Fiera Letteraria - Anno VII - n.37 - 14 settembre 1952

DOMENICA 14 S~TEi;iB~~ i95~ LA FIERA LETTERARIA UN'IMPORTANTE OPERA NARRATlVA DI FRANçOJS MAURIACE E' Inutile sottolineare al lettore l'lm– portanza di questa autoanalisi di Mau– rlac, su un problema che l'Illustre scrit– tore francese ha più \'Olle trattato (In particolar modo. e ampiamente. in e Le romnn • e e Le romancler et scs per– sonnages, ), e che hn formato la ma– teria d'Interessanti d!bnt!ltl elle più ,·olte. e anche recentemente, si son potuti leggere sulla stampa rrance~. l)obblamo dire tut.tavln. c6me Mauriac stesso del resto, cht questa e confe~. s1one • se Imposta nncora una volta ~1r~b~~'::,~~fu~e p~l~ ~~1~!5~1'zF~~i precedenti. Sul punto di pubblicare Galigai provo la stessa h1Q11ictudi11c di tre11t'a1111i fa, allor· chè stava 11asce,1douno dei miei libri: la paura, ,10,i di scandalizzare, ma di lasciar per·p/cssi quei lettori che hanno t11comune con mc delle preoccuva2io11i religiose. Ma "ià il malinteso si palesa ilL altre circo· stc.,ue che 1101t sia110 la pubbllcazio11e rl'uu roma11zo. Difatti mi ecclesiastico mi scrive che la e Table Ronde> l'ha deluso: il solo mio 11omc i1t testa al comitato di redaziorie l'aveva spi11to a le""erla, e i11dubbiame11te a raccoma11d.arla ai suol "fova,a allievi. Questo sacerdote "iudica stra110ch'io 1>0ssa spender tempo per 1111a rivista tanto Inutile. Ecco il mali11teso: per 1111 sacerdote. ed a11• che per u11sei,iplice laico, se si tratta d'1m fedele pratica,ite, scrivere si"ni/ica anzi– tutto $ervirc. Che l'artista si preoccupi sol• ta11to di dipi11ger bene, e di i/lumi11ar bene ùt &ua pittura, come si propo11eva A11dré Gldt', è cosa che 1m a1,ostolo riesce a con– cepire C(llt la più gra11de fatica. r:ertame1tte vi so,1 dei religiosi c1H!ha11- no riflettuto sui problemi posti dalla crea– zione letteraria. Costoro ammetto110 elle il romanziere debba guardarsi i11 anticipo dal– la preocc11pazlo11edi non provare ,iulla. Essi a111111etto110 che il primo s/orw del ro– ma112icre sia di stri11gere PIIÌ da viei110che sta possibile ciò ch'eglt solo sente dell'tlOmo e della vita. No11dm1e110, se il mondo de• scritto .:la questo romanziere appare vuoto di Grazia. e se Dio vi ma11ca, i suoi ce11sor( ha,rno il diritto di giudicare che la sua opera testimonia severamente co11trodi lui. Costretto a rileggermi, i11 questi ultimi . tempi, perchè sto corregge11do le bozzed'ima edizione .:lelle mie opere complete, vedo che iii molti luo"hi vi affiora la Grazia, ma. pare. in misura sempre mi11ore a ma110 a ma,10 che tnvecchio. Zampilla scarsame11te nelle ultime pagine di Sngouln. ln Gnllgnf, per prese11tire che il destt110d'11110 de' miei personaggi si orie11la verso Dio, si dovrà aspettar l'ultima frase, l'ultima parola. E tuttavia quel e q11alcm10 > che Nfcolas Plassac aspetta 11rl punto ove la strada attraversa il Leyrot e Dio. Era 11ecessario dapprima che fosse abbattuto l'idolo: Gil– le& Salo11e: era necessario che N1colas si distaccasse dalle apparenze e dalla falsa immagine di sè &te&so. Galigai gli rivela, a! tempo stesso, che la carne è trtste, che ~ibrioteca ..i• • 011 eoseten:o Bisogna che il cl'istiano, se romanziere, si rasse• gai a non avere alt1·a scusa che la sua vocazione ,Il l<'llA,\çOIS ~IAVIUAC cgU è capace di ferocia, come gli altri uo– mini, ma che 111 fondo ha amato soltanto Dio. l l mo11doche descrivo è come lo ven– go110scoprendo gli occhi di Nicolas. Che nera pitturai Una mna11ità deforma– ta, im po' contorta, 11011 ancora morsa dalla Grazia, ili faVÒre '\'.li chi o di che cosa re11de testimouianza? Ecco l'obbiezlo11edel crlstia– uo. Quel rimasuglio di vita .stag1urnte 11el 5e110d'una cittaduzza moribo11da, e da citi Nicola& Plassac si stacca, chiamato da Dio, C proprio q1iel che volevo esprimere; ma al mome11to di comiliciare 11011 ue avevo co• scitm:a. L'arti&ta calca la pe,rna, de/orma. quasi a sua i,1,,Saputa,&otloposto al &110 istinto creatore, per re11der pili se11sibile ciò che gli Ila fatto orrore e pieta /ili dal· l'i11fa112ia. ill certi esseri. i11certe vite. A.Ile gra11di fig1ue mostruose vt.!te, registrate e fissate, u11 temvo, da iw debole ragazzo. l'uomo fatto e Il vegliardo dam10 oggi tutto il loro sig11ificato. No11 resterebbe che ri– dere e beffarsi delle gerarchie e -delle pre– cedenze che esistono tra gl'ituelti d'una socleta 1,rovi11ciale, se la, come altrove e forse più che altrove. 11011 vi fosse il segreto ciramma: fl dramma se&stwle del desiderio che urta co11tro il disgusto. Sì, il titolo di Gslhrai avrebbe potuto es– sere Il Desiderio e 11 disgusto. E' un aspetto dell'odio tra i sessi che rarame11te è .stato studiato percllè il 1,c11sierose 11edistoglie 5po11ta11camcritc. e perchè l'amore co11di– viso è ,ma pìtt11ra c11e1,iace di piU da qua11- do eslsto110deoli uomini. clic ha11110biso– gno d'ess~re cimati. /11 Galigai, a dire il vero, che è a11clle la storia d'u11a coppia felice, 11011 mi so110privato di tale pittura; ma af/i11chè si stagliasse più nero il vero soggetto: la npulsio11e .:l'u11giova11eessere per3eg11itato .-la 1111aamazzo11e co11vi11ta dell 'o1111ipote11.za della volo11tà, perfi110 iii amore. Che i11101 oiova11e di tal fatta, 11011 i11cli11ato uerso il 11lzio.l'amicizia o meglio il sc11time11to iutermcdio fra l'amicizia e 1 amore che gl'ispira una com1,agna d'h1/a11. zia, pana &equestrare fino al punto ch'io mostro tutti gli Sllirlti del cuore, /orse è cosa che il lettore di Gnllgrii 11011 ammet– terti facilmente: forse sarà h1dotto a so• spettar qiialcosa di peggio 111 quest'Ippo– lito se11zaAricia: e i11 questo avrei: torto. Per toniare a quello che mi preoccupa, Il mio eorri&po11de11tereligioso trovera qui 1111ouimotivi di chiedersi a cosa mira tutto questo. e quale sarei il profitto che 11etrar– ra11110 le anime, e come io VOS."aaccordare u11a visio11e tanto deformata dcll'a11imale iww,10 co11la. /~'1e che pretendo di avere 11ellasua voc::izlone alla santità. Ma 11011 gli o Bia sarà dll/icile accordarsi, ciò che d'altra parte io noll ho smesso mai di fare da. quarant'arrni, ricordando che il male è nel mondo, ch'io 30110il pittore d'una creatura decaduta e in&ozzata /i11 dalla lla.!Clta. ch'io 110,i faccio altro che illustrare ciO che già Bossuet e Bourdaloue dico,10: che, se è vero eh.e est.!to110al mando ..:iei sa,tti, non per questo bfsog11a$/orzare il proprio i1igeg110; e il m.io 110n è all'altezza d'u,i co.,J !ublime 011getto. Ma ciò pur e3.se11do L'ero non risvo11de all'obbiezione del sacerdote o del pfo laico: c&si potra11110ribattermi subito che, a ri– schio di sforzare il mio i11gcg110, avrei do– vuto co11&acrareun ultimo capitolo alla vit– toria della grazia t:1 Nicola.!; che 110n !0110 obbligati a credere alla mta parola, che altra co.sa che combatterli è der1u11cfare dall'alto della cattedra i vizi uma,11,e scio– rinarli i,1 un libro. 110n per accareuarli, ma per trarne un'opera d'arte la quale ha il &uo filic .solo iu &è stessa. Poichè ecco. secondo me, tra.scura11do la trQPpo facile accusa dei oia11,,Se11bti che oiudica,10 cril11f. 11alequalunque pittura delle passio11i 11ma• 11c, il vero peccato che l'artista crlslla110 il quale rifiuti di porre apertamente la sua arte al servi.zio della ftrle 110n riesce a evi– tare. L'opera che non ha altro fine che in se stessa, diviene 1111 idolo: si, il 110.,tro idolo. al quale tutto è dovuto. e 11elcaso di Proust fll1a11co il .sacrificio della vita. Ma l'opera d'arte &erve sempre - ho .sempre obbiettato a me ste&so - 11ell'esatta misura in cui 110n cc,ca di servire. Lo credo veramente? Co11fessiamo che l'opera d'arte deforma assai pilÌ di qua11to rnfor- 1111. E' un'ipocrita scappatola prete1ider di aiutare alla co11oscenza dell'uomo altra.• ucrso pitture ta11to 11cree ta11to c&a"eralr. I vivi 11011 som.iglia110 mai ai per&onagul che 1101 i11ventiamo. li popolo dei roma112i e del teatro costituisce u11araua a sè. che 11011 può di"'ci 1111lladi noi stessi, o che almeno 11ou c'informa 11tilme11te. perchC prima di tutto queste creature i1we11tate si trova110 in co11dizio11i e circostanze pen– sate e dirette -dall'autore, e poi perchè 11011 accade mai. 11ea,1che11ellepiù complica!e d1 e.~-~e. che una loro htcli11azio11e,o pn.s– sio11e,o vizio 11011 sia110gonfiati e di&tac– cati dal co11testo1w1a110.Noi tutti abbiamo avut.o a che /are co11 degli avari e degl'1PO– cr(tl. ma 11css1Lno ha mai rnco11trato Tar• t11fo, o Arpa9011e, o Grandct. Vi &0110 ;m pia11cta Balzac. 1m pianeta Dostoievski;, abitati da mo~tr! co11 la testa di uomo e :ti do,mo, altrettanto vivi e forse p1il vivi. e in ogni caso meno e/fm1er1, di tutti gli abi• Pag.3 . ANNA SAL\'ATORE - « Donna coJ ratto,. SOFFERTA ESPERIE'NZA DEI "CAPRICCI ITALIANI,, * COMISSO PENSIER li personaggio costante di tutta l'opera di Comisso, "il fuggitivo,,, si ritrova anche in fondo a queste pagi– ne: esse, in forma <[uasi polemica, affrontano motivi di illus,on., e di fuga da un'impossibile vita attuale *

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