma ba a.nche uno scopo didattico ed un significato artistico: i visitatori, difatti, a\'ranno fra l'alLro occasione di ammirare opere scelte di autori che in genere non partecipano alle mostre con premi, trattando– si di \':l!Ori o.ceertali td or– mai fuori della mischia. Ricorderemo, fra le opere dei maestri, La. lettura di Casorati, in cui \'Cagano ri– gorosamente disegnate e sug– gestivamente dipinte delle caratteristiche fanciulle in– lente a leggere cd emergenti da uno sfondo irrca.Ic; delle eleganti figurine (una piccola lito a colori) di Campigli; delle figure di Fausto Piran– dello, appartenenti ad uno dei più celebrati periodi del– l'artista (scuola romana tra il 1930e il 1945); una natura morta di Gisbcrto Ccracchini, dai colori intensamente lu– minosi; un assolalo paesag– gio pugliese di Vincenzo Ciardo: la purezza cromati– ca di un interno con un vaso di fiori di Riccardo Fran– calancia; Il Po a Torino di Francesco l\lcnzio. tenuto su toni chiari e con una non comune sapienza cromatica; una suggestiva immagine ,·e– neziana di Bruno Saetti: una espressionistica figura di pri– mitivo di Mario Sironi, di– pinta con lo scatto consueto a questo forte artista; un paesaggio siciliano di Fran– cesco Trombadori immerso in una caratteristica luce che sembra lunare. Da aggiun– gere alcuni disegni, sempre di maestri, dovuti a Giorgio Dc Chirico, Giorgio Morandi e Ardengo Sof-fici: testimo• nianze senza dubbio valide dell'impegno compositivo e dell'alto interesse umano con cui ha la\'orato e continua a lavorare la generazione del primo Novecento, che diede all'Italia artistica una digni– tà s'U piano internazionale, dopo la decadenza dell'ultimo Ottocento che determinò la cattiva fama di tutto un se– colo in cui a\'evano pur ope– rato artisti come Fattori, Lc– g:i, il Piecio, Ranzoni e Torna. Nella mostra pescarese, la generazione di mezzo gode, a giusto titolo, della più. ampia ospitalità: da Marcello Ave– nali, che ha una natura mor– ta impostata su raffinate scomposizioni cubiste, a Nan– do Coletti, dagli impasti di giusto registro; da Giovanni Consolazione, cosl personale nelle sue variazioni cromati– che, a Eliano Fantuzzi, che sagoma una fiiU,ra con fiori in un sapiente intreccio di luci; da Lorenzo Giaotti, i cui colori tendono a dh-entarc lo· ni in una rarefazione fan:a• stica di forma, a Mino Mac– cari. ironico e ricco d1 senti– mento acile sue inconfondibili figurine (quella esposta ~ tra le più belle prodotte dall'am– sta): da Mario Marcucc1. pit– tore viareggino che al popu– lismo di Viani preferisce l'im– pegno pittorico e spaziale di un più aV\•ertito comporre, "'' fiori irreali di Luigi Montana• rini; dalla fiabesca carica co– loristica di Giovanni Om1c– cioli al paesaggio marino li– beramente e quasi diremmo astrattamente dipinto da En– rico Pau.Jucci: dalla Sperlonga tutta bianchi e \'crdi intensi di Domenico Purificato alla continuata • scuola romana • di Carlo Quaglia: dalle carat– teristiche finestre parigine di Orfeo Tamburi alle emblema– tiche candeline di Fiorenzo Tornea. Una serie di opere, al– la cui scelta abbiamo contri– bui10, e che riteniamo di no• te\'ole valore artistico: quan– to di meglio oggi producono i pittori già giunti all'inci– piente maturilà e che fo~u– natamcnte non hanno sentito il bisogno - come Mafai - d'imbrancarsi con l'interna– zionalismo di moda. La rassegna, sia pure a ti– tolo cscmplificati\'o, non po– te,·a mancare di qualche rappresentanza femminile; sicché sono presenti quattro pittrici: Nina Bata.Ui, Elena Casali Ricchi, Daphnc Caso– rati ed Eleonora Posabella. La Batalli. di origine rume– na. espone uno dei suoi pae– saggi dei Pirenei: la Casali Ricchi è presente con una composizione di \'asctti di elegante impegno decorati– \"O, la Dapne Casorati, di origine inalese. ha un pac• ~aggio ius1osamen1e tenuto sui griil: profondamente ela– borata è la pittura della Po– .sabclla. nota in Abruzzo per aver ,•into il primo premio nel 195 ad Avezzano e per a,·er sempre partecipato co– me io,·itata. conscguendo,i dei premi. nell'annuale mo• <;tra del c tichetti • a Fran• cavilla al Mare. Tra i gio,ani che abbiamo avuto modo di scegliere per Pescara. ricorderemo: il na– poletano Nino Ruyu, Manlio Sarra con un bel Mercatino ciociaro, Romolo Trivelloni. Antonio Vangelli la cui Spiag– gia è di una deliziosa linea– rità, Italo Cah·ari, Andrea. Ccfaly, Nazzareno Cugurra che ba un J)OCtico Porto di Ancona, il ,·cneto Mario Dc– \'etta, Gilberto Filibek, Alcio– ne Gubclli.ni, Tommaso Ma– cera, Franco Villoresi e Ren– zo Vespignani che, con Ma– rino Marini, si è dignitosa– mente rifiutato di esporre al– la Biennale in corso attual– mente a Venezia. Con questa prima mostra a carattere nazionale, l'UCAI di Pescara ha ,·oluto presenta• re solo un primo gruppo di artisti fra i più validi e conta allo scopo di scuotere l'ambiente facendo via ,tia conoscere tutti i migliori ar– tisti di oggi senza esclusioni di tendenze ma purchè ope– rino sul piano dell'arte; e cosl anche offrire ad alcuni pittori locali dei buoni termi– ni di paragone perché capi– scano che un po' di mode– stia e di consapevolezza non fanno mai male. GIUSEPPE SCIORTJNO I BIBLIOTECA I RENZO RENZl: Era natie a Roma, di Roberto Rossel– lini - Bolo~a. Cappelli, 1960.In 16<',pp. 212, L 2..COO. A molti anni da Pais:ì, l'in- ten•ento di capitali ha per– messo a R oberto Ross ellini di tornare ad occupar.si dei casi ~~1e'O;ria paR~[~~Ja~i 1 f:;_ notte a Roma, iirati nello spa::.iodi un anno, riprendono i vecchi argomenti col c de– siderio di una scoperta più profonda,, con cuna maggiore tollera11za per le persone e una più pe11etrante mtollera,r– :.a per le idee sbagliate, per la loro eticiti1. •· Considerando l'esteriorità con la quale mol– ti scrittori e registi si butte– ranno sulla stagione più alta della recente storia italia,1a per poi abba11do11arlafretto– losameme, fa piacere l'osti- 11a:.io11e rosselliniana a rinl'e– nire, dopo prove non sempre felici, l'emozione che dettò al regista alcune memorabili se– quen..ze di Roma citt:ì aperta. Il soggetto di Sergio Ami– dei avrebbe potuto intitolarsi: c Altre pagine di Roma città aperta •· Somiglia, perfino nelle concessioni al melo– drammatico (lo zoppa), a cer– ti memoriali che arrivavano, avpuntati con incerta calli– grafia su quadernetti a rigl1e, alla reda-;;.ionedel c Politecni– co•· Sfogliando l'a11tologia clze Marco Visconti e Sergio Pautasso IJa,1110 ricm·ato dal periodico di Elio Vittorini (C.M. Urici, Milano, 19(;(}), non sorprenderebbe di tro– ,·arvi il resoconto dell'evasio– ne di tre soldali stranieri ospitati da una popolana nel– la Roma del '43. C'è la stessa atmosfera, fatta di speran-;;.a e di morte, la stessa ntlesa di uu ordine nuo,'O, lo stesso ritorno alla fede. Se Sergio Amidei sa ancora scrivere un soggetto c del do– poguerra •• il Rossellini d'og– gi, • uomo pacificato•• riesce a dirigerlo con l'intensitd do– vuta? Le. sue incerteu,e e le sue cadute paiono terminate. L'equilibrio ritrovato. Eppure li generale Della Ro,·ere, cosl pulito nella scrillura e così deludente nelle conclusioni. ricordava Il tetto di Vittorio De Sica: entrambi sono com– memorazioni di un autore al proprio passato, più che con– tmuazione di tuz discorso. Era notte a Roma. cosi mte– ressato a sfruttare le. possi– bilitd di un mezzo tecnico, il pancinor, è pii, opera dili– gente che viva. E', comunque, stm1olante osservare Rossellini mentre si sfor1.a di assumere le cose che, rert, lo commossero e di riguadagnare la frescl:eua d1 se11saz10111 d1 trn tempo. I do· cumenti, le int<lrviste e le o:.– servazJoni critiche, ordinate da Renzo Renz.i it1 « Era notte a Roma •, permettono di se– gmrlo durante l'intera lavo– razione del film. Ren.z,i11aoc– chio di scrittore e sensibilità di critico. Vede e cerca di trovare una risposta nella psicologia del regista e nella pressione della società. Sulla onesti1. degli intenti di Ros– selhm, suggerisce, nulla è da dire. Sugli esiti, parecchio. Ritrovare i temi del neoreali– smo, evide11teme,11e, non è sufficiente. E' urgente sonda– re altre projonditi1., applicare altri metodi, come consiglia anche un collaboratore alla sceneggiatura del film: Bru– nello Rondi. I due momenti (cronaca che si trasmuta in storia), spezzatosi il circuito che li collegava, non si sal– dano più spontaneamente. L'ironico, e amaro. spaccato dal vero di Renzo Renzi, , L'arriw, dei liberatori• (ctr stato molti milioni per la pa– ga di annoiate comparse e sospeso per le proteste di un inquilino so,molento, senza ,·enir ripreso) lo prova: • i.A liberazione, cosl, è stata momentaneamente interrotta. Nella scena c'era una nota triste. Dopo sedici anni cosa t cambialo?». FRANCESCO BOUONI * OTTAVIO BARBA: c l..a gi- randola dei sogni•• Edizio– ne De Samo, Cicciano, 1959, s. p. Può accadere che a diciotto anni s.i \'oglia necessariamen– te, per uno che versifica, pubblicare tdarc al pubblico) i propri Yersi. Anche a di– ciotto anni si banno gli hob– bies: pct la pesca subacque3, per il modellismo, per le Triumpbs. per i \'Crsi. Come tutti gli hobbies, anche quello per i versi, può passare con gli anni. Se passa è chiaro che non era necessità, se non passa è altrettanto chiaro che in pochi stadi si dovranno definire 1 resultati, i quali saranno buoni se le compo– nenti interne e uno scelto studio li a,•rnnno illimpiditi, sc.,denti e fullimentari se alle ,·ellcitaric componenti interne si sarà aggiunta la sicume– nr,- l'incultura e l'ambizione bolsa. E' un discorso di sis1ema– zione generale che da tempo .si do,·c,'3 ai lettori assidui di questa rubrica, per favo– rir loro introspezione e la conoscenza di se stessi. E' capitato di farlo seguire alle indica.tioni bibliografiche di Otta,•io Barba perché per lui è molto occasionale. Egli ha diciotto anni. sarà studente di qualche disciplina sicura– mente utile a lui e a altrt nei prossimi anni. eppure scri"e e pubblica ,·ersi. Da do\'e gli ~ venuta questa vo– glia? Perché? Non si sa. Dalle lettere scolastiche di D'An– nunzio, Carducci, Pascoli? Ha letto Cardarclli. Saba. Mon– tale, Sinisgalli, Ungaretti, Gatto, Luzi, Caproni. Sereni? Dai resultati di questi ,·ersi appare chiara la risposta ne• gath-a. Ciò non è già tuttavia una indicazione. ma se dopo questa segnalazione egli con– tinuasse in questi componi– menti dovrebbe non aspet– tarsi giudizi positivi. 1 versi della Girandola det sogui oggi possono giustifi– carsi, cosl scopcni e ingenui, cos\ carichi di saggezza aJ– lora, cos\ ultimativi, cosl foni nei motti. cosl interie- 1ivi. arroccali in !agli assurdi· e in sospensivi, in interro• gativi. cos\ noti, gratuiti. am– biziosi. La loro giustificazione odierna (vogliamo conceder– gliela anche se sappiamo che al liceo già si legge Saba, Montale e Sinisgalli) è pro– prio in tutti questi appunti e nelle incongrue dichiara- 7joni dei ris,•olti, delle pre– fazioni, delle -postille. Fra cinque anni o sarà un poeta o un versificatore da aggiun– gersi a.Ila miriade. G. T. ur~oo f'AUBRl Ol""ttor-t" rf'•ru,n[qlblll'. St.all. l'tp0~a.ttco U.K..SJ..S.A. Rom.a • Via IV Novembre 149

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