Fiera letteraria - anno X - n. 39 - 25 settembre 1955

Domenica 25 sc11cmbrc 1955 DA4òl.l t:1•u;ox1 nm.1:mu1.:-ns.,10 .\I l'AI ..\DIXi DEI. XEOllEALIS~IO Punto cli riferimento per la~iovane po sia ne LUIGI C~PIEILLI La data del ''15, che qualche critico ha Indicata come quella di arresto della nostra poc-sia, può es• ~;e ~~;ccdlp~~s1:f~e J~ f~:, :n:a1~~t~ 1 io ~~ precipitazione e magari l'avvio al risolvimento di una crisi. Ma Il passaggio è d!Hldle e confuso, e ancora non ,si vede bene quali stano i contorni e i caratteri della nuova poesia e quale sarà la linea del 6UO possibile sviluppo. E Il compito della chlarl– tlcazlone e dell'Individuazione spetta tanto ai poeti ste-ssi quanto alla critica che deve seguire il loro la– voro con giusta severità ma anche con pronta com– prensione. se vogliamo che si determini quello scam– bio reciproco e quella crescita parallela che tu uno del !attori fondamentali della florttura lirica e critica di passate stagioni. Se guardiamo al quadro generale de11anostra gio– ,·ane e glovanlssnma poesia. l>OSSiamo scorgervi due raggM.Jppamenti arroccati su posizioni opposte. Da una parte gli epigoni dell'ermetismo, dall'altra i pala• dlni del neorealismo. In mezzo una specie di tena forza alla ricerca di una propria conslstem·.a e de!l– nlzlone. Orbene, a mc Il problema non pare tanto o non solamente un problema di co.ntenuti, quanto piuttosto un problema di linguaggio. L'errore del neo– realisti è di con!ondere Il mondo con I modi di poesia, credendo che un mondo diverso generi spontanea– mente modi diversi di espressione. L'errore degli ermetlzuntl è la rlpeUzlone esangue di un modulo immag1natlvo e lessicale a cui sono venute meno la necessità e l'urgenza. Essi si ,sfor-1.anoda mantenere In vita le ragioni formali dell'ermetismo una volta decadute e consumate le sue ragioni non formali. Ma è proprio sull'ermetismo che sarà bene fermarci un i~~~n~eef fiVf ~hne p:1ec~~~l:~i~~o:a~~e~gsf:arl~r1:31ti~~~~ E' venuto di moda parlar male dell'ermetismo e addossargli la colpa di tutti i nostri guai. Ora, una cosa è dire che 1'ermetlsmo come poetica ha fatto n suo tempo, ed un'altra è negargli una funzione stori– ca e sui concreti, e talora alti, valori di poesia. Qui Importa irllevare come l'ermetismo, riassumendo e sviluppando (con quella dialettica che va dall'assimi– lazione al rifiuto) esperienze poetiche precedenti. si sL1.fatto anche tramite di modi di sensibilità e di espressione. che non solo non si possono ignorare ma dal quali è stato anche necessario partire per una evoluzione ulteriore. Lascinndo stare 1e scorie e g'li abbagli dal quali il tempo cl ha liberati o noi stessi abbiamo Imparato a dl!endercl, dobbiamo pur riconoscere che l'espe– rienza ermetica (quella autentica, s'Intende), la quale ha accupato con dignità e con fermezza una stagione della nostra poesia dandole una sua voce, ha contri– buito, .tra l'altro, a sviluppare una più acuta ed ag– guerrita ,coscienza del mezzi espressivi e ha segnato Il punto culminante di una crisi etica ed estetica che risale alle origini stesse del nostro secolo. Cosl ha ragione Montale quando dice che Il distacco dall'er– metL-.mo non può operarsi se non dall'interno dell'er– metismo stesso, e quando individua 11 diletto di tanta versificazione postermetlca o antlermetica in un'ln• certezza e confusione o a.ddi.rittura in una carenza di linguaggio. Bisogna tener conto deH'ennetlsmo e par– tire anche da esso per superarlo e per veder chiaro nel problema della nostra tradiilone. F,d essèr fuori della tradizione vuol dire esser fuori della storia. an– che della propria storia, e non avere più un punto valklo di riferimento. L'oscura e tumultuosa urgen7.a di nuovi contenuti. che sentiamo dentro di noi. e g1l ~~~~ttr~:~~:~t!fe ~~r:s~r!~~~e~~~~ guaggio, che è sempre JI !rutto di una continuità della tradlz1one o di un nuovo incontro con essa. Quando agli Inizi del 900 I crepuscolari alzarono la bandiera della rivolta contro la triade imperante e credettero di purgare e di rinnovare la Urica italiana immergendola nel bagno del decadentismo europeo, non fecero che Inserirsi dialetticamente, seppure con le nuove acquisizioni venute loro dal contatti col de– cadenti francesi e belgi, nel processo evolutivo della nostra poe!ha. (E quanto di Pascoli. ad esempio, per non dire di d'Annunzio, attraverso essi. è passato ne– gli ermetici - senza naturalmente trase\Jrare altri ap– porti Indigeni e di fuori -. sarebbe assai Interessante vederlo e non privo di sussidi per la nostra ricerca). Ebbene, col crepuscolarismo 61 delineò quella crisi che è giunta solo adesso al suo acme. E se ben osser– viamo, c'è più di un punto di contatto !ra le due epoche; con la ditferen7.a che allora, con la perdita ~:::s~~~~~! 1 ::!p 0 a~~~t~~ri.~iu:~f°dneufs~~:i gllenza mentale e dallo 9Caltrlmento del gusto, il de– cantlsmo trovò aperta la 6trada aUa sua afferma– zione. Oggi Invece, benchè Incertamente e confusa– mente, si tende a una nuova fede e a una più salda consistenza etica, e I gluochl di equilibrio e di presrt– gio sono Cominciati a venirci a noia. Un luogo comune è sempre stato quellq di consi– derare la nostra tradizione poetica essenzialmente o principalmente come formalistica e retorica. occupata più del problemi di estetica che non del valori umani sostanziali. Questo falso concetto trova la sua smen– tita in tutti i veri poeti che hanno sempre riversato nelle opere l'umanità di cui era ricca la loro natura e si sono fatti Interpreti del sentimenti e delle aspi– razioni comuni. Cosl se anche avevano l'occhio rivolto au·assoluto, non perde,•ano mal di vista il contln– gc-nte,.e le lstan1..c, le angosce. t problemi della loro epoca, e di tutte le epoche. hanno avuto In essi un'eco Intensa e !edele. Pensiamo al Tasso. al Parini, all'Al– !lerl, ol Foscolo, al Leopardi, al Manzoni (e lasciamo stare naturalmente Dante). Potremo ancora dire che la nostra poesia si riduce a retorica? (E ho presente l'obiezione che si potrebbe avanzare per li Petrarca; ma anche qui Il discorso. più lungo, approderebbe alla stessa conclusione). Potremo piuttosto affermare tranquillamente che è anche retorica nel ~nso che ogni iS<:rlttoroha la sua poetica e quindi le sue proprie leggi !ormai! a cui ubbidire. Prendiamo Leopardi -la cui poetica consiste nel– l'approssimazione più strenua e assidua alla sempll– cltà e alla pure:ua. E. chiaro che egli non partecipa alla vita del ,suo tempo appena quando polemizza con I proorcasisti o deride le utopie del liberali. Egli vi part ecipa anch e e specialmente quando scandaglia la sua dcbole1.za e la sua solitudine. che sono quelle di ogn i uomo; quando esprime Il suo prepotente e Insod– disfatto bisogno d'amore; quando sprofonda negli abissi tremendi delle sue negazioni per poi riemer– gerne ad affermare la necessità del < forti errori :t, a contrapporre cioè alla ragione demolitrice la forza salvifica del sentimento e dell'Immaginazione. non po– tendo contrapporvi quella della fede. Da alcuni si è voluto tare di Leopardi un pallido e tetro profeta del– l'annichilimento universale. Ma basta osservare la tenera e trepida gioia con cui egli si accosta alla na– tura. basta considerare l'amore e la rell~ltà con cui ritrae gli animali. le contadinelle. la gioventù del nativo borgo, I ragazzi che fanno chiasso, per inten– dere la sanità fondamentale del suo spirito e della sua poesia .All'angoscia meta!lslea egli unisce 11 caldo e dolce sentimento deUa vita. e In ciò anche risiede Il suo fascino e quella sensazione di pace e di serenità. di accrescimento vitale che finiscono sem– pre col dare le sue poesie. Nè è solo un maestro di musica e di stile l'artefice squtslto di immagini stu– pende, come l'ha' voluto Intendere qualcun altro. E' un uomo che ha spc-rlmento la vita col suo bene e col suo male, assai più questo di quello come la ~ag– glor parte. e quest'esperienza l'ha cond~nsata_ e IhA trasfigurata nel canto. Prima di Pascoli e prima del crepuscolnrl, Leopardi ha saputo gu_ar~are con oc– chio attento e con cuore commosso a1 piccoli avveni– menti, alle cose comuni e apparentemente inslgnlfl– cantl della cronaca quotidiana. senza però mal per– dervisi nl! 5'minulrvisl, ma operando ogni volta 11ri– scatto nel cielo libero ed esatto dell'arte. Questo ml pare che potrebbe essere un ottimo punto di riferimento e di orientamento per la nostr:t giovane poesia. J.,UIGI CAPELLI J 1oteca Gino Biar LA F I E R A L ET T E R A R I .\ Pag. 7 UN E'P[SODDODELLA NOSTIRA STAGIONE LElTERAR[A: DlIEC[ ANN[ DOPO LETTERA'.l 1 UHA DEL '.l 1 EMPO DIFFICILE Se in Vittorini quel tempo è soffcno unicamente come affiorare ancora dubitoso ed in formazione di una sostanza nuova, in altri lcucrati la posizione è ancora più iniziale e la disposizione prebellica do· mina nel contenuto e nel linguaggio con ancor maggiore presenza - E' il caso, soprattutto, dei poeti 1uclnata; ri~entono, Insomma. chiaramente. l'eredità. della narrativa dell'Immediato ante– guerra. ne ripetono la tecnica mutuata spesso dal modellt stranieri. E sono scritture di narratori nuovl, si, talvolta, ma spesso sono I letterati i-Jà ricchi di libri che hanno pie– gato sull'esperienza vlclna: so– no I letterati-resistenti come Vlttorln\ o Pavese. Dopo Il '50, Invece, fiorisce un'altra lette– ratura della Resist.enia, che è fatta da giovani quasi tutti arrivati per la prima \'Oltaalle lettere. E domina Il racconto parthrlano: cioè 13 narrulone og1tettlva,netta e chiara di un episodio oppure la memoria di un periodo. n narratore st au– tolimita nel racconto, non In– terviene se non con ll commen– to scherzoso o partecipe p~ prlo di chi racconta. Niente di meno autobiografico In questa narrativa che espone una ma– teria cosr acutamente autobio– grafica. E per certi aspetti (le velleità ed ! propositi) non si può definire precipitosamente questo genere neppure come semplice « cronaca it, Questa è la prima ovvia distinzione nel– la letteratura della Reslstenro. Le scritture dl mon·ologoln• terlore della letteratura della Reslstenia oresentano pochi elementi distintivi da ouelle d! stesso stampo della letteratura di guerra. Questo fa sl che si possano riconoscere gll stessi caratteri nelle due narrative. Spesso viene a mancare l'ele– mento essenziale di una narra– tiva di reslstenia: che è, evi– dentemente, la coscienza del– l'opposizione,la volontà dl una lotta. Talvolta. invece, I fatti tragici de) periodo si pongono come materia. come situazione che Il narratore subisce e di CUItrucrlve Il peso sulla p~ prta vita Individuale. In que– sti casl-llmlte Il concetto ester– no di I Letteratura della Resi- * DlC COSIN\.O A.lf. ,OISIO stenia» non coincide più con un concetto Interno, basato sul contenuto sostanziale e non solo sull'occasione narrativa. Prendiamo, per esempio, un racconto di Del Boco.: 1 L\lltl· mo colpo di fucile :t. E' racco!• to In un libro del 1948, e slamo. cioè, nel pieno della narrativa di trnscrizlone Interiore. Non importa se Il fatto narrato sia un episodio della guerra par– tigiano.: la t rama del raccon– to, nella sua sostan.ta, potreb– be essere ambientata in qual• slas1 momento d'una delle guerre mondiali. La sostanza su cui si accentra ogni emo– zione è la morte crudele e fa– tale d'Un partigiano poche ore dopo. la fine della guerra; quando echeggiano le ult!me fucilate di un franco tiratore sperduto. quando Il partl!Pano è glà tornato alla casa ed alla ragazza. Cioè, Il sentimento dominante è quello d'un lnde– term!nato sbigottimento dolo– roso dinanzi alla crudeltà as– surda del caso: senza che que– sto sentimento si dl!termlnl. sl formi nella situazione precisa. A questo stato d'animo di sbanda'mento individuale cor• ~~s:,o~~e ~~as~~~o~ràa r!~ts~~ di linguaggio dialettale e dl fe~t~·11!1~e!a tl~~~aanfe 1 t)ed"e; sesslvo monologo Interiore: :!~thl~!5;~{!1o~,o;~fos~~~a ! tanare gioco, po eh pen– slerl, non ho sensazlonl. non ho se non questo fuoco che brucia. Trovo l'Uomotra U ml• rlno e la tacca di mira. e sem– pre ml gorgoclla ln petto e In gola questo fuoco fatto saliva e respiro e affanno». Cosi quando 11 part! ciano si appre– sta a spar:: t.re. In Del Boca est~te una du- fllicltà di forma: da un lato Il ~~1fa~t~u~i! 1 ~~cole~::::afu1: 1 reallstlca ». appunto. della guerra e del dopognerra; da un altro lato c'è la narrazione Interna, volta a trascrivere ed analizzare l moti dell'animo e del sensi. li racconto ne esce cosi diviso e non riesce mal a disporsi in vera e propria nar• razione. IJ risultato estetico fallisce. Ma anche SE- non fosse rimasto questo dual1.Smo di stl• le, anche col solo Intimismo della tfll.llCriZione Del Boca SII· rebbe stato su una. strada sba• gllata. Cl sono dellf' leggi-for; mali che nascono dal contenu• to stesso, Se per la letteratura di guerra (espressione d'uno stato di crisi) era comprensi– bile: la corrente di solitaria preoccupazione, di smarrita domanda lndlv1duale, Il conte– nuto della Resistenza Ootta, fianco a fianco con altra gen• t.e; mondo nuovo, speranta In un domani di !,n.ternltà > n9n poteva che cambiare risoluta• mente Il linguaggio: dare una narrulone In cui I ratti, I rap,– porti con cli altri, la lotta e la sofferenu. comune uscissero netti e chiari In un racconto reali.stico. Del Boe& rientra fra la schie– ra del letterati-resistenti, che ·abbiano o no al loro attivo dei romanzi o delle poesie prima dei giorni tumultuosi 'deUa r~rra rta~::rr~e el~fJ~:~f~ quel~ prebellica e uguale una d!spo:slttonea soffrire le vicen– de come Il fluire Inarrestabile di un destino da cui l'lndlvi· duo è portato: come la dt5Cri• zlone d'Un mondo di male In ~i\~og~ r{~~ti/;l~~~~C~e1~~ Letteratura della ,.Reshltep:u., prima del mutamenti di stile che possono coesistere (come In Del Boca, appunto, ma sen– za creare un'effettiva novltà). è nella sostanza. nrllo spirito. E' un modo di nuovo di vedere le cose, di sperare nell'avveni– re; di ritrovare una umanJtà f1~!8~~a:rf~n?:ff~rt:1::~a ~if vent'anni fra le due guerre. Spirito della Reslstenia slgnl- ELIO VITTORINI fica riconoscere Il male non già come Ignoto e coeterno al– l'Uomo, ma determinabile In ~~o~f~1~~n :~ ~~mfri:r~ sperania di eliminarlo o ridur– lo. E letteratura della Reslsten• za slgnlfka questa chlarez:za anche rudimentale, questo ab– bandono deUa sottlglleua du– bltosa, del pes.slmlsmo tragico e della solitudine: Il ritrova– mento d'Umanità fraterna. ~ no fermenti di un contenuto nuovo che forman9 anche un ~ii:.Y!gJ/o 0 ~ 1 ut3~a~ diverso da Il Vlttorln\ di I Uomini e (e~t~r~t~r;a:;: rii?n:rz~~~e,d~~~ la silenziosa rivolta degli anni dell'anteguerra all'opposizione consapevole e diffusa della Re- =~~eje~~e;':t~~\:. f1~~ta:o~~;l! del romanzo è !"Intellettuale che serba fino 111 fondo della sua es))('rienzadi lotta la soli– tudine che a:11 è stata compa– gna prima, In Vlttortn t ctò che In Del Boca è11.ma divisio– ne, una lmmaturtt.à Inconsape– vole, è molto più chiara e spes– so lo stesso scrittore è coscien– te della sua poslt:ione di pas– saggio. <• Imparerò meglio• dice t'operalo e dice lo scritto– re alla fine del romanzo). Sen– timenti nuovi e disposizioni antiche a'intrecclano In tutto Il volume. cosi come li Unguag– gto del monoloa:o !nteriore st coagula soprattutto nei capito– li In corsh·o mentre necu al• tri si svolge una narrazione sufficientemente oggettiva. Ca– ratteristica di e Uomini e no• è appunto questa distaccata sottigliezza. di esame nel nar• ratore che fruga l'animo del• l'Intellettuale In lotta o che si plega con curiosità sorterta verso l protagonisti di questa lotta, per chlarltlcnrne l'uma• nltà, I motivi che li guidano: • Anche Scipione e Foppa era– no uomini semplici, pacifici... e avevano entrambi la faccia buona... Perchè. se non erano terribl!l, uccidevano? Perchè, se erano semplici. se erano pa– cifici, lottavano? • una sostan– za di esasperato decadenttsmo. dl romanticismo lucido e con- eluso amora ancora nelle pa– gine del libro: combatte con una nuova struttura umana ed alla fine ne trionfa. Cosi l'amore del due protagonisti è ancora del plt) esatto tornanti• clsmo decadente; è amore sen– za speranza e non per le circo– stanze esteme ma per un tarlo Intimo delle due anime; la de– solante coscienza che mal si potrà raggiungere la fuslone desiderata e II torturante de– siderio dl questa unione so– no chiaramente decadentisti– ci: « Io so cosa vuol dire un uomo senza una donna, crede– re In una, essere di una eppu– re non averla... e allora pren– derne una che non è la tua ed ecco avere in una camera d'al• bergo Invece dell'amore II suo deserto :t. Il motivo della soli• tudine, Individuale tormento proptlo della narrativa d'ante– guerra è presente In I Uomini e no»: • Egli (l'uomo) non ha con sè nessuno. Egli è In gi– nocchio non nell'amore, ma nel suo deseno ». Se In Vtttorinl la Resistenza è sofferta unkamente c.omeaf• !torare ancora dubitoso ed tn ~°u~~ 10 1ie a1lrtuJ:te~l~= stenti la J)O&izione è ancora più lnJtiale e la disposizione prebellica domina nel conte– nuto e nel linguaggio con an– cor maggiore presenza. E' 11 ~~l, soiE~~~~Q. dgat~tl; non solo del poeti di glà avan– zata operosità, ma anche di certi quasi nuovi come Giorgio Caproni, ad esempio. Nella poesia Il clima di introspedo– ne. dl esasperato grido Indivi– duale aveya generato negll annt del ventennio una rare– fatta ed Impietrita parola; che continua a vivere anche du– rnnte Ja guerra come sbigotti– ta constatazione della condi– zione umana. Qua soprattutto, In questi poeti, la letteratura della Resistenza si converte più da vicino in letteratura della tragedia subita con lm• mobileorrore. Vediamo Gatto; la vl1lone del poeta_trascende ~-,~~;1~cz:Je~a d~~t~r~~~~~ ma vaga considerazione della Europa, del mondo: • Oh, L'Eu– ropa gelata nd suo cuore mal più 11 scalderà Sola, coi morti che l'avranno In eter– no, sarà bianca senza confini, unita daUa neve». L'Europa è simbolo di trlsteua cosmica. espressa dalla cadenza lenta. dalla ampiezza delle lmmagtm suscitate. In questo stile abu– sivo e vago si 8Clogllela cari- ~tu~re"nunno:~:=io:r :~: sueta. Qua.slmodo dà. ugu2l– mente solo II documento della ~1adrt1:;~ra. dinanzi al glor- i E come potevamo noi can– tare - con Il piede straniero !tt~anJ~nca~fr~eiief1;iaize~rtl Alle fronde del salici, per vo– to - anche le nostre cetre era– no appese; _ oscmavano lievi al trl.ste vento ». li sentimento che vive ln « Olomo dopo glor- r: ~I tn'i~~~/~~f:r~i:c~~~'j: zlone umana: « Sei ancora quello della nonda; - uomo del mio tempo.• Anche lo stl• le concorda con questa genf'– rica metastorica lnterropzlo– ne 'sulla natura dell'uomo e delle cose; è ,tue di cadenu biblica, di immagini cupe e dl parole tra loro congiunte con balenanti accostamtntl: e Da lontanissimi Inverni, percuote _ un gong sulfureo Il tuono sulle valli ~ fumanti. E come tn quel tempo, si modula - la voce delle selve: Ante lu– cem - a sommo ,aplu.s u her– ba. lntt:r homlnet, - 1urge1. E si rovescia la tua pietra dove blta l'immaa:lne del mondo. :t In questa poesia del a:lornl appena seguenti la fine del c.onnttto (pesa ancora un'aria attonita di rovine l si ripete Il Jinguaggfoconsueto. segno che non si subisce sotto la crostn dello stilo una prepatente an– sia di rinnovamento). Qun.sl– modo o Gatto ricompongono net loro llnKUanlo cadenzato l'esperimento recente: Solml slstema qucst.'esperlenza nel suo stile nutrito di classici– smi: «... Forse 11 gioco - non è ancor chiuso, ancor protesa è in alto la mia carta, - J)f'r• plessa Atropo tenta - col dito u filo della sua cesoia, - è giù net gergo Increato, s•adunano - a concilio le Madri? :t Stu– plScono queste rlmembranu mitologiche. questa letterarie– tà della disposizione del versi, dlnantl alla realtà concreta, dura del pericolo e della lot– ta. PUòessere. quello di Solml, un modo di volersi tnna!Urc con ~gn:za stoica al dl so– pra de)la cont1n1enta brutale, allo stesso modo che Quaslmo– do o Gatto sciolgono le sltua.– ztonl reali In un Indetermina– to considerare la natura uma– na Ma la poesia di Solml non ha' nemmeno quel valore di contenuto dolore di « Olomo dopo giorno» o la visione co– smica di Gatto. Comunque, se Il paragone corre alla contem- Cs~!~~~:e f~~g~nge~: ml fatti di crudele cronaca si .res·ta molto esitanti. Ricordia– mo I Auschwitz I Auschwitz!»: 1 1 grido d ella poesia francese, e rimo.ne tenace almeno l'lm– p reMlo ne che se non altro una rle1~~t~~~~n;.~n~ ~~ meno Tago e p:enertcodi tanti momenti dl quella. tragedia. PUò Insinuarsi U sospetto che quell'lnnalzaral della poesia Italiana ad una dolente prol&– sta umana sia.. più che un ve– ro e proprio Ubraral in atto un rtdurre nella dimensione Indi• vlduale, nell'Intimo sgomento, un c.ontenµto che è, Invece, essem.lalmente superindlvtdUa.– le. Quando Solml canta a San Vittore un \mproV\100moto di ~~~~ltt« rrLle ~l~ ~: ciechi - lddll ridenti, che t poeti trassero - di morte e dalla nera muda al gato - gtomo del camerone dove can• i.~re~ Qu 1 :i 0 ~:rti!ftf~Feiar:a: ~~ll~e;;t~~';.t~act~vl~=e" ~~ canto è Improvviso e generico, non formato storica.mente. de– terminato. Tutta questa poe– sia appare un po' laterale alla. Reslsten:r.a;si pctrà riconosce– re o no sparsi valori poetici, ma è difficile rltrovnrvl un fl. ione unitario di svola:lmento verso nuova forma e nuovo contenuto ehe la situazione richiede. Comunque, ogni aua valutazione J)Uòesser data m&– gllo mettendola a paragone con la letteratura « nuova :t, che nasce dopo Il '50. COSJ!\10 ALOISIO

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