Fiera Letteraria - Anno X - n. 48 - 27 novembre 1955

Domenica 27 novembi:e 1955 LA FIERA LETTERARIA JL SVO TlillOHE E L.rl Sll,-1 SEIU?,\ 1 1'l'A' * Rieordo di Il ve1•0 classico è l'-1uu110 col q1111le tlol,l,i,11110 ,itt11cc11,1•e batt119li11 s,d,ito ,loz,o l11 s1111, u101•te .* DJI. Sono venticinque anni, da che cominciai a leggere Or– tega. Erano gli anni della mia scoperta. del campi di Casti• glia In Antonio Machado e in Atorln, del tremore Urico in Juan Ram6n Jiménez, del nOdo alla gola che sl rom,a– va leggendo Il ,entlmento tra• oleo della vita di Unamuno, Il libro che più. m'Insegnò d'a• more tra I quindici e I ,•enti anni. Tn Qrtega c'era qualcosa dl più. che non upevo derl ntre. C'era un t.runore, ma fat.to di serenità: c'era non s o che trasparenza, e una durezza come di diamante, e un m~ do strano di ginre Intorno alle cose e mlsterlosamente farle sue. Presi a leggerlo con un contuso sentimento di avi– dità: ogni pa"1,na dava un J>OSSC5SO, un arrlochlmento. Ma non si trattava di sape– re, bensl d'essere: quel ohe s'arricchiva era Ja stessa real– tà. Non snpevo a11orn che, pur In mczz.o ann rrase più lirica, alla più splendida reto– rica, quel che stava verifican– dosi cm II mio primo lnçon• tro con la teoria. Non scivolai sulle sue metafore, né le di· sdegnai: di là venne iJ pre– mio della mia vita. Lo conobbi poco dopo, ne.I 1932, all'Università di Madrid. « Principi di Metaflslca secon• do la ragion• vitale•• annun– ciava la cattedra di Ortega. Entrando nell'aula. guarda.i per Ja prima volta li suo vol– to: grave e Insieme amlche– vole, solcato da ruithe profon· de, con qualcosa di contadino e dl impe.ratore romano al tempo ste5-'i0. Oli occhi, chia– ri, penetranll, ma se.nza du• reua: non attraversavano~ me !'acciaio, ma come la lu– ce. DI quando In quando gli Ulumlnava la taccia un sorrl– so allegro e caldo, un lampo di grazia spagnola, Cominciò a parlare. Forse la sua voce era la prima cosa che dloe– va ohi era Ortega; egli era tuUo In essa. Grave, a volte rauca: note basse, dramm atl• che, alla fine delle fra.si : pie– na di sfumature espres sive. Le parole parevano ruotare tra I dent.l e uscire dalle sue labbta, destlnaW! precisamen– te a ciascuno di noi. Nella sua l>ooc.& le parole erano più parole che In qualunque alt-ra bocca. Non per nulla Ortep ~ stato uno d~U ult.imt reto– .rt -del~ WIIDPO.. .W aue mani, sul tavolo, dloevano quel che spettava loro con .so– bri, eleganti gesti medlterra• nel: gravità e Rnzia unite In un solo atteggiamento. Quel che Orte ga ottriva dalla sua oatted.ta di Metafl- 1!ìlcadi Madrid, d al 1910 al 1936, era. lo vidi bene fin dal primo giorno, una filosofia intera, e di quelle di più al• to bordo che abbia.no solcato I mari d'Occ idente. L a • na.– vlee-Ua• di oul parlava In que– gli anni, e che intraprendeva quella ohe Platone chiama la e seconda navigazione•• era un alt.o galeone spagnolo, d1 fregio barocco, le vele gonfia– te da un ronnldablle vento di verità. JTULJCAN ~ARJCAS ciò con cui, U dialogo dram– matico, devo fare la mia vita. lo sono lo e la mia drcostan• za. li riassorbimento della clr– costAnza è Il destino concreto dell'uomo. La vita - la vita umana biografica - è ciò che facciamo e ciò che cl accade, un accadere. qualcaia che ml è data. ma non m'è data rat– ta. devo farla ad ogni Istante, in concreto, perchè « al para• gone con l'immediato. con la nostra vita spontanea, tutto ciò che abbiamo appreso sem• bra astratto, generico, schema– tloo. Non solo lo sembra: lo è. lJ martello è l'a.st.ra.zlonedi ogni colp0 di martello•· Ma, a.I gUardarle, le C06e ap. pa.Jono nella loro connessione e questa è la teoria, la ragt~ ne, e per questo la fllooo!la appare come « la se.lenza ge– nerale dell'amore•. E la veri– tà è a/et hela o apocallpsls, e scoperta, rivelazione, pro– priamente svelamento, togliere do un velo it. E iJ concetto è l'organo nonna.le della profon• dltà, no n una co sa sottile de– stinata a sopPlontare le cose materiali, a sostituire l'intui– zione, l'Impressione reale; an– zi, li concetto sarà « li vero strumento o organo della per– cezione e apprensiotfe delle cose•• e un organo o apparec– chio per il possesso delle co– se •• « letteralmente un orga– no con cui captiamo le OOdte•· E contro la facile opposizio– ne trrazlonallsto tra la ragio– ne e la vita, Ortega afferma. ohe la ragione è una funzi~ ne vitale, spontanea. dello stesso rango Che il \'edere o 11 palpare, che e la ragione non può. non deve aspirare a S06tl· tulre In \'ltl\ 1; la missione della 111,glone del concetto è legare Je eose e le lmpres.slonl, tare con esse un mondo nel quale e col quale possiamo ra– re la no.stra vita. Per questo la cultura appare ad Ortera, sicurezza. fermezza to a..spha– lt.s --; • Cultura non è tutta la vita, ma 5010 Il momento della slcureu.a, della ferinez. za. della chiarezza•· E cosi, e l'uomo h a una missione di chlarez.za sulla terra, la por– ta in ~. è la radice stessa dd· la sua co.stlt uzlone •· DI Il 11 1)()6tulatodel metodo di Orte– gn. la ragione vl!ale: la ra– gione senza la quale non è pos.slbile la vita, perchè que– sta è $0egllere. decidere, gtu– stiflcare, ra~onare: ragione che è 1a.vita stessa, la.connes– sione vitale delle lmpreMlonl in cui le cose della mia cir– costanza ml si presentano. Tutto questo - e tanle altre cose nel 191-1, gunrdnndo lo EJK:luriale e la nostra gr::inde pietra lirica» - e le montagne Intorno nd esso, mentre de– scrive Jn tennlnl vHall cos'è una boscO. Nel 19H. quando nessuno ancora aveva pensa• to queste Idee che oggi sono una park! decisiva del nostro modo di ln\endere la realtà. Da allora finché la 50a vita s'è estinta, in quarantun an• nl di sforzo creatore, Ortega ha costruito una fllo6of!a che, se non sono In errore, ha con– dotto i problemi a un rigore e a un radicalismo che prima non avevano raggiunti. La vl– t.a come« realtà radicale•· nel duplice .SC.rl50 che e&a è quel che rimane quando sopprimo t.utte !e Idee. teorie e inter– pretazioni, e che In C66a si • radicano• tutte 1 ealtre real– tà: la vita come « oocupaz.lo– ne•• come rapporto con le ~ se, scelta. Invenzione, pro&et– to o programma vitale - nel• la sua forma profonda, voco– .tlone - ; Il superamento del reallsmo e d ell'idealis mo, sal– vando I loro a.spet.tl positivi; la tesi che l 'uomo è forzosa· mente libero, pertanto respon– sabile, e che la vita è lnt.rin– seeamente morale; quella che l'uomo non ha •natura• nel senso delle cose, ma storta, e una struttura irreale, che ~ realbza solo grazie aUa • cir– costanza •· E tutto questo in ultimo l'ha portato a un·ldea della vita umana che non è la • esisunza •· nè il Da&efn, nè li « soggetUvislno •• nè l'« uo– mo•• nè l'• lo•• ma la realtà radicale: lo con le cose, lo che faccio qualcosa con esse per VIVere.Quello che ho chiama– to una volta « l'organizzazio– ne reale della realtà ». di fron– te alle sue organlzza.zinni astratte e meramente teoriche. La metafisica di Ortcga non è ontologia, perehè l'essere non è lo !'ealtd, ffl.'\ 5010una sua Interpretazione, Indubbia– mente la più illustre deUa sto– ria. Mentre una grande par– te della filosofia contempora– nea ci propone di partire dal Da.Jtfn o dall'c esistenza• per arrivare all'essere e ricadere ~~\~~a~ 3~~~ fi°n~~ad~ dimenticare ogni teoria - an– che quella dell'essere - per raggiuns:ere una cert~.ua ra– dfca/e ·Intorno alla reoUà rCl· r------------------,1 dlcale. E questo per lui è me– Ritrattino di Julian Marias Quando mori Unamuno, a sei me.ti dell'Inizio della guerra civile spagnola, Orteoa scriss e un a breue nota per « La Nac!0n • di B~nos Aires, In cui prevedeva per la Spagna, dopo la morte del Mat.ttro, • una tra di atroce .tUenzlo it. Ora, è la morte di Orteoa che lMCia or/ana la Spaona. Tutti i orandl di uno splendido clnquanttn• 1110 - Baroja, Atorin, d'Ors, Juan Ramon Jimtnei, Ma• chado, Ptrez de Ayala -, .tono mortt o quasi inattivi. Nessuno dei $0pravvlssutJ h4 meno di settant'anni. La parola di Orteoa - dal oiorna/1, dalla cattedra, datla trib,una pubblico, dai libri - risuona In. Spaona /In dal 1902, quando Egli aveva appena dlclanove anni. La ,ua ln/luenza t stata incakolabUe In tutti J settori, le!tera– rfo, politico, /llosoflco. Si può dire che dalla sua matu– rittt, d'altronde molto precoce tutti gli Spagnoli che contano .sono 1tatl con Orte9a o contro Orteoa. C9l1 la..scia dt.tcepoll in tlUO i campi, dentro e fuori_ di Spagna e so pratutto in quella che. dopo la ouerra civile, t da.la chlamàt « E.rpan"a pereonn.o •· In. Spaona, I .,uof pizi d irttt.t di.scepolf .sono Xavler Zublrf e Julldn MaritLf. Zublr1, nalo nel Il!M, • ha Il dominio della acienza di oggi, dalla teologia alla neurolog ia, dalla /Ulca alla /ilo– logla semitico, con una qua.si inconcepibile pieneu'b •· come .si esprime Julfdn Marias , nel .suo recente libro « FloMJffa attuale cd uUttnzfallsmo in Spagna•· Orteoa ha chiamato Marias: « ml nleto mentol ». fl mfo nipote mentale. Il dogma orteohlono • la chlare~ia t la cortufa del filoso/o•• è divenuto natura in Julidn Marias. Tutte lt opere di Ma.rlas, dal suo primo libro, pubb licalo nel 1 941 all'etd di 26 anni {quella. e Storia della FU.O.so/ID. •che raggtunoe ogol la settima ed!ilone) fino al suo ultim o « La struttura .toclale • (19SSJ, hanno le. .stessa chlareua. espositiva ereditata dal Mcudro. Ma se Orttga è tpelJdtdc.mente barocco, retorico. riverbe– rante di Immagini, U .tuo discepolo t invece cla..s.slco, 1trfnoa to, lnci.,ivo; vi è tra I due la differenza che tro– vla.mo tra la prosa di un Barrt.s e quella di un Paul Valèr11 . E' per le affinità fondamentali, ed anche per questa diversa. Impostazione di stile. che Ortcga lo <thla– maoa suo nipote mentale. Un nipote che continua t tufluppa le Idee cardinali del «nonno•• ereditandone la curiosità Intellettuale e la deoollone alla verità. E' di Julilin Marias Il migliore studio sul pensiero di Mlgutl de Unamuno. La .sua « Introduzione alla Filo.so/la it, che ha 0liJ. raggiunto la tena edf.none (tradotta In inolcse e che prossimamente apparlrd In Italiano). t un libro sorprendente: un libro che non trotta sOlo dei prOblcmi cM Interessano gli rpecla lUtl, m a del problemi di tutti con. una chlarcua e un incar.to del tutto nuOVl In un libro di filosofia. La filoso/la che Orttga 1111.ttò e che Maria, continua t questa: una /lloso/la della vita, dtlla vita di ognuno. Letta una pagina, Ci sentiamo auvlnti alla sua magia rivelatrfct: cl rlt.'tLa quello che .slamo, che cosa et manca, CM cosa dovremmo essere. taflslra. Bisognerebbe aggiungere an– cora dUe parole. Una, che Or– tega ha costruito tutta questa filosofia guardando daJ suo punto di vista Insostituibile di spagnolo ed euf'Ol)tlOdel se– colo XX, dalla sua concreta situazione storica. Perciò Ja sua vita Intera è stata - come egli disse - al servizio della Spagna; e oggi vediamo che, appunto per questo, è stata al servizio dell'Europa e del• l'Intero mondo occidentale. La alt-ra parola che vorrei a11glun– gere, è che tutto clò non è che una mlnima parte della opera conosciuta di Ortega; e questa, a sua volta. non è che una parte forse la minore - della .sua ope.-. totale. Quan– do nei 1953, quando Ortega romplva settant'anni, organlz.. zal un corso per studiare Il suo significato, ml spinsi a dire che lo consideravo «un grande pe.nsatore della. secon– da metà del secolo XX •: In– dubbiamente ml rife.rivo alla sua recondltà e alle sue pc)l'W– bllità: ma anche al fatto Che le sue opere più profonde e si• stemaUche devono ancora ap. parire, e da esse aspetto un ra– dicale rinnovamento della fi. losofla; anche di quello che fl. no ad oggi Intendiamo per /I• losofia di Ortega_ contro il «classicismo• oo– me Insincerità, che tanto di• sdegnò, Ortega de!lnlva vero classico l'uomo COI quale dob– biamo attaccare battaglia dopo morto. E una volta scrisse: «La coscienza di naufragio, e6- se.ndo la verità della vita, è già la salveua. Per questo lo non credo che nel pensieri del naufraghi. BI.sogna cita– re I classici davanti a un tri– bunale di naufraghi, perché li rispondano a certe domande perentorie che si rlteriscono alla vita autentica •· Ora che Ortega è morto, dobbiamo at,. taocare battaglia oon 1ul: e po– trà rispondere alle domande perentorie dei naufraghi che slamo noi uomini di questo tempo, se slamo abbastanza autentici da fargliele. AN'TONIO DORTA JULIA~ ì\lAHIAS '------------------~ {Trad.. di Francesco Tentori) A Parigi continua il succcno di 1-'clllni An110 B1•11ti: Ortega cl andava modellan– do l'anima oon l'esempio del suo pensiero vivo e della sua dottrina tllosotlca. La parola « autenticità •• che In tante bocche è solo una parola, di• veniva li motto della nostra vita, percM ern quel che ve– devamo In lui ogni giorno. L'Intellettuale non può menti– re, non ha Il diritto di men– tire; non si può Ingannare se ste5SI, né nell'amici.zia, né nel– la scienza, né In pollttca, né In amore; non si può essere lntedell alla vocazione , voo e che cl chiama ~nza ton.ar– ei, che cl vuole llber l. Ch i dOpo C55Crepassato pe.r le ma– ni di Ortega ha mentito, s'è voluto Ingannare, ha voltato le spalle al suo desUno, e lo sa; e forse un giorno si sal· verà per qUC5to, perch~. sic– come « la vita non è fat\a. ma dobbiamo tarla ad ogni momento •· si è sempre in tempo. Tra pietre antiche, l'inquietudine A dlclot.t.'annl, lo ero un ra– gazzo pensoso, meditabondo, sempre disposto A ritornare dalle eose a.1 mio Intimo e chiudermi in me stesso. un giorno, pa.s.seggtando, Ortega ml disse: Quando si è giova, nl, bisogna aprire bene gli oochl; bi.sogna g uardare, guar– dare, guarda.re: riempire la reuna d'impres 5lont tresche. perchè poi non s1 può più. Sent.11il colpo di quelle paro– le, capii II rlschlo, e ml sfor– ul, dapprima, di guardare: poi 11guardare tu la mia de– lizia: I \'lsl wnanl - l'Unica CQSadi cui mi fidi , la gen• t~ per la via, le .città, I pae– saggi, le C06e plu umili, « le mute cose che stanno nella nostra lmmecllàt.a vtc:lnanza •· Ouardal'\(10 &i fanno i due ter– zi di ogni filosofia che non sia una scolastica. Guardando, Ortega fece la sua. e Io offro 501tanto scris– se nel suo primo libro, 1'fedf• ta~'ionf dd Clusclotte possf· bili nuovi modi di i:uardRre le cose,._ Perciò la prima rorma della sua fllosoria fu li pro- 1pettlvlsmo, a cui dà tuu.a la portatA. metafisica, rino ad otfennare che la prospetUva è un elemento della realtà, e, lungi dall'essere la sua defor– mazione, è In sua organizza• zione. Ortega. guardando In– torno ,a sé, trova la sua circo-– .srania concreta. Intanto, lo Escurlale e le montagne In fondo; ma non que-sto 50Jtnn– to: il mio corpo e la mia IIJll• ma: le mie credenze, le mie ldtt, li passato, la 5torla, Dio nascosto nella lontanan7.a.. Tutto ciò In cui m'imbatto, E' un·tn.quietudlne sconvo'– ta più potente dell'alcool. che ha una dismisura Infinita co– me la materia, e raccoglie sol– lecitazioni da tutto Il mondo nella simultaneità delle di/• /eremlatlsslme ciulllà aHuall. Ne risentiamo pro/ondamentc anche se il nostro corp0 è fermo In un solo luogo. So– no i nostri nervi vivi a Irra– diarsi a perdersi a ritrovarsi, e i raooi del sOle si unfscono a toro, ed. essi si uniscono a tutto Quello che c'è vloente. Qut.tt'fnqulctudine l'ho sen– tita ntLfctre come una lace· razione mentre mi pareva df morire di as/ì.ssla in una pic– cola e provinciale città ita– lia'na, in un inr>erno che fu lt più triste della mia uita: un intierno d'attua dove do– oevo sciogliere una catena a punte che la sodeta ml ar>eva .stretto tcrTibdmente alle car– ni, e sf sanoulna ... Poi oenne la lacerazione che fu la con• .seguen~ dtl male supremo attraverso .a1 quale atievo do– vuto passare per /inalmentc cercare dl saloormì e salcart alcuni miei familinri che la .società staua a.ssa.ulnando. Mal ho odiato tanto la mor• te, come in questa lotta con• tro la morte: per la vita. Mal dalla mia collera ar• dente che ml facerJtJ rischia– re ogni parola, che nasceva da stati d'animo Impetuosi, da fatti e avvenimenti non complttamentt deci/rntl 011- che se aia piuttosto chiari, mal dalla mia collera insa– ziabile. trassi tanti di/ferenti motivi che con disarmonia sentivo cantare net mfo cuo- re; ma la lacerazione ml /a• ceva ritrovare la vita, che ln certi o.!'Cur1 momenti ml era parsa irraoolunolblle. Aoevo li mio oroantsmo a/– fon.doto nella mia terra (co– me guardavo Il mare!) per rf. sentirmi di ogni umore, per entrare fortemente nello vita, sempre amata. adorata. Occorreva soltanto non lo• sc1arsl a.Ua.J$lnart dalla so– cietà. Reagire con quello spi• rito di lotta che pouedevo per carattere, abituato come son .staio a vivere In mare e tra le alle montagne e ad ogni /orma di rlOOlta durante Il /a• sctsmo, Non ml sono mal 11entuo UZ\IBEKTO MASTl<OIASN"I: llltratto di Guido Scborta Biar -= mancare. L'Inquietudine s1JOC– cava gli ariclll elle ml vole• vano 1trln.oere; ml /aceva so/• /rire, urlare, ma non ml oon• duceva alla ra.ueona.donc. Neppure per un attimo /ul un ra.ssegnato. Ml sulncolavo e ml riprendevo. quando capivo d'euermi sepolto tra queste pietre antiche, o quando re– spiravo Il ponente del miti pae.,I, Sentivo che con qual– cM bracciata sarti di nuovo emerso dall'acqua, e nella oo– la mi risuonava un riso al· ltoro. Era la mia rispoda Joru momentaneo alla .società, da• to che •On la poteoo IIQulda– re. CO!I fo urtavo di nuovo nelle cose e nel miei dcs.d 1tatl d'onimo, ero ulvo. mera• vfgllosamente vivo, pronto a riprendere le strade citi mon• do. Non devo contare quan• te volte ciò sfo accaduto, ooni movimento andata t rltorno o vlceoerta non importa: ma era tanto nettssarto alzare d,.Ue lrragolungibUI vertlcall ln/lnlte. per non porre Idoli o limiti alla mia scatenata natura, che al•e1•0 avuta per naselta, o /orse percht iln da bimbo rischiammo la vita in questo mare. ove baonarsl con lt ondate che s'in/ranpono contro gli scogli alti può tlO· ler dire (ba.Jta un attimo di dlsattcndonc o d'inabilità) es· ,ere ,tracellatl. Sempre per me conta l'In– quietudine, 1a mia rt.ale e chl– mtrka a.mante, la sola che non ml abbia mal stancato, percht sempre ml ha portaco Il contraddirtorio t ricco .sen– so dtlla vita. une Pag. 3 POt:SlA DEL DOPOGUERRA * L'ISTANZA RELIGIOSA :Jl"nlre la tfollt,ullne è pa#11lva. e ner,t 1tlvu, I' l1'olamenlo lnvecr è ut.th :o e pmdtl,·o • \"lncer I' 11nn. e romper,! P t1ltro - •"" come 1 * di ENRICO FALQUI -4- Vincere la solitudine. Rompere l'lsolam~nto. Sono Imperativi cui ne~sun poeta d'oggi può sottrarsi, se vuol parlare al vivi. Ma echeggiano dalle parti pll'.1 opposte: e mentre a sillabarli sono qui I devoti del- 1'<lstan1..a religiosa•. a scagliarli sono Il I lanatld dell'< lstan1.a sociale>. E he agli uni. lmpegnaU O(!)· l'azione, basta pervenire ad una comunloo.zlone ma– teriale. agli altri, assorti nella rUJesslone. non oc– corre meno d'una oomunlone spirituale. Il divari•> è torte: ma per solito vJene eliminalo dalla trascu• ragginc ostentata nell'evitare che. cosi la condanna delle astruse e preziose degenerazioni del solipsismo ennelico come la condanna delle abusate plateali so– perchierie del populismo realistico, portino a confon, dere Il poeta vero col tali;o. Bisogna invece precisa• re che, contrariamente a quanto si é verificato a tUt• t'oggl nel settore del populismo. la cosiddetta poesia ermetica (anche perché sotto. quest'unica designazio– ne suole ormai polemicamente ammassarsi e confon• derst la produzione poetica più disparata, sol che abbia In comune un certo disdegno della platea1llà e della banalità) è stata !orse l'unica poesia autentica degli ultimi anni, sempre che gli auto ri, « sv!nco laU da mode e da precetti, giu.stl!lcarono llricamc:i.te la loro e la nostra esistenza, c ne cantar ono con t orturat.t sincerità le scon!ltte ed I mili, le lacerazioni e la speranza >. Valga l'e~mpio di chi nella pietà per ie stesso ha sempre !atto \'lbrare quella per l'Intera urna· nltà e nella solitudine di se stesso ha sempre fatto coincidere quella de!J'lntera umanità. Ino:•re - giac– ché con l'imperativo della poesia-comunione o det:,t poesla~munlcazione sembra che rltoml anche la figura del poeta-profeta (Intendendo, con Elk>t, per <profeta> ti poeta che palesa i segreti del suo cuore e che trasforma le sue pene in < qualC05:\ di lmper• ~:male e di universale>) - è da aggiunge.re che nep– pure l'apparlzJone di una simile figura riJu lta nuova nella poesia del Novecento. Ma sulla solitudine dell'artista - da non confondere con l'Isolamento, perché l'una è passiva e negativa, mentre l'altro è attivo e positivo - sarebbe da r~ portare tutta là comunicazione presentata da Eugenio Montale. U 21 maggio 1952, al Congresso lntcmazlo– nale di Parigi per la libertà deUa cultura. Quand'an– che la presente filosofia esistenziale fosse destinata a cambiare, sarebbe ugualmente da esc ludere, quasi con certezza, che. < come atteggiamento mora.le e psi– cologico, .... la via degli artisti di domani oossa esser molto diversa.dalla nostra. In questo senso Il massi– mo dell'Isolamento e Il massimo dell'cngagcment pos– sono coincidere nell'artista e dovrebbero coincidere sempre>. Kalka non è la conferma e che l'art.lsta raggiunge la comunicazione solo attrave-rso l'isola– mento e che un engagement di tipo polemico o pro– pagandistico non può interessare> che In una sede diversa da quella letteraria ed arUstlca? Con l'Invi– to alla comunfcazlone. a che cosa, dW'lque, aJ. mlra? A liberare bt un artista tutte le sue migliori attlW• d!nl o a vincolarlo nel seguire determinate direttive e prescrizioni e nonne? ' < L'Isolamento dell'arti!lta - fenomeno che si mani– lesta particolarmente grave nel nostro ~lo -. la stlducia nel linguaggio e la conseguente ricerca di nuovi zr.eZ7J espressivi sono aspetti connetsl al pro– gresso meccanico, alla di!luslone della cultura media e alla volgarizzazione (in senso etimologico) delle arti. Sparito 11 senso statico della vita, spariti certi universali della cultura classica, è rotto il l'1aframma !na artt> e vita e la vita stessa si presenta come una mostruosa opera d'arte sempre distrutta e sempre rinnovata.> E quando, all'estremo del vlta!lsmo e del tecnicismo, la comunicazione sarà stata realizzata al massimo. allora torse accadrà che < l'arte si dlsporrh su due plani: un'arte utilitaria e quasi Sportiva per le grandi masse e un'arte vera e propria, ma troppo diversa dall'arte del passato eppure accessibile a un numero llmltato·d1 Iniziati e non ridÙclblle a cliché>; sempre beninteso che < I clorca dell'Intelligenza e del– la cultura, gli uomini capaci di andare controcorren– te restino, oggi e domani, al loro posto e non si la– scino sommergere>. Senza negare l'Importanza e l'lntlt1en1.a del mcul tecnici in un mondo tutto proteso vc.r,so un nuo\'o ~~~riusj~f ~ ~~ e r~~~~~~~c~:~11~~. 1i,~~1:ru:e1;i tiene, Insomma, che < anche domani le vooi più lm– portann sarianno quelle degli artisti che. faranno sen– tire, attraverso la loro voce di J10latl. un'feo del fa· tale isolamento di ognuno di noi. In questo senso, so, lo gli lsolatl parlano._solo gll Isolati comunicano; gli altri - gli uomini della comunicazione di masse - rl• petono, fanno eco, volgarizzano le ~role del poeti, che oggi non sono parole di fede ma potranno torse tornare ad esserlo un giorno. Oeg1 In ciascuno di noi c'è un uomo nuovo e un uomo V«chlo In c.-onllltto: di qui la dlsannon!-e, lo squilibrio del nostri giorni. L'av– vento de.I totale uomo nuovo sarebbe l'av,·ento del robot, dell'uomo meccanico e la !!ne dell'arte. n trion– fo dell'uomo vecchio sul nuovo non è immaginabile. e sarebbe una sconfitta peggiore dcll'altrA.. E a noi non è dato ancora di conoscere quali condizioni sto– riche. socla.11, psicologiche ed economiche, renderan– no possibile e feconda la convivenza di qu(-Sti due uo, mini nell'uomo di domani>. (Clr. La 10W1uiine del· l'artista: Assoclaz. ital. per la libertà dalla cultura, Roma, Vll opuscolo della serie Problemi del noatro tempo.) O torse c'è chi si presume già In grado di conoscere tali condizioni? Ma un'altTa e Imbarazzate domanda s'Impone.. Da parte di uno degli stessi giovani In causa. DI quale tipo è mal la conoscenza del mondo, possibile ln quc. sti anni?: si è chiesto Pier Paolo Pasolini fOhimer«, ottobre 1954), a proposito di chi non rientra ordina– tamente nelle file né del Cattolicesimo né del Marxl• smo, ossia della maggioranza degli odierni scrittori Italiani. Per molti - e sono I più fervidi degli uni e degli al, tri - non v'ha dubbio che da un tipo di cultura basato sopra valori lndi,"ktual! lirici stiamo pasundo a un tipo di cultura basato sopra valori collettivi sociali: dal desiderio di Isolamento e di evasione Al btsoeno di oollegamento e di comunione. E ciò è da mettere In Nlpporto con la mutata situazione po!IUCfl e, di conseguen1.a, con la diversa condizione ~1ssunta da ognuno di noi e daH'intera società nella cultura e nella letteratura. Diversamente non si spiegherebbe perché le due istanze che hanno tatto maggior pre– sa -: ottenuto maggiore rispondenza nell'animo e nel– l'lsplrazione anche dei giovani poeti siano: l'Istanza religiosa e l'istanza soclale. AUa prima si ricollegano I poeti cattollcl e tutti gH altri che non rlluggono dalla fede cM:.tlana. All!l seconda. i poeti populisti e tutti gli altri che non rlluggono dall'ateismo marxista. Nell'un caso e nel– l'altro. spetta a quelll che si assodano o si accom– pagnano cosi al cattolici come al populisti, spetta ad essi Ingrossare le file. Senonché. net timore di diven– tare conformisti. finiscono per farlo In m:rnlera tan• to libera che risulta quasi Indipendente e rcglstra– bHc soltanto molto all'Ingrosso sotto pmegna del• l'una o dell'altra delle due opposte crcden1.e. che per essi sono Infatti a volte talmente poco opposte da confondersi. Né I poeti dell'Istanza rcllglo<ia sono del tutto quietisti. né quelli dell'Istanza sociale sono at• tlvlst.l e basta. Per I giovani di Momenti: L'asslllo sociale e re– ligioso ha toni elegiaol di esteso discorso. eppure di appello vibrato di ferma luce». E a loro gludl1io: • La parte migliore della gloventl'.1 rl\'cl~ In:\ sostan• ziate fedeltà al maestri e fratelli maggio--!>: tenta

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