Fiera Letteraria - Anno X - n. 51 - 18 dicembre 1955

D~menica 18 dicembre I955 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 A PROPOSITO DI UNA PRIMA ANTOLOGIA POPOLARE DI POETI DEL NOVECENTO IL.NOSTRO DESTINO DI SCRIVERE VERSI Ui\lBERTO SABA Nato da un episodio i scuola :* DI U &'\.JBER'JrO SA.BA. Per conccnione dell'aiUoreJ riportiamo qui di seguito u tC-3tOintoprale del dl$COT• 30 eia l1U tcn1ito per rin• gra..:iare il corpo accaàemi– co dell'Università di Roma della la1m,a in Lottcro < ho- 11ori., caiua > conccuagli il 27 gi",gno 195j "" propo– .!ta dcUa Facoltà di lettere e filosofia, in considerazio– ne cJtc la s1,a opera < ri– chiamandosi aUa t1ostra pii, alta tradi.:ione lettera– ria, st,ona tihx, e inton.ya nel quadro delle C3J)CTicll· ze lirici~ contem.porcmoo e ra,ggiitngo i 3011uni t1er• tici della poo.ria italiana, aprendo n1wue vie all'e• svrcuione o 31'03and.o 1)(1T' 3cm.prc col conto all'Italia la città di Tric.sto>. c~t ~~~J fu~e~~~ ·* scnz'altre cerimonie. Le ce– rimonie - necessarie nella vita sociale - non sono, purtrol>PO, nella mia natu• ra; se le facessi. le farei male. Sousatem1 anche se. incapace d'improvvisare Il pi\). breve discorso, ml tro– vo obbU,i::ato. da un'altra mia manchevole-aa, a leg• 2ef'\'i Queste poche righe, che avrei potuto, dopo scritte, mandare a memo– ria: ma la mia memoria è - come Il resto - un poco stanca. So che ml avete fatto un grande onore. Non lo rice• vere.i se.117,a una specie di rimorso. se non sapessi che. premiando 11 più vec– chio dei poeti italiani. ave– te pensato anche aUa città dolorosa ed Inquieta che. settant'anni la, ha veduto EUGENIO MONTALE o·ovevo inserirn1i in una tradizione viva * di EUGENIO MONTALE Del commenti letti. tutto ml pare plausibile. Però si deve tener conto che l'autorè di una poesia è Il meno atto a capire che cosa voleva dire in una poe– sia scritta venti o trent'anni !a! )[on già che lo abbia cercato di proposito l'oscurità: ma nessuno scrive– rebbe versi se 11problema della poesia fosse quello df /arai capire. li problema è di far capire quel quid al quale le parole da sole non arrivano. Ciò non ac– cade solo al poeti reputati oscuri. lo credo che Leo– pardi riderebbe a crepapelle se potesse leggere ciò che di lui scrivono t suol commentatori. Non sono In grado di scrivere nulla su di me. né tanto meno per li popolo. Le mie poesie sono funghi nati spontaneamente In un bosco; sono stati raccolti, mangiati. C'è chi Il ha trovati ,elenosl. mentre altri Il hanno detti commestibili. li bosco ... non era ver• glne; era stato concimato da molte esperienze e le~– turc. Nacquero per unn volontà, un bisogno, di espri– mersi con certa parole, con parole che suggerissero un cc-rto mondo fisico e morale. Incontro, dunque, di sensualità (verbale) e di ascetismo. Musica+ Idee, o mcgUo compenetrazione plullosto che addlz.lone. ro non sono fuori del popolo; ma sono un popo– lano che ha fatto le scuole medie. Dovevo quindi inserirmi In una tradlztone viva. cioè passare da una porta che era l'unica Cln quel momento) a mc– acccsslblle. Ritengo perciò di essermi espresso cqn piena onestà e non aspiro ad altro riconoscimento. Non faccio 11 poeta di mestiere, son stato biblio– tecario e sono giornalista. EUGENIO ~IOl'i'TALE nascere Il più doloroso ed U più Inquieto dei suol .tigli, Per avor scritto delle poesie - mettiamo anche, sen7,a falsa modestia. dclle belle poesie lo non mi sono mai sentito (se non nell'esaltazione della prl• ma Ignara glovlne7.1.a) più di un altro uomo; voglio d•re più di un uomo qua– lunqt1e. Oggi poi sono ab· bastanza vecchi o, abba· stan7,a esperto di bc.nl e di mail. per non sapere che tutto a questo mondo si paga. e che do\"e c'è più so– le c'è più ombra. Cosi le partite, In qualche modo si pareggiano sempre. O quasi ... Che cos'è. In fondo. un m~aÌ:rlr d~l~~~~~r~~ poota può es.'-t're molte CO· se; ma è. soprattutto. un bambino che si m_eravlglla di quollo che accade a lui stesso diventato adulto. Rimane quindi. nell'Intimo della sua natura. molto - tropp0 della prima In– fanzia. della preistoria sua e del monclo: tutto questo è fonte per lui di debole12..c e di smarirlmentl ln!inltl. Per quanto sia. d'altra parte. un adulto; abbia. nel casi più fortunali. svi– luppato perlino un e carat• tcrc >, un poeta soflre sempre di attaccamenti ec– cessivi al passato. che gli rendono la \'ita. continua– mente mutevole, ph:1dlffl• elle che agli altri uomlnl, I quali li hanno. o si com• portano come se li a,•esse– ro, suJ)Oratl. In allrc paro– le, un poeta è sempre. plù o meno. un cn/ant tcrri– blo: non si sa mal C 06a possa tare o dire: di.re , so– prattutto. Ora s;: 11 en/o nt3 terriblea sono degli esseri un poco lmbara7iantl; seb– bene - lo ticonosco volen– tieri - possano talvolta (come fanno a,ppunto i pocU) rinfrescare ne~lt al• tri Il senso della vita. E, dicendo rn/mita terriblc3, non alludo solo al poeti co– sldettl e maledetti > (che. essendo I più scoperti, so– no anche I più Innocenti), ma mt vc~ono a mente pure. nomi venerabili e ,·e• neratl; cosl e cosi giusta• mente venera ti. che non oso farne. In questo luogo e a questo proposito, I no• ml. Platone - se ricordate - proponeva che. In una repubblica bene ordinata. I P<>Ctl - tutti I t>OCII fos. sero, nonchè premiali. ban– diti addirittura. Ora Pla– tone ha detto (sopportate - Vi prego II mio giudl• zio. che può - si capisce - essere errato) cose molto più lnJantili del poeti, seb– bene. come I poeti, Je ab– bla detto in torma squisl• ta; ma c'è. In questo suo crudele proposito. un gra– nc~lo di realtà che. In qual– che modo, lo giustifica. Voi. Illustri Accademici, pur sapendo queste cose. avete invc-cc voluto pre– miare un poeta. conreren• d~ll l'onore di essere - sia pure platonicamente - uno del vostri. Accetto con gratitudine Il dono che ml avNe fatto. cd attem,o Il senso di rimorso che l'ac– compa~na col pcns.-1-cro, j?ià esprw..so. che pensando a mc avete JV-""Mato all('he a Trieste. Eslrcmnmente sen. siblle a Quanto le viene dall'Italia (dal paese che, mal~rado I suol diretti e chi non ne ha?. è n 1>1ù dolce del mondo: que-1\o nel quale ~ più dolce vive– re e morire: vivere soprat• tutto e · quando si è gio• vnnt amarci; Trieste. di– co. deporrà ner un momen– to la ~ua 21"3Ziascontro– sa> e sarà lieta d! sapere U.llBERTO SABA (Continua a pa9. 4) Biblioteca G:no Bianoo UN LETIERATO dei nostri tempi * di VINCENZO CARDARELLI li paese d ove nacqui, d ove ho trascorso l'Infanzia e parte della glovlne1. za, e conobbi Il primo amore, si chiamava una v olta Cometo Tarquinia. Fin da ragazzo ho amato le d!stan1.e e la solitudine. Uscire dalle porte del mio paese e guadarlo dal di fuori, come qualcosa di perduto, era uno dei miei abituali diletti. Sono arrivato a Roma a diciannove anni, con sette lire In tasca, e non avevo altre conosccnic che un avvocato sociali&ta, abruzzese. proprietario d'una casa di via Bonella e fratello d'un monsignore che ~ 1 ~~r~~n~.n~~~!t~a~~c:e 1 r :e~~\~~ 0 ple:a~':v~1de~~~ a vigilare l'andamento delle sveglie di un deposito d'orologl a Tor de"Specchi (occupazione non Indegna di uno che. più tarch. si sarebbe presunto un discreto osservatore dei tempi); amanuense nello studio d'un bisbetico avvocato piemontese e socialista anche lu.l, che non riuscl mai ad entrare In Parlamento, nono• stante Il denaro profuso per tenere In piedi le leghe . dei contadini del Tivolese e Il mio appoggio oratorio; Impiegato nella segreteria della Federazione metal• lurglca, la·quale ave\"a sede In via Alessandrina. oggi scomparsa, come via Bonella e tante altre strade di quei pressi. nella sontuosa via dell'Impero; contabile, di fatto se non di diritto, ln una cooperativa re.pub• bllcana di scalpellini o marmorari che si voglia dire, nel cui registri figuravano soprattullo due grosse partite. Il MonumentO a Vluorio e il Pala7.zo di Gra• zia e Giustizia; inllne. dopo un congruo periodo di disoccupazione e di misee~a• inenarrabile, giornalista. Circa la possibilità di arricchire o di ottenere fa. ciii e clamorosi onori coltivando le bcUe lettere. lo, :~a~~ sC:~td1s~~tomd1 ~~\om;~: 1 :~n!~~~r~~r?~ la letteratura, bisogna proprio dire che alle .,•oca– zioni non si comanda. Ma certo, !ra le molle disgra– zie che J)O!sooo capitare ad un uomo e ad un artista, quella di esercitare 11 proprio mestiere con disinte– resse è la più grave e lrreparabne. Giacchi! nessuno vorrà credere che un tale uomo possa esistere e tutti saranno propensi a sospettare ln lui chissà quali oscuri propositi e mefistofeliche ambizioni. Nella più benevola ipotesi. lo si s~l1!1e_rà un Incapace ... Di quest'uomo, di questo letterato del nostri tem– pi. nella cui vita nessuna conquista economica e so– ciale riesce a stabilirsi e a consolidarsi, vorrei nar, rare la storia. Nato povero, egli è rimasto tale, si direbbe. per orgog!Jo di casta. E' giunto a !arsi un nome, non una _. .,.,..... VINCENZO CAROARELLl posizione. e quel po· di notorietà di cui usufruisce non serve che a rendere pubblica, cioè scandalosa. la sua miseria. Le stagioni lo sorprendono regolarmente con furore e necessità primordiali. Ad ogni nuovo ln\"er– no si ritrova espo.ito al freddo, senza p;mni sulfl• clenti. come l'uomo delle caverne. E la sua caverna è una camera d'arfltto dove egli vive la vita morti– ficata e servile del sublriqulllno. I suoi conti arrctl'atl sono la sua catena. Impossibile, dunque. per lui, cambiare alloggio, muoversi. viaggiare, sottrarsi. an– che per breve tempo. alla tirannia del domicilio, sen. 7.a correre il rischio d'essere rimpatriato col loglio di via, o per traduzione. come dicono In Toscana più ele– gantemente. Un piccolo debito che !a. seguita a gra• varc sulla sua csls1enza per anni. e non é detto che riuscirà ad a!francarsene. Quel che guadagna, frutto del poco o molto ingegno da lui sperperato In opere tanto lodate o biasimate quanto materialmente di scarsissimo rendimento, oltre che sospirato ed In• certo. non è mercede suscettibile di migliorie. mentre la vita si la ogni giorno più aspra e JI nos1ro scrlt• tore non vuol convincersi che si debba lavorare per vivere. ma si ostina a vivere lo scla2ura10, per lavo– rare. Ecco. nella sua vergognosa nudità, la vita d'un profugo e d'un mendicante. VINCENZO CARDARELLI DALLO SMARRIMENTO AL RITROVAMENTO DELLA POESIA ·*· Indefinibile • • aspirazione Nott 30 ae la poe3ia po3• 1:IJIJ~ef!~'!:ll~iaCie:'!efi~icu~: e che oa3a, 8i mani/eati nel momento della, noatra e- 3prCtJaionc. nel quale le co• se che ci atan,10 piil a cuo• ra. che ci hanno agitato e tormentato di pill nei no: &tri pcn.,ieri. che pii, a fon– do appartengono <tUa -ra– nione stCtJsa della no3tra vi– ta. Ci OJ1J}(liono nella loro pi,, lrnKJtta- verità; ma in una vibrazione ohe aembm q1uMi oltreJJa&tJare la /or::a dell'uomo. e non poua mai C3«cre nt conqrti.sta di tra• dizioni nè di :,llldio. 3ebbe– ne dcll'maa e dell'altro tia aoatanzialmente chiamata a nutrir.,.i. La poe.tia t bene dmtQlte 1m dono. come co– nmnemente è ritenuta, o meglio, cua è il frutto di 1in momento di grazia. cui ,ion aia atata estranea, ape– cie nelle Iingi,e di vecchia cultura, mia :P(J.Zien.te. di– aperata sollecitazione. Ciò mi porta miche a con.,iderare che i modi del· la 1>0e3ia aono infiniti, ton• ~i r~::i: ~cei~i. 3 i~ no innm11ereooli modi an• che tJe il di.,corao 3i limiti a con3iderare «l 'P()esia di c1d venga. oralmente ,per i.scritto tramandato. a per- 111aneretraccia; altrimenti 8i dovrebbe dire che ogni ,>ertJona umana ha· i auoi 1nomenti di e//iuione poe– tica. Ecco gitì tre punti /i&lJa• ti: che la poe3ia. è da tutti, ch'C31HJacoturitJce da 11na esperienza atrettameNlo per aonale. ch.'6lJ3a qllindi nella .tifa eapreaaione deve oorta– ro il 3egno inco-n/ondibile dell'in.dividu.alità di chi la esprime, e deve avere nel• lo atuao tem,PO Qll6i carat· teri d'anonimia per cui è P063ia. per c1,i non è eat-ra– nea a 11e331in es:Jere mnano. Erat1u i 1mnti che si pre– sentavano a co3tituire 'J)C'r 111e im 'J)rOJ)Odto molto chia– ro. sino dagH inizi- del mio lavoro. fa quegli anni ai suolgeva storicamente un periodo di uuarrimcnto e di con/U.ticne. e non dico che aia l'attuale vH, ordin.a– to e 1Jic14ro;ma. nei a1wi principi, oggi in Eiiropa /or!e ai 3<, meglio dooo 3i incontri la J)OC$ia " quali. 1X>IJ.tano 63.wre le 3Hemire. Si aveva allora il aentimen– to trn i giovani che. dopo U Fo3colo e il Leopardi e U Manzoni, d<, noi non ci /033ero ,,rn atati poeti, che ai /one roll(, una tradi::io• ne. che i poeti venuti d01J0 non aveuano ntUla a che /ara. 36 non a parole, con la no3tra civiltd. Si era in– giuati. 3i uagerava: ma é 11ell'ordine deUa natura. che i figli 11'a/f ermin o ribcllan– do8i ai 'J)(l, d.ri. Ci ripugna– va w~ 01mi ca&o fino alle m-. dici del sangue. il decaden• ti,mo. quella scuola i Clli mac3tri e i ridicoH epigoni, ai co11-1Jideravano come gli 1lltimi 3ri7Mr3titi d'ima tJO• cietà da esaltare, come la tJtC3tJavi.ta. con atteggia.– menti 11oroniani. Ci ai ren– da bono conto di q11eato: era giu3t'o che allora i gio– vani 3e11tilJaoroche il di.– tJCorao /OIJSO da riprendere dall'abbici, e che llltto /otJ• 36 da ricuperare. I Flllllri• ati in "n certo se11-1Jo avreb– bero potllto non ingannar– lJÌ ac t1on avesaero rivoUo l'attcnzi011e ai mezzi /orni• ti all'1w1110da 31lO 'J)rogre3- 1Jo tJCWJnti/ico, invece che alla cotJCienza dell'uomo che q1rei me:ui avrebbe do· mito moralmente domina– re. S'ingannat. "OIIO ao prnt· t1"-to perclit aveva.no /at• to proprie le più a&3 1lrrle illurioni derivate dal Dcca• * Sentii sempre di più che la mia poesia dovesse compenetrarsi di me– moria come del suo tema sostanziale * di 61V!SEPPE V!\'GARETTI dentitJmo, immaginando cho daUa guerra e dalla di.tJtm– tJione POl8830 acatr,rire qualche for::a e qlliJlchc di• gnitd. Co3ì immaginarono cho anche la lingua /<>Me da mandare in rovina, per restitr,irle qualche attivit<\ 8 g~~;~hcV~~,:~Cre trop~ 4ell'ilhportanza dei tn1ei primi 3/orzi 116 svallltare i miei coctattei. l<'ut111"Uti, Crspu3eolari o Vociani, in mezzo ai quali feci quei miei primi ,xrui, t1011ere• bontà della miarione pià in– travvista. ae una 111133ione aveHi doviito altribuirmi e /033j 3tato atto a comJ)iere, nelle lettere no.at rc. Se la parola fu ntt.da . 3e 3i fermava a ogni caden.:a del ritmo. a oqtii battito del cuore, 3e ai 1aolavo mo– u,ento 'J)6r momento nella IJl'(I verità, era 'J)6rchè in pruno luogo l'uomo Bi 3en– tiva uomo, religio8ame-nte uomo, o quella gli 11embra– va la rivoluzione che nece3• sariamente doves3e in q11,el. GIUSEPPE UNGARETTI do si po33a, .cotttraddire ciò che la critica l1a rlco"°'3CÌIL· to. Mi apparo a1lbito cioè, come la varol<i dot.-eue chiamarai a naacere da 11Ha tc111iona upre33iva cli.e la colmaHe d'ella pienezza del tJI'<>aign.i/icoto. La parola che /081J6 travolta nelle pompoae vuotaggini da 11n'oratorio. o che ai gln!}fl· 103ao in vagheggiamenti de– coratit>i e oateti.tzanti, o che fosae prevalentemente prc3a dal pittorc!Co boz.:et• ti.tJtico, o da malinconie 3cn. tJ"pli, o da scopi_non ~1tm– mente aoggettnn e 1m1vcr• 3ali. mi varcva cli.e /alli.$ae al 31,0 icopo poetico. Afa fu ~u~~~~eab~1a~:e~ll 1el~Lrn{~ 30/forenza della g,wrra, f1, quel 1>rimitlviamo: .,enti– me11to immediato o 3011::a veti; 3pa.oonto della 11atii– ra e cordialit<\ rifatta i.stin• tiva dalla natura; aponta– nea o inq1tiCt(I. immecle3f.. ma:-ione ncll'OSIJCIIZQ. C0811lÌ.· ca delle coao: - /Il quanto, d'ogni aoùfoto alle prcae con la cecità. delle coao, con ti C003 e con la morte, fa.• ceva un cuere che in un lampo ai ricapitolava dall" origitli, atretto a r,aollevar– tJi nella aolitudino e nella fra.gilit<\ della aorte umo~ t1a: faceva 11n etJ«ere 8COn– volto a 11rovare per i 311oi .,imifi uno aoomcnto e una an3Kl- .,mia11rati e una tJOli– dtlrictà paterna, - /Il quel• lo atoto d'eatrema l1u:idità e d'e3trcma pa.tJaion(' a prc– ci.,aro nel mio animo la le circo&tan:e atoriche m110- ver3j dalle parole. Le con– dizioni della pocaia noatra e degli altri paesi allora, no"' ' reclamavano del reato altre riforme, se non quetJta fon– damentale. Negli anni 811CCed.t,ti al– l'altro gHerra una strana teoria ebbe corso e fii lar- 9amente accreditata. FHro- ~i° c1 1 ; !'fi~~~"n7;aiU::!:i n°;J~ rivi'8ta La Ronda a aoate- 11crla. Per ~3i il 1,-eno era morto e aepolto, e la poe. aia moderna non poteua trovare la 3f,a forma ae non in una 'J)roM nllmero– tJa. Rinm3i solo. e ~r qua– tJi duo lù3tri, a duno11tra• re polemica.mente. e con le P.rove del mio lavoro, che tl ca.tataancora e sempre a– veva esigonze metriche mol. to pii, rigoroae. Furono le mie vreoccu,l)(Uioni d'allora a wrtarmi dalle ricerche di perfetta coincidenza tra la tonaìone ritmica del vocabo. lo e la alla qrrolitcl e3prea1Ji• oo, mio principale tonnen– to durante la forma::iono dcU'Allegrla, a ricerche più compfeue di rmitti verbale. ·Riconquilftata dal ritmo la tJlla, / 11n.:io-ne, mi wrve po• te.ue anche U verso ricon– quiata ro la aua come era atata acgnata a 1,n orecchio italfano. dalla n,ati,ra foni– co dello nootre parole e dal– la tradi:io ne sintattic a e armonico tramanda.la alle tr:~ ~~ 1:,:.~J~.:~ti~~IJri~ 11n lavoro dif/lcili.tJaimo e 08tina.to. tanto il noatro ~ recch io era gua.tJto.Ma de- 1.IO dire che non procedevo dall 'eaterno. che non 8i trat. ;:v1~n:•~~o m°~~r~ ~;a:ica;:e:u~r\a:ru~rm'c'!: te qU6gli avilrtppj del mo– vimento ritmico eh.o te le· ga.ttJe metricdmente in mo– do armonioeo. ciot in m~ do che il loro tJ61180pren,. deue quanto f)'ÌÙ /otJ36 loro po,Hibilc Potenza emotiva e ~rv:~tor:•»r~":/c;.::o:.arat codomica neanch'cua. è re– gata alla vita delle parole, e 3appiamo da Dante al Pe– trarca. cioo nel giro di po– chi anni, gi(i qitale prof~ da riforma dimo8tra38e • ::rn!iamo ffi t~;::~r,';: cede~dalla Canzono pe. trarchcaca, ai prc,enta.,ae il problema di dovere aconi– blltJ3olare da capo a fondo il suo modello ae uoleva, come, per c8e»ipio, ali riu– tJel neUa Ginestra, r aggutn. gere 1m' eloq1ten.za, che /OtJ• 86 quella i.spir ata dal tJUO 1Ji~l~~~oti:1auo di conaiderevale /tmzsone in poetia,· ma fatto rimarrà aempre. come qllalaiatJi al– tro ri&petto al ditJCor30 tL– mano. di uolore aubordina– to. Il fatto capitale nell',v mano diacono 8011016 coas cM ai hanno da a/fermare, a edifica.:ion.c di tutii, 'P(1r cono,cere ad 3te1Jao. Se eb– bi alloro da meditare 1J1ùla tttemoria, fu meno perclu} vi /033i avviato da tecnici progre8tJi da con.tJegi,irecho 'l)er la ,nenel.:a di aigni/ica– to ch'eaaa avtWtl compito di dare alla p,arola. in/onden– dol-0 PetJO,utcnd.cnd0t1e e rendendo-ne profonde le pro- 3pettioo. Una parola che JUJ. vita di aecoli, che in tanta 3toria riflette tante coae di, vet"8e,cltc ci rimette a col loqrllo eon Umte peraono la cui presenza carnale è tJlll• la terra. scom,par3a, ma non qu,ella del loro 31)irito 36 in no-i operano ancora le loro parole; - rtna parola che pilò farci aentire, per il nootro dolore o U noatro co•forto. nella sita vioo sto– ria la mUlcnaria vicenda dell'01}6r03o e drammatico f)Opolo al quale am>artenla– mo. - una tale parola. ae aveva attra.tto, con. tonta writò o bcllczz.a d'c/fettf, un Leopardi, f)Otoua ancora 3uguenre a ""' 'J)()etad'og• gi la via. migliore d'arric• chirai e moralmente e nel– le 31u, liriche e.,µanaio-ni. Fu coai che 8entii che la mia. f)OC3ia d0~81te amnpre più compenctrarai di memoria come del 3110 tema aoatan.– z1ale. La tJtCtJIJl'I. antinoniia dell'indiuid1,o ,sei confronti della aociet<\ modeNl(l, la ate8aa po3i.tione dell'11omo al C03JJCU0 di Dio, la tJtcs• sa umanità dell'uomo, d'ul\ etJtJereper tJlta natr,ra e .tua oolont4 cooi grande e cod fragile, la atmac, cauaa.1ità e la ates..a finalità che dal prinçipio alla con&iima.:ione dei secoli 11ni1Jc0t10 l'uomo 11ella atts3a tragedia inniv mereoolmente ripctiita dal• la t1a.scito e daUe morti e dall'inqllietu.dine e dall'odio e dall'am.orc, - tutto mi ai compendiava nel-la mia mc• dilaziono aulla tnomoria .. Gli atcui ,>aeaaaoi mi ai a– nimavano alla hu:o del ri• cordo. /.,o atc3so i,reaenti• tMnto di cata3trofe che mi avveniva d'avere riflettei\• d-0 qlla crisi Politica C IJO• clale dei tempj e all'irrl• mcdiabtlc di&tJcnnotc::-a de– nli uomini, lo atcuo mio dt– battito 'J)6r u.lJCircdalle in– certc.:zc da-vanti all'idea del Sopranna-turale. gli atcad miei 1>'Msao1Ji dn, "'" errore GIUSEPPE UNGARETTI (COntlnU&a pag. 4) V·orrei ripre11dere ll dialogo eon lo stesso 01nore di 11n tempo m: PIERO JJ'AHIER Fu nell'ad.olesce,u;a ch e aentii, c on aasoluta cer• te::.:a, di non euer tanto chiama.lo ad aglre, nella t;ita, quanto ad eaprimcre. Ma con altrettanta cer• te:.:a aentii che 11011 avrei potllto e3primermi 3e no'I. at·cssi avuto il coraggiò di. e6tJerc,onzitutto, ,m uomo comune che ai g1wlit1gna il pane 1.:cndcndo qualaiaai merce, all'infuori d<'lfa 1>0esia. Chi è salito più in allo? Perchè io voglio scendere, quanto è salito. Pot.'Bro e orfano di padre, la pooortd mi aveva necato gli 3t11di 1.1niver3itari. Ma ero ternbUmente fiero della rcaponsabilità delta mia poai::ionc di po- 1.:cro.Ritenem che in una aocietà 3avia, oyni 11011w av,:cbbe dovuto ini::iarc la t1ita nello poai..:ione di povero, per poter imparare a esaor giusto. Coal, quan– tunq11a /oosi deciso a lottare per migliorare la mia cono.scen.:a e la ,nia condi::ionc (da ferroviere, 1>rcai due lauree, 3t11diandn la notte) nuaun mimggio di carriera o di notorietà JX>ti: avvelenare il concetto religioso della poesia. che mj aveva comunicato il mio maestro di liceo, Fedele Romani. Esse, era una tcsti1,1onianza alla verità d<'lfa vro– pria anima, che doveva casci- rcaa o,ichc a coato della vita stes3a; implicava il mc,sainio d► pcricoloaitli 1tol cozzo i11eultabile co,i gli i11tcrea3t e le p03tJioni uma– ne, lo proprie e le altrui, o fors'anchc un mc11dicare por tutto il cammh10. Ma era qucata la. condi.:io11e a3.,ofuta c,lla sua 1,ermanct1::a nol tcm1X>, alla sua ctcrnith o dit•htiUr, ri~petto noli intcrcsai temporari rd olle caduche pcissio,ii. Oro, come povero, io ero 1111 JX>t'cro 3mali.:.ialo, e, dati i tempi non i;edet:o elio un la1·oro, posai.bilmcnte tecnico ed c3tra11co (l[la lcttcratum, che J>0tcsae ma,L Unermi li.bcro, ciot JX>eta. Con questo viatico spirit11al<', mi atJaoggettai alla mia fatica di Ada,,10, che /lt qttt>lla del ferro1,'1erc. Easa doveva mettere alla prova la mia voca.::ione col. e gratllito ol/ertorio dello apirito i" aegreto >. Se mi i11terrnppi per andare in guerra volontario nel 1915, fu per non diaertare la /atica.,d'Adam,o dc• gli uomini, cM ora aveva dovuto prender te armi. Combattere il nazion.oliamo germanico era combat• tera il vi" pericolOtJo nemico di quell'umana poesia 11niver3ale alla q1Ulle a3pimvo. Scampato di g11erra, nulla dcaklerauo quanto 01► pro/ondire quelle trame di me atCtJ30 p1,bblicatc («Ragazzo>; il 1. Quaderno di «Con me e con gli Alpini>; le e Resultanze In merito alla vita di Gino Bianchi >J. Venne il /OM:iamo a impegnarmi ancora 314 pori::ioni di .vita vi8811ta, quando non potevo piil di3por di me tteuo, pcrchè aentivo di dovere a~ mie, figli quegli 3Wdi regolari cJ:e la aorte mi aveva ne• gato. Pre3to, minorato e interdetto, miaaro tJChedato politico in con3egna a polizia e mili:ia /crrovKl-da che mi 3cq11e3travano anche il foglietto di a.pprrnti, dovetti co,nprendere di avere io ateuo coltdotto al Mll/ragio quel mio piano ill1,3orio di libera tr<ivor• tJata della vita come scrittore, e che quolla redentrice fcitica di Adamo ferroviere, mi <wcm nrnrato h~ 101<1 tomba ventennale di coatto 11llc11.:ìo. Posso chiedermi a volto ae avessi il diritto di i11• /liggere quelle sol/crenzc ai miei cc1ri; ma 110n mi pe11to, per q11anto mi riguarda, di avere acclto ,li c3scre un 11011to conume. Gli 1tomini comrmi me ,1c lurn110(Zmpiamcnte com– pcnaato. facendomi 1111a compag11irr htel/abilc, attra– verao t11tti i caai della mia t 1 ita. E ho av11to, 31' tanti di cui, il privilegio di tJCampar<'. Vorrei aoltanto che mi rimanctJ3e abba3tan:a tem– po e /rCtJchcz:a, per ri,,rendcrc il dialogo interrotto, con lo 3tC.1J1Jo amore. PU~RO JAIIIER PIEl\0 JAHIER

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