Fiera Letteraria - Anno X - n.35-36 - 4 settembre 1955

Domenica 4 Settembre 1955 Premio Cinque Bettole E' giusto, tra tanti premi estivi e mondani, dare un po- sto a parte al « Cinque Betto- l le » di Bordighera, che viene conferito il su una pubblica ptazza, In mezzo alla gente che applaude. e, dopo la ce– rlmonla, scrittori, plttoti, or– ganizzatori, autorità, mescola- ti alla gente del popolo ban– chettano ali 'aperto in cinque bettole che si affacciano tra n mare e il ridosso collinoso del « paese vecchio» dl Bor– dighera. Quest'anno Il Premio è an– dato a GJacomo Natta, che ha tutti I titoli per essere schlerato fra quello strnno gruppo singolare di J)Oetl H– guri che va da Ceccardo a Boine, da Mario Novaro a $barbaro, da Baratono a Mon– tale, da Grande a Descalzo e a Laurano, sino al giovani Caproni e Vivaldi. Due altri premi ex-aequo sono stati as.- ~ segnati at racconij di Biagia Marniti e di Mario Picchi. La Giuria .(che quest."anno era cosl composta: Carlo Betoo– chl, AngeJo i"rattinl, Renzo Laurnno, cammo Sbarbaro, Guido Seborga, Bonaventura. Tecchl, Giancnr1o Vigorelll), sotto la presidenza dl Gian– carlo Vlgorellt. ha inoltre por– tato la sua attenzione, segna– landone divel"S11mente i me– riti, sul racconti di Antonio Camarca, Giuseppe Caputf, .Uaria Chiappelll, Alberto Ge- R~~e:~; D,.}:l!~ 0 V~t;ghi~gI~ premio per un racconto, riser– vato a concorrenti di età ln– !eriore ai 25 anni, è stato as– segnato a Gian. Franco Ve-– nt; sono stati Inoltre segna.– lati Franco Desideri, Amalia Moresca, Luciano Rivo.dossi, Mauro Senesi, Franco Slmon– glni. Pubblichiamo i racconti del nostro collaboratore Mario Picchi e del giovanissimo Ve– né. L'anno prossimo - per vi– vo Interessamento del Presi– dente de1l'Azlenda Autonoma di Bordighera Angelo Girlbal– dl, dello scrittore Seborga e del pittore Balbo, l'l premio, visto Il crescente ed autore– vole successo, sarà portato a l milione, e !arà degna coro– na a tutte le altre manl!esta.– zlonl culturali naZionali e tn– temazlonali che trovano giu– sta sede In Bordighera. MARIO PICCHI Senza LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 CoU1unieO:ione D1edionieo .:Jf «RACCONTO DJC Al\.àJR:1O JPJlCCHJll> « ,.;t Jortasse, si modo vera iapfen– tum fama est reclpUque nos locus allqul11, quem putamu11 perl$/le, praeml.,sus est». SENECA, Ad Luclllum, VII, 1. (E se rfsPonde a verità una parola tramandata dai sapienti, e se c'è un luogo che tuttt ci raccoglie, quello che noi crediamo morto t solo andato avanti). A destra dl Porta Furba, in una delle baracche color rosa o verde pallido che si susseguono, appiccicate alle mura. abita una fattucchiera. Ha i grigi capelli scarmigliati. ciocche penzolanti simili al tralci dell'edera che scendano giù dalla chioma di un pino fino a terra; indossa un accappatoio e porta una pellicclna di gallo Intorno al collo. In un canto della tavola c'è un mazzo di carte; sulla .parete di fronte il rjtratto del marito defunto. Sedute nella stanza sono alcune donne, le clienti: due pove• ramente vest.ite, con una gonna grosso– lana, un giacchetto di maglia e uno scialle multicolore gettato sulle spalle; la terza abbaStanza elegante, magra, con gli oc• chi In I-uori. Sta parlando la prima delle due donne povere; dice: - E' per quella solita !accenda... Vorrei sapere se c'è qualcosa di nuovo ... - La !attuchlera la guarda: - Qualcosa di nuovo c'è sempre ... - Abbiamo ricevuto una lettera. - se– guita la donna; - è Paolino si deve pre– sentare domani; vediamo un po' se questa 'sarà la volta buona... · \La fattucchiera prende le carte, le mi– schia, e a gruppetti di tre le dispone sulla tavola: cavallo di bastoni, re di denari, sette di spade. - Questa non ci voleva, - borbotta co• me fra sé; - queste spade non ci vole– vano ... - Prende il blocco di carta e la matita e fissa H ritratto del marito: - - Angelino, anima santa, aiutami. In no• me del Padre, del Figlio-Io e dello Spirito Santo ... I suoi occhi color ac.qua sono sperduti in una contemplazione; seguita a borbot• tare qualcosa che somiglia al versetti di una preghiera; lontano, si sente U fischio acuto e lungo delle rotale. Le donne sono Immobili e guardano davanti a sé come se fossero plettiilcate, Dalla finestra en• tra poca Juce; 'llel gran silenzio pare che risuoni ancora il fischio delle rotale. La fattucchiera comlncJa a scrivere; eppure la luce è scarsa, ~ sarebbe necessario accendere la lampada. Comincia a scri– vere senza neanche guardare la carta e improvvisamente Il suo sguardo e i suol gesti si fanno più rigidi, e la sua mano st rriuove sempre più In .fretta. Le prime parole sono Incomprensibili, yol, a poco a poco, la scrittura diventa più chiara, le frasi si allineano una dopo nella cappellina d'una chiesa. durante I !'altra. sepolcri: lunghi capelli bianchi delle e Sono morto senza neanche accorger- piante cresciute senza sole, fiori odorosi mene. Andavo ln lambretta In vJa della e (umo d'Incenso che sale e si mischia Scrofa, e non correvo neanche; ad un In- al profumo dei fiori, dolce e Insieme crocio, poco dopo il semaforo, dalla tra• disfatto. versa us~l Cuori all'Improvviso un enorr1e e Da un buco uscl un topolino che si filobus il quale frenò Immediatamente, e mise a camminare cautamente verso Il anch'Io feci la sciocchezza di frenare co- letto funebre; gli girò intorno e tornò slcchè Il muso del filobus ml urtò la ruota Indietro, posteriore dela lambretta. Feci una gl- e Da quell'altezza dove ml sembrava ravolta e ml trovai a volare contro il di vagare, simile a un fumo denso che muto, a testa bassa. Vedevo scorrere non riesca a staccarsi dalla terra. ve- sotto di me il selciato e ml parve di devo e sentivo insieme colei che fu la contare I sassi uno per uno, !Ila per (Ila; mia fidanzata guardare e guardare U poi vidi il bordo del marciapiede, un pez- mio volto livido, Jmbottlto di cotone zetto di carta appallottolata. Non vidi. idrornO; forse non aveva ancora' chiara come si dice che accada al momento di Ja coscien 7 .a della mia perdita. Vagai an– morlre, la proiezione di tutta la mia vita, cora, con quello stesso distacco di prima, forse perché la sOrpresa !u troppo repen- se non maggiore; rividi le mie cose come tina; ml parve Invece che II tempo si Je avevo lasciate, la mia camera all'ul• fosse fermato, ed avevo la sensazione Umo plano nel pala:r.1.0dell'Istituto Me- !~ll~c:~a!~~o~~f ~le7:,~• ~;::: f!~~.c7~ schlni di pia ;o.za Santi Apostoli: una ca• una luce sempre più abbagHante, mentre ~er~~~ 1 ~~f~a~I s~~g;i,co::e~n:1e/j~e~t~= volavo. Quel tre o quattro metti di strada rete con una copertina simile a quella ml parvero un !lume solido sul quale na• che m'avevano messa sul corpo quando viga! per giorni e giorni. Quando toccai ero morto, un tavolinclno con qualche Il muro non cl fu nessuno schianto, nes- libro ed una seggiola spagliata; dal sof– suna esplosione, e continuai a provare fitto penzolava una lampadina. La pa– quel senso di stupore ln!lnito. Ml pareva drona di casa era una fiorentina magra, di essere a una certa altezza, sospeso, e coi rlccioIÌnl sulle tempie, un grembiule assai più che vedere, intuivo gli avvenl- a quadretti rossi e celesti, e diceva di menti che ml riguardavano, e soltanto volermi tanto bene. tanto, come a un quelli. figliolo. e Principiai a .sentirmi distaccato dal e Cominciai ad avvertire come una tra- miei a!.Cettl, dalle cose che ml piacevano sConnazione leggera, quasi inavvertibile. ~~rt~ion~~;~ 1 ~t~~~~:~g ;h~l~l;~~:e~l Mi trovavo In mezzo al ricordi della mia marciapiede di via delle Scrofa, coperto ~t~n:a~~~~ti.r~ 1 ;!~Sò~ 0 ~ 1 e p~r:.e.u~~:~ feac~r:.n~aN~i~e~porco:teso, stecchito, con tempo ... e Sentii con un certo Interesse il dolore e Quando siamo .vivi, tutti noi siamo della mia fidanzata, la quale era accorsa, al centro-del mondo, Corse anche al cen• :fuori di sé, e stava Il smarrita, tremante. tro dell'universo. Tutti coloro che vivo– sorretta da due persone, talmente sbi- no, intendo, anche le mosche, I gatti, le gottita da non saper neanche piangere. piante. Ogni cosa che si trova sulla ter– Sentll quando ella vegliò per tutta la ra, per via del fatto che la terra è ro– notte quel mio corpo duro e cosi irrlgi• tonda, è nel mezzo. L'orl7.zontc che ognu– dlto che avevano tentato di tendere a no di noi ha Intorno è tondo, e noi slamo !or.la le braccia e le gambe e non cl al centro. Questo accade In qualunque erano riusciti. Sentivo, strano, ed era momento, In qualunque circostanza, a come se vedessi. Stette a lungo inglnoc qualunque essere. Per questo siamo soli: chlata davant). al mio corpo, pregando un cerchio non può avere due centri. Dopo si sedette, stirandosi 11vestito sulle Essere un punto nel mezzo del mondo gambe, e si mise a guardarmi il viso., significa essere soli. circondati dall'invo• Era stato un colpo forte, per lei, che su lucro della nostra carne, e soli. sempre di me aveva puntato tutto, tutta la sua . soli, nel dolore, nella gioia, nell'amore vita. Non potevano sosté"nerla l'affetto e nella morte. del parenti e degli amici, la compassione e Cominciai a sentirmi diverso: non di tutti. Era sola, com'ero solo lo quan- ero più al centro. Non saprei dire come, d'ero morto. Solo, sempre solo, nel cen- ma mi sentivo spostato, ed era una sen•. tro del mondo. sazlone spaventosa; era come se stessi e df~u~~f:z~in:<]~n:~i~l~~::• :~eri~~~ $jr drc~:C~~ees\~.sdfliin~•~ieal:i,~o~~n!~ riel, dolce e penetrante. Mentre le can• lo lo provavo veramente; quand'ero m'br• dele si consumavano a poco a poco, In un to non m'era successo nulla, ed ora sta– silenzio perfetto, le pareva di essere vo per entrare ... Non più al centro, ma da una parte, da più parti; non più uni– to, ma sparpagliato, come fumo che stia per dissolversi. SI era rotto il centro dell'equilibrio, ed io non avevo più con fini, me ne andavo, ml sentivo sfuggire da mc stesso. E non ero solo, e non an cora insieme a qualcuno ... e Quale sarà Il mio destino? Sento che ml sto perdendo, ma non posso finire; una luce s·avvlclna, ma è soltanto un bagliore; andrò In qualche altro luogo? Qui per ora Mn c'è che buio e tutto ml dondola intorno; ml pare anche di muo– vermi, ma in quale direzione? Non ho voglia d! nulla; sono sazio. Verrà qual cosa? e Ella è ancora n e veglia li mio cada• vere. lJ suo dolore si placherà, col tem po. Io resterò per lei un luminoso r1· cordo al quale il suo pensiero tornerà sovente, e poi sempre più di rado, con .un senso di rimpianto, di accoratezza di tenerezza ... e Sento come un immenso fruscio, P scivolo avanti; sta venendo qualcuno, o sono lo che vado? ...>. , Nella stanza quasi completamente buia la fattucchiera seguita a vergare una serie di parole sconnesse. n suo volto è rigido, teso ln uno spasimo che non { cessato un momento, da quando la sui:i mano ha cominciato meccanicamente a scrivere. Le donne la !issano Incantate Finalmente, con un gran sospiro, lascia la matita e si abbandona col capo rove– sciato all'Indietro. Dopo qualche secon do si guarda Intorno stupita, vede i !og!J t sparpagliati sulla tavola, leg.ge qualche frase, poi scrolla le spalle: - Devo es sere diventata matta, - dice; - non m·era mal successa una cosa simile ... - Perchè, cosa c'è scritto? E' qualcosa per me? - chiede la donna seduta dal• l'altra parte della tavola. - Niente, niente di quello che volevi Non capisco che cosa sia. Riprende a voltare le c~rte con gesti stanchi. Nella stan1.a regna ancora il si lenzlo; lontani, lontani, glllflgono rumori di macchine, e nessuna voce. Quando viene il suo turno, la donna di aspetto più elegante si fa dare I fogli che la fattucchiera sta per gettare via Li legge sulla• st.rada del rltornO, sul tram azzurro che porta alla stazione. Il pensiero della ragazza rimasta sola la turba, la commuove. Non le pare neanche strano di leggere quel fogli. avuti in quel modo: come un romanzo che si sia mutato Jn realtà. e Poteva accadere a me>, pensa. e Do– veva volerle veramente bene quel gio– vane, chissà chi era, poveretto. Se questa storia è vera, credo che abbia mandato questa comunicazione per lei, per dirle di stare tranquilla, di risposarsi. .. >. MARIO PICCHI . f . In am•a e senza lode B1011oteca Cz,ino Bianco e ('I

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