la Fiera Letteraria - XII - n. 13 - 31 marzo 1957

LA .FIERA ___ LETTERAR '.Anno XII - N. ]3 SETTIMA /V.4 LE DELLE ~ETTERE · DELLE .4 RTI E DELt,E SCJEN ZE Domenica 31 marzo ] 957 SI PUBBLICA LA DOMENICA Diretto-reVINCENZOCARDARELLI QUESTO NUMERO L. 60 UIREZlUNE. AMMINISTRAZIONE: HUl\'L<\ Vu1 .J l-'<1l iJ C<Hl"llf, 1a Ttdelon1 ijedaw,ne 555 487 Amm1111!'-1I 555 I 58 PUHBLICITA Alllllllnl!ò=lr: 1, LA l-~IERA LETTl!.:RARIA » V di Porta Castello. 13. Roma TAR:commerc1all L 150 Editoriali L 80 al mm. ABBONAMEI\TTI Annuo L 2700 Sf'mt"$tre L 1.400 Trimestre L 750 E!'=tero: Annun L 4 000 . C"pii:i arre1rata L 100 Spedizione in conto corrente postale (Grupp0 Il) • Conto corrente p0stale 1/31426 SUGU "INCONTBI COL LIBHO,, CRONACHE l1EL PIACERE * * distacco Questo è ilpl'Oblema Coltnare il l PENSIERI E LE ORE * Preieribile la bombetta? frascrittori esocietà di Al,FO!\;O GA'l''l'O · )f di p_ FESTA CAMPANILE, * Gli (< Incontri con il libro ,i che si stanno svol. gendo in queste settimane in tu~ta ltali3: meri_tano qualche prima, e sia pu1·e generica. cons1.deraz1one. Non ho a disposizione il quadro completo di questa manifestazione, nè l'elenco dei libri e degli autori. Ma è sufficiente conoscerne alcuni (Saba. Quaran– totti Gambini, Pratolini, MaroUa. Silone. Titta Rosa, Prisco, Bonsanti, Calvino. Salmi. Anna Garofalo, Pia D'Alessandria, Bigiaretti, Vigorelli, Pea, Mon– tesanto, Pomilio, Meoni) 'Qer dedurre che l'Ufficio del Libro della Presidenza del Consiglio, affidando - senza interferire - l'indicazione degli autori agli editor,i, si è ispirato al. l.odevolissimo crìt~_r!o di anteporre a tutto la quahta delle opere e l og– gettività della scelta. L'elenco delle città in cui questi incontri si sono svolti (da Varese a Caltanissetta, da Pistoia a Reg– gio Calabria. é!a L'Aquila ad Ancona. a Catania) rivela anche l'intelligente destinazione dell'inizia– tiva, che ristabilisce cosi, almeno attraverso questo episodio, un contatto fra la cultura e la pro~incia, cioè fra 1a cultura e la vita italiana. E in realta. non si tratta di un avvenimento particolare ed isolato: lo stesso Ufficio del Libro ripeterà quest,i incontri in altre città, e - quello che è più interessante - li farà svolgere nelle fabbriche e nelle campagne. accompagnandoli con la creazione di < Biblioteche del contadino>. Una breve nota come questa non vuole appro– fondire i molti temi che questi incontri suggeri– rebbero. Vale tuttavia la pena di accennare all'im– portanza che potrebbe assumere per la nostra cul– tura l'avvio di un tale p'rocesso di diffusione e di democratizzazione. Da una parte, la maggiore circolazione delle opere e delle idee. cmitribuendo a un'evoluzione morale e civile, a un miglioramento del costume collettivo e dei sentimenti individuali, resLituirebbe alla· cultura, come è accaduto in altri paesi, la misura, più che della sua utilità, della sua neces– sità su un pi&no nazion~le. D,all'a~tra _parte, ijn nuovo e più intimo rapporto fra la massa del pubblico e gli scr,i:ttori sol I e ci te re b be molti d'i questi a valutare più. coscientemente i rischi di quella letteratura cerebrale e inteJJettualistica, solamente– lirica o solamente stilistica. che ha interrolto in Italia la tradizione del romanzo (tanto' per fare· ancora una volta. i nomi di Manzoni e d1 Verga e di Svevo) ed ha 5=reato quel pauroso "distacco fra chi scrive i libri e chi li legge. L'utilità di questi incontri col libro, cioé, sarà tanto più grande quanto più si tratterà di un incontro morale oltre che di una conoscenza fisica: quanto 4 più, cioè, gli scrittori assumeranno come materia della propna ar.te e della propria inquiet'udme l'esperienza e la condizione umana altrui. (E', questo, un discorso chi:! non andrebbe nemmeno lontanament'e riallacciato alle solite, stantie polemiche su 10rma e contenuto, letteratura e documento. Si potrebbe, una volta per tutte, uscire dall'equivoco e nnunciare alle d1sl111- zioni, per ammettere, non solo 1a ~uona fede, ma una ngorosa accettazione del1a < nozione inaltera– bile dell'arte)) da parte di chi ausp1chi una nuovJ .stagione < narra uva», un· ntorno a~ romanzo, una maggiore adesione dello scrittore alla vita. Questo famoso innesto <1 letteratura-vita),, quand'è vo. ww e programmatico - o quando, come accade 1J più delle volte, e raccomanoato da una rag101~e politica - è innaturale e !mpoetico, dato che m arte non c'è cosa che s1 sovrapponga a un altra: roa rimane artista chi - da artista - trova slancio e ispHaz1one poetica, emozwne e risentimento mo– rale in una realt.à più universaie di uno stato d'ani– mo privato, in una reanà chi.! gli appartenga sen:1. mentalmente pur essendogli matena1mente esvran~a. è H grande scnttore che s 1 espande al d1 Won d1 sè). Tornando agli Jncontn col Libro, sembra elle siano avvenuti nel momento più propizio. Una re– cente inchiesta condotl.a fra gli editon italiani ha rivelato che si sta registrando in Italia un forte e contmuo aumento ·nella venditc.1 dei l1bn. A ciò non può essere estra11,eo il J'enomeno ctella televi– sione, che raggiunge, specie nel meno1Une, cent1: naia di migha1a dì md1vidui che non avevano mai letto un libro o non avevano ma, ass1suto ad alcuna !orma di · spettacolo; e, bene o male, la tele– visione scopre a intere popolazioni tutto un nuovo orizzonte di idee, di problemi, di modi d'espres– sione, accendendo nuovi interessi e curiosità, sti– molando nuovi bisogni e sensibilità. Sta aumen– tando, cioè, in Italia, la quantità di pubblico, e ~i questo pubblico aumenteranno man mano le esi– genze con la naturale e progressiva elev,azione del gusto. E sono sintomatiche, a. proposit_o dell'a_cc~n– nato incremente del commercJO libraqo. le d1ch1.a– razioni dei maggiori editori. che hanno concor– demente indicato il deciso orientamento del pub– blico verso quei libri - di narrativa, o di divul– gazione scientifica, storica, sociale - c~e rappre– sentano un contributo alla conoscenza d1 ogni ma– teria e di ogni problema del nostro tempo. < La tendenza generale - ha affermato C.aP_pelli - è per il libro che dica qualcos8:· che lasci 9ual~osa_: un insegnamento, una convinzione. un desideno di nuove letture>. Non abbiamo ancora i dati per trarre delle conclusioni dalla cronaca degli Incontri col Libro. Sappiamo della grande pubblicità .eh~ . è stata. loro data, in tutte le ·città, attraverso 111v1ll_mural_1 che specificavano il libero ingresso; e sappiamo d! ~n~ grande affluenza di pubblico di tutte le condlZlolll (a Napoli, il Teatro .di Corte ei:a affollato soprat– tutto da giovani e da· popolo mmuto). Resterebbe da dire dei critici che hanno pre– sentato e presenteranno gli scrittori al P';Ib~lic~ delle fabbriche, d,elle campagne e delle c1tta d1 provincia. Essi aiuteranno il_ I!ossibile rinpovamento della nostra cultura se i mot1v1 del loro discorso non saranno solo quelli dello stile let~erario o dell'eru. dizione filologica, spesso sproporzionata alle opere e se - attraverso un linguag~io critico più ampio - P. FESTA CAMPANILE (Continua a pagina Z) A.vere tra le mani un gue-lcontinua hncora a sciacquar. slionario. rispondere «sii, o si Jl. (<noi, a domande studiate in Prendiamo in considerazio_ modo che attraverso la no- ne qualche domanda. (< Vi fi. stra sola esperienza personale date della parola di un, me. si partecipi a un dibattito di ridionale? )>. si chiede ai nor– idee, è ormai un piacere di disti. 11 Pensate che i setten. cui tutti i contemporanei so. trionali siano più corretti ne. no avvertiti e lusingati. Alla gli affari"!>). si chiede ai su– passività immediata del mo- deti. La differenza è tulla qui nosillabo che debbono pro. e non si sa se essa sia a di– nunciare o sCrivere subentra mostrare la erossolana sfidu– lo spirito di iniziativa che li eia dei nordisti verso il mito ~~t:1 ci~~~q~!11~d p~~~el~~e~~ ~;/~'il~te~~ife1~Ì~iai~~e:11 ~ tf; gura storica. Per un Paese sottile riverenza dei sudisti qual è il nostro sarebbe una vel'so il mito della Mediocri. buona educazione al voto se tà agiata e di buone maniere le domande cosi perentorie e dei no1·dici. asciutte dei questionari non Rimaniamo nell'ambiguità solleticassero altri spiritelli del mito unitario per cui si esibizionistici e contradditlo. continua a chiedere: << Vi sen– ri che suggeriscono all'inter- tite più simile a un siciliano rtg;~~si~~ciii~~~t~mJtf:r1~i~~ ~h,Jia:e~Wtt~~ge:~):1e 0 p:ui~ arbitro nel secondare o nel milanese che a uno spagno– non secondare il gioco finale lo? i). La parità delle due do– di una parte contro l'altra. mande è solo apparente. Un (Il m,ale poli'tico attuale de- povero italiano del Sud non gli ilaliani è proprio questo si sentirà mai più simile a di dare il voto non secondo uno spagnolo che a un mila. coscienza, ma secondo un cri. nese. ìçnora addirittura que. terio di ((non dispersione n. sta vicmanza del tutto arbi– E' un voto condizionato e ag. traria. Per la sua storia po. gressivo per i forti che si con- trebbe essere · ugualmente tendono la maggioranza). \francese, svedese. arabo, ma Le domande dei questiona- in un modo astratto e bla- ri. ove riescano a salvarsi dal- sfemo.- . . la tautologia e non ab.biano Se 11i1ord1sta potrà nspon. già in sè le risposte che ~rea. dere « s, •> o ((noi>, COIJlevuo. no. difficilmente sfuggono al. le_.?lla do1_nanda; <1 V,. dà !a– l'evidenza, dei sottintesi su st 1 d10 sentire parlare m d1~- fi~~ ~ 0 ~:~~1~la,~a1~·n•ai~\~!~~: ~i~~afe·!c~~ ir~n~~1tlr~ia~e~;~ L 'interro.1n1.to ha soltanto h1 m~rrà addintt_ur~ n:ierav1. libertà della maggiorazione gliat_o ne.I . sentirsi. c~1edere: ~-~f~ 11 \ili8~~), copnuòbr~~è ~t ~1i° u~f.f;t'i~t~v:g~i~~à~~i:; ;e~'. ~r~~~~~~ a~ ~~1W!~lr:u;~:!r~ ~ 1 ~c~nat~ 8 s 1 ~ett~~t1~~~ 1 :t!~ )~ {~i~ che si acdnge a dare un va. ~he __ fa d1 tutto per parlar~ lare di credito, un buon peso i~aliano anche. quando .non ci di novità. Infatti. lo spirito riesce, è quasi _suggest101.1ato, della sua immediata contrad- se non messo 1~ soggez1.0J:!-e, dizione Id spjnge in perfeita da una pron_unc,a settentrio. buona fede a sospetta-re e ·a n_ale della lingua. che crede tentare, nell'istante decisivo srn 1~ vera da Imitare e che della scelta e solo allora. una q~rns1 sempre r:ion l_o è .. I ~roi~~~ic~erch;a1~;~ ~::d~i~: st.~d~ ~~~·:i:h;11?oe;~t~s~~iì~~~ nemmeno di avere. Anche se sov~rchi~n(! ~1 gran lunga gli !o scarto tra l'una e l'altra antmord1st1. m. i:i~nyer~ oltr~ l'isposta da dar.e è cosi netto che nella poss1b1hta dt fijr's1 e stagionato da deciderlo su. v~le_re: N~r~ e ~ud sono. ter. bito. l'intevrogato esita e può mmi relativi e 1_ndulg~n.h SO: immediatamente non secon• lo nel cuore de, merid1onal1 fr 1 ;hi~~e:o~~~r:i~~e c~~:a g~ f! 1 ea~r~Ù~ 0 E:is~~.'Ii~~ial.~~~~~ stesso e il suo conformismo. un'Italia de) c~ntro. - Tosca. ne ha vergogna. entra in cri. na e Umbria m primo luogo si. Nel sospetto di far nume. --c~e n.on può far_e da. spet– ro, la sua singolarità si risve- tatr1ce 1r:iquesto d1?allllo. ~• glia. Un'appassionat~ memo. una par~icola~·e Italia ~h7_Mt. ria di sè, la propnetà per• la!lo .e 11 No1d volent1e1 i a!– sonale e inalienabile del suo tribuis~ono al Sud e che tl luogo comune. lo determina a Sud s1 onora far s~1a ne)lo non riconoscersi nel luogo s!esso momento che mcomm, comune di tutti che Ja doman. eia_ a parlare. a leggere e o dS perentoriamente gH mette scrivere. . . sotto gli ocGhi come uno Non. s?no un 1~1er1dionale f.~~~iii~irs~ l~i~tr~,H~~\i~e~: ~~!d,:~~b~l~e ~ne~~ i~ti.~gm~ no. èlel suo nudo. Quanto al- d_el.Sud. ha d d1ntto d1 sen; I abito. può darsene uno, in• tirs1 nvolla la .P~manda. ~tiiifnbJ~~·sa~~e~;I~:ft~Ì~~f s~~ te;f~i~~:i1;; 1~a~o1i d;o~;r ~t desiderio di partecipare ai spon_dere «no>). La sto.na del modi appresi che n~:m siano s~9 isolamento. econo':11co. ~o– quelli della sua nascita e del. h_t1co e culh11ale gh dà I a- Diego Valcri i SAGGI Di DIEGO V ALERI * DA RACINE APICASSO Esempio di crit.ico fra i più vi.vi/i.canti , perchè nel suo lavar.o sono conf/.uil,i una si,ngolare e felice disciplina. una buona costit,u.z1'.one.umanistica e sopratutto la clu:ara se11s1:bilità cli poeta .. cl-i GltlCli\lTf> Sf~Af,,ll/t>LE'l'TI Mentre il panorama della nostra cri– tica militante continua a rimanere da più di una stagione desolatamente privo di novità e spesso di semplici argomenti (qualche eccezione può solo confermare la ·regola), non mancano di quando in guando, per: .fortuna, libri di critici di vocazione divers~. senza dover di re ne– cessariamente accademica; i quali, pur essendosi formati in altri tempi, man– tengono nei loro studi un'insolita fre– schèzza di indagine e un calore di espe– rienza, che possono ben surrogare quelle quaJità di intuito e di conoscenza ormai diventate 1,m raro bagaglio nella critica più giovane. Con i nomi di Pietro Paolo Trompeo, di Diego Valeri. di 'Vittorio Lugli, di Sergio Salmi. oggi si può comporre una famiglia di critici, la quale porta un segno distintivo. quasi un segreto bla– sone, per così dire illuminante: l'amore e lo studio delle lettere francesi. Questa è una prirria e forse esterna indicazione, ma basta a individuare il carattere del loro lavoro. Giacchè la fermezza e la qualità del gusto. che si sprigionano al contatto con la letteratura e la civiltà francesi. sembra possa spostare di colpo il nostro spll'ito da una zona di interessi teoretico-culturali, ai quali ,ci ha legati la discendenza crociana, tanto tradita da sclerotici esercizi mentali, ad un'altra dove l'ordine della ricerca è di fatto più libero e personale: nasce e vive sul piano delÌ'intelligenza saggistica. e si appaga di questo assOluto e tranquillo dominio. Non è certo il caso di nascondersi che i soli saggisti di rilievo, oggi reperibili in Italia, appartengono a questa cale- goria di cosidetti specialisti, che potrem– mo allargare ai pochi cultori di lette– ratura anglosassoni per altri apporti e risultati. E' un quadro di stretta dipen– denza culturale? Niente ci autorizza ad affermarlo: se mai potremmo dire il con– trario: una sorta di libera scelta. ormai giunta ad una completa autonomia, non solo in sede di cu\tura, ma di gusto, dove è lecito scorgere. come si è accen– nato. il predominio di una vocazione intellettuale che si misura secondo i propri schemi. e starei per dire secondo i propri umori. con un'altra forma men– tis di letteratura e di civiltà. E di rap– porti cosi intesi conosciamo già da vari lustri nelle nostre lettere i frutti squi– siti e variati. In questo senso l'esempio di Diego Va– Ieri è fra i più vivificanti. perché nel suo lavoro sono confluiti da tempo non solo una singolare e felice disciplina di interessi critici, ma una buona costitu– zione mentale umanistica. e .principal– mente la chiara sensibilità del suo es– sere poeta. Tr,e elementi fusi in per– fetta armonia. come in un bel timbro di voce alcune determinate qualità fan- . no un artista del canto. Dal profilo di Montaigne ai Saggi e note di letteratura francese modetna. a Il simbolismo fran– cese. l'autore della Guida sentimentale di Ve,1ezia non cessa di apJ)arirci il cor– rispondente Perfetto del poeta di Terzo tempo. di Poesie vecchie e nuove (cui .aggiungeremo la bella plaquette di Seheiwiller: Metamorfosi dell'angelo, appena uscita). Quanti tentassero di GIAr.INTO SPAGNOLETTI (Contlnua7 pagina 2) * di iJIASSIMO FRANCIOSA Taluni sanno che Charlot ebbe una madre dal viso mobilissimo. Era una donna estremamente po– vera. che forse aveva fatto parte di una antica ge– nerazione di guitti girovaghi. E ce n'erano in In– ghilterra. Alcuni di essi. come il dottor Marigold di Dickens, potevano •essere contemp.oraneamente attori e musicisti che vanno per elemosina. spaccia– tori di ricette contro la nevralgia, e venditori am– b:.1lanti di pignatte e di oggetti usaq. La madre potev~ essere venuta su da una educazione del genere. un'educazione che fa la femmina molto si– mile al maschio, almeno com~ spirito. Quando Charlie aveva appena quattro anni - anche questo episodio è nofo per alcune persone - la madre imitava per lui, stando alla finestra. il modo di camminare e cli gestire di tutta l'umanità che pas– sava per quei fangosi vicoli popolari. Era una scuola della caricatura: da questa sottile intimità fra mam– ma e bambino. intimità d'arte più che d'affetto. è nato uno dei più grossi fenomeni rappresentativi del nostro tempo: Charlot. Pochissimi sapevano viceversa. fino a venficin– que o trent'anni fa. ch'egli fosse inglese. La natura dei comici è che non hanno una vera patria: o, semmai. hanno una patria piccola e dialettale. Non sono affatto solidali con i nazionalismi. Si sa bene come i nazionalismi prestino il fianco a quel senso dt-Jl'autocritica che deriva dall'" humour,,. Charlot avev:i capovolto. con altri. la concezione industriale del mondo cinematografico americano. Da dove ve– niva, con i suoi grossi piedi sdruciti? Il suo pseu– donimo era. francese; il suo colorito non era inglese affatto. Era un ebreo. Apparteneva, la sua carne, alla più antica e disperata famiglia del mondo. Gi– rovaghi, perchè se vivono soli e stranieri nel cuore di altri popoli. riescono ad affermarsi e talvolta ad essere grandi: e se vivono nell'interno del loro popolo. sono spesso poveri e senza speranza. Il senso della sua poesia della solitudine era in questo <pedigree» umano. Grande qualità di temperamento; poca difesa del cuore ai colpi della sorte: come se i secoli della diaspora avessero sma– gliato. nell'animo civile dell'ebre'O. tutte le difese naturali, tutti gli anticorpi che servono al disbrigo quotidiano degli interessi economici ed af-fettivi. Nessuno ha mai potuto presumere che Charlot potesse avere un ritl'atto con in mano una ban– diera. Una sola volta ne agitava per sbaglio una in un film: era lo straccio rosso di un <rimorchio• pericoloso. Era in < Tempi moderni•· Da allora. non ne ha avuta più al'cuna. < Cercando di essere un individuo, trovo in me l'uomo>. Non ho mai visto un mondo più senza bandiere cii questi film di Charlot. Nella poesia di Aragon, viceversa, dove centinaia di pet'!one di ogni risma < lr8.$cina'ho nel fango> una bandiera, non ne ho vista mai una così grande. quantunque sia contenuta in un solo verso. ,La differenza bruciante fra Charlot e le ideologie politiche è forse questa. Che le ideologie fanno grandi le bandiere proprie e quelle deWav– versario. E c'è gente che si toglie magari l'ultimo lenzuolo dal suo letto, per-dipingerci dentro la sua bandiera preferita. · Nelle tasche troppo grandi, come quelle di un prestigiatore, l'unica pezza che possiede Charlot è un fazzoletto da piangere. Questo è il suo ritratto e la sua famiglia. Per il res1o, bisogna rifarsi alla sua filmografia. L'omino creato da lui (bombetta, baffini e <stick• di bambù), non fu mai una maschera. come se ne sono viste tante nella storia del teatro - ma- MASSIMO FRANCIOSA (ContlnuaOaglna 2) 1; :ugr~~ndizione è legittimo. g1one. ALFONSO GATTO Ho pensato a tutto queSto ---------------------------------------------------- e altro ancora nel prendere in considerazione le doman– de che un noto settimanale ha posto ai suoi lettori. invi. tandoli a rispondere a un questionario su Nord e Sud. 22 domande per -i lettori che sono o si considerano del Sud. Secondo il settimanale. i lettori delPitalia centl·ale do– vrebbero,· ai fini dell'inchie. sta, compilare la scheda nor. dista. E' - si vede bene - un questionario capovolto che parte da una spontanea di~ scriminazione che l'inte'rroga. to fa di sè nel darsi quella più o meno legittima appar– Aenenza al Nord o al Sud che solo le risposte potrebbero garantirgli, sia pure rispetto alla presunta caratterizzazio. ne storica che si continua a dare delle due Italie opposte a riconoscersi e a accusarsi al di sopra e al di sotto di Ro. ma. Ma, di quale Nord e di quale Sud si tratta? E l'Italia centrale perchè è invitata a considerarsi nordista sia pu– re solo al lume del questio– nario? Diego J!aleri ha tradotto Jacobi * Le traduzioni fatte dai poeti' sono qualcosa che si aggiunge al patrimonio della-nostra letteratura, e a quello della letteratura in genere, -com'è vero·; ad esempio, che abbiamo due Eneidi in luogo di una sola, e com'è vero, ora, che abbiamo due Jacobi in luogo di uno solo Ecco un'altra traduzione (dopo il Goe– the di Orelli. di cui abbiamo· dato no– tizia nello scorso numero) che ancora una volta ci mette coi) le spalle a quel• benedetto muro che si chiama tra– ducibilità, o meno, dei poeti: Miraggi veneziani (Venezianische Spielungen, di Hugo Jacobi) nella versione di. Diego Valeri. AWinsegna del Pesce d'oro, Mi– lano. Poichè a proposito .di traduzioni simili (di un poeta, che traduce un altro poeta) già abbiamo detto, più volte, la nostra, qui ci contenteremo di garantire al let– tore che può esser certo, andando a comprare questo bel libretto che si orna. in copertina, di una Salute di Kokoscha. di recarsi - virtù d1 Jacobi o di Va– Ieri che sia, e certamei1te di tutti e due insieme - a un appuntamento con la poesia. Nei consueti manuàli o compendi di storia della letteratura tedesca, il nome di Hugo Jacobi (nato a Strasburgo nel 1882. e morto a Zurigo nel 1954) non e facilmente reperibile: e ciò si spiega forse col fatto che una sua raccolta completa di versi usCì postuma soltanto nel '55 (editore Kiepenheure, di Colo- di * GIORGIO CAPRONI bolismo e, con maggior esattezza. già alle soglie. e in frizione. con l'Espres– sionismo. Thomas Mann - avverte Valeri nella sua troppo breve Notizia - < faceva alta · stima di questo piccolo canzoniere ve– neziano• (già pubblicato in parte nel 1951), <che ora egli (Vateri.) ha tentato di tradurre (in qualche parte assai li– beramente) per suggestione del suo ami– co Ferdinand Lion e per amor di Ve– nezia">. E benediciamo allora questa sug– gestione e questo amore, se sono valsi a indurre il poeta Diego Valeri (infati– cabile e meraviglioso) ad arricchire il gruzzolo della nostra poesia contempo– ranea di un testo che, a noi, appare stupendo, Le tra·duzioni fatte dai poeti (inutile citare i grandi poemi classici) appunto per essere sempre < un'altra cosa•, sono (perdonate la /.apaHssade) · un'altra co– sa•: cioè un qualcosa di più che si ag– giunge al patrfmonio della nostra let– teratura, e a quello della letteratura in genere. com'è vero. ad esempio, che abbiamo due Eneid'i in luogo di una sola, e com'è vero, ora. che abbiamo due Jacobi in luogo di uno solo. il bellissimo (lo ripetiamo) canzoniere di Jacobi, e anzi questa sua bellissima Venezia, la quale, seppur già colorata d·'un ancor giovane, e perciò ancora· attraente, estetismo, non ci par per nulla al di sotto (nel chiaro e nello scuro: anche per la comune radice niciana) della nostra Genova del nostro Dino Campana. O speochiaba città, viso d'amore. cosi di,versa sempre, e di mill'anni vecchia, e vivida e ca1da. tu mi scopri il senso degli enigmi che in me volgo ... Si capisce che spigoliamo a caso fra queste pagine (sono in tutto una tren– tina), ma quasi ovunque il dito pollice è tentato di dare un'unghiata: Unitevi, unitevi alJ.ll'ao1ma di quest.a città. Essa è ne!ll'equUibrio. Costruita sui pali, rntforiv-idisce e trema; sos,pensione è il suo stato ... Mdl'ti regali spirit\, o Venez.ia. te e se 9tessi brOvarono fra le tue mura d'ill.ludente vetro, ne'lle tue tende d'acqua attra,versate da luci di perJ.a... Mondi crescono attorno: in oriente. in oeciden-te; mostr,uosi: più che per l'addietro forti. e più ricC'hi di parole. l'umanità si supera e di nuovo sì ebbassa ... E' beHo t,uttavia stair nel mezzo del dramri.1a in luminose vestì: bello essere il poeta. la bilancia. e mostrare !e vie. Solo per frantumarai. quando tutto sia stato sconsacr.ato ne}l'U:ltimo stacelo. Né mancano. né si fatica a cercarle, zone più tenere e casalinghe: più do– mesticamente abbandonate un vivace impressionismo: Molti sono i co-lom'bi, e do'lc-i e vispi e pazienti. Son sedvetici. e maooi. t.eneramente quel'U!li, viziati. vanno. svolano. tornano al loro ni-do, senza cercare preda o via ... Una <cartolina>, sì, e d'un comu– nissimo < luogo comune•·: il più comu– ne Souvenir de Venice. Ma chi era mai riuscito a disegnarcela e a porgercela, tale cartolina, con altrettanta· profonda grazia umana. prima di Jacobi? ,Prima di Diègo Valeri dovrem,mo forse d.ire, che è riuscito a scrivere. qui, alcuni tra i più nuovi e viventi versi italiani, tu:1·~1tro che soli. del resto, a renderci preziosa (quanta Venezia nuova!) la pic– cola raccolta tascahile? In realtà è facile leggere a proposito di Nord e di Sud i nomi più emblematici di Mi• !ano e di Roma. E' facile al. trettanto dire che Milano non è tutto il Nord e Napoli non è tutto il Sud. Che ne faccia. mo della Valtellina povera e agra come la Lucania. della Calabria seria.dignitosa. one• sta almeno quanto il Piemon– te, del ((tirare tardo,, dei ve– neziani dell'iniziativa perpe. tua dei pugliesi? l\lntano, in realtà. è un'isola di immi. grati (com'è neceSsario il po. vero e meridionale Veneto a far Milano, inci'de quasi per il 50% nel mosaico regionale della città): Napoli è un'isola di emigranti, necessaria l'una all'alti::a più di quanto non sappiano esserlo i meridiana. listi e i nordisti tra loro sen– za Pa'iuto dell'Arno e dell'a J-------------,.-----"'-'----' lette~atura che, bene o male, nia). cosa che gli impedi di far sentire la sua presenza sui contemporanei, e Quindi in un modo o nell'altrn cli agir su di loro e di acquistarsi, così. il diritto d'una catalogazione fra gli autori ope– ranti: nella piena stagione del -Sim- Le virtù di traduttore di Valeri, in– fatti, non sono da meno delle sue virtù di poeta; e non Saremo certo noi a sco– prii-I-e. qui. come invece qui scQprirerno - infinitamente gnati a çhi ce l'ha per– messo (traduttore ed editore in~ie~e) Gli uomini fanno massa, GIORGIO CAPRONI

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