la Fiera Letteraria - XIV - n. 20 - 17 maggio 1959

Domenica 17 maggio 1959 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 S CRI T T () R I I.N PRIMO PIAN O GIOVANNI TESTORI: Far laservaaMilano Se si mdteva a pensare a Pontida, ma– donna santa! non era niente, poco più d'un paese sulla Bergamo--Lecco. un paese mn– zo \·~chio e meuo nuovo. eppure. se s1 mette\'a .• pensare e se la5eia,;a c:he piano p1ano ghene pagsa.ssero dn•anti agli occhi le case. le strade, i parenti, le amiche e fin le faecie più insulse. • mi prende una cosa qui, signora, io non so, mi ,.;en da morire. Non dico che Milano non abbia 1 suoi vantaggi._ •; ma le1, con tutto quello che aveva luclato dentro le tre po,·ere stanu di cua, povere ma alla fin fine sue, • e vorrà pur dire qualcosa an– che quello •• ecco, • il resto per me non conta niente, signora, mi creda. ll lusso. 1I movimento, i negozi, i divertimenti la gente; tutto bello, non dico di no, tutto bello; ma Pontida._ •. Eppure quando, dopo infinite paure ed esitazioni, la cosa fu giunta in porto, eran gtati proprio i suoi a consigliarla; • non c'è che un rimedio, Agnese: far la serva a Milano •; e se glielo ave,•an consigliato fiUO padre, sua madre. le sue sorelle e, durante una licenza. il fratello che era militare. La signora con cui la tiova.ne A.gneSf! parlava m quel n:omento. era un a donna di cinquantasette anni che tira,,a avanti la vita, parte con la pensione del manto morto da tre anni,• parte tenendo in. piedi una sorta d'agenzia per collocamento do– mestiche. Il ttrbatoio da cui di mese in mese, ma assaJ di frequente anche così. all'improv,·iso. le piovevan in casa nel– l'appartamento di Via S. Marta, le r't-clute destinate a soddisfar le richieste continue, talvolta addirittura asfissianti delle clienti, en la bergama.,ca. ln quel cnnde serba– toio. eia.scun paese a,·eva poi il suo ser• b.itoio più piccolo e privato, che coincide– ,·a quasi sempre con la -casa pan-occhiale, cui di tanto in tanto s'au:rea:avan le mol– te case delle suore: gli oratori. gli asili e fin gli ospiri di mendicità e di vecchiaia A introdurre \a saa:nora in quel mestiere era stato il caso, un caso anz.i assoluta– mente pietoso: recatasi l'estate di quattro dnni prima, quando cioé il manto seppur già gra\'e viveva ancora, a far campacna, r;e campagna si poteva chiamare, in quel di S~rina, con precisione adesso non n– cordava, ma comunque non pill di trecento metri, trecento metn e rotti sul Ji,·ello del mare, ecco. allora, testimone com·era stata d'una orrecda 5ciarura, un'intera famiglia messa sul lastrico da uno di quei pirati della strada che. una sera, in pieno ferragosto, attraversando 11 paese, ave\·a tirato sotto moghe e marito. mandan do la prima all'ospedale per sette me.si e la– s.c1ando il gecondo secco. a pochi metri dalla porta di casa, in una poua di san– gue, s'era sentita in dovere. anche per sollec itazione de.I parroco, in una delle cui ca.se a\·eva trovato alloggio. di prendersi cura della sola che, ne! gruppo degli or– fani, p oteva. data l'età. pen.sar di siste– marsi anc.he lontano da.I paese; infatti, appena a M ilano. dove s'era fatta prece– dere da una \·era e propria catena di lenere, una sistemazione gliel'aveva tro– ,·ata e in quella famiglia la ragazza s'era trovata cosi a suo acio ehe, a pane il ri– cordo. lettere e cartoline a Natale e a Pasqua, aveva creduto suo do,·ere. man– darl,e di li a poco. prima una cu,gma, po, un'amica: eec:o. il suo mestiere era nato così. da un istinto pulitis.simo. quello del– la carità; pulizia e carità che poi le eran restati, naturalmente nei limiti che con– cede\•a il mondo e il suo continuo cam– biare e cambiar sempre e solo in peggio; • e non è che parli solo delle serve in– tendiamoci; parlo dei signori; a me,' per esempio, le buggerature (intende\·a rife– rin1 ai tentativi a, non pagar le percen– tuali pattuite) han sempre tentato di dar– le loro ... •· • Anche la tua, per ese.mpio, non mi fos– si preoccupata di prender gill nome, co– gnome. indirizzo e telefono, \·i saluto otto• mila lire! E si che. come hai potuto ,·ede– re. è gente che sta bene ... Il fatto stesso che J)OS5an permettersi di tener una serva. con l'aria. che tira ... •· Tuttavia, dopo qualche rilunanza e dopo infinite richieste di riduzione. la perc en– tuale era stata pagata, prima dicendo c.he la ragazza non sapeva far mente, che era grossa, anzi gro550Jana, poi. m a so lo alla fine. ammettendo • che però a, ·e.va ,·og lia di lavorare e che. insomma, da to che c.iò che importava era quello ecco ecco 'ste ottomila lire ... •· Del resto anche l'Agnese st trovava li per quello, per versar cioè la sua quota, dato che il giorno prima ave,·a a,·uto il primo mese. Vedendo però che, saldat o il debito, be– vuto il caffè che lei ave.va messo su subito a scaldare ed esauri ti I soliti discorsi. la ragazza non accennava ad anda~ene., ma insisteva anzi e con una spttie di strug– gente malinconia a parlare e a parlar del paese. un paese do\'e lei era certa d 0 esse.r pa»ata la volta in cui ave\•a dovuto ac– compaa:nar a Celana una signora che pri– ma di fissar una ragazza aveva voluto ·co– noscerne, membro per membro, tutta la • Uno • scrittore VIVO * di .ILBERTO BEl"IL.-tCQI.J,.I G1oranni Te-stort è, a nostro art:IJ:0. una delle- figure più ricche- e. intrressanh che 1iano apparse sulla scena letterario de-I nostro dopoguerra. La for::a e r1ntere.ue dì: Te.stori consistono sopratuuo in un s ~so moderno della vita che sa rradurs1 con una t·ibrante 1mmediateu-a sulla pagina, .St'n.:a compiacimenti o .sot·ra.strutture formali. Leggendo Testori si ha l'impressione che il pe.rsonaggio più rero e. autentico stia alle– .spalle dei personaggi de.scrlth e sia proprio lui. ruutore. con ltt sua smania di drere lo nostra rito d'oggi cosi com·è. sen.:a defor– marla tn u n ragheggiamento .soggeuiro. ma limitando.si a spremerne i succhi di poesie. pochi o ta nti che siano St' c'è una colpa che può attribuirsi spesso a certi scri ttori nostri è quella di dare al leuore la .sen.sa "::ione di non sapt"rsi calare giustamente nelle cose. ma di trat– tarle. un po' daJl'alto al basso. oppure con una partec1p0-, one. e.slenore. comptaciura. alte-rata da un sen.so d1 personale superio– rità (letteraria} rispe tto alla realtd. Se-mm~ 0 in tempi rome questi, in cui si parla tanio di realismo, il ri.:io t rinto del tuuo. Sella maggior pone dei casi. 11"1/atti, i moduh re.alistiei non sono che- pre– tesu per compiacersi 1n un de-terminato modo di una re-alrà o, megho. JWr compia• cersi di proiettare se $tessi in una realtà costruita in una data maniera. La parola grossa e t·olgare. la co.stru::,one de-Ila scena riolenta danno al let1eroto qu ella f alsa tdt'a di ririhtd e di energia che, qua.si .sempre. ha alle spalle nianfaltro che la le- ueratura Son ~ questo il- modo d1 acco.!tani alla realtà; ci sa tr oca di fronte non ad atti d'amore per ti ca.so umano. ma ad ani d1 pre.sun::tone-. Pe r q uesta une d1 motit't, quando G101:anni Testori appart'f' sulla uena lt'tteraria (e il suo f'$ordio t·e-ro f' propno fu .segnalo da - Il 010 di Rosnio .... pub– blicato ne - I Gettoru, di Einaudi) pro- rommo un .se-ns 0 di agio. Areramo di /ron:e. se non altro. uno scrittore che era anche. uomo, che dava un senso d1 .sanl1d e dt chic– re.:.:a .sentimentale. Te-non in me.:..::-oalla sua g~te ci scendera davt ·e.ro e .SCTll't'VO a rapion reduta., partecipando ai /atli. pri• ma ancora che con la pe-nna, con il suo ent-u-Slas-mo con il .su 0 dolore. con la sua ollegna d1 uomo L'amore. lo fQ,tica. l'esaltazione de-1 primi ~r.sonaggi di Testati li .se-nhmmo aulrntici nei loro pregi e nei loro da/etti e. sopra• tutto. san, e sanguigni.. Cr n·era a :ruffi.– ricn.:a. • Il Ponte della Ghi.solfa •· po1. pu.b– bhcaro da Feltrine-Ui 10 scorso anno. aggiunse molto e non tolse nulla alle nostre conrin– ::ioni ini:iali. Testori acet·a raggiunto 1tna conquista stilistica. un sistema di !acoro. E propno su di una base. d'equilibrio tra sfile e tema (il primo si compe-netra 1mmedia- 1ame11ie ne-I secondo}. Testori ha continuato a lacerare- di buona lena Ai primi di giugno. l'editore Fdtrinelli pre-senrerd il 11 tomo de .- J .Sf'grett di Mi– lano .... S1 tratta di 20 racconti che cerranno comp~si .soito il rirol 0 de - La Gilda del Jfac .\fahon ~. Anche il 111 e il n· tomo della serie narratit•a de-dicata a )filano sono pres,ochè ultimati S1 1ratta. nell'ordine. di una commedia.. dal titolo - La .'\I aria Bra.se.a ... f' di un ro• mon.::o, , Il fabbricane ... , in cui torneranno molti J)f'rsonapgi già tTottati da Testori nelle– sue precedenti ,-accolte. Per quello chP n- ~!!~:a ,~o ~::Sii~ :i·a;,.r:~:oes~~n \'~t~a,r:f"~; ~i 1errd a Torino in .se-ttembre cn·attit•ità darrero ricca t' molteplice. • .\nche questo è un ottimo .se-gno .\'oi pre– $f'nt:amo intanto nella no.!lra rubrica ltna.::io d1 uno de, racconti che faranno parte de– • La Gilda del .\!ac Mahon ..: iJ pro,,.s1mo hbro di Tuton. ALBERTO BE\'ILACQU.-\ LaMostra delSettecento a Roma * di LfJllETZ.\. Tllt·cc,11 hmiclia e "enlir dal prete e ~•Ile .suo~ tutto ciò che era po!!òsibile sentire, ma d1 cui però non ncorda"a mente, la sirnora aYeva cominciato a pensare che ~otto quei pretesti s1 nasconde~e. 11:1 ve.nta qualche. segreto; per insister cosi, per . ar_nsch1ar di passare da lei l'intero pomen,g10 della domenica. bisognava, ecco. bùi1ognava per forza che c, fosse qualche ragione, una ~J:~~ c:e t~:'.!:n!f~~~~~gli~ r;t1~~!v:~ ma attorno a cui girava e ricirava come un assassino attorno al luogo del delitto. d"i~;;~a ~o;:ia~r:;;~~ t cos:~~~';:i, f:1~1~ gnora a,·eva cercato d'acgrapparu a tutte le sfumature e a tutti 1 ,:;otturt"esi che le. era stato po,:;s1bile avverttre; ma contra– namente a quello che c;uJle pnme era stata indotta a pensare. ,:;fuma.ture e sot– tinte$i nporta,·an il luo,to, invece che a Milano, las!iù, a Pontida; ma per IHctar intender cosa-t Po~ 1b1le,. s'era chie,:;to. che la no.stah~ia della cu.a, dei parenti e d1 tutte le abi– tudini cui fin li era ,;tata legata, pote!!òsero tanto su una ra1,::azza di appena \·ent1- quattro anni? E possibile che quanto ave– va trovato rn città non fosse bastato, non pretende\·a a distrugcere, ma alm1!no ad attutire quella nostalgia e. la conseguente c;olitudine1 E poi la nostali::;ia. lei una cer• ta pratica l'a\•eva, la nostal,tia non s'espri– me in quel modo; la nostahtia non ha quegli occhi fissi, quegli occhi perduti die– tro chi,:;'<à che spu·ento o che minaccia. come invtte di tanto in tanto a,·e\'a '-CO– perto nell'Agnese. E dunque"! • Senti, Agne'-e. non per n1andarti na, ma le c;ei ,:;on pa,:,,:;ate e pnma di mettermi a tu·ola ho ancora tante dt quelle co!<.e. da fare!•. nel decidersi a dir questo la signora a,·eva guardato la ragaua con una bontà e. un'indulgenza quasi materne, come per dirle: guarda. io ho capito, tu hai qualcosa da confidarmi: ora qualun– que sia questa cosa. un pasticcio in cui ti se, cacciata. un oggetto che dagli ~rmadi dea padroni è pac;c;ato nelle tue ,·ali11e, una relauone ingarbugliata. q1lalunque ,:;ia, parla; io ti a,:;coltcrò con calma; in me tu non tro\·er ai un giudice, ma una oeorella, anzi, una 2.ia . una zia che ti farà da madre; parta. du nque. perché fretta. e co,:;e da fare ne ho d&\·vero. • Se dunque non hai più bi!!Oi,::'.nod1 niente e c;e non hat più mente da dar• mi. •. continuò invee-e a dire. ma a quel punto s1 fern1ò un'altra ,·olta e un·altra volta portò eh ocehi .sulla racazu Prevenendo la manovra, l'Acne,:;e h a,·e– \·a però già abbassali e abba..s.sati conti– nuò a tenerli, mentre le labbra trema– vano e 11 corpo , rob usto e gqhardo, fa– ce\'& un ben stra.no contrasto con l'm– fant1le perplessit à de l contegno. • Verame.nte,_ ., m ormo rò l'Aa:nese, quan– do ebbe comp~o c.he . ormai era 11unto ti momento della d ecisio ne. • Ver amente ? Su, parla; qualunque $Ì~ la cosa c.he devi dirmi. d1l1a. Mi son ma.t mostrata cru dele? Il tuo parroco nel man– darti qui cosa t'ha detto"? Non t"ha forse raccomandato di nvoLcertt a me, dt qua– lunque cosa avessi biso1no1' E dunque.,_•· Era difficile per lei stessa capir fino a che punto in quelle. conciunture, _con11un– ture nelle quali veniva a trovarsi d1 fre– quente, agisse in tea la canti, l'amore per quelle poverette che, dopotutto, per ce.:rcar lavoro, oltre a far fattca, dovevan la~iar tutto c.1ò che ave.van di più caro e venir 11ù m città,. mettersi in ca..,a di gente, magan simpatica, ma pur sempre estranea, ovvero 11 compiacimento e ti gusto, anche s,e mal confessati, d1 veder,:i rivelar davanti le piaghe. più segrete e nposte del cuore. umano; propno come quando da una medicauone si atnppa la gana e .sotto, ora più. o_n meno p usto"." loso e ributtante, appare 11 gerochfl.co det tagli e delle ferite; era d ifficile; q ueUo che .se.nti\·a e quindi sape\•&, era la foit:a con cui si buttava su quelle anime e tn quelle operazioni. Anche davanti all'A,ncse, una che non avesse voluto grattacapi avrebbe ftnto di niente e a,•rebb-e tirato avanti; ma lei"! Come ntirani, come non allungar la ma– no sul nodo della fasciatura, una mano del resto assai de.hcata, adesso che !,Ì tro,·ava davanti una malata in apparenza tanto semplice. ma, nella sua se.rnphcità, tanto contristata ed afthtta't C~l plano piano, spinta dalle sue pa• role, la conle.s..sione. andò avviandosi; ,:;e-– nonché gli infiniti tremon e le inftntte ntrosie da cui l'Ac ne.se II sentiva. pren– dere l'interruppero qua.si subito. Per la ~ncnora fu u.,uù mente un pia– cere scoprir In una, una che tanto per cambiare veniva dal paese, • perché la cmà non è capace di far altro che gua– star tutto e tutti ... un pudore co,sl ACht\---o; e. tanto più in quanto il corpo, nella sua rubiconda salute, pare\•& disposto alla sfac– ciataggine delle be.stie.. GIOVANNI T.ESTORl G. 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