la Fiera Letteraria - XII - n. 3 - 20 gennaio 1957

ILPROSSIMO NUMERO C NTERRA' L'INDICE G NERALE, P RAUTORI EMATERIE, DELL'ANNATA 1956 Anno XII - N. 3 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELDE SCIENZE Domenica 20 gennaio 1957 SI PUBBLICA LA UOMENICA Direttore VINC'ENZO CARDARELU QUEStO NUMERO L. 60 DIREZIONE. AMMINlSTRAZIONE: ROMA Via di Porta Ca~tello 13 Tele!onl: Redazione 555.487 • A.mlnlnlstr 555.158 • PUBBLlCTTA": Amminlstr. e LA FIERA LETTERARIA• • V. dJ Porta Castello. 13 - Roma TAR Commer-c1all L. tf>O l!:ditorlall L 80 al mm · ABBONAMENTI Anrrnn L 2 700 Semestre L I 400 - Trimestre L. 750 l!:stero: Annuo L. 4.000 - Copia arretrata L. 100 - Speè!zfone In conto corrente pMf~IP (Gruppo lii · Conto cnrrente postale o 113142A CULTURA E VITA MORALE DUE POESIE . * l per mia madre SAPER LEGGERE • secondo Prezzolini di GIORGIO CA PR01\ 1 l Preghiera Anri.ma mia leggera, Ya· a Livorno. ti prego. E con la tua candela timida. di nottetempo fa' un giro: e. se n·hai il tempo. perlustra e cruta, e scrivi se per caso Anna Picchi è ancora vh-a tra 1 v1v1. Proprio quesfoggi lorno. delu o. da Livorno. Ma tu. tanto più neita cli me, Ja camicelta ricorderai, e il rubino di sangue, sul serpentino d'oro che lei portava sul petto. dove s·appannaYa. Anima mia. sii braYa e va' in cerca di lei. Tu sai cosa darei se la incòn trassi per strada. L'uscita mattutina Come scendeva fina e giovane le scale Annina! :Mordendosi la catenina d·oro, usci'"a Yia lasciando nel buio una c1a di cipria, che non fini,·a. L'ora era di mattina presto, ancora albina. Ma come s'illuminaYa la trada dove lei pas a Ya ! Tutto cors'Amedeo, entendola, si destaYa. :Ne conosceva il neo sul labbro, e sottile la nuca e l'andatura ilare - la cintura stretta, che acre e gentile (Annina si voltava} all'opera stimolava. Andava in alba e ih frina. pari a un'operaia regina. Andava col vollo franco (ma caldo, e vergine, il fianco) e tutta di lei risuonava al suo taccliettio la contrada. GIORGfO C \PROì\"I La prima. d-i queste poc.,-f;,: dc! '54. appa.rve tem,po fa sul *Raccoglitore .. di Par~ia. La seconda, di. quest'anno. è assolutamente inedita. * L'idea di cultura è un'idea attiva, 1n continuo movimento e progresso, e qujudi un uomo colto non può atfatto essere un "conservatore,, * di lti\"Rlt;O ~'ALQUI Dopo il Saper vedere di nice, una scorza o che alb1<1 Matteo Mara•ngoni, cHsponia- munagme si voglia pru- signi– mo adesso del Saper Leggere ficare cio che non è peneora– di Giusep-pe Prezzolini (Gar- to nel ,profondo del nostro es– z.anti, Miil,ano). Ma la rispon- ,ere, e non ne è scatluntt, •· denza dei titt.:i non deve m- hlsomma - a disi<l 1 uso giudi– gannarci sulla rispondenz!' zio di_~rezzolini. - ognuno n– delle due opere, in realta marra m seml:'1terno • lo stes– d:verse e quasi opposte tra so un selvaggio, ma l_aabnu– loro. dine di drappeg;:1-~rs1 da uo– Nel Saper vedere _ come mo col_to . gh fara asservi-re . . . le ragiom della cul,tura a giusta'?ente ha precisa~ Rag- quelle del sangue, deli'affini– ghianit1 (Sete~rte, 1u,gUc,-ago- tà delll'interesse, del ,prestigio, ~o _1956)-, 1 1a-uwre, PUT •~ 0 ;1 dèl!l'od:io. de!1la riva !l.sa ». Pe~ 1 aria d,1.non voleiio far • giunta ragione e cultura si • ha getato le basi d1 una lin- troverànno a dover « rendere gmshca moderna de1le_arti fi. omaggio alla fondamentale gura~ve, eh':' sa ~istmguere sanità di questo scoperchiarsi bra •linguagg,o e lin;:ua, tra in noi degli istinti fondamen– espressione ed a1iro da essa, talii di difesa e dJ offesa •· E tira fo1ma e co!ltenuto, tra non è da'sperare che i popohi mater.a o. condizione stanca si comportino diversamente ed '."tto c,nglna1e de1la pe;50· dagH indi,v-idui. Se mai, agi– n~à; ed ha super?-!-0 cosi, se ranno « con mag,gic<recompat– vog,llam~ ta~volta p1u con for- tezza, pei,chè agli isti,n,ti na– za m<twtwa che con esaUTien- turali di difesa e cli offesa si te ddmostrazi?ne compu~tiva, aggiunge la organizz;azione non solo ogru res1duo do con- coeroiitiiva dehlo Stato•· Nel fusione tr_a arte e beln-ezz,a,ma qua•! caso: addio ;ragioni dE!l– i!l fcmma!Jsmo ps1colog,1co e l'arte della scienza de1'1'<1 filo– ~~lico, e la stessa p,u,a vi- oofia:' a'àdio ragion~ st;c.,sa, a s1bilità alilia qua1e senza dub- meno di metteri·a « a servizio bio dovè molto del BUO pro: deUa letro esistenza e de!;a gresso mentale•· Un'opera vittoria •· '----------------------------------------------------- dunque, qu~a del Marangom, Questo sì che è un d:r la v~lta ad mt_egr.are le ~pe- verità clriara e tonda com– I'lenze fllolog1che ed ~e~che menterà qualcuno. LO SCRITTORE E LA * Europa e letteratura aperta * A n-01 interessa la pura ìnrl.,cazione di un tema e la diamo come si annota su, un taccuino un~ frase che poi potrà servirci per approfondire un problema * di G U t-. I., I i] L ~I O P ~ 'I' R ON I l\""on cret1o che si potrebbe considerare persona moito attenta e sensibile al mondo esterno colui che, in questi ultimi dieci anni, pur esulando dalle iniziative politiche ed economiche che prevedono e cercano di promuovere un futuro assestamento europeo aperto, non avesse avuta la sensazione che. l'idea di una Europa unita o feduata ha fatto strada nella coscienza di molti. Tra gli elementi indicativi di questo orientamento, forse più istintivo che Jor. malmente espre~so. possiamo annoverare la lette– ratura: non intendiamo con ciò rifarci a quella rete di scamb,, di incontri. di intercomunicazioni, con– gressi. che hanno sollecitato l'incontro di scrittori di varie regioni europee; benchè anche tutto ciò non sia estraneo ad un processo est=ivo dell'idea eu. ropea, può essere accomunato a quella specie di estensione di rapporti tra gli uomini che il pro– gresso organizzativo facilita e rende necessari. In– tendiamo invece riferirci allo spirito stesso della letteratura e della cultura artistica in generale. magari con particolare attenzione a quella che più spesso delle altre resta ai margmi di tutto il lavorio pratico di incontri, scambi. discussioni a livello in– ternazionale. La letteratura europea, dal 1920 ad oggi, prima ancora se ci riferiamo ai fenomeni particolari come, per esempio, certa letteratu:a dell'~ltimo Ottocento francese· non corrisponde piu a trad1z1001 chiuse dal linguagg'io e dalle consuetudini nazionali: il poeta. il narratore. da quel tempo ha dimostrato di non trovarsi più a suo agio nel compito esclusivo di produrre poesia. narrativa o saggi letterari; ma ha tatto anche, nell'opera e fuori dell'opera, sempre con maggiore eviàenza, commento aile cose del pro. prio tempo, specialmente a quelle che esulano dalle polemiche contingenti e si allargano fino a promuo– vere una lenta rottura dei « limiti » nazionali. Quello che conta però non è questa prerogativa in sè. ma come essa abbia sempre più imposto un commento all'opera che comporta i·icerche di signifkati sempre maggiormente estesi. formalmente e spmtualmente orientati verso un ampiamento visuale che la tra. dizione storica nazionale, anche la più progredita e nobile. non può più contenere. Non vorrei con ciò essere frainteso: non si tratta di una tematica, di una sostituzione, ma semplice– mente di un ampliamento d1 risonanze, di un am. pliamento di quell'aurea ambientale_ ~ spirituale nella quale si muove la cre~z1one artistica, la com– parazione estetica, l'elab-Ora~on_e de! pens_1ero. Tan– tomeno si tratta d1 contenuti, giacche sappiamo bene come, spessissime., le opere di signi~cato più aperto si muovono magari in un mondo hmitato da1 con– fini di un villaggio. Non vi sono insomma regole 0fite1;iori che ci aiutino a rjconoscere la più vasta por- tata della letteratura contemporanea; la regola è sol– tanto interiore, di pura interpretazione e sensibilità ad una cultura «presente», perciò a suo modo nuo. va, meglio ancora una cultura che ha imparato a combattere le limitazioni d'un vecchio concetto dei proprio mondo, del proprio linguaggio, e combatte queste limitaz"ioni come limitazioni alla libertà stessa giacchè -in definitiva. la conquista di un maggio-re spazio spirituale è graduale conquista e perfeziona– mento della libertà di pensiero e di espressione. n fatto stesso che un tempo, i fenomeni di cultura che chiamavamo provinciali non potevano mai inse. rirsi in quelli della cultura nazionale più unitaria, e rimanevano circoscritti alle discussioni che si svol– gevano nel retro delle farmacie, mentre oggi anche essi, o meglio il prodotto odierno di essi, ha una propria internazionale curiosamente organizzata, conferma quanto ci sia di mutato attorno a noi. Naturalmente anche questa, come tutte le nostre note settimanali, finisce per essere un poco uno schema affrettato di situazioni che riçhiedono ben altra cura per poter essere messe a fuoco secondo la loro realtà. Perciò, in argomenti come questi, non sarà male dire che a noi interessa la pura indica– zione di un tema e che la diamo come si annota su un taccuino una frase che poi potrà servirci per approfondire un problema che ci riguarda. Un significato europeo da scoprire negli orienta. menti e nei tentativi della nostra letteratura è forse e comunque assai recondito, uno tra i meno indi– viduati tra quei tanti che attribuiscono oggi alle letterature e alla letteratura. Siamo in pieno periodo d"incerteue, di falsificazioni, di modi contrastanti; non di discussione e di ricerca per contrasti, ma di contrasti per una supremazia di parti che. in let– teratura non ha alcun senso. Spesso quella specie di mod; e di linguaggio nel quale intuiamo la ri– cerca dove meno evidente è lo sforzo esteriore di questa ricerca, dove meno ideologie esprimono aper– tamente il desiderio di universalità. Il fatto è che. quando si enunciano aspetti di questo_ genere si de. nuncia più che un dato di fatto un cllma che. come tale è clima di transizione e perciò contiene ele– me~ti tra i più variati e impensabili, spesso im– prendibili magari contradittori; ma è proprio que– sto aspetto che. alle cal'.lacità selettive dei più av. vertiti appare meno indecifrabile di quanto non sembri, che può essere indice di un trapasso di_ una ricerca d'uno spirito unitario il quale non puo es– sere quello ormai storicamente sorpassato dalle tra– dizionali culture nazionaU, anche se le culture na– zionali, in definitiva, invece di venire mortificate, può darsi che ne vengano addil'ittura esaltate; ma questo è un altro discorso. GUGLIELMO PETRONI che lJll 9ueNo stesso giro d an- ln.tlatti Ja <rea•listica l~zione ru_ v~VGTIO ~egw.t~ da conélus~va del Saper teg{Jere Giorg10 Pasquaùi e da G1usep- di P.rezzolini ha qualco,,""adel– pe De Robert.is nelQ~ 0 r•it1ca ila risata sarcastica e ci esor– de! testo e nella critica deHa ta e quasi ci diffida a • non poesia. esageran-e ne1la cultburn • e a Del Sa·per Leggere di Prez- non aspettare da essa ciò che zooini si deve dn-vece oss~_a7 non può dare; considerato che, re che - a parte la p1,atic1ita • .in fondo è un ornamento; manu_aillistica di cui vi si fa e, cctme ,t~tti gli ornamenti, sfoggio per quanto concerne deve cedere il passo a ciò ohe gli stn.unenti deliki cutlJ1n.a-a lo sostiene. Quando questo è (ivi compresi i più minuti, jn ,gioco, il'omamento è illJ. pri· quaJi i pennini ed d gancetti. mo ad essere sacrilficato. La nonché all'occorrenza. gli ec· più grande ragione del mon– citanti stessi del pensiero) e do è queMa che sa ad un dato a parte tutto queldo che una momento coprirsi gli occh,i e esperienza parimenti di1lettan- chiudersi la bocca. La più tesca e professionale, prme- grande cuJ.<tn.rra è que1,1.a abi– guita per an•ni ed anni con tuata a cedere i'l passo davan– piena dedizione, non può a ti a certe porte che si ,apron meno di suggeri-re, riguarda per persone più g-randii di alle vru-ie tecniche e tenden- lei•· ze ed esigenze del-la cu!Muo-a Ma se così realmente fosse, - a parte ciò, si deve tran- senza iJlusione, senza speran– camente osservare che a pre- za, senza fiducia di rimedio, valere e a dominare ne10'4n- perehè allora attairdm,si e af– tendimento riassu,111tivo del faticaTSi nell'imparnre a leg– Sa;per Leggere d'i Prezzolini gere? è l'ormai ben noto ma sempre A sconsolato parere di Prez– più accentuato pessimismo zolini, « la tolileranza' è uno prezzoliniano - o realismo o dei sintomi de'hla in'differen– scetticismo che dir si debba za •· Ne consegue ch'essa -. spinto fino ad estremi di ~ non è una qualità propria cosi sfiducia.to e ammo reaH- delil'uc,mo colto•· Peronè que– smo che non sdln infi'l11llano sti, « se è colto, crede in qual– ma quasi annuililano, se non che cosa» e deve rassegnarsi adirittiu-ra escludono, ogni e· « a non andar d'accordo con ventua'le effettiva funzione dà- gli altt>ri•· Eppure lo stesso dascalioa Tipc,Yta nell!l'opera. Prezzolini Ticonosce che le as– PrO\l'a ne sia che i primi e soeiazioni di oulitura, indipen– gli tDlitimi capitdli, pur desti- denti da una ,formula politica nati • fa<r da introcJ,uzione e o da un credo religioso. con– concln.isione, r~'tano così po- sentono alla cu'JJtura di • di– co dncomggianti, e anzi cosi ventare una forza per se stes– deprimenti, rispetto a quel10 sa» e di « suscitaTe in chi si che dovrebbe essere il preci- c01ltiva una specie d·i too•leran– puo assunto dell'opera, da la· za e di curiosità gener,a,Je. per sciar quasi credere che ill loro cui anche le tesi o i fatti più autentico compito sia esposti da un avversai,io ,pren– oue'l,Jo di SV'Uotarla e priva'!1la dono ìl loro posto in un dise– d'ogni meritoria forza idea1e. gno di illuminazicme supe!'io– La quale d'altronde rimane re a•i conflitti po-litici •· Evi· indispensabile. dentemente: « Ol.Ùtura e idea • • • J.ibera•le coincidono•· Senon- Da principio nel t-racciare ohè • f0!"$e proprio in questo La stona dewa parola e ctlll•tu- - per Pr~o)ini - ~ la d1;– ra •, il Preuolini a-vverie che, •bolezza pol-1tica delil idea Il– • og;:i, non abbiamc, più Ln ge- ·bera.le •· . ne,·aie iilil•USJCtni sui benenci D1 questo passo, ponendo 11 del!la r•ag,ione, de!Ja cu1tn.a:a, fondamentQ deLla cultura uni– deil!1afilosofia e del!la vitba in- camente oella nostJr,a ,perso· te11lettu,ale e delda scienza so- na'lità e Tid'UCendo così la cul· pro la vita morelle deWuomo ... tura a una ,a,vsv_eTIW:'a perso– Nessuno s'i!lil.ude clle sbudian- na-le, Prezzohru svincola la do si diventi roigiliore •· cUil.tnwa da_ og:n_i. ~once~o e Da Uiltimo, nel J"iibadii-e' le gO"a>VGme_ d•1 « uti~1ta o d1 do· limi~az;ioni dèllla cUil.tu,ra, am- vere ,soc1aJe »; senz,a l!eraltro monisce ohe l'abtiiVità intel- escludere che dal migllora– le~tiua,le e i,a cu.1tU'ra sono ben mento dell'uomo pmsa spon– liungi dalll'ocoupare ne!llla vita ta:ieamente. e senza confor– H pr,imc, posto. La cultLWa non m1smo derl'll~l're . u,:i migHo– ci 1Jrafo1,ma, anche se può io- ramento aila sOC1eta. g,rand:irni e ,a,pprofondkd. I- Ma - se l'idea di cUil.tura nutile .iHuden,"i. Sappiasi - è un'idea atti;w., in_ continuo - incalza Prezzdlini d-a.ll 'adto mov.imento e progresso - co– de! suo osservatorio - cne, me ammettere che • un uomo • quando i:,remon le passioni colto non può essere altro essenziali, ba fame, l'odio, lo che un conservatore•? Del interesse, !'affetto verso obi si pari, non sempre 01..iJ.tura e ama o ai quall.i si è legati da borghesia risultano sinonimi. parnntela, o verso '1a pat!:ria, Nè '1a culiu:ra consiste • es- I ed altre forze di questo gene- senzi,a'lmente nel saper situa- re, la nostra Ollibu:ra se ne va, ENRICO FALQUl <Limostr,a di esser quello ohe è: cioè U'Il'atmosfura, u.n,a ver- (Continua. a pa.g. Z) La strada di Delft Vermeer: ,, Paesaggio" IL SEICENTO * EUROPEO .FIGURE DI VERMEE cheaspettano la finedeltempo * tli A:l''l'ILIO BERTOL L CCI A1 lettore che ci· ahbia seguiti nel nostro un po' inquieto vagabondare son rimaste forse nell'orecchio le note gravi della rustica zampogna di Louis Le Nain. Dai suoi. e umili • del tutto, e con che tremore, affidati alle virtù consola– trici dei Sacramenti a quelli di Ver– meer, protetti dàlle civiche provvidenze dell'ordinata società mercantile olande– se, i passi sono pochi. nell'ala sinistra della mostra. Ma come più pacifico cola il tempo per la P,Ìccola Strada di Del~, che non nell'interno contadino del Ritorno dal BattesimÒ: s'è pensato anche che le due vecchie, 1e protagoniste del quadro, pos– sano essere pensionanti di un ospizio. Ma guardatele, l'una lavare, l'altra cu– cire fiduciosamente, quasi fossero a casa propria, mentre due ragazzetti, maschio e femmina, giocano senza turbare il silenzio dell'ora, accucciati a terra. Una terra molle e vibrante come in Pissarro. Il quadro, davanti al quale Giorgio Morandi venuto apposta da Bologna (ri– nunciando una volta tanto. e immagino con che sforzo, all'accelerato) ha sostato più a lungo che davanti a qualsiasi altra opera dell'esposizione ha virtù magiche uguali e contrarie a quelle del Cara– vaggio di Malta. Non se ne verrebbe mai via: dall'italiano per la necessità di sof– ferenza, dall'olandese per quella di pace che portiamo in noi, e che i due quadri appagano con pari pienezza. Ciò che a occhio nudo, subito, non si vede, è che per arrivare a Vermeer c'era voluto Ca– ravaggio. Si guardi però di Sweerts Lo studio dell'artista. Dove, nella luce di Roma caravaggesca. infatti. l'artista, olandese, sta a Roma ed è visto nella duplice parte di copiatore dell'antico e del vero, le mattonelle ben lucidate, la benda d'un bianco scremato da un latte nutrientissimo, anticipano appunto, sia pure in minore, il poeta della Lettera, l'altro capolavoro esposto. Dalla stanzetta dove le donne di Ver– meer, e quelle assai meno assolute ma sempre piacevoli di Peter de Hooch. e aspettano la fine del tempo >, non ci vuol nulla per arrivai:e a Rembrandt. Che anche nei tre quadri esposti, spe– cie nel Ritratto e nell'Apostolo Paolo, è artista supremo insieme nella resa del cuore umano e dei velluti e bigelli; ma fossimo stati noi avremmo scelto diversamente. Magari dandogli un'opera sola, mettiamo la Betsabea del Louvre, il cui nudo infreddolito e malinconico è forse la più umana pittura che mai ci sia toccato cli vedere. 3 Anche i tre ritratti di Franz Hals so– no sempre gran bei pezzi, ma non avreb– be più giovato alla reputazione oclierna del pittore qualcuna di quelle cose scia– bolate di bianchi e neri splendenti che fanno esclamare con soddisfazione a chi guarda: e Manet, Manet. .. >_ Almeno un saluto alla Sinagoga portoghese di Am– ste-rdam del De Witte lasciatecelo dare, non fosse altro per quel giovane in mantellone azzurro, quelle due ebreine eleganti in wi angolo a parlottare di chissà cosa, quei due oani in chiesa sen– za scandalo. L'ammirazione per tanta civiltà non va naturalmente in noi sen– za una punta di dispetto. Ma passerà di colpo davanti al Paesaggio invernale di Jaeob Van Ruisdael, che ci commuo– ,·e già come un'oleegrafia romantica. Il che accade di rado, con la pittura seria, sempre maledettamente pronta a spin– gere avanti le sue ragioni formali. (O siamo noi, sempre maledettamente pron– ti a scoprirle. invece di interessarci a quel che accade nel quadro, qui quella cosa sopra ogni altra bella e cara che è un crepuscolo d'inverno con gente per la strada intenta a proprie faccende. e case ,ricino con un camino che fuma contro il cielo grigio e bianco?). A ben altra dimensione paesistica ci obbliga Pietro Paolo Rubens, il cui Ritorno dal l11-voro è un'egloga barocca nella cui metrica eroica villani e ca– valli, nuvole e uccelli in volo vengono trascinati, e noi con loro, irresistibil– mente. Il fiammingo fa la parte del leone. nell'ala destra della mostra, an– che se vi hanno allogato, ma a scarta– mento ridotto. nientemeno che Diego Velasquez. Il Francesco I d'Este, e La serva con la cena in Errnnau.s, d'un ca– ravaggismo cotto nel forno come il pane, sono due bei quadri, ma non tali da rappresen_tare de,~namente Velasquez, a due passi da Rubens. Queste sono le cose che possono nuocere al visitatore comune cui non sia accaduto di visitare il Prado, di sfogliare almeno le pagine di Skira sulla pittura spagnola. L'altro Francesco I, superbo, in mar– m-0, del Bernini, ci riporta al barocco e a_ quell'Italia dalla quale erav.llno par– t1t1, tutta frugata dal riflettore impla– cabile dell'antibarocco Caravaggio. Pu– re qui gli estremi si toccano, al di sotto delle ragioni formali, perchè si toccano le radici fonde del sangue entro l'humus della società che lo nutre dei suoi suc– chi, anche torbidi. Meglio torbicli, se poi il fiore sarà così perdutamente dolce come la Costanza Bu.onareUi e la Ma– donn.a dei Pellegrini. ATTILIO BERTOLUCCI • 'f'

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