la Fiera Letteraria - XI - n. 23 - 3 giugno 1956

Data la sovrabbondanza di scritti che cl pervengono con la esplicita richjesta di giudizi parttcolart. comun1ch1amo agi.J interessati che direttore e redazione della •Fiera• sono asso• lutamente lmposslbilitatl a- dar riscontro a queste rlchles~e G A LJLJERJIA. DE G·JL ]I_ ORARIO DELLA REDAZIONE 11-13 16-18 Manoscritti, toto e dlseE"tll ooo pubbllcatt non si restttu1scono ART][§TI[ ARNOL·DO CIARROCCHI Affettuosamente all'artista * dl \T ALERIO VOLPINI lf- Caro A rnoldò~ quella lettera indirizzata a Ca..·lo Ceci. in Urbino <« Io incisore» -:- con dieci riproduzioni di acqueforti e un'acquaforte onginale - Edizioni SalYatore Sciascia. Caltarussetta. 1955! mi ha tolto le parole di bocca; le parole che avrei voluto dirti sul tuo lavoro d'inc1SOre una volta o l'altra e che non osa\'O scrivere. perchè non mi sembra,·ano dettate da una logica precisa. necessaria per parlare d'un artista che ha vent'anni di lavoro (ma– gari tu disegni da sempre. ma prima di vent'anni Ja,·o– rano in noi soprattutto Il sangue e la terra) ed ora se scrn-o è quindi per dara ragione; una lettera inutile. Pruna di tutto ,·oleYo ricordarti Urbmo; quegli ac– cenni fra il patetico e il risentito. quelle allusioni fra 11 polemico e l'affettuoso. bada, drmostrano quello che ho sempre pensato e cioè che esiste una << scuola incisoria urbinate» fondata non sui m9dì aperti dèlla tecnica (come sarebbe ovvio ) ma su certe condizioni ~ntimen– tali e d"lspirazione e c.he pure tu esprimi; una ~cuola Ce questo non c·enLra con il discorso> di cuj bisog:icrebbe parlare e rappresentate non frammentariamente o d1- sordmatamente come troppo spesso a,rviene. TU in fondo sei della stessa Regola Ce qui è il secondo pensiero-im– magine che m, hai tolto). dell"Ordine che ha come fon– datore e generale Francesco Carnevali e maestro dei novizi Leonardo Castellani. Non importa, se tu hai la– sciato Urbino da un pezzo; conta che sei rnarch1g1ano. che Urbino è nelle Marche e che vi hai larora to. Non d.ico. con questo. che ci sia un·arte comune C farei torto a te a tutll) ma parlo di un fondo di sicurezza d! senti– mentf che c·e negli incisori di lassù che tu del resto co– nosci meglio ancora 01 me. Il tuo è fondo lirico-mistico; come se il senso che ti scopre le cose - i paesaggi soprattutto - si fosse"° quietati e raccolti in castit.à e la ma tena si trasformi per chiarezza e luce piuttosto che per corpi e masse. Io non credo che tu lavori d'istinto e quando scrivi che anche per te esiste un « rerto rapimento>> penso piut,– tosto alla meditazione intensa che sta a giusta altezza fra l'automalismo e il realismo. Se volessi ancora riprendere l'immagine di sopra di– rei che ti ,-ed.o come uno di quegli eremi ti del deserto onentale d1 molti secoli fa che costruivano una loro secca ascesi e sotto sotto erano tentat1s.suni Cma tu ormai sei troppo certo di te per dover combat.tere!); e forse chlssà che qualcosa di luminosamente orientale non sia m te; noi che siam nati sulla costa Adriatica. pirateg– giata e dominata dall'or1ente, chissà quanto abbiamo d1 bizantino. Dici giusto anche quando scri,•i che <e le stampe debbono leggersi come una pagineLta » ct·un libro; avresti detto meglJo « come una poesia n. L'acquaforte è il bianco-e-nero puro. anche dietro il disegno ci senti il colore il più. delle volte; nell'acquaforte invece credo che il più dipenda da una lettura interiore e posata. Io almeno le stampe le leggo così. Le tue mi ricordano Saba e poi due altri poeti d1versissimi fra loro: Montale e Be– tocchi. Il primo quello dei racconti fissati in un nucleo sentimentale; Montale perche mi pare che abbia la stessa luce manna che hai tu (naturalmente contano moltis– simo quei versi: cc Meriggia.re pallido e assorto - presso un rovente muro d"orto .. J; Betocchi per la grazia elegia– ca. quasi sempre religiosa delle sue aperture. per la leg– gerezza che acquistano i suoi toni. L eggo :111a1ecerta– mente le ,stampe se c·entrano ques.te indicaz10ni let.t~ra~ ne; ma comunque ognuno ha 1 suoi strumenti. La pi t– , tura proprio per il colore mi pare abbia più storia per- ché ha più dimensioni logiche. Ti dirò che proprio per queste mie ra_gioni' mi irrito quando mi si mette mnanzi il tuo « morand1smo »; a parte il fa o che ancora una certa analogia letteraria mi amta, e cioè che nessun poeta dopo Montale può dirsi dei tutto fuori di Montale <e questo non significa che non c1 siano poeti origmaliss1mi) credo che Morand1 abbia un fondo re– ligioso ben costrt11to e r~gionato mentre ~u vai per altre vie che neppure posso smceramente spec1ficann1 ma che non paion quelle. Quindi non giustificarti trc:,ppo: lo sai -che cert.i riferimenti {come le date. lo studio delle va– riantL Ja filologia. insOmma) servono moltissimo ma non spiegano per nulla la poesia. Le acquaforti che mi hai mostrato di recente e quelle che ho guardato e riguardalo alla Quadriennale mi sono sembrate proprio le tue più belle per. quelJa ~ondiz10ne grafica che altri ti contestano e proprio perche fa muo– srere ogni suggestione dal di dent_ro. come quando fa1. se trovi chi t'intende. un lungo dtscon:o con porhe pa-, role; e questo senza essere per niente ermetico. Comun– que non voglio dirti sta fermo o va avanti o torna in– djetro (se chiamano. ora. il tuo periodo « moranàiano ». prima. indubbiamente. facevan~ riferimento a ~artoli: nil; ti dico solo che leggo con p1u amore le cose d1 questi annh,me ,-edi è una lettera davvero inutile; che non tiene Jucgo di uno dJ quegli !neon lri che mi riprometto per parlarti un po' e che poi non avvengono; aifettuo– samente VALE.RIO YOLPINI I[ suo è un fondo Ririco ~ mistico 9 come se 1 sensi che gli scoproìl.11.0Re cose = li. paesaggi soprattutto = si siano quietati e raccolti in castità e fta materia si trasformi per chiarezza e luce piuttosto che per corpi e masse

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