la Fiera Letteraria - XII - n. 48 - 1 dicembre 1957

Domenica l rlicemh• 19:iì 14 FIFR4 IFTTFR,\Rl.\ CRONACHE DEL * PIACERE L'ANGOLINO delloscrittore * Il nostro cosiddetto realismo si risolve per assurdo in un tentativo di de tina– zione che il narratore cerca attraverso il suo abbandono alla corrente cronistica di * Al,FOi\'SO GATTO Perchè t grandi scrittori del secolo scorso tene– vano a mettersi in vista lontant dalla povera gente a cui presto avrebbero aperto le pagine del rac– conto, a perpetrare il proprio godimento a contresto della so!terenza e deJ drammi che. dopo il pream– bolo, s'accingevano a narrare? La domanda non vuol essere una domanda let• teraria che potrebbe solo aver risposta caso per caso dalla opportunità o dalla non opportunità dei modi con cui l'autore si inserisce personalmente nell'opera sua. La domanda, ch'è una domanda di costume morale e politico, parte dalla considerai.ione che og– gi, nel nostto particolare momento storico. uno scrit– tore non oserebbe godersi così apertamente la 6Ua pe1'6ona e il suo angolo di benessere ln vista dei poveri personaggi che s'appresta a cogliere ne.I rec• conto. Se si decidesse a ingagg1are Il suo pre-ambo· lo o Il suo commento, egli eccederebbe In senso op· posto, sconfinerebbe nella tesi, curando di non la– seiaMi vedere: laddove cura dei nostri ottocentisti fu proprio quella di dare sin nei particolari. di scorcio o per intero, la piena visibilità della pro· prie figura. • E non che avessero in animo di sfidare l'ambiente: tutt'altro. Il loro abbandono è per lo meno alla pari col nostro conformismo e col nostro ritegno. Cl vin– cono per Ubertà e per naturalezza nel racconto vero e proprio, slcchè, alla fine, Nedda dl Verga o Cam· bremer di Balzac sono confortati da una solidarietà maggiore e socialmente più tesa di quella che I contelhporanel non riescono a far insorgere da) loro scrupolo 6torlco e dal loro virtuale egalitarismo. Non è dubbio. r treni Inibitori che oggi tengono In scacco lo spettacolo delle nostre gioie e delle nostre più intime effusioni. ove non rompano nella licenza di lasciar correre tutto, portano ogni narra• tore, ancor prima dei legittimi rigori dell'arte.. a una sorta di riserbo personale e di simulazione sto· rica. E scrittori parlano di terra e di contadini in s~, come se fossero contadini essi ste5sì o alla pari di loro senza esserlo: o narrano di fabbriche e dì operat occupati a parlare di un lavoro che non san· no. e cosi via. Verga, invece. parlando di contadini o di pesca• tori, era chiaramente. dalla sua parte di borghese e di padrone: non _celava Il 'iUO occhio e la poltrona, comoda, da cui guBTdaVa. Bàliac. nello scrivere del poVeri bretoni del Crolslc e de e l'uomo del voto• partiva addirittura da un inno alla sua gioia di vivere e al suo privilegio d·esser felice. La loro parte è chiara: e la realtà del racconto nasce in modo singolare dalla continua sorpresa del conoscersi che gli autori e I penonaut si ricambiano aJ limite ul· Umo della comprensione, ma sempre a distanza, in un presente e In un valore di contemporaneità obiettiva. Balzac e Verea - e potrebbero essere tan~i. altrt scrittori, sino al grande Conrad tra i più v1cm1 a noi - non sono nemmeno sfiorati dal dubbio che costringe i contemporanei a cercare le radici del male a trovar rimedi nell'ideologia. o a dlssimu· lare · il piacere e l'imprevisto del racconto nell'im– pegno e nel tentativo della e storia•. Come scritto· ti di oggi, mal penseremmo ~ii sot.tol!~eare un punto di vista nostro o una condlz1one di vita che sia al– l'origine stessa del male di cui cl accingiamo a nar 4 rare un esempio. Ma, non potendo d'altra parte, In alcun modo, sfuggire alle colpe originarle: prefe· riamo accettarle tutte e rimetterci da Indifferenti alla storia. li nogtro cosiddetto realismo si risolve per assur– do in un tentativo di destinazione che il narratore cerca attraverso !l suo abbandono alla corrente ero: nistica. E' uno scrupolo di legittimismo nel seno ~1 une dlsponlbilttà che ha perso tutta la sua verU· gine Intellettuale e fis ica {si pensi a un Gide! per ridursi a mera inen.ia Molti ,crlttorl dl 0111 go• dono di questo consens o esplicito che 11 abba.ssa al ruolo di colpevoli per tutti I peccaU della storia, ma In un lmmoblle purgatorio che la pittura Ulustra· Uva del sodali colora dt tutti I pretesti essocletlvl. senza c:ogllere mai un vero rapporto di gesto e d1 parole tra ,u uomini che sono messi Insieme, al lavoro o al riposo, sul piano dl una periferia ano· nima e tetra. Discuteremo qualche esempio al pros· simo numero. ALFONSO GAITO * . IL LIBRO Dalle •• Satire,, di A. Persi o Fiacco 'l'radoHe da l n di-.prn~_ie1·e spl.-ndido Io non ho mal la bocca mia atluffata al iuo sgorgo. Ippocrè.nej e lo non rammento bicipite Parnaso, a be In arcione sognato mal d'avn sì da destarmene dl soprassalto aedo. Muse a paU:da Pirene ai vati cui l'edera !ambe seguace J simulacri. ebbene, ~o. Perché lo, meuoprofano, offro al cenacoli del vati dò In cui ptò m'offro. la satira. Chi primo 050 la linrua ai pappagallo sciogliere. anZl educarla. a dirci Salve? L'uso del convenevoli e eh: apprendere fece ai corvi, oh perfino! E ben. la ciotola .. Chl. a tentar voci umane, gazz-e? rt ventre d'art.e maestro, e dispensiere splend!do d"ingegno, a abili accent1 innaturali che ci tenta e ci addestra Ove balugini di moneta, e oi inebri, una speranza, gt• è un solluchero; e accordi peea.sèi parra !ntonlno. e t!tllllo al ventricoli, corvi i poeti, e gazze poetesse. * llh~ZO Al candido ldforc- Te, Cratino l'audace che commove e Eupò!ide adirato, e che il buon ve-cehlo Aristofane mediti e ne sei pallido, un poco !e mie righe iUarda, una se almeno è di lucida arte-. Un tal lettore di candide orecchie brami ascolterfni. e non chi In laide vesti soglia schernir chi ellenico s'abbigli, ne chi - a-ran cosa! - a un 1uercio dica e 1uercio • verista e che. lnsuinandosl. s'avan?J tronfio per una caricuua Italica perchè !n Arezzo ei fu già un tempo edile. speZ10 con questo? ebbene - le bilance 3dulterate, né quel che al vivace vuol farsi e ride tanto per : numeri sulla lavagna o della geometria tracciata su la sabbia e un mondo ioda se a un fil06ofo tiri la severa barba p,utta strontata. lo a gen~ tale altro concedo· a frotte se ne vada oziosa a udir !e mattutine udienze del t:nbunali e la sera agli amplessi, di una qualche Calliroe. che s1 d:a ... (trad. di Renzo Laurano) DI e tJ J SI PAR L .l * GLI SCRITTORI E LA SOCIETA' * Infinita consolazio * di GUGLIEL:UO PETRO~I Noi sappiamo og&I a sazietà che lo scrittore, a meno di non sentirsi un arcade, un paladino di e bellezze• che hanno già trovato tutti I loro volti nella storia dell'arte, di torme che in parte sono arcaismo non più utile allo spirito dell'uomo dei no1tri giorni, tutti sappiamo, che lo scrittore deve saper comprendere ogni cosa della vita civile e di es&a deve anche render conto molto flptSJO., pena la esclusione dalla J)8rteclpaz.lone vive alla letteretura stessa. In realtà non nppiamo ancora M! tutto ciò debba proprio essere considerato quella specie di dorma che se ne ta; può daTsl che, in tut.to c!ò, come generalmente lo si esprime 02&:i, vt s ia alm eno un tanto di deformazione dovuta all'inasprimento del rapporto tra l'individuo e la politica, tra la po· litica e le rivendicazioni che i corpi 1ociall plU evo· Iuli, giustamente ritengono lì primo dovere del mon– do moderno. Certo è che la letteratura moderne dJ tutti i paesi di chiara tndlz.ione dimostra d'intendere questo come un compito a cui il sottrarsi è indice di inesistente vJtalità dello splrlto. Noi vogliamo ed anche sappiamo che è necessario accettare questa lezione, perchè, sia pure nelle sue deformazioni più spiacevoli, è una realtà che oltre a stare attorno a noi sta dentro di not. Ma al punto in cui per istinto e con lara-3 consapevolezza si ac• cetta questo stato d'animo, del resto suttragato da tutti I più Inquietanti aspetti della storia che ab· biamo vis.suto, occorre domandarci come accettarlo, come rendere utile all'arte ciò che sembra neces,ario alla coscienza; ed è a questo punto che i più 1rosst equivoci si perpetuano da qualche lustro uccidendo, se non l'arte stessa, tutto ciò che ne fa un corpo vivo ed un atto di convivenza e d1 comprensione unlver· sale. Basti a questo propoe1to costatare la decadenza del metodo e della coscienza critica; basta costatare quanto troppo frequentemente la critica aconlìna nel metodo e net merito della crttlca eociale o, addirit– tura, nell'acquiescenza delle preuioni burocraUche, degli obblighi apologetici e cosi via. Dobbiamo noi ammettere che le opere di coloro che e scelsero la libertà • e che spesso, nel no.stro tempo, cl b-anno dato lezioni cii quasi religiosa Inter· pretaz.lone della libertà spirituale e polttlca, lezione di cora,glo morale tale da restare intatta anche di fronte alla più massicci.a delle violenze moderne, or· ganiuate, meccanizzate e bertlall come non mal; oppure dobbiamo riconoscere in eAe lezioni di vita spesso altissime, me lontane dalla lez.iooe letteraria e d'arte che il poete deve con1lderare sua aspira• zione? Queste costatailoni debbono out com.lodare a insegnarci una cosa aoprattutt.e: che anche U poe· ta non può confondere la sua parteclpuione di indi· viduo vivo e umoroso ai problemi del p?"Oprto pae« e del mondo, con la sue applicazione alla poesia. Del resto oggi sembra c-he &lia per tramontare quel tipico tratto psleolo1tco. ,-randemente ettuale ma assai deleterio, per il quale abbiamo vìsto molti artlstl, molti poeti addirittura ,cambiare la loro pur legittima appartenenza ed uno dei partiti politici o degli Ideali politici, con un atto di tede all'a.rte e alla poesia. Ci sembra che dovrebbe lentamente avvicinarsi un momento In cui I ripensamenti indi· viduali dovrebbero ridarci Il ridimensionamento del• le appartenenze e delle competenze pratiche, in modo che in esso sìa finalmente Individuabile quel rlnno· vamento di costume e di idee letterarie che pur fflate In ogni- fermento, anche Il più malinteso, di ciue11i a cui stiamo assistendo e, magari, perteclp,ando. La possibilità di una partecipazione della poesia a tutto ciò che rappresenta vlta e verità o menzo– gna e morte, non potrà mal csaere lndlvldueta In una malintesa promiscuità di doveri morali o clv1ll col canto, la rappresentazione, il dramma o l'idillio; ed è più che sicuro che ti ai&nificato univerule dl essa sarà più vasto e, con l"aiuto di Dio, più duratu?"O ed efficace, quanto più eua rimarrà net. Um1tt della professione artigianale o artistica ln cui anche la tunzlone dell'arte ~ limitata. Forse, molte cote che abbiamo vissuto, hanno indotto parecchi, troppi, a credere che l'universalità dell'arte comprenda la pos· 61bllltà d'includere nella sua profKslone tutti i com· portamenti e tutte le componenti della vita, special– mente In un momento in cut il rapporto tre arte e vita è la maa,iore preoce:upulone de1U intellettuali; ma la realtà non è queata: anche la poesia, come ogni professione, è una. parte della vlba stessa e, quento più si riconosce neJ suol llmltl ed anche nella sua non assoluta neceuità, tanto più 11 suo canto ed 11 ~uoò.rammapossonons~re vaslo e patetico,nonc:hè • progreHivo • suggerlmento e int\nita consolutone ~l'avventUT'8. dell'C$Ser nati. GUGLIEL)IO PETRONJ Sebbene il Vendo abbia una + a domandarmi: - l4 for- ~~•~~i;~oe p~! te:a~anu3!.t~va~: ~:&fc:%'"11~1':t 1ln~~ b~ r~~ Stampa a Goz::z.t e Goldoni, po- e ,, . z b Pi 1a poteu«\ di quietare le la• chi sono gli scnttori veneti aga i, am on, ento «•ti r,la,.,, •oa t,e • d•I contemporanei che non abbi•• moM!o nel qu.aJt uioio.mo. no sei\llto l'esempio di Buua. e che del reno c ono,dcmo ti e Terron. emigrando per far 1oltanto 10/frendolc, t ciot ;;~~: ~r;:~olas6t~~f~a ;:f! * !~oo~~: c:=:::rt''t·o~t~ ~~ov~f~beis!~Ju~~: 0 :!:i~re dlj d i G I U L I 6 A L J;J S S f ~nd~ :~Jc1~/:a dt calore e il brivido di una VI• bero \dea della poeria e cinanza. 1uperlore 1pesso. per vlamente rimane incompiuto. Placide sere dt utte--m.~ trtbbe anche reuere nelle ac- deUa tnjlnita proooMorietd la libertà d·opinione e t·acu 4 sicchè a ftne lettura il bU1n 4 bre - o lungo .si re,plf'O Cl.11,8, ma cade quando vi tre>- dei no,tri gludizt t delle tezza del ~entire, al meriti di cio rimane ugualmeate ~ltl• u.na dolce aria, - chtoccota viamo nomi poco rappresenu. no,fre soddl.s/a.zionl. ~. una scuola. Ma anche I tlo• vo e in qualche punto esem• il m erlo e ltn tl buoi - ve- tlvl accanto a valori autentici, in/atti, il riaentinnl aUo vani presto o tardi se ne vanno plare: dono in cielo gran.di proti n che ci fa dubitare delle sue lHtura della poe,ia dl Pen· t;!etr: !~u\~din!b~=r~. e :t:; Io credeoo - s,Fre - ,::;c11 ; - ~: ;:-:; :; ~ i:~ ~~~~~ 1!ttocri~::; a elu~!'r! !:rt:p~T1:o:~~ia~f ~e:~ mura della provlncla rtdivient ntlla luce,. - ull in fanzia rie re d'ombr4 • in un ocea· da parte anche due poesie de- zo: mi penuode dooe non ~ normalità. Malgrado questa 1 ~ 0 ,ogn.t e ,en.za dol&- no di Taogianr.e aria. dicate a Dleao Valert e a Con- 10n pUt do penuadert, nti situazione scabrosa. non manca ri. ~ nelio onit, ,cmp l':<=,c e cetto Marchesi, che sono pro. miei cari gu,ti, nelle mie ,i~v:~to~i p~~ea !d~:~ieU~~-e~ ~~';,:iett:, ~l~el f:c~~~ '~i du~~~e a~:nzi~!~b~ :_e~ ,a ti quindi s~nano meue coal care. g{?<e: oorrebb~ quie: cui si aggiunge di quando In miei,. - Io non credevo - h.giositl, , sfondo naturalisti- ~n~r:~l ~:;;.:::,s1: 1 m:a \~~:::: ':'o"'::nee::: 1:ru~c C,'ft,,~!~ quando l'ottimo Daz.zi con le Sionort - di .battere 1 co. ha un sapore un ~o ar~ per la pulitia e la forza deaH commino dl /oUe, che 1cor– sue edizioni ptr gJi omiei,. ar- moreiopted1 rou, de~le te~ calco per not. patJt~ di una araomentl Indubbiamente li reoon.o inoece co1t IU'cie rtcch1~si quest'anno di Stagio- nebre, - ~( ignorarmi fra t ~~li;;:•~tàpo!~r: ;~]i:ai::f:~; Pento ba un suo aml?re per la treni:•onni fa. ~eesti:iuobn~~ieoQu~~tolib~f!to s~: ~:~~ 1 f:0 1 u::!1~· ,; ~c!~! cii 1oci1lltl.. • la sua :P_arola ~:zz~ ~~\~;;:t~~~~: . D discorso di Betoccbi calza ~~~:a Ò,t::e~a li c1ovane Carlo :t:aWo~rtc~n;:~ic~:~0,.:1; ~ai,1: e~~[r!~;:ta c~: ~:~· e~;: Semp~ di Bortolo. Pen~ un :. P;!:opeer "::i!1:?1~er.r ;o~: ri A~h!n~oan~~i q~~\~~. ~~~!~: mie .spalle, immobili. :e~or 1uve~o l~~o:n! ~:~~ ~~:;'!~ ~b~!\! ~li~~~ dJ! ~r:uora~°.:c•hr:~nc:;.\ii.~n:~~ to· nelle vendite. è ilusto non Cagali! ha indubbiamente tenue. sciolto. stemperato comt Bardi. Carlo Betoccbi su Il Po- ti e tre, mentre slamo lieti perdere di vuta anche I mi- delle qualità. Deve so.ltanto a!- ct!ra. e sopratutto per un se.:i- polo del 13 marzo 1957 fa un di vedere I loro buoni rtsul– non ilovani e anziani, non Bnarle. deve libe:•n1 di ~tte so della fatalità, del dolore e lungo discorso sulla poesia del tatl. raccomandiamo fraterna. privi di un; voce penonale. le scorie. Ad ogni modo e, te: della morto che è propnamen- Pento e ne dice assai bene. mente di uscire dalla 10Utudlne maturata~! .nell'attenta lettura ~!~~ 0 taJ 1 di!!; :~:e1s:.u~ 0 ~rr:!!. te suo: concludendo tuttavia: e ìmmer1ersl tra I fratelli uo- je1 m1ahon autori del nove- vuti ad esuberanu e la ssi Ad altri giorni di pena • Mo, (le aue poe.sie allei minl del nostro tempo. Ma non cento Tre sono i llbn c~e oag1 bi ltà di riuscire c··e po • mi ,ra.•dna il tempo ..•_ rio· ma.no) , delle genero.rioni vorremmo chiudere senza ri- attendono sul tavolo d1 esse-- . · . mo .soli col fumo di uno .,,_ nuove non umbro auer co• portare alcuni veni di Pento. re letti e presentati. tutti bene L opposto di Caga.ili è invece goretto _ e l'amar cfflert noseiuto l'angoacio.. il pe,o per esempio questi scritti per nampatl,. tn edizione a~cura- Vittorio Zambon del quale Re- dl una glomota.. 0 di queU'in/onne spinta al- una tlovane madre: ta. da Bino Rebellato ll pn- bellato stampa ~aese o .settem.• . la quale accfflnavo nel Un bimbo aui gln.occhl mo ..zecchino .. è di un alov~_- bre, un rosso hbret~ illustra- L teno libretto .in fo..-mato precedente porooro/o: per- Tuo _ Ti ,bocciò nel gnm- nwlmo. G.ancarlo Cagal.1. to da Conti. Toschi e Fasan m_inlmo, è di Bortolo Pento e eh.~ non cono.tee anzi non bo ~no ,era_ turchina del giunto con questa ratlca a! ter• Mentre Caa:a:li. con tutti i suoi s·1ntltola Tinta d el tempo. V1 .suppone dtJont 'né lo Il l'oÌ/tti ri • zo 1avoro. sebbene abbia ap.. meriu. lascia tuttavia a des1- si trovano pro.se composte nel può impuiore o't .suo O"'io ~o.so P maoerc. • pena dlcianno_ve anni Contro- derare per la poca precisione. tempo dl auerra, a Napoli e dell'idillio, la neceasità del ~ 0 "'.'e tl turb ò O un l:Tatto • canto e fuoa il titolo. molta la Vittorio Zambon rapporta tutto a Terracina, quando il Pento di.scorso nuovo e~ i $U.Oi l ~n~ "":"'rrante! - E ron- passione per J! lettere: n.)D alla realtà (ed ~ UD peccato mWtava con le truppe rea:o- men /elid compagni di n1 d ultime C4fflpcft.e• di• manca.no_certo 1e acerbità e gli ch'egli non senta le proiezioni lari. sentendo,! unito ldealmen-- ue-ntura aono andati e van• uentorono n /ruco ritmo • errori d1 calllgrafla; la di!!&: sociali del reale) aa,iu:nge.n- te con coloro che lottavano no cerC4ndo do dodici on- deU'etb4 eh.e toccaoa n vi.• rtnza fra u::i pezzo dt Caaadi dovi un suo senso di abban- co_ntro I tedeschi al Nord: te-- ni., correndo o prestito 0 ,. vo corpo. e quello di un poeta maturo dono. qualche re.slduo cultura- stimonlanz.e di adesione alla cun.l, e non i più felici e e pesante. vl 5ono dt!!rivazio-- le. qualche tentauvo, talora reslste.nza da parte di un uo- .sani come l'Accrocco O il Ci sembrano pieni di uma– ni da altn. la materia è qua riuscito di sintesi e decoraz10- mo strappato dalla sua terra Bellintoni O u Volponi O i nità. E cl pare che questa sia e là informe; tuttavia se si pen- ne. Il modello di Zambon de• e pieno di ricordi. Forse il lombardi più aUfflti 'allo la via alwta, que.sta la llnea sa all"età dell'autore. non si v·ess~re V~eri. Que sentimen- Pento avrebbe !att_o bene a voce di Sereni, co"endo O che Il Pento può 1e,utre con fiu~ia:ff;efo~e~~n~ue1~itào:~: :er:11s:ozi~/~!~~-1;f1eC:a~apd~ ~r~~:~~/u~et~~~~e!n~~~r~Ito~a~}: r:::.!!!~~,.~il:e:o~/~i ::;~ speranza di buoni fisultatl. l"intuizione pur m ciò che ov- contesto lo dice chiaramente: tolo Cronaca d1 poesia, che po- zo perchè 10 sono costretto GIULIO ALESSI

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