Fiera Letteraria - Anno IX - n. 28 - 11 luglio 1954

Domcnic;i. 11 luglio 195 I PAJ\IELA FRANl<AUS, SCRITTRICE NUOVA * Ghirlande per il Nemico li Hor11reutle11fe romanzo d~lla J:lo,·nne scrittric,• h1,::lcse è do .. minato dalla eo■eleuzn df'I hf"nf' e del rnale~ del pecé11to e dcl– l'e■pl11zlonc che aglsc~ potenh?auente i,ul per■onag11 e Il sah·a )(.. DJC AUG:US'JrO G:UIDI LI\ lctturn ~J A Wreath /or ne per I due g!ovnnl. o me51:JloPer mc Il merito maggiore di tlic E11em11, I ult.lmo roma11t.o elmo 11t.rumemodldntuco usn- quest11. 1111,rratrtceche e rane di Pamela Frnnk11u <Helne- to per loro do! destinò e dnll:l cnttolic:\ e comunque non U!Rnn. Lo11dra 19J4J. i- stnto 1)1'0V\'id<'n1.U. p1-e;;Jede ln mlsu- Janorn le vie della Chiesa nel per me tuuo un \'faggio di rn preminente nl loro Iutmo mondo è c1·nvcrIntessuto queste <'~plorozionc. M'hn collo. Il 11· E' J>Crloro che rhun 11er,rtir.1!\ r,lo\·nui vite durevolmente In u· bro. alla S]lro\'\'lstn, chè non n tempo, J'es1M'ri<'IU'ii, f>OI lr. 1rn t. rndl:r.lone. di non !\vere sapevo nulln dJ codestn scrit.· morte. 1-::t:1 f per lor<, che Cru- st:iecato I s;Jov:in!bruti sin pure tr1ce. e ml hL'ìlngo di 1>nrJare, fOI!, nnw1!ldo lnflt"&'ìlbllc.por- lntclliJ('entl. di non nverU slnc– q~I !onc;c llCr In prima volU\, tr. e oonqulsin 1111 dnlln sun enti. OOJnetroppo spcsoo In so– Ci un roumn1.o bellissimo. Il m.o Rtlolesccn1.11tufln!ermll·ì ter• clet:\ e Ju 1n0de sembrano, RI• Interesse a·e flcceoo subito, riblle da cui lo !Ibera. Oncom me.no ulllclnlmente. farlo, dal mantenendosi e di oontmuo lntcnmestlrnmtnte e tempesti· p:isanto e dalle leggi di svllup– nlhncnumdosl per tutto Il oor. vn. l:l morte. e morto CRI! so· JX:• e declino e de<:adenzn del so della lettura. Non credo nel pra\•vhc ncll'nnhno e nel ri- oorpo, L11 Frnnktrn oon severo fenotncnl o nelle r1velnt.lonl. corda del glo\'nne Don più vivo umore ha rleonclllnto nell'nnl– nel senso che non so st:iecnre che da vivo. mo I\Cerbo di quesll giovani, la notori e libri nè dalla vita nè Ma nonch~ Il\ cooeienzn. !'In• \'lta e In \'llallt:, e l'csuberRn– dnlln. cultura. Quando !egeo rosclf'n?.Ode,•e nvere una p!lrte. zn, nll'nrldlti\, nlrlm •nlldlt.ll, al• non riesco R lmpedlnnl una rt• E l'lnco.~clen1.:iqui s'lmpcrsonn In morie. li hn hn1lC,cnntl ft cerco. oontlm111e orm.'ll auto· m quella Cnrn che. oomc ho fondo contro Il mnle SO&tnn- ~~~~- ni~vcia:e~:? 1 !ut~r:: ~ ~l~~Rior,,~;ce: 11 ~ 11 ~!~0 ;r~n~ ~:;~~n!/ 10 ;!t:~~~-ro 1-.~~t~alf.n~f~ letti. 11 che m·aocade come è Bloom Non ,•1101 mol!Rre ma Jli{'V~.O di tnll Jll'OSpeltive nn– nau,rnle, ooltnnto col Ìlbrl buo- non t, · glo\•nne. i,;· Jn rh•H'le dl che quel terrlb!II e nemici• che nl. L:-i memoria e l'attenzione Penelope cht' per un cn..-.oo sono I genitori di Don. con le .!'I son poste In mo\•lmento e Jn !orse per \'Olere del destino, loro enreme e I loro pregiudizi. opera, in tal .senr..o, fìn dalle vlene Indotta ad a.~lsterln riplcgRno. o megllo si ripiega– prime pagine. un·a1tra Kenne. mentre scmbrn In punro di no: In renUJ\ ,•ern non ne tiene dy? Pensil\'o. Non è meno vi· morte. Ma c,ira è IR grosm grnn conio e II domlnn n~e,·ol· n1.ce . ma. è più profonda. Forse sorpresa del roman1.D. roprnv- m!'nte, essi e :tRlevolLscononn• unn McCullers? Ma no, c'è più vive l\lrOpt'rRzlone. Po~ rm1• <'he Sf'n1.n anedcrsene, In se controllo. più cultura. E poi trlce. sebbcnl' cnrR abbia avu. sl<'s..'11 quella slcurC7 .. 7.f\ che un rnrm mano. dando \'Olta alle 10 Il prete (e anzi 10 IHI ,·oh1• tempo as.st 'rlv:mo. 11 nemico pnglne e al capltoll. altre om• to, come ha volulo Pf'uelope e non tono loro: unn ghirlanda bre sJ clestn\•Ono: M1u1rlce Bn· I due cani) rhn uilvatn nel !orse coroner:\ anche le loro rlnl(". in certe pagine alhL<;h·ee corpo proprio pcrrhé l'hn sen• vite sbagliate, nemmeno essi simboliche. Wlldcr tnholt.a per tHa Immatura pt"r In morte. rono i:tll ngentl del male o, se rlntooo1Jont" e l'elegia, altre Penelope ln compen,<;o ,,,.,. mR· lo sono. lo lgnornno. Il nemico, \Olle- lo Woolf. J)t'Nllno Joyce turfl.t&,sbarl\7.:>..amlosl d'un pre• Il solo ne~lc:o. n.s.,lcura Don a 11cr Il perso,rngglo di Cara e. ~unto odio come poro prlmn si Penelope, e II DIRvolo. prrcJu\ no, persino. a tratti era, alquanto btut!llmtnte, sba. AUGUSTO GUIDI Ficldtng. ra,.zata d'un app9.rent.e &1110N>. Ecco, A Wreath /or tl1e Ene- Livtse)'. Il fratello di Cm.~. 1ny, è un bi!! libro di oggi. E 6 anche lui. nonostante In sua !ntnnto vorrei spiegare li ti• et.<\,Immaturo. ma 6 sensitivo tolo, !ìCho Inteso, Il nemico è e cos.clt'nte. C'o."'Clenree mo.t11- i1c111lco dello Vllll. E può sem· ro più del prC\'l'ltO. è il p9.dre brnre. q11:1ndo tfè molto giova. di Penelope, anche lui contrns• nl come n.lcunl del proto.gonlstt segnato da Sf'gnt !i~lci di dolo– del rom:mw, che .,.ldentlfichl re, Je cicatrici detruUlma guer• col proprio padre e con In.pro- rn. pochis:ilmo hwndente. plil prl1L madre che possono sem. ~pcs!;o una pre~n1,9. che unfl. trnre. nu non sono. Il nemico. \'OCC, In questo libro di e ,·o– E può sembrare sin la personR cl»: la ,·oce di P<'nelopc nel che s'1\ Jnrertl se s·ama o se primo tempo, ln \'OCe di Don si odia: m~ poi si scopre che nel SN'Ondo. e tre voci• nel odio e mnore si MnmhlRno le tt'J"7.0.rosi distribuite-: In \'OCC pnrtl. e Rlloro Il nemico puQ di PPnclope, In \'OC'e 111 Ll\'esey. sembrare la morte. Mn L'I gh/r. Ancora In \'Of"edi Penelope. poJ landa. Jo corono. del tltolo è lt\ ,-oce di 09.ra. e anrorn In destlnatn .come è nt>ll'\L<:o. an• \'OCe di Penelope e l"Ef)ilOG"O c-he od e."im,che non ~ dunque per In !il~.. va voce. Il nemico. J..n morte, rome lo Onestamente. non ho fo.tto a dimostra Jn atto In \·ecc.hla CRSO 1 miei nomi. e vorrei es'le• ducheSAA. t' come lo ftAAt>rlsce rf' plfl t'Spllclto. Caro I'> tult'Rl- 11 rormidnblle lm•nlldo. CrlL~. tra OOf;O dn Molly Bloom. e Il I due prolnj:{()nistl mornH del t<'rreno del confronti i> ,iempre romnm.o (!I c111nle potrebbe In- hlc-f'rto e Infido, e tulttwln. non tHolnt'8J anche do! \'cechi e l toltnnto In l"rll\cn mR la lct.111- s::lo,·nnil li Jrnrte df'lln ,•ila: m. mo per <lire la vlln. i> rntta Don e F.va. i due glovnnl. lo 1mcbf' di rlchltunl e Il mono– vedono nlln fine, e J"Jnte.ndono J-Oe:o di Cnrn o mc rlchlnmn Il Il nemico. Il solo nemico a cui, monoJoa:o di Molly. lPJ:~O su ml pnre, non è df'!ìllnatn ne<:• uno df'I tljj,•OJUche COde<ito 1\ runa ~hlrlnnda, è Il dta,·o 1 o. Il un romnn7.o,dl ,charactn• ,.. s::-lovnnli;..-;imo Don, <'ht è dlVf"· !ni;: 1 eme rii cplot •· di onrntterl mito trRttnnto s<'mlnnrl~ln. r.lot" e t1·1111recclo.E' 1111n di .Hoccnndost un momento dnl qu<'llc fonnnl,. o slogan., (]J cui P,\i\lt~I •.\ F'RANICAU compagni che rcstono sullo lo crlllcn si oon1pla.ee e che In f.fondo rlvlcrf&SCOdella sce1m fondo le sono utili se non ne• Rttegglatl pittorescamente co- C<'ssurl.Mn di certo non basta me m un c1undro di Cnffè, lo a cnrattcrizr.nre un libro di !!!pieganelle ultltne pngme ulla que!ìfa !ntln. Se ho detlo Vlr• glo\·onlssl11111 e trn\'ogllntn Pc• gln!n wwu. pensavo soprnt• nelope. tutto nlh\ stn1tturn di The Un romanzo dominato do.lln \Varcs, mR certo questi glovnn_l Ca1clen1.11. i::, dobbiamo spie· della PQ\nkuu sono ns.,nl plu garlo. non umto Unila con- espliciti e COl\clush'I di quelll ~ciousne.v. che tulla\'Jn tcc1li- del romnm.o della Woolf e non :;;:,~~t~. l~,l~~d!~1zte ~~~1~!s\~~ f, d~~~ecl\c :~~ ~~,~~:n~tj~r; ra. in:-1 dalln conscieucc, la oo• certamente sono me~ soli. Do· scicnzn del bene e del umle, po queste e con simili rlsen•~– del peccalo e dell'espinzlone. mi si conscntR di buttar ~lu EssR agisce potentemente fiUIulmeno un nitro nome. Il nome principali di codesti pcr.sonng- di 1':llzabeth Myers. 1 1 i~li\ s;;l 1 1~'\:~1;~· !rtl~: t~~~~ br~r:~:~ t·::~1 ilt1:i1t~iec1~: 1 ~f p~ctazlone. L·arte. ossen 1 0 E!!ot. destino e del i;tto,•nnld·oggl. ve• impone l'ordine nel mnterlale rnn1l'ntc, snJlplnmo tnnto poco. dlsordmato, cnotlco. della vita. t... 'l. letterntura che nl pnrl del• Ma qui si pRrtc dn un di\'erso lo flslcn non crcn o distnigl(t! o.s 5unto e si Rrrivn a un·nttro nulla. ma Interpreta ed csprt· conch.LSlone. li caos nelle \'lt.e me J>Cr,•le e modi dl\'crsi. non e nelle coscienze. cioè, è sol- potrebbe lgnornrc questo stato t.anto apparente. è ordine lu di fntto. Oh'\ MRurla.c l"hc non un piano trnscendente, un Or· è più g'a\'nne. non pochi nnnl dine di cui cl sfugge In t.utto or ~no. lui cattolico. Intitolò 0 tn pRrte Il senso. La m-0rte Destini un Ubro di racoonli: stessa che è In spparenza (Il fi~urlnmocl (ZIIscrittori cntto• dlsfaolme:nto del corpo e delln lici più modem!. del tipo e mente) )'apice e il trlon!o del della !Ol'7J\di Orahnm Greene! caos è lnn~ee JR corona della LA dh-ersltà del de.';tlno e delle \'H&.Ja \'Ili\ 11ene lnoorona. vocailonl è in elTetll In nota E' per questo. è In questo, domlnRnte della narrAth•a mo– che qui I morti. fin dal princl· demo.. Anclie del Racconti di ~i~j f~i~:i,. ~! si"~°w~~,~~ Canterbury. ml si PC>.trebbe tìno' Rlle lacrime e tutt3vla cl obl~llAre. ma non sull RnSIR. si conforta, cl .si riconforta. sull ln~mpluteun. del perso– leggendo un libro O\'Ci glO\'l\nl nRggl d oggi. I g!o,·Rnl oggi CO· del dopoguerra. di questo do• mc sempre i"tRtfannano R cer– poguerra, qud glovanJ che SO· enre In fellclllt naturnte. l11.11· ~ttiamo, per forza di eventi. bertà, si:\ pure condizionala. rlbelll e re!rMtarl, apprendono dal peccato. ma cl credono, lo ~~e,·ol~~"e\e d~~re'.e~Ol;~!o~~~ fondo, nnche meno di prima. delh~,o \'e<:Chiala e dellR morte La guerra di llberfl.zione In– Qui I prot.ngonlst.1 mo~II non gnggiata net nome del sesso e sono. rho det-t-o. I glovnnJ che degli istinti cl sembra gli\ scon· rono Jm•ece I personaggi natu• tRt.e Il peccato di Penelope <e rall. gl! agenti fisici della vi• anche del 11uog1ovRne partner} ccnda. La clamoroon strRva- speclnlmente re 10 SI oonfront.1 $B11Zft dellR \'Cechi& duchessa col peccRto di Rltre J)CCCfl.trlcl e Invece colnm ~I sapienza La della lcucraturR del pl\SsRt&. 6Ua l~~~cU~r~~C~~~~.n;~!~: ne è uni\ testlmonlanz.a un po' ~~ e tragiCLI, è la prima lezio- cruda ma ben valida e vl\'a. ,·Co11til"'a da pa!J. 5) a dlslntereSSArsenc e, coo Bnrlh, a dare ìm– portnnia soltanto alle azioni divine che co– stituiscono la storia i;:ncra. Ul storia della l'ivillà viene In c<'rto modo annullata, le vie– ne negalo ogni contatto con In storia reale: li lavoro d!'ll'uomo e i suoi 1>rogres.."-i risul– terebbero 1wrtnnto iodiffel'cnti, 1>erché non hanno un valore eterno. Ha vntore solo ciò che unisce n Dio. lnohrc il 11rog:re~ umano. la culturn e la civlltlt dlvèntcrebbero t.-on1e l' lnc:wnn7.ione s1es.."-n del male. come l'espres– sione purn e semplice dell'orgoglio umano: di quell'eterno Prometeo. che ,•uol !arsi de– miurgo dell'uomo e strappare l\llfl. divinità I suoi 1>rlvllegl. Orn. ne!l..i.unodubita che In cultura possa divenire ldolntrla. Ma è chiaro 11,ncheche dls1>rezzandola troppo si rischia di rimanere Cuori da un mondo che non è da fuggire, ma da salvare. e ciò per tornare a un quie– tismo 1>lgroe sterile, a quell'lmmoblJismo che I'> In tentazione di ooloro che ,·cdono soltanlo l'ell'.'rno-. • • n fallimento nno ad ora subito dalla r\. velazione nelle grondi culture dell'E;.tremo Oriente deriva !orse magglorm~nte da una mnncnnza di umanesimo che da una man– c-fl.ozndi zelo; e più dn cattiva teologia che dn c11t1lvo.volontà. Per (are una cri– stianità ci ,•uole il sangue dei martiri; cl vogliono anche degli Atnnn;,i e dei:;11Ago• stlni. Bisogni\ aggiungere che questa se1>a– rnzlont è stata ncfni;:tRper la stessa cullu1·a, Noi pensiamo - è per questo che slamo qui - che il dualismo tra I' e homo rellgio. sus, e I' e homo oeconomlcus, sia la causa e.s.<:.enzinle della crisi che a\lraverslnmo. La rh·elazlone lndubblnmente non ha mRi avuto la pretes1t di s.tnblllre qui sulla terrn una civìllà perfetta. Suo oggetto I- precisamente Il ricordarci che In città terrena realizza il $UOpro1>rlo ordine solo ordinandosi nella città cele!ìte. Sappinn\O anche che fino alla fine della storia In citlà di Dio. già pre– sente In seno allA ~toriA $tessn. è in lotta oon la ci\11\ di Satana e che Il 1>eecnto co– stituirà sempre una minaccia ca1>accdi vol– gere Rdetrimento della umanità le più belle Invenzioni del suoi i,:aggi e del suol prlnci11I. Mo. almeno In rivclazlone, strappnndo I si– glll che tene\'ano chlui;o Il libro dove sono scritti i destini dell'umanltA. la sottraeva dall'angoscla dcll'lncoa:ntta del suo avvenire. nonché alle folli t1.vvenlure ve-no le quali rischln di lanfl&rsl. JI • Unione della c1'1t11rae della 1·ivela– :io11e. ~Ia non bllSln affermare la neceultà di unn comunicazione trR Il mondo delb. cul– turn e quello della rivelfl.zlonc. Bisoi;tnn an. <'ho. giu:-:Uftcnre que.ctn comunicazione. E' solo nella ml!lurn con cui saremo In 11re– scnza di un'inter11retazlone coert'nte (che rl– spetl\ li\ distinzione dei due domini! e ne mostri nel frnttemJ)() I legnml), che potren10 affrontare Il problemn pratico e rimediare n unfl. i;:epnrnzlone che è nl centro del dram– ma della contem1)()rnnen ch•lltà. 11 problc. m& è ei;:.~enzlnlmente quello delle relulonl tra rlvelnzlone cristiana e cultura moderna. Una prima di quei.te domande, che si p;e– senta ecsenzlalmente come un fatto stonco noi dobbinmo porre su un plano più metaf\– !!ICO le re\o.z!onl r11.dlcallche sono quelle tra rivelazione e cultura. Una delle più recenti conquiste della sto– ria delle religioni i- la :,oluzione di alcuni enigmi posti dR quella corrente di pcnsier~ che si de~igna sotto Il nome di goo~tlclsmo. Ln. 1>-copcrtadi una blbllotecft gnostica n i\!a;:– Hnnnmadl in r-:i;:iuo. non oonfcrmn ciò che ne tweva dello Sant'lreneo. ossll\ che lo gnosllcii;:mo l> una dottrina f\losoflco rei\. giO~ft, nnta nello stesito temi)() del cristia– nesimo ml\ senza alcun nesi\O d'origine, d01· trina destlnA.tft ad un'e.spftn"-ionc pressoché mondiale. dl\lO eh<' la rltro,•inmo sotto li nome di manicheismo del Turche'ltRn clne,e. nelrtran con )lfl.nete. In Afrlcft con Sl\n– l°A<>ostino, In Cnllla con gli Albigesi e nel Bak:nnl con \ Borgomill. Ciò che .1~ c11.rat– terlzzn è un netto dualli-mo rel11i1oso: Il mondo della ne.tura e della eulturl'\ è l'onera mancalo di un demiurgo. E.!.~ costituisce Il cosmos che è la rriglone dol'e le ft:iime sono rn.cehiuse: Il\ sall'ezza perciò consiste nel prendere coscienza di questo carattere non sollRnto Illusorio <come avviene per l'India) ma \'ernmcnte !attl\'O del cogmos retto dai demoni planetari, per tornl\re nella regione della luce. Orbene. contro tale conce1.ione pessimista dclln natura e della cultura. Il cristiane.simo del primi i:ecoll ha vigorosamente reagito. Dopo San Giovanni, con Ireneo h11. ricordato. che Il mondo del111creuione h11.la stessa. origine che quello dellft redenzione. E' lo ue~so e Lo)?os• per mezzo del quale tutte le cose sono stntt crel\te e viene alla rl– <'crca della sua crentura c.11dutasotto Il gio– go del Principe delle tenebre, e che lo in– slaura In unn condizione trasfigurata. Cioè ,•lene né più né meno che a corroborare J'lnsegnamento della stesS.11rivelazione. co– me è es11resso nel e Genesi •· e per la quale \a storia SRCrftcon Abramo, ma con la c1ea– zlone del mondo e con quella di Adamo. I primi capitoli del e Genesi :-1 cl danno un riassunto della storia della civiltà. cioè dei settanta popoli che simbolegi:tl11.nola tota– lità del 11:enereumano. Co.si Il mondo della clviltà e della culluu rientra nella storia sacra In quanto questa. è innanzi tutto la. storia della creazione. L iblioteca Gino Bianèo LA .l'lERA LETTERARIA Pag. 7 A. l"tlARGO'ITl - « Dise.-no :, Dal punto di vista che p!U cl Interessa ciò fauòc~rf:}: 1 irs:.ii~rui~~ed:pr:a r~!~f:'z~~~~cè c~~:!·cosa intendo dire. C'è una 1>rima ti• ,,ell\zlone, anteriore a quella fatta per meno di Abramo e che è la rivelazione di Dio al• traverso la creazione. E' quella di cui parla Snn Paolo nella e Epistola al Romani,, quando dice che dall'ori~lnc del mondo « le Cf1~!~t.~1~ 1 1~~~~:~~~I:i,~a~e~~ 80 re 0 :::: ~~~: slb\11 :-1 IHom. I. 19-20). Tale manl!cstnzione di Dio si esprime In particolare attraverso ~a ;~o: 1 ~~~ 1 :1i~:. ct~!\b7y:n:!~~1r~ti~a~f:~~aJ~I! la fedeltà e Immutabilità di Dlc>: < Dio - dice San PRO!o ai J)nganl di Llstrl - ha la– sciato che le nazioni .seguissero le loro ,•le ma non .'il i- lasciato senza ttst\monl presso ~io~~r1è~~d~~ /~1ce~;1e~cdgi~~~~o \~irfl~i nutrimento e di gioia• (Atti, XIV. XV). E' que.! ltfl.la rcllglnne cosmica. !I cui .cl- ~~ ~~loèn~:e r,;1::bl1~ 1 1~g,~ra~~~/~u~,~~Cht sedec Il grande Sacerdote, Non dobbiamo però dimenticare che se– condo San Tommaso il mondo della natu- df ~ir ;;,i~=n~~ 'ì-~~~~ v:s~.iF~am~~,~~~ 1 T~\~ conoscenza di Dio attraverso le sue opere che cnrntterlzz:i la rivelazione naturale si compie sopranutto attraverso ruomo. E' l'uomo con !"abisso della sua llbertA. e 1'1111- ~~8!~~~: en~~ll~er1~a Ie 1 ;;~~Fc~nr:· pft°ca~\~: di mistero 11ervcrtlre esprime I' la mae$tà lmma- ~f S1r/!~f!e~':v~~17.1~~:m,~ c:ir~1:l~\\~r~l sul)'uomo ciò che nttravcrso di lui doveva i~~~[ci ~1i!~:g: 1 ~::nn~;~rr:1tii.1oan~a~, 0 &ro~ l'un1Rnltà concreta a1travcr~o la qµalc Dio si rivela è quella che splegn I diversi Mpct-– tl della suo unlcfl. es:senia mediante le cul- ~~~fe s;;~~~~;;:., {~fc1\ 1 ~tci:f~~ 1 ~ 1 1~è 0 s~~o ~~: ch'e$SI una teotanla: ~no una rivelazione di Dio attrR\'crso ìn storia delle civiltà. E' questo. ml :-icmbra, ciò che ha nmgl• stralmcnte avvertito Il Vico nellR sua ml- :;Ttile.s\S~~~'~We:!w~tlro~~l:~nfil ;;cuhC: !~oiti: mento slorico. e -che questa manifestazione era quella dell'Immagine di Dio. II secolo ~corso ha de!ormnto questo 1>Untodi vlstR In senso panteistico. ldentlf\cando Dio con ~~~1~~~l~t~~d;\c 1 ~d~~I l~eJgbf!~~n~dn~l~~v~i~ In verità di una manlfe!lto.zlone del Dio tra– scendente e lnvhlblle nel rlf\esso creato d&l– ln stor!n umana. vc~o qt~~o1lmem:~t~o~h~a~ 1 à s~~~le~~tr:~ non alla ftne del tempi. F.ssa costituisce Il sontuo'lO abito di cui la Chles.11.riprenden– do lutti questi vnlorl. si adornerA come di una veste int~i;:ula di pietre 1irez!ose 1>er comparire al cos11etto dello Spaso 11giorno delle nozze eterne. La fllosofl11.diceva Cle– mente di Alessandria. I- !!lata comunlc1tta ;~': ~:;i1~:,\i::i~r:i~: 11 ·(F,e~:\,: st ràtap1~r~ ne) che I Mplentl. i poetf I musiefstl h.11nno es1>resso del pensieri 01\'lnl. Coiti noi vediamo In qul\J senso la cultu• ra è rlvelnionc. Ho soggiunto che la rive– lazione era anche culturtt. Con questo vo– glio dire che. già su un pl1tno naturale. Il solo di cui ancora parliamo qui. la religio– ne è neces.~rio. alla pknezza e ttlla retti– tudine della civiltà. E' un fallo che colpl!ce Il vedere che le clvlltÀ antiche sono di .strul• tura fondamentalmente rella:losa. Ciò è an– cor11.più evidente nelle itoclctà preistoriche. L"ln1era vita vi ha un ·organl:r.zazlone rell– glo~a e la religlone è Il centro vitale del– l'organismo .sociale. III _ Cri3ti(111e3imoe cultura. La s(era della cultur.11.nella misura In cui ~o~nè ~w::~g ~~~~i~~~la~lla d~!Wg1~~~a~~~i2 raie. A sut1 \'Olta lfl. rivelazione cristiana l'assume. Certamente, 11 ruolo che essa vi J:il\OCa non è più lo stesso. E' ormai Gesù Cristo. l'Immagine perreua nella quale si r!• flette non più soltanto Il Olo Creatore ma 11 Dio fino ad l\l!ora nRsoo.no dell'Amore trl• nitarlo. Lo Spirito Santo. muovendosi :.ulle acque . .11ve,•agene!"alo la prima creazione. )la lo Spirito di Dio. d\;;ceso sugll Apostoli nel giorno di Pentecoste, ht1 promosso una creazione migliore. Tutti I popoli del mondo riuniti a Gerusalemme parl11.no una stessa lingua. Al di là dellt. diversità delle cultu. re. che caratterlziono Il mondo della na– tura, un nuovo popolo sorge, e In es.so non c·è più nè gre<::o nè ebreo, nè padrone nè !>Chla,·o.Cerlo. la prlmfl. creazione era bella ~ef1~ss:1~~ì·: 1ti1~:~,1r(trl'li1l~~; 1 de ~ri rin riel Cristo trasf\gur&.to ne ha oscurato lo :.plendore. e Gli spiriti tutti Insieme non ranno un solo atto d: carità,. dirà Pascal. Pcrchè si tratta di un altro ordine. L'Incarnazione significa prima di tutto che iJ Verbo ,:reotore viene a cercare la sua creaiione per restaurarla e Instaurarla. :O.la per rest11,urarla è necessario che egli ras.su • ma. L 0 lncarnazlone non è apparente ma reale e ml5terlosa assunzione. Ora ciò è vero 1>ertutto l'uomo, per tutto ciò che è uma– no. E' dunque vero anche per la cultura che è come l'ambiente splrltuale nel quale sl e.spandono le singole persone umane, al- ~f:f!~'Mgcov\~a~'a,Ji:;t;er1·:~f1~sf:i~aela~I~~; LA SICILIA VISTA DAGLI INGLESI .... Il favo d'oro )(.. Lo .1crilforeYincent Cro11in., figlio del popolare romanziere, ha scritto ttn libro che è come un ca,ito d'amore per la nostra isola più bella * DJC LUIGI GROSSO Medllerraneo: a:-zurro loao lirico, oolchè Il libro di cui cl manovra au:Jrante ~ederico 11; ili u11 niardi110 crntico. cosi lo acclnJ:"iamo 11,parlarvi è vera. abbrevia la sua visita a Sea:e– vidc un poeta americano. Per mente Il lunsi:oe sostenuto can- sta. col risultalo che I due libi:( .i;:l! !ngtesl, ricchi e p0verl. eru- to d'amore di un r:,lovane lngle- si lnte~rano a vicenda. E' noto diti e flllstel. auesta parola su- .se per un'Isola ltnllann: la SI- a tutti. Per ovvi! motivi, che 11 sella visioni di uoa vita a di- cllla. li nostro lirismo è soltan. fine della sua Impresa non ~ retto contano con la natura to contagio. eco e riflesso di stato raiu::lunto. E ci assale 11 tra una l:'Cnte soontanea e \'\- un'opera entusiasta e mlrab!le. dubbio che questa ricerca del vacc. L·tni:::lcse.soi;::na soprattut. Narra la legi:::endache lo sto- !avo d'oro fosse solt&l)lO un to Quello che non ha e che non rlco Diodoro. vlsiuto. se non er- pretesto, una POCtlCatrovata e è. Ma, pur cosl diverso dai suol riamo, pachi anni prima della p!ù ancora forse un trucco Jet– antenati di cinQuanranol ra. \'Cnuta di Cristo. tramanda che terarlo volto a conferire unità riuscirà mal ad abbandonarsi Dedalo. Il famor..o artertce del al suo libro. un coroo centrale come sa fare la i:::ente medi- labirinto di Minosse, foi:::i:::IRsse alla sua bella e comoles.sa mole tcrranea a auesta vita co!de- e dedlcnsse al Temolo di Afro. architettonica. Ma che lmoorta. mica e istintiva? Anche se CO• dite sul Monte Erlce. un favo se da auesto tema l'autore à nosces.se ouesfarte l'ini:::lesedo- d!oro. Nei secoli successivi tut- riuscito a spr\2lonare tante de– vrcbbe riuscire a tacitare den. ta,•\a·sl dile2ua 02nl traccia del llzlose e delicate variazioni? tro di sè un'altra voce non mc simbolico dono. Il viai:::i:::io alla Del resto e1,:li.stesso non cerca no forte di auella del mare e ricerca di auesto Graal uuano. di Uludere Il lettore. e La rlcer– del sole: la voce dellA storia e è Il mo lun1,:o il quale, come ca - egli scrive - sarà orotlcua della Jei:::i:::eoda: la \'oce che son• altrettante splendide perle. Vin. di per sè. Essa richiederà la ,•emente e nostah:lcamente lo ccnt Cronln. r!e:liodel paoolare esolorazlone di un paese com-, persuade di atmartenere anche romanziere. apoende I ventltre plesso, di antiche orh::lnl, scrl– c~II a auesto mare; di essere eaoltoll di questo suo primo e 2no di bellezze artistiche e na– oer mille rami visibili e sei::retl magnifico llbrO; The Golden turali: esh::erà il va)?llo di mol– colleuto a auesto Immenso e llo11cycomb m favo d'oro). te clv!ltà: Il deciframento di tormentato Jai::o. Erlce. At.:rl2ento, Pnntallca. numerosi simboli,. La nostale:ia del Medlterra. tappe sonore lun20 le ,·le di una E su Questo punto la filoso– neo e Il desiderio di fornire al terra sci::nata da mlrablll test\. fla del vla11:e:iodell'autore rl– turis1a lne:lese d~lle 2ulde mo- monlanze di e:enlo di invasori corda davvicino quella della vi– derne, seducenti come un Invi- i:::recl,romani. arabi e norman- ta del siciliani I auali, secondo to. le22:ib\U come un ronrnnzo. nl. Slclll, eterna. delle !more- lui, non sono !ndolentl ma ama– cl hanno fatto a,sistere In Que- se di Alctblade e del Vespri SI- no Il vivere più delle finalità .st\ ultimi ai:ini ad una lnteres- clll~ol. del Bfl.rocco e del carat- del vivere, Innalzano a fine la sante rinascita del libro di vla2- ter1st1c! carretti, Sicilia del fio- stessa assenza di un fine; tra– e:io. Spesso ollesll libri sono la rl d'arancio n Primavera. sformano la mancanza di azio– opera di uomini di i::u.sto mo- E' a Prlma,·ern. come Peter ne In una forma di attività. dcrno il cui senso Poetico è nu- Quennel. che ei diede di re- e Per Il siciliano _ continua trito da una erudizione che non cente Il suo Pri11mvcro rn Si· Vlncent Cronln _ Il viaggio In fa mai mostro. di sè ma contrl- cifia. che Vlncent Cronln ha sè è più lmoortante della mèta buisce a conferire rll!evl ed compiuto Questo suo apoas.sio- e Il Vi1Jg2iosenza mèta è l'Idea. echi profondi al volto del pre- nato Pcllc~rlna2i::io. Memore le. Infatti esso consente di am– sente. del suo predecessore Vlncent mirare Il oaesa22io dal fine. Chiediamo scusa per il luni:::oCronln. non tenta nemmeno un st.rlno e di continuare a dlscor– oreambolo mfl.non per lo .sfogo accordo su Teocrito; evita con rere senza dover oreoccuoarsl del temoo e della distanza •· E IDEALE cosi, .senza la febbre di arrivare a destinazione. vla251:lando a olccole taope. scmore con la te. sta al finestrino, Vlncent Cro– nln ha compiuto un'altra e più lmoortante scoperta di cui Il favo d'oro è forse solamente Il mitico simbolo. si manUcstfl. attraverso le culture; è attra– verso di esse ch'ella si radica nell'umanità: unico raggio rifralto dal loro prisma. la ri– velazione manifesta più chiaramente questo o quello del suol aspetti particolari: oosl ab– biamo la .sua espressione .semitica. la sua In– carnazione nella cultura greco-romana e più tardi nella cultura dell'1ndta. ~la se la Ri,•elnz1one cristiana ha bisogno della cultura per esprimer.si e realizzarsi so– clnlmente, la cultura a sua volta ha bi.sogno di lei. Ha bisogno di lei Innanzi lutti per es– sere guarita e salvatn. Cheslerton ha mo– strato questa mcrnvlgllata dlscoperla della e~l~~~1 l~ta 1:1~~ 1 ;;a pe:lnr:~~~:.s~~f·~lt dio Evo, nel Ca11tico di Frate Sole del Po– verello. La ril'elazlone però non si limita a guarire solo la cultura. ma le apre nuovi orizzonti; In mllle modi la dlla1a facendo esplodere runlverso racchiuso dalle sfere planetarie o dl\l mondi lntelllglblll ove la cultura. p,:ofana rimaneva rinchiusa. Essa I della cultura p11gnnn.non d ssipnndola, come un sortilegio. ma rom11endone I sla-1111 che racchiudevano il mistero e impadronendosi t~~~;:vdf 1 f~1t~~n0 1 ~1 ~r:i::r ~ 0 :~!T:z1~ ne scende negli abissi dclruomo interiore con Agostino. Pascal e Dostoicvsky. Essa ~orrr:1i1!e~~a:l~e r;~~~!r~n~~ 8 u1t:tr~fe~teJ~~ Botticelli Il .soffio tragico dell'amore reden– tore. Frattanto le realtà della cultura umana conser\'ano la loro consli;:tcnza propria, Im– merse In que!'ilo cratere dellfl. divinità come II cespuglio delrHoreb che bruciava senza consumarsi, come l'umanità del Cristo che sempre sussiste nclln distinzione della sua natura stessa. dopo cSl!erc stata nsaunta dal– la Per.sonR del Verbo. La creazione non 1Co11ti11ua da J>a!J. 31 ocddtntale o;;;i !li bene di non poterai per• mettere 01111 iocie1ia gnu,lma. La 1u1 alluJle agonia C un·•~onia <leter1nim11a dal timore dì rlover a("eellare lu ,oeietà nianiel1ea o 11uell11 t.omnniH:1. Ci ,iamo r,e,i conto che po1re111111u uorrlziare i due demoni ;emelli !ce;dicn<lu lr1 &ocielii cri~tiarrn. Il problema 11011 C. 11alural111cn1~. llmto &ern· plice; e in 11ue,,loHa la diUicohii. I.a ieeha, tltt1tle iu !J ,e,lu. C un allo del libero ,olere, o il , ulcre 11011 C Jiliero ,e non C informalo ,fo un;, pr«edente attiYitÌI che i nu~ri JlfO• ç;enitori ,u entr:unl,e le &l)ondedell',\1l11111ico ci hJrmo in,egnnto a ricouo~cere eume la Groia. Pn gli uomini della tradixione cri• ,1i:imt. for,e 11er1111ti 1tli uomini nelle ,ociet1 JlrOgredi1e. '3 ~11111licili della gru:i11 nato· raie C in111legu:11a; 11oiabbhm,o Liao,;no. come elc111cntoper una ,intt!:i din:uuiu della no– ~tra duplice 1n11urn,ddl'alliYitii di un 11iì1ahu polere: la Grati11 Uivinu, che puO euere 11ie• namente cvno•dutn aolo :11tra,,ereo la Rho• luzivue Criuiim:,. Sen:t.'I quc&to unico primo molore llrl ,olerc morale. la nuslra ,eeht C li111i111111. Ci lrovi:imo di fronte ad un dilem• 11111 i tlue rurni del 11uul" portano entrambi 111 li,:otro: ro:~ian,o o~illare 1r1 i dué corni o :itldiriuura cerc:ire di trafiggerei ,u en· 1rambi nello 1le••o momento, lnfolli il demo• ne gno,1ico•manid1eu C come un unicorno elle ci 1ll.1cea •!11111ha11e:1mente 1111 due direiioni. Xel momento i;lea•o in cui l'ìntelleno ludfe– rino e gno!liro 11ffcrma la aua au1onomia e pron1e11e allN\'Cr·o 111fede nell11 legge dei rontra•li 111no~1ra IOlale -~lveu:a. cinicamente euo divenla manicheo e ne111la 11ouiblli1à di ogni bene i)Cr 11111er!ona in 11ue110mondo. Non c'C hi~o.;no di e•aere un teologo per \'C• dere che le ,lii,c creiie eonco111i11111ti rappruen· lano il ripudio tot:.!e della lnc11rnuio11e,con• dannando l'um:rnilii ad un secolari-mo lotale cl~ 11uindi C ,olo 1111eufemi•mo cbiun:ire « cuhttra •· ;\'on ho bi~ui;:nodi ricordarvi che I, 11arofo c11lt11r11 fO!Ì co111e,·iene uiata al ili li del d1111riod1 ferro C diYenutu atru• 111en10 dell111irannitle ,nanlehea. Sono e~iuite ••tre d•·iltà fuori dell'orbita del Cri11i11ne~imo?Certamente: ma nell'arn· bilo del mondo criatiano la ci"iltit Kompa– rireLIJe con la •compaha del Crialiirne1in10. Non ci può et..ere c:uhura per noi in 1enao 1no11rio.~en:ca la nN.tr:t unica Jli,•olniio11e. E' in1110,1ihileche noi ,e ne dehb11 rutaredel 111110 Jlr1< i. Crhto non prombe al Suo Corpo i\li•tiro l"in111111nit:. contro le in!-ezioni del• l'eruia, ma promi!e d1e le porle dell'inferno non sareLbero preval~ !Il di euo. Pertanto il Criui:muimo non JIOtrii mai ,•enir meno. S-e 11ueua C una pietra angolare della Feòc - eon1e de\e e,sere, altrimenti non eredi:uno in nulla - sarebbe un aottile pervertimenlo di eua 5e noi allentauimo 111noa1r11 \'igilanza ,Ct:i~lo un deter111ini!mo Jell"a.,.one. Cristo com11irà l'opero.. 1111C Cri!IO in noi rhe J;1 eom11irii, 11011 Sin1on .\h;;o mascheralo da Cria10. promo a<l offrirei una mai,:iea libera· iiooe d~i pericoli della condizione um10.11. Polchè, se slam:, risalili al principi della ~~~ 10 Fn 1 rr~:;~:s~~rl~rb7:ttft~l~~~od~~l~~n s~ dei problemi fuori del tempo, ma. al con~ trarlo per prendere J>('sizìonesuJ più attuale del problemi. Se si è tenuto a mo!'itrare Il n_cssotra rivelazione e cultura è perchè ciò co;:~~!Jcir if~\tfe~~ee 1~~1~!~~1; 1 } !1. runo e l'altro principio sia In effetto la. radice del. la crisi attuale del\'umnnltà e che gli uoml• ni soffrano a causa di ciò. Pensiamo dunque che ristabilire questi legami sia un grave dovere. La civiltà pre– sente non può fare a meno dello spirituale. Con l'ampiezza attuale del problemi econo– mie\ e la loro risonanza un!venale. l'auto– nomia che loro si le.sciasse sfocerebbe nello l!!chlacclan1ento dell'ucmo. La considerazio– ne dell'umano deve ormai fare parte della .stessa struttura ~conomlca. E' tHlr qucato ella 11oi viviamo in 1111 tempo in c1u la rivcla:ioue tJcve /are irr11:-io11t> il~ acno al 1110,tdo apparentemente i11tanqibilc delle pac11.do •le9gi economiche, per co.,truir– vi la dimor(I degli 11omin1.Noi noi potremo certo batterci per degli lnteres.sl economici, ma dobblanl() suscitare un ordine umano ·che meriti l'adesione del cuori. Lo s!orzo lm- ~edF a1t~n1\,~;erle ~~~~~ st ~1:a~f!.s~:Pfe)r~ tecnica e dell'cconomlR attuale onde farne sbocciare una nuova clvlltà. ln questo com– battimento. che In carità esige da noi. forse saremo schiRcclatl: ma non avremo perso la nostra ragione d! \'lvcre. Jt;AN DANIELOU Qual'C d111111ue ropcra cui dobbiamo atrin• ,eni? ì\011 ~i lra1111 di un'o11erache noi po•• e ti induceuin1u a veder-e nella promeua tll 6iamo limitare ,1 tom1,i10 alorico di • 1eon• fig;ere la Hus!ia ». Una Yolta i,eonfata la Ru,!Ìu in un'altra ir.mde 1rnerr1 manichu, a che ur.:n1n1u arriv11ti'.' No11 do\·remmo piul· IOilO,conhg;ere la Itu111i1 in noi iteui? Parlo dell11no!tra confu~ione in1elle1111ale 1115eed111I• la mi~ur;i in cui abl,iarno JCCOll!entito11 rec:i• tare nel melo1lram11111 ,torico ideato 11er il XX Secolo da S11englere Toynbee, rbc hanno ..pii110 l'Oneme conllo l'Occidente in una rela1ivi11ica fantuia di u;;uuli eivihii u;nal• mt;ntc dhtinate a perire: c. ciò ha con1ribuit, a detormare in noi i. 1enaaiio11e di q11ello ci1e venmenle 1lamo. Vaggcui,o 11elre~pre,– ,ione e eivihà occidentale> non ba Yalorc di i,odantivo: ba ,·alore puramente geo1tr1fico: e 111110 Q,!'ello che ci eon1en1c di fare C di guard11re p1u~fr11menteai punti cardinali ,ul qu.idra11te della buuola. L•ag;euh•o C"heha •·alorc 10tll11th·ale C Cri.sti11110, 11oichCo 1ia– mo 11111 ch•iltit Crie1iana o non ~iamo nie111e. La definizione dell'uomo non 111 nel luo;o 1n cui egli "ivc. nnt in quello eh.e egli C. Che il compito dell11 civiltà Criitlana !ia aal'li )liù ehe 11olhieo C ~•1110ben e•11reuo dallo t,lorico ingleie Douglu Jerrold: Il no11ro profondo e a1111a,~ionaloconflitto con b. IO· cictit eo111uni51a,~0111e11ucllo con fa aocietii m1zion11hociuliua. non è. e non è mai ilal'I di r;ir.ittere politifo; euo invece in,·u1e pre· euamcnle 11uelle co~e nate dal Criuiancaimo che 11111or1 !Ono riconoeciute da tuui i;li uo· mini di Luona volontii ron1e neees.sarie 11e1 una vi11 Luona e una Heietà ;;ant. La eivihii Criathma 11011 C .emrlicemenle una delle lan• te; tua C - e il mondo d'oggi ce ne fornilce la prO\'ll più convincente - l'unica eivilt;, ("O!trui1atui diriui della 'perwn:i unmna, di• rini che deriY1110dall1t credenu dell'immor· 1ali1:I dell'anima dell'uomo, .. Non C ai 1>oli• lici democratici. ma 1ll.11fede nel primato dclfelemen10 ,,piritoak nell'ordine mondiale d1e 1ono doi•u1e lullc le no!lre liher1it. com• 11re~ac1uell11p11r1ieolareforn1:1di liheni che e noia come demorr.1zi11. Il ncetro ,·ompito C 1,crtan10 evidente: o non diciamo che ai Irati■ di to1e nuo,e, poie.bè C la ,1eua mii.ione eri,ti1111 che il Fondatore della Chic.a ci affidò con l:1 Prima Como· nione. Fern111re.contenere. o anche &eonfig• i;ere la Ruuia po1r~ in defini1i>•:a -euere ne· ceuario; ma non 11ouo penure che 1i !rutti òel eom11i10 u&e11.dale Che l."'0,1 guatl:agne· rcmmo a ,·intere 111gueru, ae perdeuimo la no5trv anima? E certamente la 11erderen1mo, ae dopo a,·er vinto un•ahra 11uerra manichea riu1eiuimo 10l0 1 coitruire 1ulle rovine della. ch,Jhà eri&ii:11111 una totietà N>mplc111men10 g11ostica. Pertanto. I, noatra prim11 bauagli• tlc.l·e euere comb:iu111aeonlro il du1lrlieede– m()ne, l'unicorno che 1imuhane:imcnte lu1in• ga il nouro orgoglio in1elleuuale o nega 111 11011tii della natura 110110 l\·erl.1 1Jepred:1111.Il compito rimane tempre il n1eduimo, ehe il demone , engJ J.a Orienle o da noi !leui. ALLENTATE A tale risultato egll è 2lunto oercorrendo le strade dell'Isola fin nei suol anJ;toll p\lJ remoti. .spazl11.ndo col pensiero su e !liù per le vie del tempo e le svolte del secoli. Lo sorprendiamo a Seltnunte o affacciato a 2uardare Il mare dal Teatro s;::recodi TllOrmlna; lo se2ulamo tra s:rlledifici nor– manni di Palermo; sosUamo con lul a Siracusa; 602namo • con lui davanti al Temolo streeo di Concordln, « Inevitabile CO· me un sillogismo eppure fre. mente come un'ode olndarlca •· Sul luoio dove sorse un i:::lorno Cragas. antica città greca fa– mosa. per la sua ooulenza. ri– pensiamo a auellc sentinelle che Ns:-evano per dormire due i:uanclali e tre coperte. mentre 211 assedianti cartBJtinesl pre– mevano alle parte. Diamo con lui la scalata all'Etna. e i;t:rande !alò del Mediterraneo•· simbo– lo di Sl\lvezza e di catastrofe. E cosi a furia di studiare e di me– dltnre sul monumenti dell'ar– chltetlura. sul suol fiori e le sue montai;t:ne. In lìUa storia e le sue lec-cende. Il carattcr<' e t costumi del suol abitanti. Vln– cent Crontn .i::luni:::e al bordi ba– lenanti del segreto dell'lsolR: al oerno centrale della sua ruota. Ma che cos'è. Insomma. In ounle gen~re s'lnauadra, a QUI\• • una comune t::uid11.:non è un manuale di storia e nemmeno è Il solito volume di vlag~I. ma unfl. fusione di tutti questi s::e– nerl condotta con successo ad una le1m nuova e orl~lnale per virtù dell'Jncande.scente tempe– ratura ooetlca dell'autore. A ~fl~~~a~~s~l~~fa~~ùnt~ 1 'i:ii 1e~~!: so l'essenza di auesto libro cl rimani:::ono In fondo al prov.ino due com!)Orienll fondamentali: l'Intellettuale e H romantico. E' con Questo binocolo a due lenti, una lnl~llettua\e e una romantica. lenti cosi nntltellche e cosi raramente accoppiate sullo stesso strumento di vhio– ne. che Cronln vede lR Slcllla. Ed ecco che. Jncvitnbllmcnlo. Il 11artlcolare - come la sfera dl crlstallo nella s:rabbiadi un ca– no.rlno - diventa lo soecchlo dell'unlvers.a.Jc: e la Primula In riva al torrente è ad un temoo ~a~g~;:·1:1 ~~~! 8 ~~~; daeJ~e~~: fone, Il flore di Tancredi divel– to da Federico II e anche una .c::occladorata di miele. Tutte queste Idee orendono flJi:ura e sostanza In un bel vo– lume di 270 pagine - non troo. oe - e corredate da tredici fo. toi:::rafiedi !ormato s::li:tante. e Il miglior libro di vl.1121ZI che lo abbia letto neq\l ultimi due Mnl ,, è Harold Nlcholson che parla . nell'Obaerver; e Rara. mente ho subito un tale In• cantestmo •· Cyrll Connolly nel f~'"ti~ri1:iJ:~~ 3,:~ e :: ;à ~~: d~: §f~uedl~k,':ile~et~~z:v~~~f~t \'a. profonditi!. di commenti ,. 7'~~~~da ~ri":i1n ~~!/!~~tti turale dei:-no dt un architetto. Sa il valore delresPresslone e del lìllenzl. Prosa robusta e In– sieme flesslb!le •· E anche per noi. giunti senza tedio attraverso le tappe di ventltre capitoli e gli Incidenti tl ~o~fe3: 1 iì~,~'.:o!~lb d{~~b:g: tato una cosa favolosa che ac. ccnde oenslerl e richiama lm– ma~lnl alla fantttsia come una calamita. Che cos'era Il favo d'oro: ml. to. realtà. simbolo? E' forse come l'autore ama lmmas:i• nare II simbolo pre2nante e denso di lncsaurlblll sl~nlflcatl ~ 1 s~fc,~!t~onl della stessa terra e Se è vero. se è vero che Panta.Ile• e la Sicilia tutta. non oos.sono vantare una cultura Indigena, 6C è vero che l'Isola altro non è stata che li teatro di attori venuti da fuori, è an. che vero che la sua naturale magnificenza è riuscita a sug. i:::erire più volte visioni di as- 60luta perfezlone artistica. La Isola DOSSlede una Intrinseca. bellezza che. quantunque passi– va, suscita In arte realizzazioni J)erfette con quella stessa sicu– rezza con cui l'aureo sole di– schiude I suol fiori sell'atlcl e lrasfol'ma le arance In micro– cosmi di se medesimo•· LUIGI GROSSO

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