Fiera Letteraria - Anno X - n. 14 - 3 aprile 1955

Domenica 3 aprile 1955 Augurio d 1111 vecchio amico di Ildebrando Pizzetti Nove anni fa, quando pubblicai una rac– colta di miei saggt critici (torse, meglio che sagg_i critici dovrei dirli u miei personali sentnnentl e pareri») su La Musica Italiana. dell'Ottocento, dedicai li libro a Giuseppe De Robertls. Non già perchè sentissi di do– vergli o!trire la dlmostrnzlone di una a!!et.– tuosa amicizia della quale son certo che egli non dubitavo. e non ha mal dubitato, come lo non ho mal dubitato dell'amicizia sua; ma perchè volli cogliere l'occasione che ml sl presentava - trattando un argomento non meno caro a lui che a mc - per dichiarare t:nr~di~rt;~u~l 1 nch: l~ulp~~~id~Fi::nie 1 o;i fu guida e maestro alla conoscenza e com– prensione della pl0 alta poesia Italiana an– tica e moderne. Oggi lo ringrazio la Fiera Letterario che m'invita ad associarmi al tributo di stima e ammirazione che a Dc Robertls Intende o!!rire Il mondo della cultura letteraria Ita– liana: meritato tributo di stima e ammira– zione a uno scrittore, a un critico, a un docente degnissimo di essere onorato tra 1 !1e~\1re P~r!f3~toe :se~npl~ 0 tl'i° 1~~:g~'tih~ dirittura morale; e a un amico che sempre mi è :stato caro e ml è carts:slmo. Da lavoratore quale sempre ho voluto es– sere e, per quanto posso, ancora sono, ti auguro, mio caro De Robertls, molti anni dl buona salute e di buon lavoro! ILDEBRANDO PIZZETTI ';;i. Un giudizio che fafelici di G.B. Angioletti Ml ha sempre: sorpreso la df.stinzione ri– gorosa eh.e De Robertl.s Ja tra. critico e scrit– tore. Un giorno che lo esortai:o a. lascfard intcrvi.stare da. un giornali.sta straniero, qua– si s'incolleri: e Siete voi scrittori che dovete parlare, non noialtri critici... Non facciamo con/usionll ». Rimasi un po' male, mi parve che mette.sse troppo In alto gli uni e troppo in dfSporte gli altri; nè mi sembrò giusto che un uomo come lui st levasse Il cappello davanti a. chiunque arrivava. con In ta.!ca. una novelletta o una raccolta dt ver1i Non c'è nullo da /ore, cosl è Dc Roberui (ma. non .si creda, poi, che doPo di aver letto U raccontino o le poeslole, 1e non gli piaccio– no, Il cappello non se lo rimetta .svelto svelto in testa ...). Ed è CO.si . D e Robertls, anche se in certe rare pagine, come in una recente su Matera, egli sappia poi mostrare c140re e fantasia più di tantt che pure giudica. bene– volmente; è cosi, e contlnuerd imperterrito. con la .sua Intransigenza. cavalleresco e si– gnorile, a cedere fl passo al a creatore: li, per piccino eh.e questi sia. Eppure, a ripensarci, è anche per tale at– teggiamento che I .suoi giudizi risuUono ton– to preziosi. Un uomo non potrebbe .sentir tanto ri.spetto per l'arte se non la.conosces.se In tutti I suol segreti. se non sapesse sco– varlo a prima vista, e non sapesse che in una pagina o anche talvolta in una. sola. /ra.!e può celarsi qua.si un prodigio: se la felicità, se la poesia le hanno suggerite e so"ette. E quale sard mai il buono della. critica, se non quello di .saper separare im– mediatament~ il buono dal falso, e Il trovare: il & punto plu alto ». quello che re.slste: e re– sisterà? Quando De Robertls scrive quel suo aggettivo, .sovente isolato Jro una. citazione e un commento: & Bello». potete essere con– tenti. Potete essere certi che almeno in quel– la pagina o in qul brano non siete statt dildtantt o velleitari. lo non so se altri me– todi critici siano, come si dice, plil e validi 1• S~ eh.e questo metodo é queUo che all'artista da Il solo piacere .sperabile e .sperato. E so che QU411do De RotHJrtl• ha detto di una cosa mia: «Belloli, io ml .sono sentito più leggeri direi felice, come se gran parte del dubbi e dei trlboU che uno trascina. con .sè scrivendo, fossero riscattatf da quell'agget– tivo che rJmane, e rimarrà sempre, il più caro, Il plu ambito da quanti /anno di una. arte Il loro proprio Impegno. Per quello (e per tante altre ragioni, per il suo ingegno per la .sua rettitudine, per lo sua .ste.sso In: transigenza, e perfino per l'avermi egli in– dicato senza velt I miei errori) o De Ro– bertl$ ml onoro d'es.scre amico ~ di tenerlo a maestro. G. B. ANGIOLETTI :lf. Nelmaestro l'amico di Alessandro Parronchi La prolusione di De Robertls all'Università ~~t~ 1 ih:'mi i 4 J~n~~! 0 r~ ~eiia seJ!l~o~na~ Avevo lasciato da poco l'Università. Muovevo I passi fuori degli studi regolari. Avevo ratto le prime, solide amicizie con alcuni coetanei che nutrivano la mia st.es :sa tede, la mia stessa speranza dl lavoro e ansia di vita. Ed ecco capitare a Firenze, In quel giorni, Un• garettl. Veniva, In una breve parentesi del suo soggiorno in Brasile, a salutare l'antico sodale che saliva alla cattedra. Era l'Unga– rcttl pieno di vital!tà dionisiaca che cl ave– vano raccontato amici un poco più anziani e fortunati suol compagni di anni più felici e turbolenti. Alle nove di quella sera lo tro, vammo, Blgonglari ed lo, da a Glovacchl· no ». dove cenava con De Robertls, sorri– dente accanto all'amico, con Montale, il no– stro quotidiano, timido e onnipresente Eu· seblo Il cui occhio cl spiava pronto a co– glierci in fallo di giovanile Immodestia; con ~~-0, ctfK>~~~/occ;; ee f~'i:! 11 ~~11a v~?°a1f~.n~! conoscemmo Ungaretti. Che sbraitava, urlava. Prima contro Gatto, In difesa di Savlnlo, che aveva scritto In quel giorni qualcosa, su •Omnibus». di particolarmente mallgno. Poi contro Soffici, che aveva, non ricordo dove, umiliato Baudelalre di fronte a Carducci. « E' questione di met~lo! Uno è oro, e l'altro stagno!» urlava Ungaretti, e traversava le strade senza curare che le automobili, I tram lo rasentassero. lo Investissero quasi. E nella notte fitta di stelle sopra S. Lorenzo, lo sen– to ancora scagliarsi contro chi aveva pro, gettato di sJ)Ostare più verso Il centro della piazza Il monumento a Giovanni delle Bande Nere, allora Incastrato a fare da quarto spl- r:~ dA1:~~Jf. ! 1 st:Cided!~tf~a1r 1 ~~t~~/~i questa piazza!» gridava. Il monumento tu SJ)Ostato più verso Il centro; e chi passa ora non se ne accorge perché non sa com'era, prima: spigolo vivo a render difficile l'Imbocco dei veicoll In via del Ginorl e in via del Gori; e per godersi la piazza deve contentarsi In tal modo del poco mistero rimasto. In quei giorni era scoppiata la campagna antisemita e a Un– garetti, per certe frasi uscitegli tropJ)Ospon• taneamente di bocca, tu ritirata la tessera. Per noi forse, in quel gtoml, la vita lette– raria avrebbe potuto cominciare a prendere r::r~to v:~~n·~v;ert~~t1~u%':t :~~o :n°c; uguali In ogni periodo, anche nel più chiusi e dolorosi. E chi cl avrebbe Impedito, allora, di dare la nostra battaglia? Ma, posto che In noi qualcosa si fosse già risolto a un lavoro più. lnappartscente, a un lavoro di natura più segreta. certo molto declsl\'I furono, In quel punto, l'Insegnamento e la presenza di De Robertis. A darci Il senso della continuità e contemJ)Orancltà del lavoro tra le genemzlonl; della serietà dell'Impegno che ognuno si assume dicendo di voler seri· vere; della difficoltà e del coraggio che co– sta una simile decisione. E la voce di De Ro– bertls, da allora, è rimasta quella d'Un amico più anziano, li cui assillo negli anni .sia stato quello - a traverso la lunga applica- !~~~~! d~:~i r!Ao~odl lp::rv:~!uf~~~~ s!: vanti al testi e davanti agli uomini la fresca attenzione e l'acut-0 senso d'indagine della gioventù. ALESSANDRO PARRONCHI LA FJERA LETTERARJA GALJLERIA DJEI CRITICI I1fALIANK GIUSEPPE DE ROBERTIS Due recenti btantance di Giuseppe De Robertis: prese l'ana a) Cafft Roma, del Forte, e l'altra nella sua casa d'aHltto al mare Da Matera a Firenze; l'amicizia con Sen-a e la direzione della «Voce» nel 1915 a ventisette anni· gli studi sul/.o «Zi– baldone» del '22; la battaglia per la letteratura del '900; le opere maggio,i; l'Università; la sua sc~!a critica: ecco le tappe della carriera di De Robertis, •uno dei critici maggiori dei ,wstri anni - Accanto al critico il Maestro e l'uomo Amici di tre generazioni diverse, poeti, narratori e critici, che devono a lui per la loro esperienza letteraria, qui lo saluta?W TU'ITA UNA VITA DEDlCATA ALLA LETTURA E ALLO STUDIO .:lf. P1•oposto di un }f.; ritratto In un critico _appare_n~ement~s~verc~i~to dalla ragione letteraria, è sempre vivo un sentimento di profonda umanità La sua attenZ1one crmca tra 11 20 e il 40 ha veramente protetto lo svolgimento della grande poesia del nostro secolo Si può parlare delle persone che cono– sciamo Intimamente, che abbiamo seguito giorno per giorno, con attenzione, con studio e con amore? Dico parlarne senza paura di esagerare, di cadere nelle luci e nelle voci della convenzione senza cor– rere Il perlcolo di sottolinea~ quello che ci ha c01lpitodi più nel senso delle nostre abitudini e delle nostre esigenze? E' chia– ro che tutti questi pericoli resistono quando lo spazio e il tempo del viaggio fatto insieme sono ridotti, quando. cioè, non sl è lasciato ancora a11a perfidia na• turale dei giorni j,) compito di rovesciare le pJsizionl, quando sopratutto non è an– cora intervenuta la ragione della stan• chezza. Ora nel nostro caso tutto questo è da lungo tempo passato. conosco De Ro– bertls da vent'anni almeno, l'ho seguito, l'ho visto vivere da a'lmeno diciotto anni giorno per giorno, Il tempo e la stanchezza sono già intervenuti nel gluoco del nostri rapporti c. nonostante questo, qualcosa resiste, qualcosa che si trova in lui ijolo e che lo distingue dagli altri, da noi, e dagli altri. Mi pare d'averlo incontrato una prima volt'a e di sfuggita alle <Giub– be Rosse :a- e ricordo di quella prima stret. ta di mano un'impressione di giovinezza. di lrcsche7.7.a appena nascoste sotto Il de• siderio della polemica e l'offerta di una singolare umanità. Poi bisogna aspettare il tempo dell'ermetismo e la sua prote– zione, non già intesa come una misura. come un rapporto tra anziani e giovani ma l'adeguamento naturale, spontaneo da giovane a giovane. In quel tempo lontano, non lacHe, oUerto a tutte le possibili In• terpretazlonl calcolate. a tutte le specu– lazioni cultural-i e politiche Giuseppe De Robertls ci apparve come un fratello maggiore, arricchito di un desidetio di lotta e di distinzione che noi non aveva– mo. Nonostante le apparen7.e di rigidità raramente ci è stato dato di vivere con uno spirito libero, disposto a una natu• rale !orma di disinteresse e di oblio: il non insistere a un certo punto sulla parte morta della polemica ml è sempre ap– parso H merito, la qualità umana del ~~ 1 ~lfg ~ 1~n•~~mg;ufc~rc~~;re~ 1 t~~~~!~ soverchiato, spesso schiacciato dalla ra– gione letteraria è sempre stato vivo, è sempre vivo un sentimento di profonda umanità: De RobertL-c;lo credete trasci– nato dalle a~ue turbinose della polemica, lo credete distratto. a dirittura imper– meabile e di colpo ve lo trovate vicino. soccorso dal senso della pietà, o meglio ancora dalla grande capacità di non of– fendere. Il rapporto dell'amicizia a un certo punto diventa in lui d'ordine gene• raie. supera la persona. la sua storia. 1a sua figura e si arresta sull'argine di un'al– tra ambizione che non denuncia. che quasi finge di non avvertire e che, d'altra parte. non presenta mal come contropartita, in attesa di avere qualcosa. Ho conosciuto, dunque. questo maestro prima che Il mondo ufficiale credesse op• portuno distinguerlo e avviarlo all'Uni– versità: oggi diciamo che era tardi ed ò vero ma bisogna aggiungere che In quel tempo le posizioni non erano ancora ir• rlgidite come lo sono oggi e l'idea di por• tare De Robertis all'Ufliversità. senza la trafila ccmune. era stata salutata come una vittoria della cultura viva del nostro paese. Oggi sappiamo per riprova di che vittoria si trattasse. oggi che Il nostro cri– tico è diventato uno del pochi maestri dell'Università italiana. dico un maestro In grado di avere una scuola. di lasciare un segno. N:m che mancassero polemi– che; non che non stupisse e ferisse quel fervore, retto da una coscienza indoma• bile di rinnovamento: si pensi a queUo che poté sembrare allora il rinnovamento della scuola fiorentina. si pensi a tutto Il rumore vano di chi temeva dall'Introdu– zione di un maestro del moderni la ro• vina e la decaden7.a degli antichi. Sono bastati pochi anni e tu facile dimostrare al De Robertis che i suoi allievi non sa– pevano soltanto leggere Cecchl e Baldlni ma che da questo limite avevano Iniziato un lavoro di larghissima portata e un'ln• dagine che aiutava a svelare campi Intatti o male riconosciuti. Ma questa resta In fondo una parentesi, anche se oggi lo DC CARJLO BO stesso De Robertis faccia molto per ri– spettare le regole del giuoco e l giovani vedono In lui soltanto Il e professore> e non distinguano con altrettanta chiarez. 7.a il critico, il maestro che è stato dal tempi della sua e Voce> !ino al quaranta o l'appassionato lavoratore di questi ul• timi dieci anni (la giovane letteratura ha In conclusione, se dovessi tentare un rl• avuto In lui li più fervido e appassionato, De Robcrtls nel suo studio, con Biiongfari (di spalle), Bilenchi, Lisi e Lu-ii UN DE RORERTIS DIVERSO di lllARIO l<'IJBl~I DI Giuseppe De Robertis critico penso che altri discorrerà In questo pagina; ed anche sull'uomo chi gli è stato accanto In -più Ja.• miliare e più lunga consuetudine, recherà aneddoti interessanti e suggestivi. Non spiac– cia perciò se, invitato ad aggiungere qual– che parola mia a quelle dei collaboratori dello Fiera, anzichè o/Jrlre uno dl.ssertazlo– ne sulla critica deroberttslana o un ritratto dell'uomo o dello scrittore, io ml limiti o un ricordo di un nostro recente incontro come commluari di un concorso di libero docenza. Do parecchio tempo lo conoscevo di persona, ma non mai prima d'ora. gli ero stato come In questa. occasione vicino per più giorni e impegnato in un'opera. comune: nt mai co– me in que.sto fatico accademica ml .si ero rivelato cosi bene Il suo animo, non certo dL giudice arcigno o di collega dl/Jiclle o d1 letterato puntiglioso, ma di uomo dotato di una cordiale umanleà, disposto non a. uno lndj/Jerente Indulgenza ma ad una. simpatia pronta e viva, che gli faceva 1entlre sempre nei candidato l'uomo, e avvertire dolorosa– mente quanto poteva turbarlo, e ricono.scere con cosi schietto e caldo compiacimento ogni segno o promessa. di un valore vero. Come non consentire con lui e non trovaTII con• cordl nel giudizio? · Mi veniva fatto allora di pensare un De Robertl.s diverso. quale era appunto o ap– pare talvolt.a anche oggi a chi gli è lontano, ed anche, mi sia perme.sso di dirlo, al De Roberlis di cui In altro tempo avevamo letto o ci erano 1tate riferite parole acerbe .su moe.stri da noi amati: e riconoscevo come pure In certi suol atteggiamenti, in certe 1ue espreuionf, che altra volta erano a noi o ad altri s-piactute, Josse non gid malignità o malanimo, bensi, anche se con dh1er10se• gno, quello medesima. acuta, raJ/lnatlssimo sensibilità che ml si palesava nei discorsi col candidati e coi colleghi. Cosi è Giuseppe De Robertis, per il quale. e spero non gli spiaccia, vorremmo ripetere il giudizio del Villana su Guido Cavalcanti, e vlrtud1oso uo– mo in molte cose, ,e. non che ero troppo tenero e stizzoso 1: ne cl adombriamo per gli scarti della sua & tenereua • e della sua u stizza», perchè sentiamo che, se eccesso vi è in qualche suo giudizio o atteggiamento, il .suo è eccesso di pa.sslone, da lui stesso sofferta, che gli Impedisce talora, per un lm- pegno soverchio, di discorrere, con lo dovuta pacatezza e non senza un certo pur neces– .sario distacco. di questioni, quali che so io? la critica. delle varianti o il e regesto» del– l'epistolario foscoliano. E la. sua critica sol• tlntende, anche quando ambisce a/fissarsi unicamente al /atto letterario, stlllstlco, quella vlvadt<i co.stante del sentire, di cui taluni suol giudizi sommariamente negativi o unilaterali o poco sereni non sono se non una manl/esttUfone appariscente ed episo– dica, quella diAposiztone a partecipare al moti dell'onimo altrui, per lo quale egli sa ~~r~:e1~ e:i:~ :r~~t 0 u!n~~::~zt~ rzn:c~: mento segreto dell'Interlocutore. e cosi pro, •Jondamente 11 turba per ogni altrui sofle• renza. Viene dl qui, pur nel limiti che egli volontariamente s'impone, l'accento peculio• re della. sua. pagina critica, cosi diversa da quella di un Contini, per ricordare uno stu– dioso a lui per più rispetti vicino: non si potrebbe certo dire del De Robertls, come del Contini, che egli tenda o convertire il di.scorso Intorno o un poeta di un'opera• zlone di alta matematica. Nè senza slgnlfi• cato e forse che le pagine sue piil sugge– stive siano quelle Intorno alla «nascita• di una. poesia. (e nascita della poesia carduc– ctana »), o al suoi primi segni o al suo lon– tano annuncio (quelle, ad esempio, dedicate al saggio leopardiano sugli errori popolari degll antichi}, ai primordi di un capolauoro ~~, ~g~:ssfui~{r;n~~,1~~te~:~s!i~~Uf!tf~ e l'intereue umano del De Robertis s'incon– trano, ed egli può 1alutare commosso il pri• mo a/Jacciarsl di uno per,onalftà d1 poeta. Tanto più /orte è .sempre e nel critico e nell'uomo (ma noi non sappiamo disgiun– gerli) che non L'Intolleranza verso persone e tendenze da lui talvolta quasi ostentata, la disposizione ad aprire il suo animo e la sua Intelligenza all'animo e all'opera altrui· cosi come gli e propria una fedeltà tenacé negli a./Jetti, nell'ammirazione. nella stima. Ben lo so lo, a cui, per quanto di diversa formazione culturale, egli non ha cessato di mani/e.stare, in ogni circo.stanza. il proprio consen.so, e che, anche per questo, sono sta• to lieto di unirmi a quanti intendono con questa pagina rendergli onore. MARIO FUBINI stavo per dire a volte a dirittura ingenuo, difensore e musfratore). Non intendo alludere a cose che tutti dovrebbero conoscere, al capitolo che nel quadro della lezione seniana Il De Ro– bertls ha aperto e chiuso con estrema autorità e indipenden7.a. Soprattutto la storia deila poesia del Novecento è hn· possibile vederla senza il suo contributo e. si badi bene, un contributo attivo, nel senso che molte volte dalla sua parola si è staccata una nuova Immagine e una nuova soluzione per gli stessi poeti. Qual– cuno mi potrebbe sollecitare: allora De Robertis non ha mal sbagliato? Non è il genere di domanda che si addice al no– stro discorso e del resto non conta vedere 11numero degli errori di un critico, piut– tosto vale sottolinearne la qualità e l'im– portanza. Ora se ripensiamo agli studi del De Ro-· bertls !ra tl venti e il quaranta ci è la• cile stabilire che la ..ua attenzione ha ve– ramente protetto lo svolgimento della poe– sia di quegli anni, vale a dire la grande poesia del nostro secolo. Pensate per un momento a.Ile altre possibili soluzioni del– la critica. tutte sarebbero e sono state del resto, posizioni polemiche, soltanto Giu· seppe De Robertls non ha mal dubitato un momento della sua verità: la sua forza e l'o!!erta verso i poeti stessi stanno pro– prio qui, nella fermeu.a della sua atten– zione. La polemica era distrutta dalla scelta e da quel momento c'era posto soltanto per Il rigore, per la disciplina Interiore della sua critica. Molti anni 1a, quando la giovinezza ml dava una specie di baldanza di giudizio, notai che nessuno sapeva, come Il De Ro– bertis, vedere a fondo nel senso della sua realtà: allora per mc l'o::servazione era un limite, un'accusa (di cui generosa– mente Il critico non dette segno di rice– vuta), oggi ml accorgo che in tondo sot• tollneavo soltanto la sua ..,rima virtù. La scelta del De Robertls verso Ungaretti, verso Montale prc.-supponeva "1utto un tempo di polemica sostenuto con estrema coscienza ma. dopo, soltanto la parola del critico avrebbe potuto vivere, distinguere, interpretare e fissare. D'altronde quello che per me era allora un limite doveva farmi capire come rosse impossibile ri• prendere e superare li lavoro del De Ro– bertis che storicamente aveva assolto la sua !unzione ,come Serra. come Gargiulo. tratto di De l!obertis partirei d_aglt anni di formazione fiorentina, dal periodo della <Voce>, dal tempo del ritiro bolognese e sopratutto dagli anni di meditazione Ira Il venti e il trenta: sono gU anni meno noti della sua carriera, eppure non c'è dubbio che quel tempo C:ella prima ma• turltà porta molti segreti della sua le– zione On quegli anni Ungaretti si pro, parava al aSent.imento> e Montale spe– culava ancora con grandi risorse di vita sugll e Ossi>). Subito dopo osserverei le prime uscite con e Pegaso> e con e Pan> per arrestarmi. momentaneamente, all'ln• wesso del palazzo (chlamamolo cosl) di Plau.a San Marco. Gli anni di lotta. quelli di preparazione e di maturazione, gli an– ni delle due 'll.aturità, tutta una vita sen– za episodi clamorosi. tutta una vita de• dicata alla lettura e allo studio: sono si• curo che da un'Indagine del genere nP verrebbe fuori un'Idea accettabile di ri• tratto. Volete dire che dispo1Temmo solo di un'imm~ine fissa? Ah, no! sarebbe tradire la prima natura dello scrittore. del orltl-co e deffuomo: il rigore del metodo, la fedeltà alle amicizie spirituali non de– vono !arei dimenticare le possibilità di ricupero dell'uomo. Perché questo non va dimenticato - specialmente per De Ro• bertis - la supremazia del carattere. la sua nobiltà. la capacità che ha dimostrato tante volte nella vita di lavare con Il suo senso d'umanità le o!!cse, la lotta, la mi• seria degli altri. Chissà che nell'Impos– sibile rapporto fra Il rigore del critico e la passione dell'uomo non cl sia la prima ragione della sua storia; il coi.ore che l'ha distinto nel gregge del cronisti e in quello ancora plù. informe del professori. De Ro• bertls ci ha inse2nato una piccola verità, cioè che ·!l fedeltà alla letteratura è l'u– nico terreno chn consente la vita ~ella critica. CARLO 60 ·iblioteca Gino Bianèo t l!ag. 3 Glilevo graliituùine di GiuseppeUngaretti Sono trasool'$l tanti annl, ed ero arrivato a Firenze, In licenza dal front.e, per diatrt– bulre agli amici, In quel finire del 1916 o principio del 1917, ~semplari del mio Port.o Sepolto, stampato allora a Udine a cura di Ettore Serra. V'Incontrai Paplnl, Palaz.. zeschl, Soffici, Pancrazi, Fernando Agnolet.– tl, Glannotto Butlanelll, altri, e, se ram– mento bene, In quell'occasione conobbi di persona De Robertls. De Robertls preceden• temente mi aveva chiesto per lettera e aveva accolto nella sua Voce alcune delle poesie rt• pubblicate sul Porto. Da quando Incominciai a seguirlo negli scritti della Voce, e a voler• gli bene, e sempre sino all'attuale sua colla- ~~z\~nelu~ullose!i!~n~~~l~ib~• t<:u~:!; amore per la verità e la bellezza dell'arte, lo stesso preciso rigore nel sorprendere I ca– ratteri d'uno stile nel loro divenire, la stes5a Impeccabile acutezza di gludi2:io, Io stesso coraftgto nell'affrontare ardimenti di tonna :ft~ ~~:!~fl~u~ n~~~~ e:p;ioi~~r:nfhg più giovani di lui onorano le nostre lettere; ma sarà difficile opporgli chi più di lui mal non sia vinto da malumori o personall con· venlenze. L'assoluta probità. dl De Robertis, la sua coerenza non meccanica, ma frutto di sensibilità e di mente vigile, le sue defi– nizioni critiche folgoranti nel tessuto tutto nervi della :sua pro.sa elegantissima, ranno e faranno sempre delle sue pagine una Jet,.. , tura esemplare. Personalmenie gll devo gr,1.– tltudlne Illimitata, non solo per la luce per– tinacemente sparsa sulla mia modesta opera, :~r!u6~e~t~~g~1~te~~f~o~~ s?~~~ gano e Il Leopardi e 11 Foscolo, e Il Manzoni e Il Petrarca. GIUSEPPE UNGARETTI :lf. Metodo ilella storia nterna di MarioLuzi Sul mdod.o e .sull'apparente a.ssenza df metodo nella critica di De Robertis .si è di· .scw:10 In Italia per anni interi quando. in tempi di JanotUmo crociano sembrava indt:– centt: concepire e praticare una critica che non fosse di e principi». vale a dfre di f<1T- dò1e~Jeju ~tcf°te!o:r:::u~~~ed~~ d~ De Robertis ha risposto da sè. a JJToposlto della bontà del suo metodo. facendo .seguire al belli.ssimo Leopardi !'ancor Più maturo e solido primo volume di Studi manzonlant. Solo vorrei oonct.derml qualche osserva.– :fone utile non tanto a dt:ftnlre il lavoro del critico quanto a ln.sinuare nell'animo di cht non l'avesse la dose di ironia che ci vuole nel considerare lt polemiche letterarie. De Robertls veniva Indicato, per non dire indi– ziato, come un formalista, anzi C011lt: un en– donlsta della torma. un epigone della tra– dizione prelatizia -! serrlona dell'oUum e delle buone lettere. In realtà se c'è un cri– tico che non si è contentato di prendere le mi.ture delle belle /orme o di suonarci so· pra qualche cavatina, senza per queato con– siderarle pret.e:sta per arbitrarle divagazioni. co.stul è proprio De Roberti.s. Eglt ha anzi introdotto nella critica della f<1Tma il cri· terio di perfettibilità. Il .senso del divenire e della storia; della 1torla interna (dalla ge– nesi al iuccessivl stadlJ dell'espressione in rappof'tO alla storia intima del .suo autore: che t la. storia plil puntuale e pili. concreta che .sfa.dato di /are nel campo delle lettere. Quella. che la polemica definiva. spregiata– mente a critica degli 1carta/occi » giovò a li– bera.re : il mito della forma poetica da.Ila.ste– rllltd delfasSOluto dei post-crociani. E un·a,tra o,,1er11azioneda /are che dt– acende in parte dalla prima t come coduto e formalista• sia sen,siblie alla .statura mo– rale dei suOf autori e attento all'energia morale del loro stile e rimanga. invece fred– do dt fronU all'o.stentaztone di capacitd: /ormaU e per/lno a,lle perfette rfiucit.e del ~';;e;;° v~~~a:o 1~~ 0 n:J:!":P~:~1&_caJ: un autentico piglio morale. Non è un ca.so che i·argomento 11"'-/trito e costante dei suoi studi ,1iano Foscol.o,.UOpardl. Manzoni. E neppure è senza significato Il suo tenace amore a. Carctucci. per quanti dlsinganni un purista della poesia. potrebbe trovarvi. MARIO LUZl ::lf.: Qnarant' ni fa di EnricoPea ~1:~ 1 ~: ~~~:!~t d:n 19 1~•r:~ìiJfati:e1°:: nlre a passare in Versilla qualche mese. Queste tughe In Italia le facevo ogni tan• to, a s!ogo della nostalgia di cui ho sempre sofferto. CE, credetemi, la nostalgia, è una grave malattia). Ora, polchè da Firenze, un anno prima, ~f.~:~~v~n~rtià\~ ~nq~:1ftdehar a 1 ~~~ li manoscritto di e Lo Spaventacchio li, per rame un libretto come quello di Saba uscito :u~~Q f~fa~~e!o F~~~~zfa':em~e d~r:~: della a Voce»: Prezzollnl, Paplni, chè, Invece della modesta edizione che ho detto, «Lo Spaventacchio» era già fuori protetto nella collezione & Quaderni della Voce». 11 rtmo che Incontrai fu DI Staso. In ~~~ro~n,~b~~~~· f~U1qOT1 S~=ri11q~: sentò. Di una ho reverente memoria. Gli altri viventi mi sono carl. Renato Serra, ~use~rii'~~z.z=n~~~b~~~o;a~r 1 ·s~ mentre veniva verso di noi che stavamo sul• l'uscio della & Voce li, scherzosamente ml dis– se la sua ammirazione: & Vedi? Quel ragazzo basilisco ha scritto mllle pagine sulla poesia di DI Giacomo ». la ~~1~ 1 a~furzìa ~~~ t~~~t:ur':i':nr;,~•annt, ENRICO PEA Correttore 11 i bozze di CarloCassola Nelrestate del '◄6. Wla mattina verso mezzogiorno: entrai nello redazione del e Mondo• fiorentino. che era sul Lungarno e. per quanto rtcordo, SI componeva di un unica stanza a pianterreno. Bonsantt era d!etro al suo tavolo insieme a De Robertls.. che lo no.'"IconO&Ce\'0. e a qualcun alt.ro. Gll dls.c;Iche vole\'Origuardare le bozze doU-ul– tlma puntata di un racconto. e Baba li. che stavn appunto uscendo sul & Mondo li. - Le ho già corrette io - Intervenne De Ro– bertis: e dlfat.tJ le teneva in mano. fre– sche di stampa. Io rtmas! Interdetto. perché la fisionomia di De Robertls non ml era nuova. però non riuscivo a darle un nome. Allora egli disse. per rassicurarmi: - Può fidarsi. lo sono un oorrett-Oremolto scrupo– loso. E" da not.al' e che De Robertls non faceva nemmeno parte della redazione del « Mon– do» pure. trovandosi Il, si era preso la bri– ga di correggere le bozze del racconto di un glo\•ane sconosciut-Oqual'ero lo. Questo ml diede :subito la misura del suo amore per la letteratura e del suo Interessamento per t giovani: un amore, un Interessamento raro. In quegli anni ebbi modo di vederlo spes– so. mt1.non ebbi più occasione di parlargli. Lo Incontravo molte volte la sem nel cen– ~rodi Firenze: lo andavo a k\vorare al gior– nale. e lui passeggiava parlando a.nimata– mente con un giovane che poi seppi e.~re Lanfranco Carettl. Nel '52 uscl Il mio primo romanw. e De Robert1s fu t.ra I primi a ret1:nslrlo nella sua rubrica su uTempo». Oltre che del roman– zo. p11.rlavadel miei precedenti. e IO rimasi sorpreso nel \'edere com'egl! conoscesse be· n!sslmo non 50ltanto I due \'Olumettl usciti dieci anni prima. ma anche t mocontl che ero andato pubblicando su rt,·tste e giorna– li. •una era sfuggito n1 suo occhlo attento e amorevole. CARLO CASSOLA

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