Fiera Letteraria - Anno VII - n.38 - 21 settembre 1952

DOMENICA 21SETTEMBRE 1952 LA FIERA LETTERARIA I OAlLA PUBBL[CAZIONE Lettura del Jacopo Ortis n eusto moderno di fare storia d'un'ope– ra Interna al sonetto, e l'altro austo di cercare le ~ciproche Influente In tua. opt– ra, di aUle oltrt! che dl contenuto. vonem– mo dir e: meglio che di contenuto, hn. fatto che si avvantaga:la.s.se lo studio e l'espio. mtione a fon do, dcll'Ortl.r. e In M:, e r1- auardo alla restante opera del Fos,colo (lfaa– glun,a che la conoscenza di questa, oe:a:t. per fatalità, è più aperta e continua che non per lo Innanzi). ~t~°':i'~,~~~ . ;"~ r:~!n\:;i~! del1e lettere piene dl pathos, ecco come sin dal prtnclplo, e prima ancora che li Foscolo pensuge all'Orri.r (pensava se mal alla Sto– ria. dl Lauretta), sert,•ev11,e flnlva lè tenine di In morte di Amaritte, le tenine dc Le rimembranze, I famosi sciolti Al .role. dove non solo sono perseguibili splr1LI ortislanl, m&, cosa più nuova, notl~lc di quelle parti- Pe1· rappresentare fedelmente e con religiosa sincerità la natm·a, penetrai nel santuario <lei mio cuore, interrogai tutte le mie passioni, 1·i• lessi tutte le malinconiche pa11,ineche io ave– vo tentato di scrivere quando nell't'siglio, nelle scia~ure. domestiche, nelle pubb icbe calamità e nella disperazione del! 'amor mio vedea gli U sospetto d'euere noi un tantino tra– viati. NeU'Ortb c'è anche questo. ma non è l'Ortf,; e per stare al tema, ,·edete come Foscolo a:là 11llora sentiva la bellezz.a: , O bellezza. genio bcncnco della n:i.t.ural ove mostri )'amabile t uo aorr tso. scherza la gioia. e si dlffonde la ,· olut.tà per et.e.mare la vita dell'universo: chi n on ti conosce e non ti sente, lncrtbca al mondo e a. se st.csso. Ma. quando la vlrtu ti rénde plu vereconda e p!ù cara. e le sventure, toeUendotl la bal– danz. e l'Invidia della felicità, ti mostrano al mortali col crtnl sparsi e spogli deUe alle– are 1htrl1inde.... chi è colui che pub pa.uartl d"lnnanzl e non altro offrirti che un Inutile sguardo di compuak>ne? •· Risponde a gr.n distanza qu~to fra.mmento d"una delle Let. tere ,crf!te dall'Inghilterra: • Certo che la. belleu.a è una specie d'armonia vLslblleche penetra aoav1sslma ne" cuori umani; e se non è abbellita dal lume dtlla virtù - allo– ra purtroppo non è che terrena; ma una bella &lovlne che ~ animata da un cuore virtuoso è un Individuo tra ·Il mortale e 11 celest.c, chi Ja contempla può alimentarsi di sensi grazi~( ed anlmarsl ad azioni gene– rose e salire con lo spirito Id adorare lie– tamente Il crtato1e di Qlnl bellezza,. D di– scorso cl porterebbe lontano, ma su questa traiettoria sono da collocare le Graz:fe, nel loro senso vero e aovrasenso. Foscoh) cl spe– se la vlt.a a slgnlncar • per verba • un t.&l SC." ".ltimc nto, tradurlo, dico. in immagini e mit l, e.be non sono da confondere per que– sto e.on la semplice poesia neoclassica. co1;~}.1l!Ltt~o~~cd:?"~~:r~f raor~:~~p~~~;tl.1. unico 1·ifugio la tomba A/lor che Young Jra l'ombre de la notte Sul Jato di Narcl.ta egro Jf lagna. ,li GIIJSEl,PE DE IIOHEll'l'IS Oppure: Ero l'Ut.ante che .tll $qualllde urne Scapigliata la ml,era Eloba Jnvoccu:a le aDlftte ombre nottu rne; E utl libro del duolo u',tavo lncf.ta • Eternftade e Morte,, a lamentarsi Venia,f Young sul corpo di Narc!sa oppure ancora: E que.ita è rora: mormo rar fo ,ento Co' miti 101plrf In suon p/ eto.to e boS.to Tra ronda e /ronda il sol ita rio vento. E scorgo il coro n ome; e veggo fl .tauo Ove Laura s ' a.uf.te, e .teorro I pr aU Ch"ella meco tra.tcor.te a pauo a pa.uo. E quest.·a.postrore degli ,cloltl Al iol e? Tutto Il cangia, Tutto ~re quaggiù! Ma tu gfommal, Eterna lampa, .non ti cangi? mal? Pur verrd: di che nelJ'ontlquo OOto Cod.rai del nulla. aUor che Dfo ,uo ,ouardo Rftlrerà da te: non più le n•bf Codeggeranno o ,era , tuoi cadenti pline rtlorlc.he e dal contagio delle lingue !trantere >· E perchè non si pensi che li FO$OOIO, su questo tema 1eloso dcll'Oru,. da un lato vedesse giusto. ma anche un poco travedeue, ecco una not.azionc proprlsslma: • Lauretta è carattere storko, ma fantasti– camente alterato; ed ora straldereJ que· frammenU della Storia. di Lauretta, perehè sentono J"lnopportunlt• dcll"epl.sodto e !"Imi– tazione della Maria di Lorenzo Steme, !!l'Io. stampato appena U libro, non a.vessi pat– tuito mcço di non antungere nè togllere slllaba ,. Non vi si veda un eccesso di con– sequenzlalllà, ma per • conservare co· s~oi dtrettl quel monumento della sua gloventu ,. e.rodo che, nonostante tut.to, un'edizione dcl– l'Ortll ala da mant.encrla suJ fondamento di quella dell' '802; e su essa istituirei l'ap– parato delle 1tunte e corrttlonl delle due altre edl&lonl del "16 e del '17. Raggi ,u l'Oceàno; e non più l'Alba Cinta di 11n raggio tuo. verrà '" l'Orto Ad annunziar che sorgi: Intanto godi DI tua carrùra: oimèl ch'io 101 non godo De' miti giorianl giorni: io sol rimiro Gloria e piacere, ma lugUb ri e muti Sono per me, che doloro.to ho l'alma. Std mattln della vita lo n on mirai Pur anco Il Sole: e amai .ton giunto a .rera ADatlcato; e .tol la notte a,petto Che ml copra di tenebre o di morte. Non per nulla nel 1. e 2. Ortis risuona: • O sole - dtss'lo - tutto cangia qua1&lù! ma tu giammai. eterna Jamp11.non ti cangi? mal! Pur verrà dL. ,. nu~~.t'!~I~ d::u\~~i/'::,1~ere dr ~da~. la poesia notturna di Young; agJlunglamone un altro: Ossian. che rlcorrt anche nel– l'Ort&. e qui va ricordato per le apertissime lnOuenz.e reperibili negli sciolti Al sole, nella loro • allure ~. nel loro rtsplro, Se tanto dà tanto. che meravlglla che l'8 settembre 1'196, gcri,•endo a Tommaso Olivi. anche qui, a:là: ~~rt1~go_l"~l~~a~,•1 ~~i1cr 1 t~~f:d'~f:~ e di Geremia•?· Ma fermiamoci a que– st'inizio: • Amico Olivi, Ieri soltanto giun– sero le tue lettere a rendermi meno rune– .rta la solitudine, ov'lo tragao I miei giorni abbandonato cd oscuro. Le sventure ml op– pressero: le lmmaalnl di piacere si dllt:iu•– rono; e vanno languendo pc.rnn le speranze. Io dunque non vl\"o che animato dal nre- 1ent1mentl del cuore. che ml present.a dopo la morte un Incerto 1wvenlre che non e l ontano: lo ml perdo col soa:nl c:!.'un'1mma– glna.zk> neormai Mane.a: tutto~ dubbio e do– lore. n e mi -conforta che la alcureua del– l'amlctda di pochi. - Che Il pianto ch'io sparsi sugli altrui mali non !la compensato dalla compa ssione d el buoni, or ch'io la me- rito più d\ t.ut.tl?• · ' aet~b~t!;m:n~~I ~ ~e:!!:!· :het~r~~nve,;Z: 1~~ per 5Crivere 111sciolti Al .tole? SI dica piut– tosto antlctpa1ionl del subooraclo, a cui li Foscolo era per dare autorità d"aceento. E se. a.n,che non aveva trovato la musica, ave– va trovato la canzone. Chi voglia ora tenere. come dire, In mano un 11udWo del Fos-colo sull"OrtU, una guida autorizzata a quella lettura, prima ancora c.'le nella Notf.tia blb!lograjlca. scritta- per l'edllione di Zurigo 1816 (con la tal.sa data di Londra 1814), può cercarla utilmente in una lettera del settembre del 1808 al Signor Bartholdy. • autore d'un Viaggio In Orcçla ,. Si pensi aU"anno: scritto jh\ 11 canne. del ::ri:'cL ~z~~i u .e~ n: . g1Je1r;~gt~~1! b 1 ,~ bllogra/lca. ol paraça.ro quarto, di qu,cllll lettera al farà Il • trasun to ,. e la s1 rrn!t.erà 11,gllat.tJ. Con atiimo distaccato onnal. e !~~~ 1:11 n~~~~;i~~e .5Sl~t'Jaf~~br:•;t ranno scorso un giovane It aliano. c he m.11- tava nelle ultime guerre, ml scrls.se dtl PCIS'n che Il professore Kaulfus voleva lnmprendere la venlone tedesca delle UWme lettere di Jaco'f)O Or1ls, e ml ch~eva emendulonl e notl%:lc R~ ch1o non a,•evo da correg– gere ed aggiungere In quell'operetta. perchè lo voleva con.servare co· auol dlfetll quel monumento della ml11, alo,;entu ,. <• Ml aono ff'delmente dipinto con tutte le mie follie nell"Ortlf, è già nella prtma Jet.tera a An– tonietta Faananl). E per stare Il più pos– siblle vicino al suo ritratto, ceco unB paalna. Rmpre della lettera al Bartholdy. che è una difesa a oltranu del sl1n1ncato del– l"Ortft: • Sia forza di natura o cdtic~lone d':lv\-ersltà lo sin dalla prima a:toventu ho meditato s'._etnpreal suicidio. - L'ct.a virile ha raffreddate In me molte opinioni, e molte ne ho ripudiate, conoscendo mca:llo rr.c st.C$$0 e gll uomini: ma In questa de1!.1morte ve,. tonta.ria, quant.'ìo più \1\'0 e penso tanto pl11 mi raffermo. Non glà perchè I mortali ab– bandonino dlo:prratamente le care remln:– Kenze del pnssato. o 11 piacere di sentire, la pr~ente esistenza, o la coiuolazlone che U futurc>e la speranza promet.tono. ma per– chè 9tr vivere del punto senza ~- e godere del presente senza vlltà, e guardare 1a fortuna. ali uomini. l'avvenire senza vani timori nè sciocca credulità, unico meu.o hv reputalo i.empre e reputo l'apparecchlanl ad opport.una e libera morte. E allora, men •. ~re lo vedeva per la prima volta un suic ida. e Tacito Incominciava ad Insegnarmi c.hc fr• le virtù restate al R<>manlsotto :& ti– rannide de' cesari la plu 51>Jendldae la plu nt"Cessarla era il ,aper ,morire, I ~pi ml facevano più attento ali esempio dell Ortis e alle lezioni di Tacito•· Voltando pagina, nella stessa lettera: • Ma anora. olt.~ Se– neca e Tacito, lo aveva già letti Hume, Ro– bedc. Montalgne e ali altri dtfen50rl della. morte \"olontaria ,. ~a prima di parlare del libro In ~. di lea:erlo dlrett.amente. riprentttamo l'antico =o cld~ulu~1:rl:!. ~n~l~:l~~:~~c~: sua stessa a:ulda, alle prefercn7.e foscoliane d"allora. E.eco intanto due nomi grOS81:Plu– tarco e Tacito, e ognuno ne Intende subito n slgntncato. la carica che v"è dentro. Per, Ortls determinato di morire. specie nel 2. Ortls, specie al concludersi del 2. Ortis, dove a un trtt.tto ,enti Il pcnonagglo investito come mat della sua parte, Plutarco e Tacito gll accrescono dentro e 11 concetto di ~ e Il cora1~lo, e una sort.a di fanatismo erolc?· Forse anche nella renea prosa di Tacito e è una lez.lone a cui Il FoscOlo segretamente doveva mirare. E andtt.ndo Innanzi In quefitl raiguaall. trovo ntl I. Ortf.t una triade e.eme • Omero 05stan e Dante, <• I tre maestri :~~t!\~•~!.,:~~,:1 :i;~:!t~ ~e 1 ~~~o~ mato li mk> cuore,>. sostituito, nel 2. Ortl.s, a Ossian Shakespeare, per semplice questio– ne di proporzioni, non che a un tratto sde. • gnasse ti canto d'un poeta lungamente ama– to (se ne ricorderà nn negli anni tardi, e certa armonia del suo verso ripeterà un mo– dulo e un esemplare lndlmentlcatol. Quanto a Omero e Dante. fon.e nemmen Fmcolo sapeva di doverci spendere Intorno poi tanto ln~egno e lavoro. Or:i. l! 111 ,·olta dell'Alnerl (chi sa?. per mezzo dell'Alfieri 6'era acco– stato a Plutarco, a Tacito, s'era tni2.l.ato rtà · lettore della Bibbia), e specie nel 2. Ortl.s l'alto path05 di lui, quel che di agitato e di perplesso. a un tratto sfonda la paatna. e la pagina a un tratto ha un altro respiro, la scena anch"essa 51 aa:lta e anima. E' stato dlmost.rato che Il linguanlo delle tnaedle atne,rlane passò In certi momenti alti del sonet ti, dove l'Alnerl In persona s'alllnea e.on I personaagt del suol drammi; ed ora quell o 11te™>llnguonlo è passato in certi punti acuti dell"Ortl,. In certi dlSpcutl fn~f~e~.p~~~c~roF~~O~CJ~1•8~~~l°m:~ nere sordo al richia mo del Petrarca. del Pe– trarca. come lui dice.va. mo.soro e poeta d'~J1Z: 1 sa11va la collina. ed lo la 211,1lt.ava. Le mie facoltà erano tutte di Teresa: ma la tempest11 che le aveva agitale, era alquanto ~at.a. :.....TUtto è amore - dls.s 'io. ricl– gll&ndo U dl.9cor,o di prima: - l' unlve.no non è che amore! E chi lo ha maJ. p\u aen– tlt.o o meglio dipinto del Petrarca? Adoro come dlvlnltà. que' pochi geni che si ,ono Innalzati sopra 111 altri mortali: ma H Pe– trarca. 10 ... l'amo; e ment~ Il mio Intelletto gli sacrifica come a nume. Il mio cuore lo invoca padre e amico consolatore. - Tere– sa ml rispose con un sospiro». Da ricordare che del quat.tro saggi fosco- .~=f'~~~~~!:-C~a 11 t~c~~d~~~a~~o~! poesia,. Il F05COIOdel tempo dcll'Ortfs ai• dimostrava d'aver Inteso &nehe la poesia per sè, sia pure con una ..empllcc operazione di sc~l~OI prosqutmmo Il nostro breve pelle– grinaa:11,o. fino a che c1 apparve biancheg– gla.nt.e da lunai la ca.setta che un tempo ~~e~J.s~ronde, alla cul /ama l a.~f~~~!~ per cui Lauro abbe in terra onor celestf, • Cl slamo appressl\U, simili a' discendenti degli antichi repubblicani. quando libavano sopra. t mausolei de" loro maggiori morti per la pa.t.rla. o a' que" sa~rdoU che, taclU e rh•erentl, s'aggiravano per li boschi abitali da. qualche divinità. Nel tempo che Teresa e sua ftalla si riposavano. salutando que-lle contadinelle che !"avevano altre volte ve– duta e che la colmavano di benedlzlonl e dt 'odi lo recital eomme.ssamente, con l'anima lutti. amore e armonia. la canzo ne e Chiare. fresche dold acque •· e l' alt.ra • DI pensler lns~~~erA':ia'or:1e0 n:_e v~de1!,1°11!tegÌòr1a'1n:r:;~ ~~~';;~t!~1~!t:ue~:;e"1~~erl~~sl a\a :\~ cuore,. E' g!it nel 1. orrn. E notare la _scelta. -e di che qualità! Dc Sanctls dovrà 1unsa– mente fermarsi a considerare queste oue canzoni, quasi cardini d'uno del capitoli plu stupendi del suo sRgglo petruchesco. Ma st.lamo !Il Fo!Colo: e [orse questo momento e movimento dell'Orli, deve qualcosa alla qulnt.a e ultima strofa della canzone • DI peru,ler In pe.n~er, di monte In monte•· che ~:>mlncla, ricordate: • Ove d"altta montagna ~br~rtot'f~~ = ~~ !t.~~,1~ :e: ,lduio Intenso ... ,. • Tornerò, Lorenzo: conviene ch'io esca. Il mio cuore si angustla e geme. come se non ,-ole.ssestarmi più In petto: sulla \'tlta di un monte ml sembra d"esscrne un poco più libero: ma qui... nella mia stanta ... ato qullSl sotterrato in un sepolcro. • Sono salito sulla più alta cim a della montaana. I venti lmpervenavtt.no: lo ve– dcva le querce onden;lar sotto a' m iei piedi; 1a selva fremeva come m11r burrasco!o, e Ja valle ne rimbombava: au le rupi dcll"erta sedeano le nuvole ... Nella terrlblle maestà della natura la mia anlma attonita e spa– ventata ha dimenticato I suo1 mali, ed è tornata per alcun poco In pace con .sè me. dC!ima,. Un nulla, e sia detto per inclde:-,za: • su le rupi dell'erta se.deano le nuvole, dara quella quu1 battuta di esametro che è al verti 21-22 del &«Onde Inno delle Orulc: or le severe Nubi au 10 cerulea alpe ·.tedenti ... Poi. tomando all'argomento. sul punto di ~1_n~~t:~C:~c~!r~earj&c~~-1t:: ~J~~:~! 111sua triste Lstorla. risponde col versi del Oray, e poco dopa è ricordato 11 Paolo e Vfr. gtnla di Salnt-Plcrre. e alla lettera XLV. che chiude I) libro. tutt"lnsleme. Il Werther, l'Amalf.a, la Virginia e la Clarl.t1a h questi libri - dloe - che sono stati I compagni della n0&tra sollt.udlne ,>. Slamo ora alla lettura del libro che ha uda sua storia bipartita: cioè Il 1. Or1U e il 2. Ort1.t- (questo diviso in due parti, e tutt'lnslem• il doppio e più del primo>. Tempo dell'uno è l'tt.nno 1798, dell'altro 11 1802. J1 1802-03 è la stagione piena della pri– ma arande poesia Ml Foscolo. tre o quattro 10nettl almeno. e la seconda dtlle due odi. Senza Il 2. Orti.t noi non sapremmo spiegarci né quel soncLtl nè l'ode. Ma s t.R. Il fat t.o che ntl!lsuno del dodici sonetti fu scrlt.to prima del 1.0rtU. nemmeno la prima ode; che li llnguA§glo del sonett.l, ln specie, as.sai deve all'Ortl.s e a quell'unico anno 1798, colncl– dcnt.e col ventesimo anno del Fo.s-colo. Ag- ~\:~~m3ovcehel•pe=ftu1~ s:°~~te od;~: e n,urazion! si potrebbe dennlre d"un austo neocla.salco già pieno, ma pote.nx.latoe come spinto più I n là. d 'un ordine, Mlrmuno ten– t•II di dl?T, tut.to C'Ql11lTIO!i,.ctt. Se oure d"alfra aor~ prime pro,;e di neoclas.siclsmo .!il tro~ vl\lto nel 1. Orti,, con certa ratnnatura di maniera e pittoricismo; ma era fat.ale che ;;>~~1~fa~~ta;e;nt;W~ ~1~-. g~::: sono le lettere ad Antonietta Faa:nanl. Dunque, anche Il neocla.sslctsmo, nell"Ortl.f a:rondante di pathos, ct.rte volte ancht sca– dente di patho.1. Il Fo9e0Jo doveva, secondo Il gusto d ella poesia neoclassica, ricalcare motivi alà consacra.ti nella pittura, atlCi- 1lare cioè non da s pontanee Impressioni ca– vate dalla diret.ta reallà, m'\ scene minute. nppure l dea.l lzzate. dal quadro aumde alla miniatura (ce n"è un C!cmplo In una stroltt. persino della grande ode pariniana Il met– iaggio, che Foscolo prediligeva,: • ·- Ter-Na l!'.eduta sopra un softà, che s'asciugava le 1uan~. e Odoardo che cingendole con un braccio li nanco. stava con la fronte appoa:– a:lata ,opra la di lei mano sinistra, che ala– cea presso ·un ginocch io• (rlcoplR, non de– scrive, e tanto me.no dipingei. Ancora: • li tuoro delle sue nere chiome dlsclo\te velava parte della sua spalla dest-ra e del seno. e liCendcva a lar pareri! più candido l'Ignudo braccio, che mollemente accompl\gnava le rosate sue dita mentre Mpegglavano fra le corde. Posava. un suo piede ,ul pedali del– l'arpa.. e. sebbene mf fOStie 5e.mltRp!to dalla veste e da un scarpino color di 1!aclnto, lo ml~ntlva una certa dtU~la nel contemplar– lo... , (quel colori, quella 11.sclatura. e quella freddezza). E due pagine Intere MUa Let– tera XVII, col contorno di quella • Danae dipinta sul sorntto •· di quelle • stampe di cui le pareU er•no tutte coperte,. e del– l'Albano ricordato alla nne. e di com·eiu • dipingerebbe rappresentando una Orazia ch'escc dal bagno,. E In mezzo la scena ma– dre. con !"apparizione di • madama tutta molle e rugiadosa , che entra e presta prut:i. e quasi int.lrl7.:dt.adal treddp ~. e s'aoban– dona • sopra una sedia d"appogglo • che la cameriera le aveva preparato • prtlS&Oal !t.:oco •· • Non tra vestita che di una lunga e rada camicia, la quale. non e.Mendo allac– ciata. ~ndeva liberamente, ]a.sciando Ignu– de le spalle e Il petto. ch'era per altro vo– luttu~nte dlft:$0 da una candllb pelle, tn cui stava~! Involta. I suol capelli. t>,m– chè Imprigionati da un pet.tlne, aceu5avano Il sonno recente. perchè alcune ciocche posa– vano : loro ricci or sul collo, or !in dentro ~o!:::·ro q~:a~rr : air~h~ 1 C::ri~~~~ 1io;~~ do, cd alt.re. calando giù d11\la fronte.. le lnaombrRVano le pupille,. TUtto <letto, tut– to descrl\to. nno alla • gentile planella d! seta rosa-pallida•· al ~ piccolo piede M:oper– to nn sopra la noce, C• un piede simile a quello che l'Albano dlplnQ:ercbbe rappre.5en- u~:ao nuo°o"-v~:ic~m~h~~ i:~.:~~?a~Olta- torc dall'mte.re.sse vero del libro, nè Insinuar- Ma non è 1mma1tnabUe Il complesao di raglonJ e di sentimenti. vivo già nel 1. Ort11. Solo una • prop03ta • rimane In sospeso <• Quando e doveri e dlrltU stanno su la punta dtlla spada, Il forte scrive le legai col s angue ed es!ge Il sacriftclo della virtù•>. c.he è alla prima pagina della Lettera I. e met terà tempo a toccare la sua sohlZ.lone ma.salma. quut al oomp\rsl, dico. Ml 2. OrUJ. h Io odo ta mia patria che grida: - S<:rivt ciò che vedesU. Manderò la mia voce dalle rrvlne, e ti detterò la mia storia. Planat:• ranno i secoli su :a mia solitudine; e le genU s'ammatl!ltreranno nelle mie disavventuu. Il tempo abbatte 11 rorte, e I delitti di sangue aono lavati nel &a.n1ue. - ,) . Sta al chiu– dersi della arande scena col Parini, e costo al Foscolo quatt.r'annl d'ceperlenza, quanti Intercorrono tra Il 1. e 112. Ortl.t, e nacque 11 cam1c del Sepolcri. Ma per 11 re.sto tutto già scontato e slc1Jro (non &I pensi però o nulla che somigli &lcurezu contenta. di &è. che è antl drammatico In 50n\mo grado. l::fl~ s~~~d1c~a ~a 1 :u1f: 1 ~.~~1: ~ 1 i~~ mc. la.scio Che I saa:tl nntlno una infeconda apatia. La- loro virtù mi sembra una massa di ghlaoclo, che ritira tutto In se s~s.'I. e che lrrlcidLscc chi le !I accoot.a. Ho letto, già tempo fa, non ao In che poeta, che la burrasca plucchè la calma insegna l'arte a' nocehlerl. Che se nel mu della vita non fOJ– slmo agitati da.Ile passioni. a che mai ser– virebbe la bussola deUa ragione, di cui nol mortali mtnlan tanta Iattanza? "Né O.o ata sempre nella sua maèatosa tranqulllltà, ma s'Involge rra gli aquiloni e pa&se,Q:lacon le procelle"•· E ancora: e O tu, che dlsputt t.ranquUlamente au le puston l! se le· tue fredde mani non trova.ue.ro f'Teddo tutto quello che toccano. se tutto q uello ch' ent.ra nel tuo cuore di 1hll\Ccio non divenls.se tosto aelato c~I tu che vantertstl con tan ta bal– danu' la tua aevera n1oaona? Or come puo: tat!'tonare di quello che non conosci? e come, d';ltronde, Il mio spirito, quand'è :i.'(ttato, sarà responsabile della aua condotta? ... ,. Dice ancora Ortb, e Foscolo dietro a lui, che • u ,uo cuore non poteva .tarferl:-~ un momento, un ,1;010 momento di cal:na, <• Purch"el !la aemprt agitato, per lui non rileva se \ venti gli aplrano avversi o p10- pld. Ove a:li manchi Il placer-e: ricorre l-04to al dolore•'· Su quc,;to tondo d,-nlmo, la ra • glone perde sempre. <• Quando fui solo. la mia raalone, ch'è In perpetua lite con questo mio cuore. ml andava dicendo: - Infelice! Temi solt.anto di quella beltà che partecipa del celeste: prendi dunque partito, e non rltra.rre le labbra dall'antiveleno che la tor~ tuna u porge. - La rqlo ne ebbe lode; ma Il cuore aveva 1ll tat.lo a suo modo,>. E non solo r;pluge lo sguardo In questo grovl- 1Uo ma nell\Unana vita unlversa. e vede e giudica Il comportamento degli uomini~ e a che nnr • Uman vita? Sogno, ln1annevole soa:no. al qua.ic noi pur dlam al aran prezzo, sic.– co m e te Jonnlocluole rlponcono la loro ven– tura nelle superstlz.loni e net pre.saal. Bada: ciò cui tu st.endl avidamente la mano è una ombr11 forse. che, mentr•~ a te cara, a t.al altro ~ noiosa. Sta dunque t.utta Ja mia rell– cltà nella vunta apparenza delle cose che ml ctrcond,no: e. s'io cerco alcunch è di reale, o tomo I\ ln1annarml, o spulo at.to– ntto e spaventato nel nulla. lo non lo so;.- ma. per me, temo che la natura abbia costituito l'umana specie qUtl.51minimo aneL 10 passivo dell'lncomprenslbUc suo siStema. dotandoltt. di cotanto amor proprio, perch.è li sommo timore e la somma sperama. ctt:an. dote nell"!rnmq:lnulone una inftnlta aerle d: ~~~ ~Id~~~~ 1:.,~~~~:_crtiJv~ :~f:. ~= Uce. E, mentre noi serviamo clcçamcnt.e al suo scopo ride ella tratttt.nto del nostro or– goglio. ch'e cl tn reputue l"unlvcno creato so,.., per noi, e noi soli d~I e capaci di dar 1ent a tutto quello ch'esl.ste ,. E poch'lnnan111 aveva de t.to: e Tutti gli uomini sono altrettanti ciechi che vlagalano al buio, alcuni de" quali schiudono le pal– pebre a fatica, lmmaqlnand,1 di dlSt~uere più dt:111 aJtrl le tenebre fra le quali denno pur ctt.mmlnar brancolando•: e ribadiva: • li genere umano è questo branco di cle.chl, ehe tu \"edl urtars.l. splngusl. battersi. e lncoa– trare o tra.sclnanl dietro l'Inesorabile fat.a- ~~;t·a ~~~~•1~~1s8>Wede~\zac.:iu~ Jfn'.rnft~ minimi accidenti. che noi chiamiamo de– •tino? ,). Questi a:11armonici del linguaggio fosco– liano al tempo &là del I. Ortl.t, e resisteran– no nel 2. Orll.t. Quel che d'ombroso e caldo, Il ricco pathos che è In e sso nasce da una ragione profonda descr lt.ta dal Fos-colo nella citata lettera al B :i.rtholdy C. è perchè lo pure doveva e voleva scrivere un libro onde ~entlre la rap~odla che ml avevano appo– sta. trovai plù opportuno U dlplngere ti sul. clda. che sH101lzzare 5ul .tulcldlo •l. e Pcnt- Ed ecco la consea:uen7.a che discendeva dn siffatte premesse e da .slffRtt.aesperien– za per lui artista: • Polchè lo pure doveva e ~·oleva scrl\ •ere un libro onde smentire I~ rapM>dla e.be mt a\•evano apposta, trovai plu opportuno n dipingere U suicidi\ che sllo– gtuare sul suicidio. E per rappresentare fe– delmente e con rella:I~ aln~rit.à la natu– ra penetrai nel santuario del mio cuore, mierrogai tutte le mie pa.sslonl. rlleMI tutte te malinconic he paatne che lo avtva ten– tato di scrh· e.re quando ntll'esigllo. nelle ~lagure domestiche. nelle pubbliche cala– mità e nella dlsperatJone dell'amor mio ve– dta unico rifugio la to'mba: - piansi, ri– c.ord11ndomlle Jag-rlme che lo llVC\'aversate: cercai di obliare ciò che aveva lett? e im– parato sul libri. onde esprimere p\u orlKl– nalmcnte le verità. le opinioni e ali errori nati In mc ~pontaneamente dall'Indole del mio Ingegno e dalle circostanze de' miei tempi. e seri~! most rando n on l"autort. ma ruomo >. Dirà più sot.to: e Ed 1o tro\·O In me plu occhi e sen~. eh" com1>bSO e critica. Questa critica slll01IU.'\ e ciarla molto ma non sente n~ opera,. E poi an– dand0 vicino all'intimo dell'arte, sottoJi. nta.ndo Il valore e I dati dello stile, flore colto da queJ terreno: , -· ho tentato di due alla pro~ italiana la vita. e la schlet.– tezza rapit.ale dal !recido fa.ato delle disc!. ORFEO TAl\llJUlU - • Qutllo che FLwbt.rt ndcva dalla finestra• (dalla sua casa di CrolsseO Pag.3 ORFEO TAMBURI - « La sedi& dl Fbuberh trai nel santuario del mio cuore. lnterf'Olal tutt.e le rnJe passioni»; qui la rlt:poata: nel suo • esprlrnersl >. Cne si polreooe COQllcre. al nascere. nel fraseggio. nell'attenlarsl ll'ande, nel colore: e si hanno quel modi o moduli cacatterlstlcl, quelle sene di a1- gcttlvl a coppie , a tre a q uattro, ~mpre montando. quell' lmprovvt.so prender campo d'una parola. o r itorn o, quasi fosse un tema, d'una ,tesu parola h deliri, • oh delirio! ,L E In somma. se é vero ciò ch'e&lt 1teno disse. che 5"era dipinto • con tutte le 1ue follie, nell'Orti.s, cominci& qui quel mettere In cima d"01nt sua Idea ae stesso, o mettere aè. come una lmmaslne e specchio del suol .entimen– tl e delle sue passioni, che al potrebb e miau– rare, direi, in questa Jun1a fra.se: • Ed lo pure. tarda ma non ultima vlttlma, vo da più mesi errando prorugo per l'Italia, e voi. aendo senza nluna sperRnza gli occhi la– a:rlmoal alle sponde della mia pat ria•· La rl\.LISClta di quelle tre pagine dov·e dire.sa la n1ura di Olivo, amico di Jacopo, la fu ria che le tnvest.e, non si potrebbe spleaare se non come un·autodlfesa apertissima. dove sono come accumulate le sue st.ea.seeroiche vtrtu, n.oo I austl de.Ile Iettu~. Cinque erano I maestri di Olivo: Omero, Plutarco. Tacito, Machlavelll, Montagna (vuol dire Montal– anel, e noi abbla.m visto <e c1 slamo tndu. glatl un poco) che peso usi ebbero nella formazione del F06COIOo dl Orttt, la cui opera con1lura a spiegare q~&te preferente di slgnlncatl coa1 diversi. E per nnlre con due esempi minimi, ma uauatmente di va– lore profetico: in quuto I, Ortb c'è un"an. tlclpaz.lone dell'antlcatt.edratlclsmo del Fo– scolo (si pensi alle Lezioni di Pavia e a ciò che ne nacque), e d'un'avverslone, In lui connaturata, per • quell'ambrosia dt freddu. re: chiamate bef motti e lratU di tpfrito, ch 0 '\o abborro - diceva - come Indizi d'un animo Incapace di KUtlmento ,. E doveva poi, In ft&ur,. di Didimo. dare altro senso al riso. 5DStan&landolo appunto di &entlmento, dirti rlntrcscandolo di sentimento. quasi In v1i': ~r~ac!f·se-condo tempo del Foscolo. quel 2. Ortb che, ln una con le lettere di amort, porta In cima come proprio nore e frutto la prima grande poesia vera del tre e quattro S011eltl e della seconda ode. Noi abbiamo mostrato già su quali pllUt.rl PGl'- 1la Il potente arco Innalzato tra l'Inizio del 1 Orti, e la scena madre del 2, Orti.r, Che tfuiterà l Sepolcri. La dlspera1~one della virtù non consuma dunque se atess.a. ma nell'atto di negarla ha già la.sciato ti suo ~;~~g~~~~e~t\>~!bd~~ r~~U~a;;~ uno Si'\IIUdo più termo. a certi punt.., e dove e.salta l'amor di patria <• tu conos ci pur poco me e il cuore umano ed Il t.uo , &e presumi ·che ti deslde.rlo di patria p06Sa tempe.ranl mal. non che sJ>f!ll:nersl; se credi che ceda =~nrt!e n~~gnt.n~~ ..~r,r:~ae 1:0 :~ti:~~; come"sana re le p laghe d'Italia <• Ben è vero: l'ltalla ha pre.tl e frati. non già sacerdoti.-: . ha de' tltoli!tl quanti ne vuol, ma non pro– priamente patrlzl ...; plebe. non già clttadtDI, o pocht.sshnl... or di preti e frati facciamo de" aacerdoU: convertiamo I titolati In pa– trizi; t popolani tutti. o molti almeno, In cittadini abblenU e poSJeSSOridi terre ...: ma. badamol se.nza camiftclne, senza riforme sacrllei-he di religione. senta !tulonl, ,liCnU proscrlzk>:'11nè e.~111. senu aiuto e sanvi1e e depredazioni d'anni straniere, senza dtvttlo• nl di terre, nè leggi agrarie, nè rapine di forofn~:S1t~:tf!~~~~)~a :h~:f ::'u~ 1 st\a ~e~ neceSSltaa sero a liberarne dal nostro Infame perpet.uo servaHlo, io per me non so coaa mi p iglierei ...: nè 1nraml11,.n~ servitù; ma neppur wer e esecu tore di al crudeli e apes. liO tnefflcacl rime.di. se non che all'individuo restano mol!e vie di salute: non tosse altro. Il sepolcro. Ma una nazione non si pub sot– terrar tutta quanta>>. Quc.11tenon sono che antlclpaz.lonl della seconda parte dell"OrH.r, di quella !econda parte che ridonderà tutta del nuovi acquisti: e vedremo Ort.ls tarsi perionaglo altamente drammatico. perSO– na11to eroico. L'lnfcltc.ltà l'uccide. ma 11 cuore grida U suo allarme, direi che tutto è un continuo di sentenze e di gridi, di IUJl– monlzlonl testamentarte. Olà l'Inizio. con quel vtanio oommemora– Uvo e quasi viatico. Firenze <• Dianzi lo ado– rava le ~polture di Galileo, del Machlave.1- 11 e di Michelangelo: contemplandole lo tre. mava. preso da un brivido sacro,. • In que– lle terre beate si ridestarono dalle barbarie le sacre muse e le lettere, Dovunque lo ml \'Olga. tro,•o le case ove nBcqucro e le pie zolle dove riposano que' primi arandl to– &eanl: ad ogni pas..copavento di calpe,stare le loro reliquie ,1: Milano, e l'Incontro o gil incontri ool Pa.rlnl, come vedremo. Leopardi vide queste pagine l• Ove sono dunque I tuoi ngll? •.. Ov'è l'antico terrore della tua gloria?,.• E vem\ torse giorno che noi. per– dendo le sostante e l"lntelletto e la ,-oce. 68 rcm ratti simili aall schiavi domest.lcl degli antichi, o trafficati come I mlsert nerrt ,J. Ch!arito. dunqu~. Il mcssaa:alo~ ratto te– lit.ament.o, ora pub morrie: la morte tanto plu. ora. suonerà come protestB. , Quando Catone s" uc.ctse.un povero patrizio chiamato Cozlo lo imitò: l'u no ru Bmmlrato. perchè f.:frr~ ~~i~:r~~t~:rc~\nll>;~a a~n~~~ d5:.'i! 1 r1t b::rtà non seppe rar altro che uccidersi•· Questo quaJcos·11llro !ece Jlu:opo del 2. Orti&. Vicino a chiudere la prima parte con le tre. mende disperate parole (• Io lane.lo uno li&:uardosu !"universo; contemplo con ocehlo attonito l"etemltà: tutto è caos, tutto sfuma e H annulla: O.o stesso ml dh'ent.a lncom– pren~lbllc .•. n. nella <:econda parte: • Ml ma che I pugtudlz.t dtali uomlnl e il mio ~~u;>~~~a~11 ~~e~~ s~:Pf.i~~o pe~i Parini, e ora sente, tutto 1Helo dice, che e.le. passk>nl vivono dopo U sepolcro•· pe rch 6 • }o piangeranno qutl!ltl Infelici > ch e sono st.atl • compag:nl delle sue d!S(l'az.le,. Olà 1 Sepolcri sono • in mente del•· cioè di Jaco. p:, fattoil Uio. Ugo Foscolo: e si scloalle Il groppo che dentro l".tfannava. Per questo le :t:edlP!~~f ~~:~c:i1~UP~=1n~:2 sisslme. Vale Ja pena ridirli a sè, rta.ssapo.. r•~Ji: :~lf.:: vita per me? n t.empo ml divorò i momenti felici: lo non la conosco se non nel sentimento del dolore, ed ora anche 111lusk>neml abbandona. Io medito !ul :o~~g~ ~t!~.:ro.~. d~r.;;:~t?~~i ~:~:; r:1:1~:lt!r~~t.ril:r::.n:~:ic~ ~:: messo U sacro can1lamento delle cose. ml offre paoe ,. Ancora: • E" notte; alt.a, perfetta not.te. - >, con questa scansione netUsslma. ~ ~~:,notturno delirio! va·, tu cominci a sedunnl: pa.sab ,t.aaione: ho dLslnaannato me stesso: un parUto aolo ml re.sta». E aeauttando: • Bell'albal E' pur gT ILntemp o ch'io non m'alzo da un sonno cos\ ripou.to e ch'io non tl vedo. o mattlnO, cosl rllucentel Ma gli oc.ehi miei «ano 5empre nel pianto; e tutti 1 miei sentlrncntl nella oscurità; e l'anima mia nuotava nei dolore. , Splendi, au! Splendi. o Natura, e rioon– forta. le cure de' mortali. Tu non risplende. ra1 .s:;~ i1:mTe1"i;°;·r1che separano e rtcon– gluna:ono Insieme questi dcllrU: • Le mi, labbra sono ane; U petto soffo– cato: un·amarez:a, uno strln&imento-. Po– tessi almen sosplrart I e Davvero; un lf'OPpo de.ntro le fauci, e una mano che ml preme e ml aff&lllla li cuore. Lorenzo, ma che ~ dirti? Sono un uomo. Mio oro, mio Dio. conèedlml Il refrigerio del pianto ,. E riprendendo: • Oodl tu. Pit.dre. de" aemltl della urna• nit.a.? Pretendi tu che ella &Opporti le sven- ~~~e ò'ur~~!o ~~r~o~~~iu°~°,.\i :~l~fafeut !~: tere di troncare I suol mali, perchè poi tra. scurasse U tuo dono, atra.sctnandosi sciope– rato tra 11 pianto e le colpe? F.d lo sento In me steS90 che gll estremi mali non hanno che la colpa o la morte ,. E In ultimo: • Tutto è preparato: la notte e glà troppo ~v~t~ul1:~d~o.d~a =ms::ib8~~: nl~ ~COtnprenslblle ,: questa parola non cl ~1ifI't 0 .i:: ~ ~lod~~~ ~Jed~i~~ 1 ~u~~~~~= seuo. quut una Urica .sola, sta affascinata e ~~::t:fr~1r1~c~i~~. d:r~r:~~ s1!' ~~~a, e Ma non voa:llamo mancare di trascrl\"ere per Intero • l'Incontro col Parini,. E' a un terzo della seconda part-e del 2. Orti,, e ve– ramente travalica l'Or Us: 11 messaa:110, ap. punto. di c.ul_abbiamo dct.to. e che riscatta e avvalora la morte d i Jacop o. Secnl d'alto pathos ·e di alta eloquen:r.a se n'è letU o sot.– tollneatl: sapete anche che altri frutti darà u Foscolo In que.sto campo: le pagine che seguono sono ravviso più Importante: "~~~ &e~e1~~~~e ~~IP~~~• !~~n~~f~ ~t~~~~v: 0 à1: u~1:~et;~ ~1!1 ~f!~ dall"altra 6UI suo butone; e talora guardava gli storpi suol piedi, « : poi senza dire par<>le volgevasi o. me, qua.si si dolesse di qut!!llasu11 Infermità e ml rlngrazJ.aase della pazienza. con la quale lo lo aecom,pagnava. S'asalle ~~r!er~~o cld~~~=· :~ 1 'Jia~tg_ ~f P:i~i ~ ~h:ro"~~~!~ ~~i dcirn!::ut!: p~\l d~~~J: un p rofondo. aencroso, medlttlto dolOre & e.hl non dà somma eloquenta? Mi parlò a ~f:e 0 ~~J~ ~a:~· l~ttr:;::a e ~-•r,; lettere prostltul~; tutte le pa.s.slOnl Jan. 1uentl e degenerate In una indolente vilis– sima corruzione; non plil la sacra ospitalità. non la benevolenza. non più l"amor flglla– Je...; e poi ml tesseva gli annali recenti. e I delitti di t.antl uomlclattoll, ch'io degnercl ~~r~ 0 ii1:i:~~c ~-~~1:i:. :;~1 CJ1~g~t élri!t~~i ~;~~:n:I llqu~T!}a~~lmq~!nru~u-:11~~ ~~~ dano prei&SO Il patl~lo; ma Jadroncelll. tre– mant.i, sacoenU ... Piu onesto iruornma è ta. ceme. A quelle parole lo m1nf\ammava dl un sovrumano furore. e sorgeva iridando: - Chl- non si tenta? Morremo? Ma frutterà dal nostro sanaue Il \-endlcatore. - Egll ml ift rd ~i:~~ 1 1:;Ji:u=~o m;~~!~~i~ ~ubti m!o dlmeMo e pallldo agpetto si ritt.tzò con un'aria mlna.ccevole. Io taceva. ma ml sen– tiva ancorn un fremito rumoreggiare cupa– mente dentro il mio petto. E ripresi: - Non avremo salute mal? Ahi se gli uomini sl conducessero -icmpre Rl nanco la morte. non ~ervlrebbero c~I vllmtnte. - Il Parini non cprla bocca; ma, stringendomi H braccio, ml guardava OIJDIora plu flsso. Poi ml tras– se. come accennandomi pcrch'lo tornassi a sedermi: - E pensi tu - s,roruppe - che s"lo dlsccmcssl un barlunie dl libertà, ml perderei. ad onta della mia Inferma ,·ec– ch\ala. In que.stl vani lamenti? O giovine dtgno di un altro secolo, se non puoi spe- g~~~,e~t)l~o mi~e~\~g~~~~~ e~~: r:n~:::ij v:~no dopo Il ,epolcro. Il mio ,ctrtto dolo– roso !llrà confortato da' M>Splrldi quella. ce– leste fanciulla. ch'io credeva natn. per me, GlUSEPPE DE ROBERTIS (Continua a pagina 4)

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