la Fiera Letteraria - XII - n. 2 - 13 gennaio 1957

LA I e Il t.KAKIA Domenica 13 gennaio 1957, TERZA EDIZIONE DI UNA IMPORTANTE MANIFESTAZIONE INTER~AZ[ONALE IN SICILIA ASBARBA OESUPERVIELLE ILPR MIO ETNA-TAOR * Sbarbaro: « ... una cli quelle poesie su cui i letterati non sanno nè po sono di sertare a lungo, ma di•cui si ricor<lano gli uomini nella IOirovita per i millenni» - Supervielle: « ... grancle. magro, cavernoso, mal ripiegato <lenti-o il uo corpo, come un cavallo che i ricor<la di essere stato prei to.rico e di 11011 aver ancora ricevuto un nome nel <lizionario degli uomini futuri» W. H. Auden e H. Bedarida Da sinistra: Praz, Auden, Bellonci, Lavagnino, Falqui, Bedarid_a, Spagnoletti. Gigli, Villaroel. Piccone-Stella Una recente Immagine di Oamillo Sbarbaro Il rinnovato successo dell'ancor giovane premio di poesia :F,tna-Taormina, giunto appena con questa alla sua terza edizione, mostra, se tuttora ve ne fosse bisogno, quanto relativo sia per le fortune di un premio il ,peso di una tradizione anche il– lustre, e come decisiva, invece, la scelta della formula che lo regge. Sicchè, dopo l'esperimento della precedente ed'izione, che già vide 4Jremiati Dylan Thomas e Sal– vatore Quasimodo, bene hanno fatto i pFo– motori e i giudici a ravvisare nel duplice e simultaneo rictmoscimento di un poeta stran:lero accanto ad un italiano il carattere es.senziale e distintivo dell'Etna-Taormina. E ogni cura, semmai, dovrà essere rivolta a perfezionare e a salvaguardare, proprio in questo senso, la sua lata funzione, pur indicativa e di rapporto, della poE:sia ita- 1iana nel quadro della ,poesia mondiale. Certo col succedersi delle premiazioni sarà sempre meno facile affiancare degnamente un nostro poeta a!i maggiori di tutti ti.i altri paesi. Ciò, diremmo, è numericamente naturale. Ma è ben per questo che l'Etna– Taormina non dovrà precluderSti nei pros– simi anni la possibilità di estendere la sua attenzione al lavoro poetico dei giovani. In tal modo sarà evitato anche i~ pericolo, a lungo andare inevitabile, di giubilare poeti già ampiamente riconosciuti. Premesso ciò, va subito detto che l'ope– rato della giuria è stato confortato anche questa volta dal consenso generale- L'asse– gnazione e ex-aequo > del III Premio In– temazio.nale di Poesia Etna-Taormina a Camillo Sbarbaro e a Jules Supervuelle co– stituisce infatti, per l'opera e la figul.'a dei due premiati, un verdetto che difficilmente sopporta riserve. La commissione giudica– trice, riunitasi 11 27 di dicembre nell'al– bergo San Domenico a Taormina, era com– posta da W. H. Auden, Henri Bedarlda, Goffredo Bellonci, Enrico Falqul, Lorenzo Gigli, Bruno Lavagnlini, Antonio Piccone– Stella, Mario Praz, Giacintp Spagnoletti, Bonaventura Tecehi, Giuseppe Villaroel. I commissari Antonio Baldini, Lorenzo Gius. so, Giuseppe Ravegnani, Vittore Branca e ili presidente, Francesco Flo!a, avevano in– viato il loro voto per jscritto. In sostitu– zione di Francesco Flora era stato -chia– mato a presiedere i lavori Bedarida. Cosi, alle ore 18 dello stesso giorno 27 di– cembre, la giuria terminava i suoi lavori assegnando il premio ad unanimità e a Ca– millo Sbarbaro per i volumi "Pianissimo" e "Rimanenze'', a Jules Supervielle per il volume "L'Escalier", tenendo presente pu– re tutta la vasta attività lirica precedente dei due poeti •. Nella relazione che illustrava il suo glu– diZJio, la giuria, a proposito di Sbarbaro, affermava fra l'altro: e E' importante - ed è stato tante volte rilevato - che da questa visione lirica di Sbarbaro e dal suo modo di esprimerla parta tutto un fi– lone della nostra poesia contemporanea, dove si collocano solit.!mente Eugenio Montale e molti giovani d'oggi•. Per Supervielle cosi concludeva: e Pur rimaneodo fedele all'ironia con la quale aveva osservato la realtà ed espresso i contrasti spirituali della propria anima, il poeta appare oggi più desideroso dd cer– tezza e più assetato di assoluto. E, in for– me più libere, esprime un nuovo sincero umanesimo, vario di esperienze compiute in diverse stagfoni e sotto molti climi •· Esaurita la votazione, la complessa ed efficientissima organizzazione dell'Etna– Taormina si metteva in moto, sotto la guida del di:--eolajanni e dei suoi a_tti~s– simi collaboratori dell'Ente Provmc,ale del Tur:smo di Catania, per assicurare la perfetta riuscita della parte, per così dire, ufficiale del premio. Un folto programma di spettacoli, ricevimenti e gite - ai ce– lebri mosaici di Piazza Armerina, ad Aci– trezza sui Juogbi dei Malavoglia, sull'Etna, a Catania - offriva ai numerosissimi ospiti italiani e stranieri la possi~ilità di scoprire, o tornare ad ammirare, le Ine– sauribili bellezze della stupenda. terra si– "ciliana. Non dimenticheremo, nella piace– vole successione di queste giornate, la nota di particolare gentilezza portata dalle signore - fra cui Maria Bellone! e Gianna Manzini - l'alta figura e il cordia~slm_o humour di W. H. Auden ancora m di– vertita polemica con gli orari e le abitu: dini italiane dopo i suoi lunghi, annuali soggiorni a Forio d'Ischia - o il mobilis– simo folletto della piccola Minou Drouet, ospite anch'essa del premio. . . Ma, com'è chiaro, la punta di diamante di tutte Je manifestazioni era costituita dalla serata di gran gala all'albergo San Domenico di Taormina, il 29 di dicembre, 4Jer la proclamazione dei vlnèito1,i. E, an– che in questo senso, è stato un vero pec– cato che nessuno dei due premiati abbia potuto assistervi di persona: ne sono stati entrambi impediti da ragiond di salute. Tuttavia la cerimonia, sposando, come vuole il costume, per la breve durata di una sera la poesia aUa ufficialità e alla mondanità - questa vecchia Europa an– cora sensibile ali miti di una proustiana po!itesse! - riuscì ugualmente splendida. Alla presenza del sottosegretario di Stato agli Interni Vittorio Pugliese, dell'ex pre– sidente del Consiglio Mario Scelba, del dr. P.iazza del Ministero della Pubblica Istruzione, dell'ambasciatore del Brasile in Italia, nonchè di tutte le autorità di Catania e di Messina, Giuseppe VHlaroel, segretarJo della commissione e dnfatica– bile animatore del premio, iniziò la serie dei discorlli ufficiali. A Villaroel segui il prof. Gduffrida, presidente della ammini– strazione pr,ovinciale di Catani,a, e da ul– timo Henri Bedarida che lesse la rela– zione sul giudizio della giuria. I nomi di Sbarbaro. e di Supervielle, che avevano rnviato telegrammi per ringraziare e per scusarsi della Joro forzata assenza, fu- rono salutati da lunghi, vivissimi applausi che la TV e la RAI portarono fino ai due poeti lontani. Guido Notari disse alcune poesie dei laureati, poi la mondanità re– clamò i suoi diritti e le danze ebbero la meglio ·per il resto della notte. La bam– bina Drouet, con una rosa rossa in· mano, si aggirava per i vasti saloni, fra gli ele– gantissimi invitati, stipando nella sua te– stolina immagini e immagini che forse torneranno in qualcuna delle sue poesie- r. s. * IL VINCITORE Il'ALIANO e Sembra un dimentica_to, sembra che sia nato un po' da parte e nessuno fra noi ha avuto un'importanza così sicura e sincera, una voce che andasse al di Jà delle suggestioni della moda, che cadesse precisamente sulle nostre prime esigenze. Siamo in troppi ad avere imparato da Sbarbaro a scrivere, e per scrivere in- tendo un atto continuo e cosciente di co– noscenza, un'operazione pura di vita •. Pensiamo che queste parole scvitte da Carlo Bo vent'anni or sono, quasi in aper– tura del suo studio e Il debito con Sbar– baro •, costituiscano ancor oggi, anche per quel loro accenno a un ritratto umano e psicologico che tanto combacia con l'im– magine predominante dell'uomo, uno dei giudùzi più lucidi e precisi che siano stati pronunciati sul poeta. Anzi, oggi che il tempo ha posto meglio a fuoco le diverse prospettive entro le quali venne delinea11- dosi e sviluppandosi il lavoro poetico di questo mezzo secolo, le parole del critico ritrovano un'eco tanto più rispondente, L'importanza di Sbarbaro nel quadro della nostra poesia appare infatti sempre più chiara e manifesta a chj voglia risalire alle matrici di un modo di canto 1icabro ed essenziale, sihcero quanto disilluso, a una visione del reale che ha generato a sua volta, senza parere, µn modo di guar– dare e di interrogarsi reperibile in tutto un valido filone della poesia dtaliana con– temporanea e in cui - come ha avuto modo di specificare la giuria del premio Etna-Taormina rendendo giustlzia a un uomo che ha sempre vissuto in punta di piedi, alieno da qualunque battage - e si collocano solitamente Eugenio Montale e molti giovani d'oggi •· Pochi poeti hanno tenuto fede alla l'oro natura come $barbaro, o si sono meno la– sciati tentare da strade e· soluzioni im– probabili. E se alle origini della sua voce Ci imbattiamo in un certo sottofondo bau– delairiano, va pure detto che in quell'or– dine di gusto fu il solo dei nostri a por– tarvi una probità, ingenua forse, ma au– tentica per la forza con cUi credeva in quel richiamo, erroneamente ritenuto con– geniale. La sua vera vocazione era l'im– mobilità, non le strade dei mau.dits: e presto lo seppe. Slcchè quella stessa ansia di Vlita e di evasione che egli venne poi esprimendo (Mi cresce dentro l'ansia del morire! - senza avere il godibile goduto - senza avere li soffribile sofferto. - La volontà mi prende di gettare - come un ingombro inutile il mio nome. - Con per compagn.i la perdlizione - a cuor leggero andarmene pel mondo) in realtà non era à!tro, come gli ulteriori esiti della sua poesia mostrano, che un diverso modo di riconoscersi immobile, legato allo stupore e alla continua, oggettiva scoperta della sua pena, spinta a sondare il visibile e l'invisibile (Ché a me par, vivendo questa mia - povera vita. un'altra rasentarne - LA PtCCOLA. A.~IBASCIA.THICE D~LLE LET'l~ERE FRANCESI * UMANITA' D UN A BIMBA UNPO'TRISTE * di GIAClt\TTO SPA6NOLETTI Ness1wo ci aveva annunciato in precedenza che a Taormina ·per le manifestazioni del Premio, le !et. tere franéesi avrebbero inviato come am?asciatrice la piccola Minou.. Se se ne fosse parlato prima, qu<_is• certamente anche noi av'l'emm-0, scosso la testa, in– certi se dare a questa presenza un significato molto diverso da quello che solitamente si attribuisce . al richiam-0 di una diva del ci11-ema,quando viene in– vitata a dar lustro m-0ndano alla cerimonia di un premio. Chè, ad esser Larghi, poco altro il nome della poetessa-prodigio ci suggeriva, dopo essere stato sot– toposto per mesi e mesi al fuoco di fila ~ella spicciola curiosità generale, con tutto qu.elt'opprimente baga, glio. della polemica pro o contro l'~utenticità dei suoi versi. E' un peccato che la pub b!tcttà riesca a pro. durre tanti guasti nelle cose di questo mondo. E so. prattutto è un peccato che noi ci si !a.sci condurre 1aci!mente a darle Tagione. . ' Capitò, dunque. di accetta,re questa sorpresa. Minou era a due passi da noi, vispa e saltellante come un uccellino, nella hall ·del « San Domenico ». Ci fu chi ce !a indicò sornionamente, aggiungendo qualche frase maliziosa all'indirizzo dei furbi organizzatori del PTemio. « Questa volta l'Ente del Turismo di Catania ha fatto un bel colpo. La bambina vale per i foto– grafi una Loren o una Lo,llo ». Ed era tutto. Alm~no così ci sembrava. Da una parte ii freddo prodigio della bimba saputella, su c-ui gravano, per di più, tanti buoni dubbi pubblicitari, dall'altra le pagine dei rotocalchi~ E sfilze e sfilze di poesie imparate a memoria e recitate co11tegnosamente alla radio. IL primo segno di questo fastidio fu. l'entti,si.asmo di Notari. L'aveva appena intervistata. Ora eglt c, raccontava le risposte date da Minou.. spalancando gli occhi dalla meraviglia. Ma poc_o dopo ~ssistemm<> a questa scena Notari prendeva tn braccio la bam– bina e le faceva fare delle gtravolte. Quando. vidi_ il volto di sotto in sù di Mimou., spaventato e divertito come qu.eUo di mio figlio in ànaloghe occasio~i, co. minciat a interessarmi del «fenomeno » ben diversa· mente N<ln solo quel volto possiede qualcosa di a,n. gel:ico e meriterebbe di aggiU11gersi, tn una natività del Perugimo, a quella degli altri angeU. ma è Pt~re un volto di bambina, privo di ogni sofisticazione e ambiguhà. E' un volto i,n un senso solo. Ciò che esprime è semplice e pulito; su. un corpo di folletto, c'è una testina dai lineamenti puri e fissi.. che no11 sembrano tradire alcun segreto, non hanno aicun mistero. Poi Minou. appartenne per tre giorni a noi, i CCIITO– vanieri del Premio. da Taormina a Catania, da Cal– tagirone a Piazza Armerina, e tutti. la conobbero per quel che è, bambina, sincera e spvrrto immaginoso. Davanti al mare di Giardtni, un po' troppo carico di nuvole, disse: « che massa tn fusione di acciaio!». Quel giorno fu tutta occupata a vedere. dal finestrino del pulman. La mamma pareva enormemente m_enp interessata di lei ~ discorreva con ma_dame ~eda_rid'!-· Ma, giu.nU aà Acitrezza, davanti ag~i scogli dei ~t– clopi Minou si comportò come ogni altro bambino, corrC-:1do a perdifiato su/la te-rrazza del ristorante, e facendosi Timproverare. Era eccitai.a dall'at~esa dell'Etna. dove avremmo Miuou Drouet a •Taormina dovuto salire nel pomeriggio. Ci venne spiegato più tardi che quest'idea, dell'Etna, e di far la conoscenza del gigante di fuoco, le aveva turbato la mente sin da Parigi. Però UEtna, quel pomeriggio fu. la grande delusione di Minou. La nebbia non pennise di veder nulla. Ci fermammo i,n albergo e vi rimanemmo, as– sordati da un'o-rchestra da tabarin, che solo alla fine !asciò i! posto per fortuna al magnifico complesso foi– cloTistico di Catania. Minou tornò in città molto sco– raggi.ata. Del vulcano non aveva conosciuto alcun segreto. E così la ritrovammo belUssima e pt!11sierosa al ristorante dell'Excelsior, vicino ai Bedarida, assieme alla mamma che stentava a nascondere la sua stan– chezza. Bedarida invitò la bimba a parlare dei suoi studi di matematica, e intanto scherzava su.I p. greco. Un foglio dell'.illustre maestro della Sorbona si riempi presto di una filza di p. greci belli come un treno. Poi io, per conoscere la calligrafia della bambina. le chiesi un autografo. Minou. si divertì per un pezzo a contrafjaTe la firma ài Bedarida, e questi la sua. Ad un certo momento la « querelle des signatures 11 finì. La bambina cominciò a dar segni di impazienza. un altro foglio di caTta era quello che ci voleva. E mentre con Bedarida e il mio amico Sirabelta si discorreva dei libri di M·inou e del suo editore (a quanto pare, troppo furbo), meltt>re madame Drouer. per suo conto, teneva compagnia a madame Bedarida. lei, la piccola, con la pupilla incantata e obli.qua. seguiva il calore delle prime frasi che dalla mentP passavano su.Ila carta, camponendosi in versi. Due fac– ciate di vPrsi scritti senza alcun pentimento, con urrn calligrafia infantilmente estrosa, che l'inchiostro rosso della biro accentuava. e qualche piccolo errore di or tografia rendeva adorabile. Taonnina, era il soggetto del!a poesia, clte subito dopo leggemmo. L'addio al paese meraviglioso, espres. so con musicale malinconia, aveva suggerito a Mhiou delle immagini siiperbe, in.qiiadrate in tanti particolari realistici, da togliere finalmente ogni dubbio sulla au.tenticitd della sua persona poetica;· e al tempo stesso tali da conciliarci con la sua umanità minuscola e pur grande: l'umanità di una bimba un po' triste. Per ovvie ragioni di diritti letterari non possiamo pe-rmetterci di Tiprodu.rre questi versi, clie speriamo cli ritrovare i;>resto in una nuova Taccolta di Minou. Possiamo pero, semplicemente, assicurare i lettori della Fiera di aver assistito di persona alla composizione della lirica, di c-ui nessuno aveva suggerito il soggetto e che nessuno si attendeva. E' una buona notizia, comtmque. per la poesia e per l'onestà letteraria, che anco-ra una volta escono imnmni dal clamore delle dispute. 'Oer virtù di una grazia aut.entica, dono della pit). bella ba111binad'Euro. pa, durante il Natale del 1956. GIACINTO SPAGNOLETTI come nel sonno ...), a cercare un perché, una relazione, una desolata verità da guardare con occhi implacabili ma e sem– pre limpidi pure quando piangono•· Tanto più che quella immobilità, atemporale nel suo continuo presente, priva quindi di un passato e di un futuro o, se si vuole. di una sua storia aperta a una successione di gesti o a uno sviluppo sentimentale, finisce con l'essere Ja sua necessaria con– dizione di poesia. Ed è forse per questa solitudine - certo più agghiacciata di quella leopar– diana perchè si leva di m\?zzo a noi, dalla diversa angoscia e aridità del nostro tem– po vivo - per questa sua assenza di ro– manzo, se cosi potesse dirsi, che la poesia P.i Sbarbaro, tanto immediatamente rico– noscibile. non fa giuoco nella nostra me– moria se non per una !orza gnomica, un dettato profondo che mira sempre al cuore ,segreto delle cose. Tornano illuminanti, a questo proposito, le parole di Boine. Pa– role che possono sembrare entusiastiche e non 1,ono: e Mi par d'essere innanzi a una di quelle poesie su cUi i letterati non. sanno nè possono dissertare a lungo. ma di cui si ricordano gli uomini nella loro vita per i millenni •. Varrà forse ripetere, per il lettore di– stratto, che • Pianissimo •, il libro che assieme a e Rimanenze• i giudici del– l'Etna-Taormina hanno voluto premiare, è del 1914. Fu curato allora da Papini. che indusse anche l'Autore a mutare il tltolo primitivo, «Sottovoce•, in quello attuale. L'editore Neri Pozza lo ba ristam– pato, due anni fa, a Venezia. e Rimanen– ze • è uscito invece nel 1955 coi tipi di Vanni Scheiwiller. ed è una raccolta di poesie sparse, la più vicina delle quali r>isale al 1932. Lo stesso Vanni Schelviller ne ha amorosamente curato. nei mesi scorsi, una seconda edizione in formato più grande. IL VINCIT()RE STRANIEHO Jules Supervielle è nato a Montevideo. da famiglia originaria dei Pirenei, Il 16 gennaio 1884. Appartiene a quel fecondo e cu1ioso ramo sudamericano della poesia francese che ha già fruttato, assieme a quello di Supervie!le, i nomi di Isidore Ducasse, conte di Lautréamont, e di Jules Laforgue. Un ramo di cui l'importanza non è soltanto misurabile attraverso l'ec– cellenza della poesia che ha prodotto, ma anche per tutti gli orizzonti i paesaggi e i diversi tumulti del sangue coi quali ha arricchito una poesia già naturalmente di- , sposta a riceverli. Partito da una somma di esperienze giovanili che si possono con tutta evi– denza situare sotto il segno di Laforgue, 'la poe5ia di Superv:ielle inizia il suo vero viaggio con i • Poèmes de l'Humor Tri– ste •· che vennero tenuti a battesimo, nel 1919, da Paul Fort. Questo dato dell'iro– nia. di un umorismo che si direbbe na– tivo, si rivela fondamentale nella sco– perta delle infinite corrispondenze e .ana– logie - e chaque chose à sa vraie piace comme au jour de la création • - che come un aereo e luminoso velo cosmico avvolgono la poesia di Supervielle- Nasce da ciò, come per un naturale sviluppo gnomico, da Ul\a parte l'aspirazione alla favola, dall'altra - e<l è fatto determi– nante in Supervielle - a una poesia si– gnificante e discorsiva che. si badi. non cessa tuttavia di essere meno poesia. Sfuggendo alle tentazioni e ai pencoli vicinissimi dell'eloquenza. o a quelli di un certo victorhughismo. egli si costruisce una sua mitologia dell'universo attraverso la quale traluce sempre. per simbali di– chiarati o illuminazioni metafisiche il– destino originario dell'uomo In questo senso nessuno forse. nella odierna poesia francese. ha saputo più di Supervielle accordare meglio le qualità della sua voce alle esigenze del suo mes– saggio. Raffinatamente melodico. la me– lodia - come è stato tante volte rilevato RE 'ATO SIRABELLA (Continua a par. 5)

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