Fiera Letteraria - Anno IX - n. 44 - 31 ottobre 1954

Domenica 31 01 LOhrc 195{ LA FIERA LETTERARTA UN GRANDE MAESTRO DELL'OTTOCENTO ITALIANO * GIOACCHINO T01HA GIOACCHINO TOMA: Signor~ In rlardlno Importanza diuna mostra di FORTUNATO BELLONZI hl, come noi, è convln'to che la storia dell'arte dell'Ottoc.ento italiano sia pressoché• tutta da rilare ed ha ammesso nella VI Quadriennale di Roma - con le conseguenti polemiche che ognuno ricorda - una sia pur limitata ma esemplare scel– ta di capolavori del nostro Secondo Otto– cento pittorico al duplice scopo di richia– mare l'attenzione degli studenti e del pub– blico sul problema di una giusta valuta• zlone che anche troppo ha tardato a ve– nire e di segnare, al di là delle divergen– ze più apparenti che sostanziali, il linea– mento proprio ma non provinciale della pittura moderna In Italia, non può tare a meno di guardare con qualche soddisfa. zione al fervore recentissimo di ricerche e di studi intorno all'arte del nostro Ot– tocento (test di laurea, saggi, la pubblica– zione delle Lettere dei Macchiaioli di L. Vitali) e al moltiplicarsi delle esposi• zloni che dal '52 In poi si sono susseguite: tra cui quelle di Fattori (Livorno, '53); del Ritratto nella Pittura Lombarda del– l'800 (Verbania. '53); del Pittori Lom– bardi del Secondo Ottocento (Como, '54); di Francesco Netti e di De Nlttls (Maggio di Bar> '53 e '54); di Pelll7.za (Alessandria. '54); di Mosè Bianchi (Monza, '54) e, In questi giorni, di Patini (L'Aquila) e di Torna (Lecce). Senza contare i vantaggi che alla conoscenza dell'arte moderna Ila• liana sono venuti dalla mostra e del Mez– zogiorno> presieduta dal Ministro Cam• pilli e realizzata con li concorso della Qua• drlennale; dalla quale esposizione, grazie alla profonda competenza e alle lnlatlca• bili premure di Emilio Lavagnlno. è usci· ·to un profilo per molti aspetti inedito del- , f~.t~u;~ fad~f~~os~~t~~~emdf~~~6A 1 af1~~ per l'Innanzi misconosciute (un Albertls, un De Gregorio e perfino l Palizzi). con preziose constatazioni sugli esordi .di ar- ~~s~~t~0d1~t~~ Pa~g~ 1 ~ 1 fr~rt~~s~ 0 ~e~~~ ~~ osservazioni. Ancora al Lavagnlno - di cui si aspetta col più vlvo Interesse il grosso volume di Storia dell'Arte Modei:na In Italia (U.T. E.T.) e di cui In questi giorni esce, nella collana del "'Quaderni della VI Quadrien– nale>, l'attesa monografia sul sorpren• denti bozzetti canovlanl (Canova e le 3tle e invenzioni>) - dobbiamo In principale misura la esemplare mostra di Gloacchl• no Toma che. or2anl1.zata a Lecce dalla locale Amministrazione Provinciale nel quadro delle celebrazioni salentine. sarà portata nel prossimo dicembre a Roma, nel Palazzo delle Esposizioni, e forse po– trà anche essere ulteriormente compie• tata: per esempio con la prima stesura della Sanfelice in carcere della collezione Marzotto, quadro che. se venisse, come speriamo, accordato questa volta In pre– stito, potrebbe, con tutti gli studi .per es– so raccolti Intorno, completare utilmente la visione del lavoro del Torna attorno r questo giustamente famoso soggetto. Merito principale. dicevamo, del Lava smino; e di Luigi Salerno che ha fatto molte e non a2evoli ricerche (si pensi che una metà circa delle sessanta opere espo ste non si conoscevano) e che ha compila– to con tanta cura il catalogo. premetten– do ad esso dense pagine di ricostruzione della personalità tomlana e dl attenta Iet• tura delle sue opere più importanti. In occasione dl questa mostra ci slam, riletti le pa2ine autobiografiche del Tom, nella edizione curata dall'amico Vallom (Galatina, 1945-46), quasi desiderosi di non trascurare alcuna possibilità di me a-IloIntendere la natura e l'opera del mae stro; ed anche da un tale Invito a r!cer• care I Ricordi di 1m orfano diremmo che si misuri l'importanza della retrospettiva leccese, da cui Il Torna esce per certi rl• guardi un pittore nuovo. tra l'altro con inaspettati, lncredlblll inizi. Apriamo dunque una digressione Ci::• cosl può sembrare) sul Ricordi, I qual: scritti unicamente perché Il figlio. lcggen doll, ne traesse esempio ad a(frontare cor corag,r:lo le vicende della vita, non di· remmo che cl diano precisamente !'Imma glne di un uomo dall'umore malinconico. C'è una virile fermeu.a nella rievoca• zlone delle dolorose esperienze e c'è. nelle pagine delle memorie fanciullesche. spi· rito vivace di ribellione, desiderio di av• ventura. Impeto di terribili monellerie su cui alita spesso un umorismo schietto e feroce. che ritrovi tanto nella viva descri– zione del febbrile traffico del !ratl che In un baleno fanno sparire U tabacco di con– trabbando con la soldatesca già alle porte del convento, quanto nel viaggio disastro– so da Lecce a Giovinazzo e pe'rfino nel concitato resoconto delle scaramucce ga– ribaldine: la fuga nel buio della notte, quel saltare a casaccio da un colle a una valle, quel temere e l'avanzarsi tleJ giorno rapido e lumlrloso >. Sincerità, inodestla e onestà sono le tre virtù che trionfano In questi Ricordi tut• t'altro che privi di pregio letterario, come ml sembra. Chi rilegga la confessione del !urtj perpetrati dal Torna dodicenne ai danni della nlfnna avara e sgarbata ve~ne ~C:l~ lI"felii~1~r~az~~~?d~r~,t~~- ci~: .. ~ ne .e 2ravi. sul poco Ingegno che natura ~li avrebbe fornito (donde quella furiosa disperazione che quasi lo condusse al sul• cldio cd a cui venne pace dalla giusta con– siderazione: e E che colpa ave~o lo. se la natura ml aveva dato cosi limitato talen• to?... EccQ, lo vivrò come tanta gente, che col sudore della fronte si procaccia giorno oer giorno Il suo tozzo di pane>) avverte l'autenticità del sentimento, la verità di un'indole appassiQnata e sensibile, di una coscienza retta. Basterebbe l'episodio di Nannlna. la modella che alla vlgilla delle nozze e con un bravo giovane- operalo> butta le braccia al collo del pittore lnna• morato e cade in deliquio: "'...corsi a pren– dere dell'acqua, dell'aceto e che so lo. e tornai h\ a spru7.zp.re il volto di Nannina che a poco a poco cominciò a riaversi. Io ero proprio !uor di me e non sapevo che cosa' fare per quella ragazza; la madre. Invece. calma, badava sempre a dlrml: - Ma che cos'è, Don Gloacchlno? ma a che servono questi modi? Voi siete Il pa– drone della nostra famiglia. - Ma che padrone, ma che famiglia ml andate con– tando! - risposi. - Chi mal ha pensato a nulla. che diamine sognate! Lasciatemi nella mia quiete, ecco quello di cui vi prego>. Non si nega. naturalmente. che l'Indole sensitiva del Torna e le esperienze perso• nalmente patite dalla sventura e della miseria Inchinassero Il pittore ad una commossa. accorata simpatia verso Il do· !ore altrui e ad una espressione sommes– sa. ma calda di umana partecipazione. di quel dolore, sui cui - nelle tele più belle - sl stende la pietosa luce diffusa onde si Imbevono I bianchi. 1 grigi, gli argenti, I bruni delicati e profondi, a sottolineare la patetica solitudine della Sanfelice in at• tesa della sua tragica maternità o Il do• lente stupore delle orfanelle che proccs• sionalmente scivolano nella corsla con le loro tremule candele. Ma si vuole. In qualche modo. precisare Il carattere della elegia tomlana, cui si iblioteca G'ino Bianco Bisogna precisare Il carattere della elegla tonalana, eui si aeeou1pag11a una wlrlle ae• eettazioue della soffere11za I onde itasee un vigoroso sentimento ilei destino dell'uomo 1ccompagna una virile accettazione della :offerenza, dell'abbandono, dcll'or!anez.z.a. dell'umiltà; donde nasce un vigoroso sen• :!mento del destino dell'uomo, più volte ribattuto con frasi asciutte e severe nei Ricordi. Un tono elegiaco, pertanto, che non esclude Il vigore delle Immagini, la cui scmpllfl:cazione e castigatezza rlspec. chlano l'Intima convinzione. la Cor-u mo– rale. E la stessa esistenza del Toma. la sua oarteclpazlone alle lotte per la libertà e per l'lndipendenza,,come la sua conside– razione della pittura quale lavoro con cui uno si procaccia di che vivere, sono evi• dente testimonianza di una onestà rigo– rosa che non permette alle passioni di esprimersi con l'abbondanza e l'ornato lella eloquen1.a. n~e r:;;~f~em~dr~ 1 c(~eP~eei1 :i~~~d~a-te 1 : rore, ci stringemmo, chiamandola ad alta voce, al suo petto: ma nessuno risponde– va, e nella casa non si .udivano che le no– stre grida e il pianto. a cui s'era aggiun– to quello della bambina. che, destatasi, anch'essa piangeva e gridava nella cui la!>) o Il macabro rinvenimento del ca– davere del padre nel cimitero conven– tuale Cc Tutto ad un tratto, egli dà in una esclamazione dj meraviglia, e, sollevan do da una di quelle casse un cadavere quasi mummificato, con un gran ciuffo d1 capelli che gli scendeva sulla fronte. "guarda", dice volgendosi ad un altro becchino, "guarda come si è conservato bene don Pietro Torna". Era mio padre! Fuggii spaventato da quella sepoltura, e, da quel giorno, ebbl paura del morti>) - Lumeggiano gli aspetti diciamo più ro– mantici della sensibilità dell'artista, ma pur sempre. con una prosa secca e disa– dorna, come è castigata, perfino nella re• sa degli affetti più cari, la sua pittura mi– gliore, allena da eccessi (proprio un po' di rettorica guasta la Rrtota dell'Annun• ziata: quadro teatrale, con quel due buchJ fosforescenti nella e ruota> che paiono occhi di gufo; ma vedete quant'è sereno nel suol cerei pallori, ln quell'aria stupe. !atta e assorta che odora di disinfettanti e di gigli. Il Viatico dell'orfana e com'è rasserenato nel chiari Impasti tonali li ri• trattino 'tlel Jil-igliomorente). l'altro, I figli del 'POJ>Olo (cui nuoce l'lm• bambolata flguretta di destra), ll denaro di S. Pietro. Roma o morte, l'Orfana: tutti datati tra il '61 e il '63; dalla breve sta– gione morclliana Cl quadri storici come Il Clemente VIl nel quali, per altro, sem– bra di potere scorgere. legittimamente, come notò già Il De Rlnaldis, una e pre– sentazione della vita umana. la quale ave– va trovato Il suo stimolo o pretesto In un determinato fatto e personaggio storico. perchC no'n altro avrebbe potuto trovare di miglior valore) alla maturazione dello stile che, come nota felicemente Il Saler- !'o0gg~~fg~e psi~p~eo8t~ ~/~a~~d~~\~~iàdr~~ cordate Merlettaie cieche del '72 e poi Le d110madri, la Sanfelice in carcere ecc. In• slstere ancora sull'alta qualità di alcuni notissimi capolavori del Torna non è qu: necessario; ma non si può tacere l'Ono• ma-atico della mae3tra, che è tra gli lne diti rivelati dalla esposizione leccese: si tratta della replica del dipinto dell'Acca- fu~1!o1fo~~1l:p::-~it~ir~~f 0 J~n~~~t~~~ in Toma stesso vi condusse per provarvi la sua tavolozza. Ha Indubbiamente un !a scino anche per la sua superficie logorata e pulvc.rolenta, ma, senza farci prendere da tali suggestioni atmosferiche. In questo caso per buona parte fortuite, la bellezza e unità tonale altissime con I grigi, I rossi smorti, I vecchi ori e i bruni delle scola rette cui è fondale la parete dell'aula ba• gnata dalla luce come ln un Correggio. con un risultato profondamente emotivo. Per analoga ed anche più forte ràgione. di essere cioè un Inedito di eccezionale splendore (ritenuto smarrito e noto sol– tanto altraverso una Incisione del Barbe• ris, è stato oggi ritrovato neJla collezione milanese Balzan) Il quadro Le ed1wat1dc al coro deve essere qui ricordalo. E' tra l pezzi che maggiormente giustificano Il rl• ferimento già altre volte criticamente ac– cennato, specie per I macchiaioli, con la pittura del Quattrocento. Il gruppo delle educande con bianchi di sodo e luminoso Impasto, cui sta dietro un lembo flamman• te di tenda, non può non richiamarci la memoria di quattrocentesche predelle di altare. Un po' macchinoso nella resa del• le architetture e decorazioni murali del Queste cose si dicono per sgombrare il coro (dove si risente un'eco del Toma me– terreno da una Interpretazione tanto fa. more del suo gusto Iniziale di decoratore elle quanto erronea della malinconia del e descrittore minuzioso di ambienti) Il Torna, quasi che le sue pitture si avessero quadro non ne rimane però compromesso a considerare come Immediati abbandoni ed è pienamente glorioso tanto nelle flgu• alla piena del sentimento. laddove affel• re quanto nell'organo e nel legglo, !ermi e tuosltà e intimità hanno una loro auten• Incantati In uno spazio che si saremmo tlca forzà che le mantiene generalmente tentati di definire e metafisico>. Tali ac• pure del compiacimento della dolcezu centl di un toscanesimo quattrocentesco (anche perciò si sono fatti. per l'artista, 11 (nella linea di un Cccloni. per Intendersi, riferimento alla pittura toscana del Quat. ma più altamente) sono evidenti In un'al• trocento ed a quella olandese del Selcen• tra scoperta preziosa di questa mostra: Il to). Si veda, nel Ritratto del figlio Gil3ta• giardino di Villa Dalboito, che li Se.lcrno • oo (1884) quanta sicurez7..aè nella amo• appunto giudica e dipinto .come un Inter• rosa trepidazione Cii dipinto può costitul- no> cosi solenne è l'assolata solitudine e re, Insieme con l'altro bel Ritrqtto della cosi vivo il sentimento prospettico. Rlsol• moglie, l'unità di misura per distinguere I to quasi impressionisticamente (perfino veri Torna da quelli pur buoni attribuiti• con la tela lasciala scoperta e bianca In• gli); si veda. nella Scuola delle merlettaie torno al rami degli alberi) qu~sto paesag– èieche, guasta dalla sorda rldlplntura del J?I0non ha però nulla a spartire con l'lm• ~~~rl~t~hfe rgg~';;~·tau;~~~~fn·t:it~a~~r:i~:: ~r:s~~ 0 ~;a 0 ~:Aac~~~!~o~~e V~:;~ u~~ 11;1~! stra con la merlettala contro Il pannello tura di antichi problemi Italiani. Tal qua• argenteo della finestra. O si consideri la le un quarto Jnedlfo Importantissimo: le autenticità del sentimento di solidarietà Signore in giardino della napoletana col– umana nella famosa Pioggia di cenere ~•U lezione d'Errico, tra le più llbcre pitture Ve 31tvio che con massima evidenza cl dà del Toma, ma non un "'pleln-air > anche il distacco enorme che separa Il Toma da se. per avventura, dipinto dal vero, all'a: altri narratori ottocenteschi di vita po- pcrtu. Quivi Il problema tonate e lumini• polare Ua tristezza incombente sulle ftgu. stico è Più vicino a quello di un maestro rette quasi cancellate che sfilano sllen- .. del Quattrocento che non a quello di un zlose e assorte lungo Il muraglione, dlnan• lmpressionista francese, benché la tecn1• zl alle fanciulle questuanti saldamente ca sia. questa volta. 1 compendlarla come, piantate e ferme; l'Indimenticabile, tra. più accentuatame~te. si farà nelle ultime gico gruppo delle donne che oppongono opere del Torna, interessato ad una ste• · alla furia degli elementi l'Immagine sa- sur~ nervosa, cor:5iva. di cui son~ buone era, a questa a2grappate con uno slancio testimonianze. qu1 ~ Lec_ce. It bn91~ della accorato che è fedele specchio di superstl- 11011na e Il tatuaggio dei camorristi oltre zioso ardore). Questa è una lntcrpretazlo• allo Stato civile della Galleria d'Arte Mo• ne vera della religiosità popolana cui l'ar- dcrna di ~orna. lista partecipa Immedesimandosi nella Non possiamo certo pretendere, con que• sventura collettiva, non quella delle sa• ste note, di dare al lethlre la sensazione gre mic,hettlane. Il Torna non guar(!a mal compiuta dell'importanza della. esposlzlo– senz.a un peso di responsabilità morale al ne: essa è tale che sempre plu lnvo1tlia · ~ 0 :a1~ 1:f1~~ 1 ~~/~n~ 1 ~o~?/o~~~ ~ips~~t~~~~ :1~au~:1~O~r~~~oR[i~~~en:~s~~as!l::~;~ • chC non avrebbe senso - quanto Courbet bene approfondita che possa. dopo essere disse di se' stesso nella breve autoblogra- stata esposta in Italia. compiere un giro na: e lavorò per essere un uomo piuttosto almeno nelle principali città d'Europa. che un pittore>. che è poi l'unico mezzo dove è stato anche troppo lungamente per diventare pittori sul serio. Ignorato il nostro contributo alla !orma- st~0~: :tc:t~a:;'~~~n~~!~f~~o~~~ft~ad:'1rt ~~;ee s~~~~ 3 nt~v:~t\Je';~[a~:~l~l~<;!~r~~n~ velarci pienamente il valore del Toma col sono deste curiosità ed aspettazione ln~or– precisarnc. più di qtlanto sia stato finora no alla nostra arte del XlX secolo: un ar• possibile. la cronologia e la personalità. te, come dice il Lavagnlno nella Introd!-'· Dalle opere giovanili (1856-'61) e nelle zione al Catalogo del Toma. e la cui storia quali si Iscrivono alcune ,iat"re morte un è tra le più complesse a narrare per la PO' accademicamente composte ma con molteplicità e varietà dei motivi che In brani notevolissimi di materia pittoria. al essa concorrono>. momento pnllzzlano che comprende. trll FORTUNATOBELLONZJ GIOACCJIL~O TOl\lA: Natura morta Pag. 3 GIOACCHINO TOMA: Ritratto del ftrlio Guslavo PAGINE AUTOBIOGRAFlCHE ·* "- Da "Ricordi diunorfano,; Con tal precisione di racconto corse la notizia della mia morte fino a Napoli, e quasi tutti gli ufficiali della mia legione si sottoscrissero per farmi onorifici funerali ' * di GIOACCHINO TOMA • Il 11 ottobre. a mezzogiorno, awena ar– rivati a Pettoranello"d'Iurnia. venimmo at– taccati tjal ,iemico rin/orzato dalle maue reazionarie che st erano lmbo.teate dfetro quelle montagne. e preti cosi df .sorpresa per lnavvedutuza di chi comandava. Jummo In un batter d'occhio accerchiati e mes.rl In di.sordine; mentre fl colonnello Nullo, ac• cortwl della trl.stc po.tlzfo11e, batteva riti• ::~~ 'g~irnl~~. ~oc~mt':i 1 t~!;. 1 :~.a':J:~rdf! natamente. fino a noUc avanzata. Io. c(al ~~1P~d~~t 1 !°f:n:ei ~~~v~~~n~n iaiti= liuima sopra Peitoranello. che mantenni fino all'ultim·ora. Ma poi. avvedutomi che non .ti aveva più munizioni, comandai la ri• tirata: ed allora. chi di qua, chi di Id. tutt"f miei .soldati .ti &bandarono . .scendendo pre– clpit0$amcnte la collina di quel pae.se. SOio cinque ,o/dati ml rimauro al Jianco e ca– lavano in.!ieme con me, battendo ordinata• mente ritirata. Ma il nemico.che avct>a cir– condato dalla ba3e quella pM1tione. cl fece. a mezza via. una /ì.lta ,carica e, ad e.s.sa. quattro di que' miei 30ldati ml lcuciarono. La notte era gid inOltrata. ed lo. vfttoml con !'n .solo .soldato a( fianco e qua.,t nelle mam del nemico. avendo pen-sato, per lttln– to di talvcua. di ricorrere alfatruzfa. ml butr.al. per ncucondernd. h1 un Jruso coper– to di tpine. Il bravo $O/dato. cr~utoml mcr– to. Juggl: e fu il solo de" miei elle raggiunM con fortuna Il retto della legione In Cam.• pobauo. dove con certezza diè la notizia della mia morte, dc!Crivendo I mief ultimi m?menti con tanti particolari. da non la• ,ciar alcun dubbio 3ul/a veritd della trltte notizia. Raccont6 come. vfitoml gravemente fc• rito. egli ml ave.sse preso iulle tpalle per talvarml. e co.ttretto poi. nel .sopraggiunge– re:del nemico. ad abbandonarmi. mi ave.s.se vi-stobarbara,ru,nte finire e tagliare a peul. Con tal precitfonc di racconto cor,e la no– tizia della mia morte fino a Napoli. e qua- 31 tutti gli uJ11cialldella mia legione .ti .sot• l0$Crltsero per farmi onori/lei JuneraU. Ma ecco il fatto com·cuo andò veramen– te. Nel momento in cui mi gittai dentro quel /0$.SO. lo ero co.tl abbattut0 e tcorag• (c!':;nf:zete1:::. ~e'!iz:e~rr::·no'":1 :ftt~~! torno. gran sllentio, e nei .silenzio.non altro se non I battiti del mio cuore CNI trlolentl e!l accelerati da far rumore. come d.i nemi• ca clu; mi pauaucro vicini. Riavutomi alquanto. rl/lettei che altra t.1a non ml re.stava te non di rendermi pri– gioniero o di farmi ammauar~ e. nella ter• riblle alternativa. in un momento d"ìnde– .scrivlbile ango!Cia. mi buttai di.s-pcratamcn– te .tu un avampo.!to. Una Jlera !Carica m! accol.se . Piegai a destra: ma qui un altto avampo.sto mi fece uguale accogtienttt. Ml vi:ttai allora Jra I due avampo.sti. e. arram– picatomi per un'erta che -se non avet.tl avu• to la morte addouo. dl/Jicilmente avrei po– tuto .tuperare. riutcil. ialcndo sempre nella f.steua direzione e dopo aver con mille tten– ti .attraver.sato una fitta bo.teaglla. a con– qui.,tar la cima di quel monte. tutta co– perta di piante e pletrota come U ver.sante oppcnto di e.s.so . Parcami d.'C$$Cr già salvo, e com~ncfai tu• blto a ditcenderc per guadagnar più pre.sto che /o.su pouibllc la valle: ma. ad un certo pun'to. notai delle macchie nere. e mentre. /ennatomi. riflettevo $e /0$.Sero piante od altro, intesi rumore come di un /erro che venit.se ad urtare b1 una pietra: e una voce diue: • .sta zitto». Retrocedevo appena tut• to atterrito. che un colpo di Jucile gid ml veniva tirato alle spalle. Fortu,iatamenJe non mi colpi. cd io. buttatomi di bel nuovo nella parte b0$cwa, icomparvl. aiutato dal buio della not(I. Qui. dopo poco, ml giunse il rumore di alcuni patti. su. per la monta– gna. e. levati gli occhi. vidi delle forme di 30/datl itaccartl come macchie nere tul fon– do tcuro del ciclo. Rima.ti per un peuo In ascolto: solo il riunor delle pietre. elle roto• /ovm10 per la china. ml /ecero .tli:uro che quella gente andai•a a riprendere ii .suo po.sto. La paura aveva pre.so finalmente in me il sopravvento, cos¼ che In ogni tronco di al• bero parevaml di vedere un uomo, ed in avnl ramo che si movc.sse. ll braccio d"un nemico ,te.so ad aDermarmf. Avevo paura dl me ste.uo. e a stento e pian piano in cominciai a muovermi dal luogo dove ma trovavo, calcando prima con le mani le /o· glie ,ceche, e poi mettendovi tu I pùidl. Co- 3} io ml avanzavo; ma. pel ta11tl Intoppi. che ad ogni passo Incontravo In quel buio per/etto, molto lentamente. Dopo PoCO. Incominciò il cielo a chiarirsi· ma io che, In quel momenti. rlconNcevo nella luce il mio plti. Jlero nemico. a.s.slttevo con indicibile ango.scia all"avanzarti del giorno. rapido e lumino.so . Ml $fJOglialallora della camicia roua. e, ntcS.sa/a totto quella bfanoo. poi che ml ebbi legato intorno al capo un Jauoletto fn ca,mblo del berretto. che na. ,co.si in .seno. riu.rell ad al/ontanarnd correndo sulla parte nuda di quella mcn– tagna, cd a giorno chiaro 1nl trovai di Jron• te a Ca.,tel Plzzuto. hl un punto donde po• tt'VO veder chiaramente la gente di quel pae.sc, che ,·era mu,a in reazione. /e3teg• glar con alte grida la vittoria, Ml tolti .s-ubito di trl1ta. calando precl– pito,amente nella valle, e. trovato un ru,– !Cello e mcMOmi a bere. tattto bevvi. che al driuarmi mi ientil tutto un ammasso di dolori, e tale un freddo ml cercò le oua che I miei denti battei.:ano 1c11zal)O$acon un moto convulsivo irre/renablle. Ml miti allo– ra. non avendo più forza di andare aoontl lr. un crepacelo di quella montagna di rim• ~!W al .sole: ma poi. non volendo rutar p1u a lungo in quel luogo di reazionari. ml mo.sii lentamente per u11aviottola e preti l"alta mcntagna. Aveoo percor.so un bel tratto di ttrada, ienza .sapere in qual direzione andaul quando. visto un contadino che se ne: .stavci tra!lq~i{lamente .ad arar la terra. ml glJ feci vicrno per d1mandargli ,e quella via ml conduccs.se alle montagne del Matcse. per calar poi di Il a Bojano. Mi guardò con un brutto ceDo e mi Indicò di camminare per uno ttretto sentiero fiancheggiato da una Ji~ta tlepe. Cosi mi riml!_Iin cammino, ma m1 ero allontanato appena di un centinaio di pa.s.tf , che fui, di wpra.ualto. preso alle ,palle da due contadini armatf. uno di lun– ga maua con una baionetta In punta l'al• tro con delle forbici d.'alano. legate anCh.'et• · se. aperte, tu d'una maua. Mi buttarono di botto a terra cd il contadino armato· di Jorbicl me le aveva /er~nicntc appuntate: alla gola. tenendomi co.sl con la te.sta river– sata .tul tuolo. Sopraggiunsero. nell "itte.uo tempo. altri dieci o dodici contadfni tutti ~fc!!~ir:~c!itlfia~J~a~~ ~::,e df~cr':e~~~: canne per fucilarmi. Uno dei due priml però. accorto$( della camicia ro.s.sa strappò a_brandelli la camicia bianca, che "avevo su di e.sia. e. t:btami la catena con l'oriolo, su.– bfto .se ne impostet.tò . insieme al portamo– nete, in cui avevo alcuni naJ)Òleonf d"oro b1 una spilla d"oro. Quegli altri Intanto. rima.s-ti tempre con I Jucill spianati. impazientiti gridavano al compagno che .fi allontana-sse; ma quel ma– riuo/o rovl-sta11domi ancora, ti avvide del berretto che avevo .tul petto e• .sorpre.sodal vedere Intorno ad e.s.so f l /regio degli uJllcfa• li, etclarnò. rivolto aglt altri: ··E• un pezzo gro.ssor. Dt quetta imprcuione lo pensaf subito di pro/lttare: mi Jecl coraggio e dls• .ri: "Come vedete. vol non avete nelle mani un iempllce .soldato: amm.a.u:andomlqui. voi :~;~t~,ir;;e ,:/e;;:;~t~~:t~ 1 ;::1 t~:;~e r1:;:: lare, io tarò sempre fucilato e voi ne otter- 1·ete certamente dei premi". "Si.'" - uno di~ - ··vogliamo portarlo a Fra11ci.sco, co· sl C1 dard il rc1to dei Juclll'". Ad eui .ti op– po.sero alcuni altri. che volevano a tutfl CNti fucllaroli: ma. alla fine. accordatiti fra di loro, stabilirono di portarmi ad her– nia. dove trovava.,I il coma11do della trum,a regolare. Allora ml legarono le mani dietro oon la fatela che portavo alla cintola. e. me.uoml in mezzo. mi ordinarono di cam• minare, mentre lo. cui le gambe" non reg• gevano più. avevo appena la /or24 di /are un pa.uo •· GIOACCHINO TOì\tA

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